Attacchi di panico sul lavoro

gentile dott.
soffro di attacchi di panico e il mio titolare, dal ruolo di segretaria e contabile d'ufficio, vuole spostarmi alla cassa, tra il pubblico, dove già sa che mi prendono sempre questi attacchi di panico, manifestati con debolezza, sudarella, formicolio, svenimenti e giramenti di testa, praticamente mi rendono impossibile il lavoro in quel ruolo.
è possibile avere un certificato da portare al datore di lavoro, al fine di rendere realmente motivato questo mio stato di salute?
in attesa di una vostra risposta, porgo distinti saluti
[#1]
Dr. Alex Aleksey Gukov Psichiatra 2.8k 119
Gentile utente,
è seguita da uno specialista psichiatra ?

Dr. Alex Aleksey Gukov

[#2]
Utente
Utente
non ancora...
[#3]
Dr. Alex Aleksey Gukov Psichiatra 2.8k 119
Gentile utente,
allora il primo passo è di fare la visita psichiatrica dal vivo. Lo psichiatra inanzittutto, ed in ogni caso, deve riconoscere l'eventuale patologia psichica. In effetti, si tratta di una diagnosi di malattia di competenza psichiatrica (gli "attacchi di panico" è una frase spesso usata dalle persone per intendere anche gli stati d'ansia che accompagnono le altre patologie psichiche; mentre anche gli "attacchi di panico" nel senso stretto possono essere come un disturbo a sé, così anche, in altri casi, un sintomo di un disturbo più complesso). Lei potrà dunque chiedere a lui di fare anche una breve relazione o una lettera al medico di base e/o direttamente ai datori di lavoro che certifichi la diagnosi.

Il secondo compito dello psichiatra, strettamente legato a primo è di raccomandare la cura e le strategie ottimali, eventualmente, anche a livello ambientale. Infatti, di fronte ad una richiesta come la Sua sarebe logico chiedersi non solo se si tratta effettivamente di un disturbo che Lei dichiara (l'eventuale conferma o meno è nella diagnosi fatta dallo psichiatra), ma anche se sono stati fatti i tentativi di cura di tale disturbo o se Lei preferisce averlo e rimanere con quelle limitazioni che il disturbo impone. Dunque anche le cure in atto e l'eventuale programma di cura comprese le condizioni ambientali ottimali al momento sarebbero importanti per motivare la richiesta.

Sul manifestarsi degli "attacchi di panico" specificamente (o con una maggiore probabilità mentre si è tra il pubblico) vorrei soffermarsi però un attimo. Un attacco di panico nel senso stretto non è prevedibile in base alle circostanze e agli stimoli scatenanti specifici. Se i sintomi si manifestano in un contesto specifico o, quanto meno, prevedibile, a rigore, non è detto che si tratti semplicemente del "disturbo da attacchi di panico", ma forse di un tale disturbo associato ad "agorafobia", ad "fobia sociale", ad un altro disturbo, oppure possa trattarsi anche soltanto di uno di questi ultimi disturbi (senza che ci sia il "disturbo da attacchi di panico").

In altre parole, per trattarsi degli attacchi di panico, sarebbe un po' strano che si manifestino in un contesto specifico. Questo noon vuol dire che sottovaluto iil Suo problema o che La credo in cattiva fede. Semplicemente, la problematica va capita meglio. Nel caso ad esempio, di alcune fobie (relativamente) specifiche come "agorafobia" (intesa non solo come la paura degli spazi troppo vasti, ma anche come la paura dei posti affollati), a parte l'eventuale cura psicofarmacologica, la strategia ambientale non è detto che debba essere orientata per sempre alla protezione dallo stimolo ansiogeno (se fosse così, sarebbe anti-terapeutico, perché il disturbo si cronicizzerebbe). Piuttosto sarebbe indicata l'esposizione non repentina, ma graduale, ovviamente concordata con lo specialista. Analogamente, nella "fobia sociale", che è dficile presumere come una condizione "non guarbile", mentre più logico come "nella fase di cura". Ci sono, certamente, anche i disturbi psichici o le condizioni di personalità meno "guaribili", dove l'esposizione anche graduale agli stimoli ansiogeni sarebbe discutibile, ma sono le condizioni diverse rispetto ai disturbi d'ansia.

