Disfunzioni sessuali per trattamento con cipralex ed en
Salve,
Sono un uomo di 50 anni felicemente sposato e con 3 figli.
Vi riassumo brevemente la situazione: a seguito di una situazione molto stressante e duratura (straziante lutto, ricorsi legali contro soprusi del fisco etc) da più di un anno ho iniziato ad avere problemi di ansia, diminuzione della sicurezza, memoria e concentrazione, sonno disturbato etc
Sono andato 20 giorni fa dallo psichiatra che mi ha diagnosticato depressione reattiva e mi ha prescritto cipralex 20 mg mezza capsula dopo cena per una settimana poi dose completa.
Ho iniziato e subito ho avuto effetti paradosso: aumento dell'ansia, continui risvegli di notte, aumento del battito inappetenza al che il medico di ha aggiunto en 20 gocce la sera e ha rimandato la dose intera di cipralex di una settimana. Ieri ho iniziato a prendere la pasticca intera. Devo dire che mi sento meglio, più sicuro, concentrato, felice, più tranquillo e meno ansioso, ma mi si e' manifestato all'incirca da quando prendo en delle disfunzioni sessuali (diminuzione della libido, problemi di erezione etc) di cui avevo avuto un accenno solo l'anno scorso quando provai a prendere 10 gocce di en al di' per 7 giorni e che n'è io n'è mia moglie possiamo assolutamente tollerare. Desideravo porvi tre domande:
1 Questi effetti della sfera sessuale potrebbero essere verosimilmente dovuti a en (che togliero' presto) o sarebbe più probabile che siano legati al cipralex?
2 Qualora siano legati al cipralex, visto che saro' costretto a continuare la cura per un po', vorrei sapere se questi al pari degli altri effetti dovrebbero scemare/scomparire via via che col tempo il mio corpo si abituera' bene al farmaco?
3 Nel caso in cui dovesse accompagnarmi nel trattamento, ci sono degli antidoti e se si risolvono completamente il problema e hanno effetti collaterali?
La cura sembra farmi bene e non ho più altri effetti collaterali. Unico problema sono i suddetti problemi sessuali per noi non sopportabili che spero si possano fronteggiare ed eliminare.
In attesa di risposta, vi ringrazio in anticipo.
Sono un uomo di 50 anni felicemente sposato e con 3 figli.
Vi riassumo brevemente la situazione: a seguito di una situazione molto stressante e duratura (straziante lutto, ricorsi legali contro soprusi del fisco etc) da più di un anno ho iniziato ad avere problemi di ansia, diminuzione della sicurezza, memoria e concentrazione, sonno disturbato etc
Sono andato 20 giorni fa dallo psichiatra che mi ha diagnosticato depressione reattiva e mi ha prescritto cipralex 20 mg mezza capsula dopo cena per una settimana poi dose completa.
Ho iniziato e subito ho avuto effetti paradosso: aumento dell'ansia, continui risvegli di notte, aumento del battito inappetenza al che il medico di ha aggiunto en 20 gocce la sera e ha rimandato la dose intera di cipralex di una settimana. Ieri ho iniziato a prendere la pasticca intera. Devo dire che mi sento meglio, più sicuro, concentrato, felice, più tranquillo e meno ansioso, ma mi si e' manifestato all'incirca da quando prendo en delle disfunzioni sessuali (diminuzione della libido, problemi di erezione etc) di cui avevo avuto un accenno solo l'anno scorso quando provai a prendere 10 gocce di en al di' per 7 giorni e che n'è io n'è mia moglie possiamo assolutamente tollerare. Desideravo porvi tre domande:
1 Questi effetti della sfera sessuale potrebbero essere verosimilmente dovuti a en (che togliero' presto) o sarebbe più probabile che siano legati al cipralex?
2 Qualora siano legati al cipralex, visto che saro' costretto a continuare la cura per un po', vorrei sapere se questi al pari degli altri effetti dovrebbero scemare/scomparire via via che col tempo il mio corpo si abituera' bene al farmaco?
3 Nel caso in cui dovesse accompagnarmi nel trattamento, ci sono degli antidoti e se si risolvono completamente il problema e hanno effetti collaterali?
La cura sembra farmi bene e non ho più altri effetti collaterali. Unico problema sono i suddetti problemi sessuali per noi non sopportabili che spero si possano fronteggiare ed eliminare.
