Ossessione amorosa
Gentili dottori,
Scrivo per avere un parere su una situazione che mi sta preoccupando. Da tre mesi frequento un ragazzo che mi ha sempre fatto capire di non essere fortemente interessato. Ora non lo e’ per niente. Mi ha detto chiaramente che vuole solo essermi amico. Qui subentra l’ ossessione. Io non riesco accettarlo e continuo ad illudermi che qualcosa possa cambiare. Ora se l’ ossessione restasse tra me e me.. tutto andrebbe bene. Il problema e’ che sto manifestando un comportamento ossessivo. Sono arrivata a madargli 40 messaggi in un giorno per avere una risposta che non poteva darmi. Lui ha logicamente reagito evitandomi. Per tre giorni di fila si e’ rifiutato di uscire. Ora razionalmente riconosco che avendo lui la sua liberta di scelta puo permettersi di non vedermi perche e’ stanco e c’e’ la partita... perche e’ nato il figlio della sorella, perche ha un incontro di lavoro.. Ma io dovrei accettare queste giustificazioni. Invece nn le accetto e continuo a mandare messaggi nel tentativo di fargli cambiare idea. Rileggendo a freddo i messaggi... davvero mi rendo conto che non hanno senso, che sembro fuori di me, pazza. Lui si e’ preoccupato e mi ha detto che questo e’ un comportamento ossessivo e io penso abbia ragione. Sn molto preoccupata perche’ una situazione del genere l’ ho gia’ vissuta 10 anni fa con un ragazzo che tentava di lasciarmi ma io non ne volevo sapere. Alla fine ha dovuto chiamare la polizia per sbattermi fuori di casa. Io non voglio che cio’ si ripeta. Premetto che il motivo per cui non accetto la sua decisione e’ che sono sola, nn ho amici, sn insoddisfatta di me stessa. Potete dirmi cosa devo fare? Non voglio che la situazione degeneri. Grazie
Scrivo per avere un parere su una situazione che mi sta preoccupando. Da tre mesi frequento un ragazzo che mi ha sempre fatto capire di non essere fortemente interessato. Ora non lo e’ per niente. Mi ha detto chiaramente che vuole solo essermi amico. Qui subentra l’ ossessione. Io non riesco accettarlo e continuo ad illudermi che qualcosa possa cambiare. Ora se l’ ossessione restasse tra me e me.. tutto andrebbe bene. Il problema e’ che sto manifestando un comportamento ossessivo. Sono arrivata a madargli 40 messaggi in un giorno per avere una risposta che non poteva darmi. Lui ha logicamente reagito evitandomi. Per tre giorni di fila si e’ rifiutato di uscire. Ora razionalmente riconosco che avendo lui la sua liberta di scelta puo permettersi di non vedermi perche e’ stanco e c’e’ la partita... perche e’ nato il figlio della sorella, perche ha un incontro di lavoro.. Ma io dovrei accettare queste giustificazioni. Invece nn le accetto e continuo a mandare messaggi nel tentativo di fargli cambiare idea. Rileggendo a freddo i messaggi... davvero mi rendo conto che non hanno senso, che sembro fuori di me, pazza. Lui si e’ preoccupato e mi ha detto che questo e’ un comportamento ossessivo e io penso abbia ragione. Sn molto preoccupata perche’ una situazione del genere l’ ho gia’ vissuta 10 anni fa con un ragazzo che tentava di lasciarmi ma io non ne volevo sapere. Alla fine ha dovuto chiamare la polizia per sbattermi fuori di casa. Io non voglio che cio’ si ripeta. Premetto che il motivo per cui non accetto la sua decisione e’ che sono sola, nn ho amici, sn insoddisfatta di me stessa. Potete dirmi cosa devo fare? Non voglio che la situazione degeneri. Grazie
[#1]
Gentile utente,
se riflette, credo che sarà d'accordo che "essere sola, non avere amici, essere insoddisfatta di sé stessa" non sono i motivi giusti per cercare la reciprocità affettiva di una determinata persona (perché allora questa persona e non un'altra ? E, soprattutto, perché allora non accettare l'amicizia di questa persona ?)