Interessante comunque il fatto che il Suo titolare vuole spostarLa alla cassa, pur sapendo che tale ambiente è da Lei mal tollerato.. Come allora lo motiva ?

Direi che anche il cambio di ruolo (da segretaria e contabile alla cassiera) potrebbe avere l'importanza per la propria autopercezione, per l'autostima, per la carriera in azienda, nei rapporti con lo stesso titolare. No ? Questo possibile colpo su tali aspetti, pur non essendo di per sé una malattia, può eventualmente contribuire alla problematica clinica...
[#4]
Utente
Utente
gentilissimo dott. alex,
anche a me come ai miei familiari è parsa come causa il fatto del demansionamento del posto di lavoro, che comunque non nascondo mi abbia creato preoccupazioni e stress.
ho provveduto a fare una visita dal mio medico, che mi ha prescritto una cura di 1 mese di magnesio e passival compresse. ed inoltre mi ha fatto un certificato che attesta questo disturbo e l'ho fatto avere al mio datore di lavoro, senza ancora nessuna risposta (dovrei rientrare lunedì in negozio dopo le ferie forzate).

distinti saluti
[#5]
Dr. Alex Aleksey Gukov Psichiatra 2.8k 119
Gentile utente,
per il Suo stesso bene, a questo punto è importante distinguere fra tre (!) aspetti (che forse non ho sottolineato abbastanza bene prima):

1) La validità della certificazione rilasciata nel dato contesto e a dato scopo.

2) La problematica vista dal punto di vista dei diritti del lavoratore.

3) La cura della Sua salute psichica.

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1. Per quanto riguarda il primo punto, una certificazione ha una sua indiscutibile importanza se rilasciata dal medico di base, perché il medico di base è una figura investita delle competenze ampie ed in particolare nell'ambito di interfaccia fra l'area medica e l'area sociale e assistenziale. E' quella figura alla quale è delegato il compito di raccogliere le evidenze necessarie, i pareri degli specialisti, e, alla fine, essendo lui a contatto più duraturo e diretto con il paziente, spesso il resoconto medico conclusivo. Inoltre, non dimentichiamo che il medico di base rappresenta un servizio pubblico, l'ASL.

Tuttavia, in questo caso, se tale certificazione vede un esperto, è facilmente criticabile. In primo luogo, la diagnosi. E' vero che,, in estremis anche il medico di base poteva fare la diagnosi di una malattia psichica, ma a rigore, è un ambito più strettamente specialistico e dovrebbe essere fatta da uno specialista. Dunque, sarebbe stato più corretto se il medico di base chiedesse una visita psichiatrica e facesse la propria certificazione in base alle conclusioni di una tale visita specialistica. Perché non l'ha fatto ? Inoltre, la cura prescritta (magnesio, passival), la quale non corrisponde agli standard della cura del disturbo di attacchi di panico, non è specifica per tale disturbo, dunque non svolge il ruolo della conferma aggiuntiva, ma anzi, chi la legge e ci capisce potrebbe anche dubitare della validità della diagnosi.

Riassumendo, servirebbe una diagnosi fatta da uno psichiatra e una cura prescritta sempre dallo psichiatra. Il medco di base li doveva allegare alla propria relazione conclusiva.

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2. Per quanto riguarda il proplema se vista come demansionamento, sarebbe importante capire quali enti e orgnizzazioni si occupano della difesa dei diritti dei lavoratori, e se nel Suo caso ci sono le possibilità di difesa sul piano di tali diritti. Potrebbe essere utile chiedere una consulenza ad un esperto di tali diritti presso un CAF o/e ad un sindacato.