In attesa di risposta, vi ringrazio in anticipo.
[#1]
Gentile utente,
1) i farmaci sedativi e ansiolitici, come l'En, tendono a ridurre la libido in linea generale, in maniera dose-dipendente, ma tale effetto con l'En è spesso debole o quasi assente, e comunque ognuno ha la propria sensibilità agli effetti dei farmaci. Di contro, dei farmaci antidepressivi del gruoopo SSRI, come il Cipralex, non si può dire che le alterazioni nella sfera sessuale siano un effetto che hanno tendenzialmente, perché è un effetto collaterale che non compare in tutte le persone (la stima è stata di massimo 10 % dei casi, e, benché ultimamente tale dato potrebbe ritenersi sottostimato, non si tratta comunque della tendenza generale), però, quando tali effetti compaiono con SSRI, di solito sono più pronunciati, e, a differenza di quello che succede con l'En, la persona li può avvertire di più.
Tenendo conto, che in precedenza effetti collaterali simili Lei ha avvertito assumendo l'En, è molto probabile che anche questa volta si manifestano con tale farmaco. Tuttavia, escludere che a tali effetti collaterali contribuisce anche il Cipralex non si può, soprattutto se Lei non ha ancora avuto esperienze con questa categoria dei farmaci (non ha mai assunto nessun altro antidepressivo ?). Comunque lo si potrà capire meglio, in modo più metodico, dopo la sospensione dell'En che potrebbe senso di valutare se è possibile e di programmare appena ce ne sono le condizioni.
2) purtroppo, a differenza di molti altri sintomi collaterali degli SSRI, coi sintomi nella sfera sessuale non c'è garanzia che a tali sintomi instauri la tolleranza (cioè che scompaiano o che si atteniuano), spesso permangono.
3) i farmaci che potrebbero essere in grado di attenuare tali effetti del Cipralex (e degli altri SSRI), esistono, però anche qui non si può dare le garanzie a priori in un caso individuale. Rispetto a tali soluzioni, converrebbe pensarci magari non dopo, ma appena sarà più evidente il sospetto di tali sintomi collaterali, perché tali farmaci (ad esempio, alcuni altri antidepressivi, non SSRI e non SRI, si può usare anche in associazione con il Cipralex, adeguando le dosi di entrambi). Questo, se, dopo la sospensione dell'En, i suddetti effetti collaterali non scompariranno.
Se si tratta di una forma "reattiva", valuterei con lo psichiatra l'effettiva necessità di fare un ciclo lungo di terapia antidepressiva e se può essere utile una cura anche di carattere psicoterapeutico o comunque non farmacologico da affiancare alla terapia farmacologica e da far diventare il mezzo di cura magari principale, riducendo gradualmente il ricorso all'antidepressivo. Le forme "reattive" della depressione non possono esserecomunque eradicate con la sola terapia farmacologica e, anzi, in tali forme è presente una maggiore tendenza all'utilizzo dei farmaci per periodi più lunghi proprio per questo motivo, mentre la psicoterapia (e altre misure curative) dovrebbe essere in tali forme sempre valutata ancora prima dell'introduzione delle cure farmacologiche.
1) i farmaci sedativi e ansiolitici, come l'En, tendono a ridurre la libido in linea generale, in maniera dose-dipendente, ma tale effetto con l'En è spesso debole o quasi assente, e comunque ognuno ha la propria sensibilità agli effetti dei farmaci. Di contro, dei farmaci antidepressivi del gruoopo SSRI, come il Cipralex, non si può dire che le alterazioni nella sfera sessuale siano un effetto che hanno tendenzialmente, perché è un effetto collaterale che non compare in tutte le persone (la stima è stata di massimo 10 % dei casi, e, benché ultimamente tale dato potrebbe ritenersi sottostimato, non si tratta comunque della tendenza generale), però, quando tali effetti compaiono con SSRI, di solito sono più pronunciati, e, a differenza di quello che succede con l'En, la persona li può avvertire di più.
Tenendo conto, che in precedenza effetti collaterali simili Lei ha avvertito assumendo l'En, è molto probabile che anche questa volta si manifestano con tale farmaco. Tuttavia, escludere che a tali effetti collaterali contribuisce anche il Cipralex non si può, soprattutto se Lei non ha ancora avuto esperienze con questa categoria dei farmaci (non ha mai assunto nessun altro antidepressivo ?). Comunque lo si potrà capire meglio, in modo più metodico, dopo la sospensione dell'En che potrebbe senso di valutare se è possibile e di programmare appena ce ne sono le condizioni.