Talvolta non ci basta l'amicizia di una persona e vogliamo una relazione d'amore, perché consideriamo l'amicizia come qualcosa di più effimero, meno vincolante, meno importante, e l'amore lo percepiamo come qualcosa che dà tutto, che è totale... Ed invece non di rado è proprio il contrario. In una certa epoca di vita la relazione d'amore diventa anche uno "standard sociale" della vita di relazione e ci si disimpara ad essere amici. Dunque, è un'ossessione alla forma particolare della quale contribuiscono anche le norme sociali, mentre sono dimenticati i bisogni veri dell'individuo.
Uno dei problemi possa essere proprio il fatto di non avere gli amici. Sarebbe il caso di ricordarsi e ritrovare magari anche i vecchi amici e amiche che, vorrei pensare, ci sono state nella Sua vita e non evitare le proposte d'amicizia che Le possono arrivare, reimparare l'amicizia.
Il rapporto d'amore, basato su aspetti anche di coinvolgimento sessuale ed anche su aspetti di ruolo sociale della donna (e dell'uomo) è spesso un fattore precipitante gli scompensi psichici nelle persone che per qualche motivo ne sono predisposte, perché in n tale rapporto si toccano le aree istintuali e conflittuali troppo forti. Il poter affrontare un rapporto d'amore presume perciò una certa maturità affettiva. Il rapporto d'amicizia da questo punto d vista può essere più "sano" e "sicuro", ed ha un ruolo anche prepartorio.
Non posso escludere che le analoghe problematiche (a modo suo) possa avere anche il ragazzo del quale scrive, ma che lui sia più consapevole di voler evitare un analogo scompenso per sé stesso. Dunque, non posso escludere che insistere contro la sua resistenza possa scompensare e daneggiare anche lui.
Comunque, se la Sua problematica assume caratteristiche di un'ossessione incontrollabile da parte di Lei stessa, tutto quello che ho scritto prima potrà avere un'utilità solo relativa, e, anche di fronte al rischio di essere un'altra volta allontanata dalla polizia o di ricevere una denuncia per lo stolking, può aver senso di rivolgersi da uno specialista psichiatra per curare "l'ossessione" e per prevenire i danni per la Sua salute che possono essere potenzialmente anche più seri.
se riflette, credo che sarà d'accordo che "essere sola, non avere amici, essere insoddisfatta di sé stessa" non sono i motivi giusti per cercare la reciprocità affettiva di una determinata persona (perché allora questa persona e non un'altra ? E, soprattutto, perché allora non accettare l'amicizia di questa persona ?)
Talvolta non ci basta l'amicizia di una persona e vogliamo una relazione d'amore, perché consideriamo l'amicizia come qualcosa di più effimero, meno vincolante, meno importante, e l'amore lo percepiamo come qualcosa che dà tutto, che è totale... Ed invece non di rado è proprio il contrario. In una certa epoca di vita la relazione d'amore diventa anche uno "standard sociale" della vita di relazione e ci si disimpara ad essere amici. Dunque, è un'ossessione alla forma particolare della quale contribuiscono anche le norme sociali, mentre sono dimenticati i bisogni veri dell'individuo.
Uno dei problemi possa essere proprio il fatto di non avere gli amici. Sarebbe il caso di ricordarsi e ritrovare magari anche i vecchi amici e amiche che, vorrei pensare, ci sono state nella Sua vita e non evitare le proposte d'amicizia che Le possono arrivare, reimparare l'amicizia.
Il rapporto d'amore, basato su aspetti anche di coinvolgimento sessuale ed anche su aspetti di ruolo sociale della donna (e dell'uomo) è spesso un fattore precipitante gli scompensi psichici nelle persone che per qualche motivo ne sono predisposte, perché in n tale rapporto si toccano le aree istintuali e conflittuali troppo forti. Il poter affrontare un rapporto d'amore presume perciò una certa maturità affettiva. Il rapporto d'amicizia da questo punto d vista può essere più "sano" e "sicuro", ed ha un ruolo anche prepartorio.
Non posso escludere che le analoghe problematiche (a modo suo) possa avere anche il ragazzo del quale scrive, ma che lui sia più consapevole di voler evitare un analogo scompenso per sé stesso. Dunque, non posso escludere che insistere contro la sua resistenza possa scompensare e daneggiare anche lui.
