Depressione e tentato suicidio
BUONGIORNO, CHIEDO UN CONSULTO PER MIA MAMMA CHE ORMAI E' DA PIU' DI 30 ANNI CHE SOFFRE DI DEPRESSIONE, CHE IN MOLTE OCCASIONI HA TENTATO IL SUICIDIO E CHE MI SONO ACCORTA NON DICA SPESSO LA VERITA' CREANDO PROBLEMI NON INDIFFERENTI ALLE PERSONE CHE GLI STANNO VICINE, ME COMPRESA PURTROPPO (SARA' LA MALATTIA HA PORTARLA A DIRE BUGIE?). DA 4 ANNI E' MORTO MIO PADRE E DOPO 2 ANNI, DI COMUNE ACCORDO E' VENUTA A VIVERE CON ME, CON MIO MARITO E I MIEI 2 BIMBI. CI SIAMO TRASFERITI IN UNA CASA PIU' GRANDE E IN UN POSTO PIU' TRANQUILLO(FORSE TROPPO X LEI). LA COSA NON E' ANDATA A BUON FINE E DOPO UN TENTATO SUICIDIO HA DECISO DI ANDARE VIA. E' TORNATA NELLA ZONA DOVE ABITAVA PRIMA, HA CONDIVISO LA CASA CON UN'AMICA CON LA QUALE SEMBRAVA ANDARE D'ACCORDO, MA ANCHE QUI LE COSE NON SONO ANDATE BENE, HA INCOMINCIATO AD ANDARE IN CRISI(CON DESIDERI DI MORTE) PERCHE' VOLEVA TORNARE A CASA MIA. HO ANCHE UNA SORELLA DALLA QUALE PERO' NON VUOLE ANDARE, SE NON PER BREVI VISITE. SONO MOLTO PREOCCUPATA, PERCHE' NON SO' CHE COSA FARE. IO E MIO MARITO SAREMMO DISPOSTI A FARLA TORNARE MA A DELLE CONDIZIONI: NON RIMANENDO MAI DA SOLA (SOPRATTUTTO CON I BIMBI) E TENENDO NOI LE MEDICINE, COSA CHE HA SEMPRE GESTITO LEI. E' SBAGLIATA QUESTA MIA PREOCCUPAZIONE? PUO' UNA PERSONA COME MIA MAMMA VIVERE DA SOLA? PREMETTO CHE E' IN CURA, E CHE PRENDE LE SUE MEDICINE , ANCHE SE QUALCHE GIORNO FA HA AMMESSO DI AVER AUMENTATO PER UN PO' DI TEMPO LE DOSI DA SOLA SENZA UN CONSULTO MEDICO PER VIA DEL FATTO CHE AVEVA UNA FORTE ANSIA. PRIMA DI ANDARE VIA DA CASA MIA IL MEDICO CHE L'AVEVA IN CURA HA DETTO CHE SOFFRE ANCHE DI INFANTILISMO, MA CHE PUO' STAR DA SOLA ..... CON QUALCUNO CHE GLI STIA VICINO. X NOI NON E' FACILE ANDARE SEMPRE A TROVARLA. NON SO' QUALE SIA LA SOLUZIONE GIUSTA. UN AIUTO PER FAVORE. GRAZIE MILLE.
[#1]
Gentile utente,
nel quadro clinico della Sua madre potrebbero essere presenti aspetti manipolativi nel modo di comunicare i propri bisogni, il che è un elemento che rischia di portare alle conclusioni e alle decisioni non sempre corrette. Cercherei di non prendere la decisione da soli, ma di consultare lo specialista curante.
nel quadro clinico della Sua madre potrebbero essere presenti aspetti manipolativi nel modo di comunicare i propri bisogni, il che è un elemento che rischia di portare alle conclusioni e alle decisioni non sempre corrette. Cercherei di non prendere la decisione da soli, ma di consultare lo specialista curante.
Dr. Alex Aleksey Gukov
[#3]
Gentile utente,
prendo un esempio dalla Sua stessa descrizione del caso.