2) purtroppo, a differenza di molti altri sintomi collaterali degli SSRI, coi sintomi nella sfera sessuale non c'è garanzia che a tali sintomi instauri la tolleranza (cioè che scompaiano o che si atteniuano), spesso permangono.
3) i farmaci che potrebbero essere in grado di attenuare tali effetti del Cipralex (e degli altri SSRI), esistono, però anche qui non si può dare le garanzie a priori in un caso individuale. Rispetto a tali soluzioni, converrebbe pensarci magari non dopo, ma appena sarà più evidente il sospetto di tali sintomi collaterali, perché tali farmaci (ad esempio, alcuni altri antidepressivi, non SSRI e non SRI, si può usare anche in associazione con il Cipralex, adeguando le dosi di entrambi). Questo, se, dopo la sospensione dell'En, i suddetti effetti collaterali non scompariranno.
Se si tratta di una forma "reattiva", valuterei con lo psichiatra l'effettiva necessità di fare un ciclo lungo di terapia antidepressiva e se può essere utile una cura anche di carattere psicoterapeutico o comunque non farmacologico da affiancare alla terapia farmacologica e da far diventare il mezzo di cura magari principale, riducendo gradualmente il ricorso all'antidepressivo. Le forme "reattive" della depressione non possono esserecomunque eradicate con la sola terapia farmacologica e, anzi, in tali forme è presente una maggiore tendenza all'utilizzo dei farmaci per periodi più lunghi proprio per questo motivo, mentre la psicoterapia (e altre misure curative) dovrebbe essere in tali forme sempre valutata ancora prima dell'introduzione delle cure farmacologiche.
Dr. Alex Aleksey Gukov
[#2]
Utente
Grazie mille per la risposta cosi' esaustiva e precisa.
Data la sua competenza e disponibilita' ed Essendo stato tirato fuori l'argomento della diagnosi di depressione reattiva, vorrei chiederle:
1 depressione reattiva significa che il quadro patologico si e' instaurato a seguito di una reazione a una situazione? Se si posso ben individuare questa reazione: prima uno straziante lutto in seguito a tumore di una persona cara seguito da noi e, poi, la richiesta ingiusta da parte del fisco del saldo di presunte somme non pagate contro la quale abbiamo fatto ricorso ma e' comunque una situazione preoccupante, stressante e che purtroppo ancora dira e durera' per parecchio tempo.
Ora visto che tale ultima situazione stressante perdurera' per tanto tempo una volta finita la cura ripombero' nella depressione o imparero' ad affrontare questa preoccupazione in maniera normale?
2 Visto che la depressione dovrebbe essere dovuta a queste due situazioni ben definite e non credo di avere problemi irrisolti, la psicoterapia sarebbe lo stesso utile oppure no?
Grazie
Data la sua competenza e disponibilita' ed Essendo stato tirato fuori l'argomento della diagnosi di depressione reattiva, vorrei chiederle:
1 depressione reattiva significa che il quadro patologico si e' instaurato a seguito di una reazione a una situazione? Se si posso ben individuare questa reazione: prima uno straziante lutto in seguito a tumore di una persona cara seguito da noi e, poi, la richiesta ingiusta da parte del fisco del saldo di presunte somme non pagate contro la quale abbiamo fatto ricorso ma e' comunque una situazione preoccupante, stressante e che purtroppo ancora dira e durera' per parecchio tempo.
Ora visto che tale ultima situazione stressante perdurera' per tanto tempo una volta finita la cura ripombero' nella depressione o imparero' ad affrontare questa preoccupazione in maniera normale?
2 Visto che la depressione dovrebbe essere dovuta a queste due situazioni ben definite e non credo di avere problemi irrisolti, la psicoterapia sarebbe lo stesso utile oppure no?
Grazie
[#3]
Gentile utente,
cerco di rispondere alle Sue domande:
1 depressione reattiva significa che il quadro patologico si e' instaurato a seguito di una reazione a una situazione?
- Sì.