Comunque, se la Sua problematica assume caratteristiche di un'ossessione incontrollabile da parte di Lei stessa, tutto quello che ho scritto prima potrà avere un'utilità solo relativa, e, anche di fronte al rischio di essere un'altra volta allontanata dalla polizia o di ricevere una denuncia per lo stolking, può aver senso di rivolgersi da uno specialista psichiatra per curare "l'ossessione" e per prevenire i danni per la Sua salute che possono essere potenzialmente anche più seri.
Dr. Alex Aleksey Gukov
[#2]
Utente
Gentile Dottore,
in riferimento all' amicizia non ho avuto nemmeno tante amiche nel passato e nonostante tenti di instaurare rapporti di amicizia la gente non mi considera e non capisco il perche.
Il ragazzo di cui parlo mi piace per ragioni diverse dall'essere sola. Mi piace perche mi da sicurezza, la sicurezza che io nn ho.
Non ho capito bene il punto in cui lei dice che anche il mio amico potrebbe avere delle analoghe problematiche ma vuole evitare uno scompenso per se stesso?
Potrebbe spiegarmi meglio?
Grazie
in riferimento all' amicizia non ho avuto nemmeno tante amiche nel passato e nonostante tenti di instaurare rapporti di amicizia la gente non mi considera e non capisco il perche.
Il ragazzo di cui parlo mi piace per ragioni diverse dall'essere sola. Mi piace perche mi da sicurezza, la sicurezza che io nn ho.
Non ho capito bene il punto in cui lei dice che anche il mio amico potrebbe avere delle analoghe problematiche ma vuole evitare uno scompenso per se stesso?
Potrebbe spiegarmi meglio?
Grazie
[#3]
Gentile utente,
Lei scrive:
<<..Il ragazzo ... ... Mi piace perche mi da sicurezza, la sicurezza che io nn ho..>>
Allora ha senso di affrontare il problema della insicurezza con uno psicoterapeuta.
E' un problema sul quale conviene soffermarsi e di lavorarci sopra, perche potrebbe invalidare la qualità della vita di relazione anche in generale e anche negli altri rapporti (Lei scrive: "nonostante tenti di instaurare rapporti di amicizia la gente non mi considera e non capisco il perche").
Come ho appena scritto, bisognerebbe affrontare questo problema con uno psicoterapeuta e non con il ragazzo, perché altrimenti lui risulterebbe nel ruolo dello psicoterapeuta (ma non può sostenere un tale ruolo), oppure nel ruolo di una persona più sicura di sé, più matura, quasi un genitore (quello che lui probabilmente non è).
In altre parole, l'aspettativa che Lei ha verso il ragazzo rispetto alle sue capacità e al suo ruolo è forse più alta di quanto lui riesce a sostenere nella sua situazione di carattere e della sua epoca della vita. Bisogna tenere in mente che anche lui possa avere bisogni in parte analoghi (della stessa sicurezza, ad esempio), i quali lui dovrebbe per forza accantonare, se rimanesse nel ruolo che Lei lo dà.
Nella tradizione popolare e sociale, nell'educazione e nell'aspetto esterno di un uomo possano essere facilmente presenti elementi che danno all'altrui la sicurezza, ma molto spesso è più un "ruolo assunto" dall'uomo che non sempre corrisponde al suo vero stato d'animo e alle sue necessità. Spesso è un "ruolo dato" all'uomo perché "le spetta" senza chiedersi se lo vuole.
Con queste righe spero che in parte Le ho chiarito quello che intendevo scrivendo che il Suo amico potrebbe avere delle analoghe problematiche ma vuole evitare uno scompenso per se stesso.
Comunque, qui non possiamo analizzare né la personalità, né il periodo della vita del Suo ragazzo. Lei lo conosce, io invece non l'ho mai conosciuto e non posso fare le speculazioni rispetto a lui. Quello che scrivo qui rispetto a lui ha un significato generale nei casi simili, applicabile a lui solo in linea generale, come un'ipotesi.
Lei scrive:
<<..Il ragazzo ... ... Mi piace perche mi da sicurezza, la sicurezza che io nn ho..>>
Allora ha senso di affrontare il problema della insicurezza con uno psicoterapeuta.