<<.. CI SIAMO TRASFERITI IN UNA CASA PIU' GRANDE E IN UN POSTO PIU' TRANQUILLO(FORSE TROPPO X LEI). LA COSA NON E' ANDATA A BUON FINE E DOPO UN TENTATO SUICIDIO HA DECISO DI ANDARE VIA...>>
<<..E' TORNATA NELLA ZONA DOVE ABITAVA PRIMA, HA CONDIVISO LA CASA CON UN'AMICA CON LA QUALE SEMBRAVA ANDARE D'ACCORDO, MA ANCHE QUI LE COSE NON SONO ANDATE BENE, HA INCOMINCIATO AD ANDARE IN CRISI(CON DESIDERI DI MORTE) PERCHE' VOLEVA TORNARE A CASA MIA...>>
In entrambi i casi (nel secondo pezzo Lei lo descrive con maggiore evidenza) il tentativo di suicidio sembra di essere un segnale di intolleranza a qualcosa, addirittura una forma di comunicazione quasi intenzionale (".. perché voleva tornare a casa mia").
La "manipolazione" si riferisce alla "manipolazione delle vostre decisioni", perché all'espressione dei bisogni e dei desideri della madre si associano i comportamenti o le dichiarazioni che potenzialmente ti forzano ad andare incontro alle sue richieste e così condizionano le vostre decisioni.
In realtà, i suddetti comportamenti estremi possono condizionarvi anche nel senso opposto rispetto a quello richiesto dalla mamma.
Non so se la Sua madre è consapevole della seconda possibilità, ma non posso presumere nemmeno che sia pienamente consapevole neanche della prima. Non ho mai seguito, né visitato la Sua madre e non posso valutarlo.
Ma il problema è che lo viene difficile valutare anche a voi (che la conoscete da vicino), proprio perché le vostre decisioni sono "manipolate" nel senso esposto sopra.
Potrei dire anche che è una situazione simile a quella di doover decidere sotto ricatto: in tale situazione uno (cedendo o meno) è mosso istintivamente dall'obbiettivo di evitare il peggio e pensa meno della legittimità o della ragionevolezza della stessa richiesta se fosse fatta senza ricatto.
Per cui, penso che serve una persona che ha un ruolo più neutro e che riesca capire quali sono i bisogni autentici della madre ("scremati" dai suoi comportamenti drammatici), quale soluzione sarebbe migliore per lei, e consigliarvi. Penso che tale compito possa spettare allo specialista che segue la mamma.
Aggiungo inoltre che Lei descrive la situazione così come è fino ad ora. La caratterizzerei come lo stato di "scompenso" della malattia della Sua madre.
L'adeguare l'ambiente in modo che la mamma sia a suo agio e "compensata" non è detto che sia sufficiente, perché il disagio (e segni di "scompenso") si sono manifestati anche cambiando l'ambiente, dunque il disagio soggettivo della persona e la malattia possono essere presenti anche a prescindere dall'ambiente. Dunque, i "tentativi di suicidio" (ed "desideri di morte") possono esprimere anche qualcosa di diverso rispetto a quello che sembra, cioè non solo una intolleranza all'ambiente o l'insoddisfazione delle condizioni o relazioni esterne, ma anche qualcosa che riguarda i vissuti interni, lo stato di malattia.
In altre parole, bisogna curare la malattia.
Dunque, oltre all'adeguare l''ambiente, per raggiungere un miglior "compenso", potrebbero essere necessarie interventi anche di altro tipo (ad esempio, visite più frequenti della Sua madre dal curante o da uno/una psicologa; ottimizzazione della terapia farmacologica; ottimizzazione delle attività diurne): l'opportunità di queste o di altre soluzioni chiederei di valutare sempre allo specialista che segue la mamma.
prendo un esempio dalla Sua stessa descrizione del caso.