<<..Se si posso ben individuare questa reazione: prima uno straziante lutto in seguito a tumore di una persona cara seguito noi, e, poi, la richiesta ingiusta da parte del fisco del saldo di presunte somme non pagate contro la quale abbiamo fatto ricorso ma e' comunque una situazione preoccupante, stressante e che purtroppo ancora dira e durera' per parecchio tempo.>>
- Il lutto è di per sé una situazione che anche psicofisiologicamente possa comprendere le alterazioni di umore cui fase più "acuta" normalmente si "supera" nell'arco di alcuni mesi. In realtà non esistono i canoni né di durata né di intensità del lutto dal punto di vista psichico. Nel nostro mondo occidentale gli autori delle classificazioni dei disturbi psichici hanno "stimato"la durata di circa sei mesi come psicofisiologica, ma ovviamente sono più i canoni culturtali che biologici ed ogni caso va valutato individualmente (dal punto di vista psicofisiologico possa trattarsi spesso più di sei mesi).
- Se però uno specialista non fa una diagnosi di "lutto", ma di "depressione reattiva" questo può significare che la reazione abbia precipitato un disturbo depressivo "vero e proprio" che non segue più le norme "fisiologiche" (anche se spesso non si fanno queste importanti distinzioni, e la "depressione reattiva" va messa come una diagnosi più accettabile, più comprensibile, a scopo di certificazione o/e di prescrizione delle cure). Il Suo caso però è complicato anche dagli altri fattori (come quello relativo al fisco), ed è difficile capire quale quota dei fattori è effettivamente da attribuire all'ipotetico "lutto, complicato con un disturbo di umore depresivo". Sarà però importante capirlo, perché da ciò dipende la prognosi e la valutazione sull'effettivo carattere "reattivo" o meno del disturbo.
Per quanto riguarda i rapporti con il fisco, Lei scrive:
"Ora visto che tale ultima situazione stressante perdurera' per tanto tempo una volta finita la cura ripombero' nella depressione o imparero' ad affrontare questa preoccupazione in maniera normale?"
- "Imparare ad affrontare questa preoccupazione in maniera normale" (e costruttiva dal punto di vista anche economico e giuridico) ovviamente si potrà nella fase nella quale la persona non si troverà più nella fase acuta del disturbo psichico (prima le capacità anche di "apprendimento" sono ridotte), però non Le possa dare la garanzia che Lei riesca ad "impararlo" spontaneamente, da solo. Non escludo che potrà essere necessario un ovviamento opportuno alla psicoterapia specifica. In ogni modo, l'inizio della fase "non più acuta" nella quale si potrà iniziarlo non corrisponde alla fine della terapia farmacologica (è un errore che fanno molti), perché la terapia farmacologica viene normalmente mantenuta anche per il "mantenimento": dopo il superamento della fase acuta e dei sintomi della malattia e verrebbe programmata la definitiva sospensione quando si è più sicuri del successivo compenso, comprese le maggiori capacità della persona ad affrontare anche i fattori di stress. Per cui, visto che Lei è una persona che già ci pensa, è motivata ed è abbastanza razionale, consiglierei di valutare l'opportunità di una forma specifica di psicoterapia già adesso.
2 Visto che la depressione dovrebbe essere dovuta a queste due situazioni ben definite e non credo di avere problemi irrisolti, la psicoterapia sarebbe lo stesso utile oppure no?
- La psicoterapia sarebbe lo stesso utile, perché non viene consigliata e non si pratica solo nei casi dei "problemi irrisolti" (del passato). Il riferimento ai "problemi irrisolti" mi fa pensare che Lei intende una forma particolare della psicoterapia, come la psicoanalisi (che nei decenni è stata concepita quasi come l'unica forma di psicoterapia e che ha condizionato la visione delle problematiche psichiche in generale e la concezione di quello che deve essere "risolto"). Nella interpretazione della psicoanalisi la tradizione popolare ha enfatizzato poi alcuni elementi in modo stereotipato, ad esempio quello dei "problemi irrisolti". Comunque non mi riferisco a tale forma della psicoterapia. Diciamo chiaro che potrebbe essere più opportuna una metodica fra quelle della scuola cognitivo-comportamentale, però è da discutere con il Suo specialista.
cerco di rispondere alle Sue domande:
1 depressione reattiva significa che il quadro patologico si e' instaurato a seguito di una reazione a una situazione?