E' un problema sul quale conviene soffermarsi e di lavorarci sopra, perche potrebbe invalidare la qualità della vita di relazione anche in generale e anche negli altri rapporti (Lei scrive: "nonostante tenti di instaurare rapporti di amicizia la gente non mi considera e non capisco il perche").
Come ho appena scritto, bisognerebbe affrontare questo problema con uno psicoterapeuta e non con il ragazzo, perché altrimenti lui risulterebbe nel ruolo dello psicoterapeuta (ma non può sostenere un tale ruolo), oppure nel ruolo di una persona più sicura di sé, più matura, quasi un genitore (quello che lui probabilmente non è).
In altre parole, l'aspettativa che Lei ha verso il ragazzo rispetto alle sue capacità e al suo ruolo è forse più alta di quanto lui riesce a sostenere nella sua situazione di carattere e della sua epoca della vita. Bisogna tenere in mente che anche lui possa avere bisogni in parte analoghi (della stessa sicurezza, ad esempio), i quali lui dovrebbe per forza accantonare, se rimanesse nel ruolo che Lei lo dà.
Nella tradizione popolare e sociale, nell'educazione e nell'aspetto esterno di un uomo possano essere facilmente presenti elementi che danno all'altrui la sicurezza, ma molto spesso è più un "ruolo assunto" dall'uomo che non sempre corrisponde al suo vero stato d'animo e alle sue necessità. Spesso è un "ruolo dato" all'uomo perché "le spetta" senza chiedersi se lo vuole.
Con queste righe spero che in parte Le ho chiarito quello che intendevo scrivendo che il Suo amico potrebbe avere delle analoghe problematiche ma vuole evitare uno scompenso per se stesso.
Comunque, qui non possiamo analizzare né la personalità, né il periodo della vita del Suo ragazzo. Lei lo conosce, io invece non l'ho mai conosciuto e non posso fare le speculazioni rispetto a lui. Quello che scrivo qui rispetto a lui ha un significato generale nei casi simili, applicabile a lui solo in linea generale, come un'ipotesi.
[#4]
Utente
La ringrazio per la risposta. sn d' accordo con lei. Tra l' altro avevo gia fatto un discorso simile al mio amico qualche giorno fa. Gli dissi che nn poteva aiutarmi e che al momento la figura che copriva non era nemmeno quella di un amico ma piu una figura paterna.. Sto gia andando dalla psicologa ma sinceramente non ne sto trovando alcun giovamento. Ci vado da quasi un anno... e mi accorgo che non e' cambiato nulla.... Sn la stessa.... forse dovrei cambiare?.
[#7]
Utente
In teoria dovrebbe essere cognitivo comportamentale ma da quello che io so in questo caso la psicologa stabilisce, dopo avere capito il problema del paziente, una terapia valida, come un piano d' azione che mira al raggiungimento di alcuni goals. Ora, cn questa psicologa nn faccio altro che parlare del mio amico e lei nn ci capisce nulla.. fa supposizioni su cosa questo ragazzo voglia e basta. In questo si basa la mia terapia...
[#8]
Gentile utente,
mi sembra non costruttivo un approccio di "ricominciare tutto da zero". Tale approccio potrebbe essere più "facile" a livello soggettivo, come succede nelle relazioni umane quando finisce una relazione e si vuole iniziare un'altra oppure quando ci si litiga e poi si fa la pace, ed è un modo di evitare i vissuti spiacevoli, ma sicuramente non è un approccio consapevole nei confronti della psicoterapia. La psicoterapia è efficace quando si collega alle nostre esperienze passate e attuali della vita, altrimenti si escludono elementi essenziali dei processi di apprendimento, importanti per l'aquisizione delle modalità più costruttive.
La psicoterapia è qualcosa che si fa in due. Da quello che descrive e da quel poco che so di Lei, mi permetto di pensare che le modalità del lavoro con la psicoterapeuta siano state fortemente condizionate dalle Sue modalità mentali.