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3. Se Lei è interessata non solo al posto della segretaria, ma anche alla propria salute psichica in generale, bisogna andare da uno psichiatra, dal vivo. E, almeno parlando fra di noi, bisogna distinguere fra la cura della Sua salute psichica ed i Suoi interessi in un dato periodo. Se questi ultimi interessi influenziano le diagnosi e le conclusioni mediche, spero che capisce anche Lei che non si può parlare dell'obbiettività. In altre parole, in questo ultimo terzo punto non sto parlando della concreta situazione al Suo lavoro, ma del Suo disturbo psichico (se questo c'è) e delle cure che sarebbero ottimali. Se il Suo disturbo è correlato alle condizioni stagionali (il caldo e le conseguenti reazioni dell'organismo) oppure alla predisposizione agli abbassamenti della pressione arteriosa, allora la cura prescritta potrebbe andare anche bene; se invece Lei sospetta che possa trattarsi degli attacchi di panico, di ansia, o delle reazioni d'ansia o di panico di fronte al pubblico ecc., allora dubito che questa cura possa funzionare.

In primo luogo, se vuole curare la propria salute, non bisogna farsi la diagnosi "pronta" da sola, ma bisogna sottoporre la situazione e sé stessa alla visita di uno specialista (in questo caso, psichiatra) che fa la diagnosi differenziale (fra più disturbi che nel Suo caso sarebbero ipotizzabili) e prescrive la cura.

Chiedo scusa della lunghezza della replica;

un saluto,













[#6]
Utente
Utente
salve dottor alex
mi è stato prescritto dropaxin. che ne pensa?
[#7]
Dr. Alex Aleksey Gukov Psichiatra 2.8k 119
Salve anche a Lei,
questo farmaco (Dropaxin) è uno di quelli che sono indicati per la cura del Dsturbo da Attacchi di Panico.

Vorre chiederLe comunque: quale diagnosi alla fine è stata confermata ? (mi ricordo che la situazione era complessa, con più fattori: anche relativi ai rapporti al lavoro). Chi ha fatto la prescrizione ?
[#8]
Utente
Utente
è stato confermato che ho attacchi di panico e uno stress causato dalla situazione lavorativa..
mi è stato prescritto dropaxin assumendolo così
1 goccia la mattina x 3 gg
2 gocce x 3gg
3 gocce x 3gg
4 gocce x 3 gg
e così via.. fino ad arrivare a 20 gocce per poi riscendere con la dose.
dopo quanto tempo la cura si farà sentire?
inoltre mi chiedevo, essendo io una paziente asmatica e che assume la pillola anticoncezionale, potrei avere problemi o annullamento dell'efficacia dei medicinali con questa nuova cura?
ringrazio anticipatamente
[#9]
Dr. Alex Aleksey Gukov Psichiatra 2.8k 119
Gentile utente,
provo a rispondere alle Sue domande.

<<..essendo io una paziente asmatica e che assume la pillola anticoncezionale, potrei avere problemi o annullamento dell'efficacia dei medicinali con questa nuova cura?..>>

Per quanto riguarda la pillola anticoncezionale, l'annullamento dell'efficacia - no, ma il farmaco antidepressivo potrebbe ritardare o attenuare le fasi mestruali, anche se con la Paroxetina (il principio attivo del Dropaxin) non è molto probabile.

Per quanto riguarda l'asma, il farmaco antidepressivo nei primi tempi potrebbe dare luogo agli effetti collaterali ansiogeni o esacerbare la sintomatologia ansiosa preesistente (ad esempio, gli stessi attacchi di panico), che possono mimare, eventualmente, i sintomi di un attacco d'asma. Dunque, il problema è distinguerli.

A proposito dell'asma (se si tratta di un asma allergico), è un disturbo che può essere peggiorato dall'ansia, ma, mentre all'inizio della cura antidepressiva, come ho accennato, potrebbe manifestarsi il peggioramento dei sintomi ansiosi, l'effetto della cura antidepressiva a lungo termine dovrebbe attenuare i sintomi ansiosi della malattia di base e dunque giovare indirettamente anche all'asma.

<<..fino ad arrivare a 20 gocce per poi riscendere con la dose..>>

Non riesco a capirlo... Quando avete programmato di riscendere con la dose ? Subito dopo che verrà raggiunta la dose di 20 gocce ? Allora a che cosa sarà servito raggiungerla ?

La cura è stata prescritta da uno specialista in psichiatria ?