- Sì.
<<..Se si posso ben individuare questa reazione: prima uno straziante lutto in seguito a tumore di una persona cara seguito noi, e, poi, la richiesta ingiusta da parte del fisco del saldo di presunte somme non pagate contro la quale abbiamo fatto ricorso ma e' comunque una situazione preoccupante, stressante e che purtroppo ancora dira e durera' per parecchio tempo.>>
- Il lutto è di per sé una situazione che anche psicofisiologicamente possa comprendere le alterazioni di umore cui fase più "acuta" normalmente si "supera" nell'arco di alcuni mesi. In realtà non esistono i canoni né di durata né di intensità del lutto dal punto di vista psichico. Nel nostro mondo occidentale gli autori delle classificazioni dei disturbi psichici hanno "stimato"la durata di circa sei mesi come psicofisiologica, ma ovviamente sono più i canoni culturtali che biologici ed ogni caso va valutato individualmente (dal punto di vista psicofisiologico possa trattarsi spesso più di sei mesi).
- Se però uno specialista non fa una diagnosi di "lutto", ma di "depressione reattiva" questo può significare che la reazione abbia precipitato un disturbo depressivo "vero e proprio" che non segue più le norme "fisiologiche" (anche se spesso non si fanno queste importanti distinzioni, e la "depressione reattiva" va messa come una diagnosi più accettabile, più comprensibile, a scopo di certificazione o/e di prescrizione delle cure). Il Suo caso però è complicato anche dagli altri fattori (come quello relativo al fisco), ed è difficile capire quale quota dei fattori è effettivamente da attribuire all'ipotetico "lutto, complicato con un disturbo di umore depresivo". Sarà però importante capirlo, perché da ciò dipende la prognosi e la valutazione sull'effettivo carattere "reattivo" o meno del disturbo.
Per quanto riguarda i rapporti con il fisco, Lei scrive:
"Ora visto che tale ultima situazione stressante perdurera' per tanto tempo una volta finita la cura ripombero' nella depressione o imparero' ad affrontare questa preoccupazione in maniera normale?"
- "Imparare ad affrontare questa preoccupazione in maniera normale" (e costruttiva dal punto di vista anche economico e giuridico) ovviamente si potrà nella fase nella quale la persona non si troverà più nella fase acuta del disturbo psichico (prima le capacità anche di "apprendimento" sono ridotte), però non Le possa dare la garanzia che Lei riesca ad "impararlo" spontaneamente, da solo. Non escludo che potrà essere necessario un ovviamento opportuno alla psicoterapia specifica. In ogni modo, l'inizio della fase "non più acuta" nella quale si potrà iniziarlo non corrisponde alla fine della terapia farmacologica (è un errore che fanno molti), perché la terapia farmacologica viene normalmente mantenuta anche per il "mantenimento": dopo il superamento della fase acuta e dei sintomi della malattia e verrebbe programmata la definitiva sospensione quando si è più sicuri del successivo compenso, comprese le maggiori capacità della persona ad affrontare anche i fattori di stress. Per cui, visto che Lei è una persona che già ci pensa, è motivata ed è abbastanza razionale, consiglierei di valutare l'opportunità di una forma specifica di psicoterapia già adesso.
2 Visto che la depressione dovrebbe essere dovuta a queste due situazioni ben definite e non credo di avere problemi irrisolti, la psicoterapia sarebbe lo stesso utile oppure no?
- La psicoterapia sarebbe lo stesso utile, perché non viene consigliata e non si pratica solo nei casi dei "problemi irrisolti" (del passato). Il riferimento ai "problemi irrisolti" mi fa pensare che Lei intende una forma particolare della psicoterapia, come la psicoanalisi (che nei decenni è stata concepita quasi come l'unica forma di psicoterapia e che ha condizionato la visione delle problematiche psichiche in generale e la concezione di quello che deve essere "risolto"). Nella interpretazione della psicoanalisi la tradizione popolare ha enfatizzato poi alcuni elementi in modo stereotipato, ad esempio quello dei "problemi irrisolti". Comunque non mi riferisco a tale forma della psicoterapia. Diciamo chiaro che potrebbe essere più opportuna una metodica fra quelle della scuola cognitivo-comportamentale, però è da discutere con il Suo specialista.
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 35.2k visite dal 28/05/2012.
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