Non vorrei fare le speculazioni azardate sul Suo caso, ma, parlando degli altri casi, mi sono capitati quelli nei quali una persona cerca le soluzioni "razionali", ma ha talmente forte l'obbiettivo "concreto" che finisce con il dedicarsi solo a questo (e ad esempio, all'analisi di un'altra persona, se la relazione con questa è l'obbiettivo concreto), mentre si allontana dal lavoro su sé stessa. Ciò capita spesso quando la motivazione al cambiamento di noi stessi è debole, e la "psicoterapia" è vista più come un mezzo per ottenere le cose nel senso troppo "concreto". Di conseguenza, è difficile lavorare con una tale persona tramite i metodi "classici" (ad es. della terapia cognitivo-comportamentale, della psicoanalisi, ecc.), ed inevitabilmente una gran parte della psicoterapia diventa di "sostegno" alla persona, di "accompagnamento" alle modalità della persona che resistono al cambiamento.
Allegoricamente, in tal modo non si stimola e non si "insegna" alla persona a respirare, ma le si dà semplicemente l'ossigeno, il che può essere comunque importante per la sopravvivenza e come la base sulla quale il respiro autonomo possa ricomparire.
In altre parole, non escludo che le modalità della psicoterapia che Lei ha descritto sono un indice del Suo stato psicologico, indice di quanto Lei sia pronta o meno ad un approccio più consapevole.
Non conosco la Sua attuale psicoterapeuta, e non posso fare le conclusioni su di lei e sulla strategia da lei adottata. Ho fatto per lo più alcune supposizioni.
Ripeto però che la psicoterapia è qualcosa che si fa in due, e molto potrebbbe dipendere anche da Lei stessa: lo considererei prima di decidere di cambiare lo psicoterapeuta e proverei a parlare degli aspetti sollevati da me qui con la Sua attuale curante.
mi sembra non costruttivo un approccio di "ricominciare tutto da zero". Tale approccio potrebbe essere più "facile" a livello soggettivo, come succede nelle relazioni umane quando finisce una relazione e si vuole iniziare un'altra oppure quando ci si litiga e poi si fa la pace, ed è un modo di evitare i vissuti spiacevoli, ma sicuramente non è un approccio consapevole nei confronti della psicoterapia. La psicoterapia è efficace quando si collega alle nostre esperienze passate e attuali della vita, altrimenti si escludono elementi essenziali dei processi di apprendimento, importanti per l'aquisizione delle modalità più costruttive.
La psicoterapia è qualcosa che si fa in due. Da quello che descrive e da quel poco che so di Lei, mi permetto di pensare che le modalità del lavoro con la psicoterapeuta siano state fortemente condizionate dalle Sue modalità mentali.
Non vorrei fare le speculazioni azardate sul Suo caso, ma, parlando degli altri casi, mi sono capitati quelli nei quali una persona cerca le soluzioni "razionali", ma ha talmente forte l'obbiettivo "concreto" che finisce con il dedicarsi solo a questo (e ad esempio, all'analisi di un'altra persona, se la relazione con questa è l'obbiettivo concreto), mentre si allontana dal lavoro su sé stessa. Ciò capita spesso quando la motivazione al cambiamento di noi stessi è debole, e la "psicoterapia" è vista più come un mezzo per ottenere le cose nel senso troppo "concreto". Di conseguenza, è difficile lavorare con una tale persona tramite i metodi "classici" (ad es. della terapia cognitivo-comportamentale, della psicoanalisi, ecc.), ed inevitabilmente una gran parte della psicoterapia diventa di "sostegno" alla persona, di "accompagnamento" alle modalità della persona che resistono al cambiamento.
Allegoricamente, in tal modo non si stimola e non si "insegna" alla persona a respirare, ma le si dà semplicemente l'ossigeno, il che può essere comunque importante per la sopravvivenza e come la base sulla quale il respiro autonomo possa ricomparire.
In altre parole, non escludo che le modalità della psicoterapia che Lei ha descritto sono un indice del Suo stato psicologico, indice di quanto Lei sia pronta o meno ad un approccio più consapevole.
Non conosco la Sua attuale psicoterapeuta, e non posso fare le conclusioni su di lei e sulla strategia da lei adottata. Ho fatto per lo più alcune supposizioni.
Ripeto però che la psicoterapia è qualcosa che si fa in due, e molto potrebbbe dipendere anche da Lei stessa: lo considererei prima di decidere di cambiare lo psicoterapeuta e proverei a parlare degli aspetti sollevati da me qui con la Sua attuale curante.
Questo consulto ha ricevuto 9 risposte e 6.9k visite dal 25/05/2012.
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