E' corretto aumentare la dose di questo farmaco gradualmente, ma dopo che la dose stimata come efficace viene raggiunta questa va mantenuta per tempi relativamente lunghi (almeno alcuni mesi), durante i quali lo specialista monitorerà gli effetti della cura, la tollerabilità e, la cosa più importante: l'evoluzione della malattia.

In base alle rispettive valutazioni dello specialista, in questo periodo la dose potrà essere eventualmente modificata, se la dose non è sufficiente o se si ritiene eccessiva.

Ed infine, la riduzione della dose e la sospensione del farmaco potrà essere valutata dopo un periodo di compenso ritenuto sufficientemente durevole, e non prima, a meno che il farmaco sia maltollerato.

<<..dopo quanto tempo la cura si farà sentire?..>>

Nel caso del Disturbo da Attacchi di Panico, i primi benefici (consistenti nell'attenuazione dell'intensità e della frequenza degli attacchi) potrebbero manifestarsi già dopo poche settimane a partire da quando assume la dose stimata come quella che sarebbe efficace (la dose che deve raggiungere). Invece l'attenuazione dell'ansia anticipatoria e di fondo e dei comportamenti di evitamento associati potrebbero richiedere anche alcuni mesi.
[#10]
Utente
Utente
buongiorno dr. alex
intanto già mi ha tranquillizzato per il fatto che non grava su asma e pillola.
inoltre forse mi sbaglio io, e per questo chiamerò il mio medico per ri-farmi spiegare la posologia, ovvero sull'arrivo delle 20 gocce ok e per quanto tempo mantenere questa dose.
comunque lei creda sia giusto cominciare da 1 goccia x 3 giorni e così via?
buona giornata
[#11]
Dr. Alex Aleksey Gukov Psichiatra 2.8k 119
Gentile utente,
lo schema dell'aumento della dose potrebbe andare bene. Nel senso che è molto graduale, e la gradualità nell'aumento della dose è importante. E' meglio che sia troppo graduale che troppo veloce.

Tuttavia... Lei non mi ha ancora risposto chi Le ha prescritto la cura e se è stato uno psichiatra... Il mio collega, il quale Le ha risposto ad un altro consulto che nel frattempo Lei ha chiesto, ha suggerito la presa in carico da parte di uno psichiatra, e Lei non le ha risposto che è già seguita da uno specialista... Poi questo schema a salire un po' troppo graduale e "riscendere con la dose" (dopo 20 gocce)...

Insomma, mi sta creando un'impressione che, come all'inizio di questa nostra corrispondenza, Lei non è ancora seguita da uno psichiatra e chi Le ha prescritto la cura non è uno psichiatra. Dunque, purtroppo non posso essere sicuro che Le indichi le modalità della cura con una sufficiente correttezza. Se è un medico di base, non voglio mancarle di rispetto. Ci sono i medici di base che conoscono anche la psichiatria, pur non essendo specializzati, e ci sono quelli che non la conoscono bene. In ogni caso, però, non siamo sul sicuro. Dal punto di vista delle competenze riconosciute, è un ambito del quale deve occuparsi uno psichiatra visitandoLa dal vivo, e non sono sufficienti i consulti via internet, come questi.

Chiedo scusa se ho frainteso e le cose stanno diversamente.

Le cose che possono essere comunque ragionevoli sono la scelta del farmaco e lo schema a salire. Per il resto...

<<..per quanto tempo mantenere questa dose..>>

Non lo si può dire a priori. Dipende dall'efficacia del farmaco, dalla durata del compenso dopo che si instaurerà, dunque, dalle rispettive valutazioni e decisioni del curante che si fanno strada facendo e non a priori. Piuttosto, è importante concordare un regime (la frequenza) delle visite di monitoraggio.

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Ci sono alcuni medici di base (e perfino alcuni specialisti) che prescrivono una dose "oscillante" (salire e scendere a periodi) e che indicano a priori la durata della cura (talvolta sotto una certa pressione della richiesta di "prevedibilità" o della "non eccessività della durata" da parte dei pazienti). Tali strategie, secondo me, sono scorrette, perché il farmaco deve raggiungere e mantenere le concentrazioni costanti nell'organismo per un periodo sufficiente (e non oscillare) e perché è importante il monitoraggio.

Un saluto,
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