<<.. CI SIAMO TRASFERITI IN UNA CASA PIU' GRANDE E IN UN POSTO PIU' TRANQUILLO(FORSE TROPPO X LEI). LA COSA NON E' ANDATA A BUON FINE E DOPO UN TENTATO SUICIDIO HA DECISO DI ANDARE VIA...>>
<<..E' TORNATA NELLA ZONA DOVE ABITAVA PRIMA, HA CONDIVISO LA CASA CON UN'AMICA CON LA QUALE SEMBRAVA ANDARE D'ACCORDO, MA ANCHE QUI LE COSE NON SONO ANDATE BENE, HA INCOMINCIATO AD ANDARE IN CRISI(CON DESIDERI DI MORTE) PERCHE' VOLEVA TORNARE A CASA MIA...>>
In entrambi i casi (nel secondo pezzo Lei lo descrive con maggiore evidenza) il tentativo di suicidio sembra di essere un segnale di intolleranza a qualcosa, addirittura una forma di comunicazione quasi intenzionale (".. perché voleva tornare a casa mia").
La "manipolazione" si riferisce alla "manipolazione delle vostre decisioni", perché all'espressione dei bisogni e dei desideri della madre si associano i comportamenti o le dichiarazioni che potenzialmente ti forzano ad andare incontro alle sue richieste e così condizionano le vostre decisioni.
In realtà, i suddetti comportamenti estremi possono condizionarvi anche nel senso opposto rispetto a quello richiesto dalla mamma.
Non so se la Sua madre è consapevole della seconda possibilità, ma non posso presumere nemmeno che sia pienamente consapevole neanche della prima. Non ho mai seguito, né visitato la Sua madre e non posso valutarlo.
Ma il problema è che lo viene difficile valutare anche a voi (che la conoscete da vicino), proprio perché le vostre decisioni sono "manipolate" nel senso esposto sopra.
Potrei dire anche che è una situazione simile a quella di doover decidere sotto ricatto: in tale situazione uno (cedendo o meno) è mosso istintivamente dall'obbiettivo di evitare il peggio e pensa meno della legittimità o della ragionevolezza della stessa richiesta se fosse fatta senza ricatto.
Per cui, penso che serve una persona che ha un ruolo più neutro e che riesca capire quali sono i bisogni autentici della madre ("scremati" dai suoi comportamenti drammatici), quale soluzione sarebbe migliore per lei, e consigliarvi. Penso che tale compito possa spettare allo specialista che segue la mamma.
Aggiungo inoltre che Lei descrive la situazione così come è fino ad ora. La caratterizzerei come lo stato di "scompenso" della malattia della Sua madre.
L'adeguare l'ambiente in modo che la mamma sia a suo agio e "compensata" non è detto che sia sufficiente, perché il disagio (e segni di "scompenso") si sono manifestati anche cambiando l'ambiente, dunque il disagio soggettivo della persona e la malattia possono essere presenti anche a prescindere dall'ambiente. Dunque, i "tentativi di suicidio" (ed "desideri di morte") possono esprimere anche qualcosa di diverso rispetto a quello che sembra, cioè non solo una intolleranza all'ambiente o l'insoddisfazione delle condizioni o relazioni esterne, ma anche qualcosa che riguarda i vissuti interni, lo stato di malattia.
In altre parole, bisogna curare la malattia.
Dunque, oltre all'adeguare l''ambiente, per raggiungere un miglior "compenso", potrebbero essere necessarie interventi anche di altro tipo (ad esempio, visite più frequenti della Sua madre dal curante o da uno/una psicologa; ottimizzazione della terapia farmacologica; ottimizzazione delle attività diurne): l'opportunità di queste o di altre soluzioni chiederei di valutare sempre allo specialista che segue la mamma.
[#4]
Utente
grazie mille dottore.
non pensavo che la depressione di mia mamma potesse avere queste sfacettature.
adesso che mio padre non c'e' piu' e' anche piu' difficile perchè lui ere d'avvero un punto di riferimento.
sicuramente ho sbagliato perche' mi sono preoccupata per mia mamma nel modo giusto per me, ma forse non adatto a lei.
grazie ancora.
non pensavo che la depressione di mia mamma potesse avere queste sfacettature.
adesso che mio padre non c'e' piu' e' anche piu' difficile perchè lui ere d'avvero un punto di riferimento.
sicuramente ho sbagliato perche' mi sono preoccupata per mia mamma nel modo giusto per me, ma forse non adatto a lei.
grazie ancora.
Questo consulto ha ricevuto 4 risposte e 3.9k visite dal 04/06/2012.
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