Improvvisa alterazione dell'alvo
Gentili dottori, per 46 anni (tanti ne ho) sono sempre andato regolarmente di corpo tutte le mattine. Da due giorni, invece, non è più così. Emetto delle piccole quantità di feci, e per il resto della giornata mi rimane lo stimolo. Poco più di una settimana fa, ai soli fini di screening, ho eseguito una colonscopia virtuale, una rettosigmoidoscopia ed un'anoscopia, tutte con esito negativo. Temo, però, che possa essersi formato all'improvviso un fecaloma. E' possibile che sia successa una cosa simile in soli due giorni ? Aggiungo che non soffro di stipsi, quindi questa nuova situazione mi allarma un po. Ma se non dovesse trattarsi di un fecaloma (e questo lo chiedo a voi), cosa potrei avere? Preciso che non assumo al momento farmaci. Grazie per l'attenzione e la cortese collaborazione che vorrete offrirmi, rispondendo alle mie domande con la solita competenza e precisione. Saluti
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Considerata la sua storia clinica e gli accertamenti eseguiti, un problema funzionale.
E' seguito da uno psichiatra per il controllo dell' ansia?
E' seguito da uno psichiatra per il controllo dell' ansia?
Dottor Andrea Favara
http://www.andreafavara.it
[#2]
Utente
No, solo dal medico curante che di tanto in tanto mi prescrive del Lexotan da assumere al bisogno. Ma mi perdoni la curiosità dottore, come ha fatto a sapere della mia ansia, visto che non ne ho parlato nella mia richiesta di consulto ? Cosa si intende per "Problema funzionale" ? Qualcosa di preoccupante ? Grazie ancora.
[#7]
Stando a quanto da lei riportato non è nulla di grave, tuttavia se la disturba immagino per lei una preoccupazione la costituisca, per questo credo corretto si rivolga allo specialista di riferimento per gestire l' ansia verosimilmente alla base di tutto.
[#8]
Utente
Mille Grazie dottore, lo farò senz'altro (era una decisione nell'aria da tempo), anche se, a dire il vero, ho una certa diffidenza nei confronti degli psichiatri. Temo, infatti, che mi vengano somministrati dei farmaci che potrebbero inibire, anche parzialmente, le mie funzioni quotidiane. La mia professione, infatti, è quella di giornalista. E' un lavoro assai impegnativo e necessita della massima reattività e attenzione. Taluni farmaci, quindi, a mio avviso (da profano), potrebbero mettermi a disagio. Lei che ne pensa ?
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Gentile utente,
Le terapie previste per i disturbi d'ansia, se di essi si tratta, non danno alterazioni dell'attenzione o dello stato di coscienza.
Attualmente, la sua situazione potrebbe peggiorare aumentando così i livelli di ansia e potrebbero avere delle conseguenze sulla sua attività lavorativa.
Sarebbe il caso di sentire al più presto il parere di uno psichiatra.
Le terapie previste per i disturbi d'ansia, se di essi si tratta, non danno alterazioni dell'attenzione o dello stato di coscienza.
Attualmente, la sua situazione potrebbe peggiorare aumentando così i livelli di ansia e potrebbero avere delle conseguenze sulla sua attività lavorativa.
Sarebbe il caso di sentire al più presto il parere di uno psichiatra.
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Gentile utente,
per quanto riguarda il timore che i farmaci prescritti dagli psichiatri "potrebbero inibire, anche parzialmente, le mie funzioni quotidiane", è uno stereotipo, purtroppo diffuso. Sarà vero per alcuni farmaci ad alcuni dosaggi, ma non per gli altri farmaci e ad altri dosaggi: la cura in psichiatria va sempre adattata al caso individuale, Un altro stereotipo è che se ti rivolgi ad uno psichiatra, questo non sa fare altro che scrivere una ricetta con dei farmaci. La funzione primaria dello psichiatra (come di ogni specialista) è di riconoscere la presenza o meno di un disturbo di propria competenza, dunque capire quale è nello specifico e solo allora proporre le soluzioni. La cura normalmente va concordata con il paziente (e non imposta obbligatoriamente se non ce ne sono gli estremi; e se, come nel Suo caso, la persona ha la consapevolezza del problema e, se si rivolgesse allo specialista, lo farebbe di propria volontà, non vedo il motivo di temere che le cure Le possano essere imposte). Il lavoro dello psichiatra consiste anche nel mediare il rapporto del paziente con la malattia (la comprensione, l'accettazione di questa) e con le cure, monitorare l'evoluzione della malattia e l'esito delle cure.
Se si tratta di un disturbo d'ansia (in realtà, quale è il Suo disturbo non si può però sapere via internet, ci vuole una visita psichiatrica dal vivo), le cure non sono soltanto farmacologiche, però se parliamo nello specifico di queste ultime, quella che sta seguendo (un ansiolitico al bisogno) non è una cura ottimale, perché non risolutiva, mentre aggiunge il rischio di sviluppare la dipendenza dal farmaco (se non si è già sviluppata) e del cronicizzarsi del disturbo. Paradossalmente, cercando di evitare gli errori farmacologici, Lei ha ricorso ad una soluzione che La pone a rischio maggiore di tali errori.
Gli ansiolitici ed i sedativi in generale sono fra i farmaci che, a secondo della dose, hanno un potenziale di inibire di più le funzionalità quotidiane, rispetto ad altri farmaci usati in psichiatria. Solo che quando l'ansiolitico lo prescrive un medico non psichiatra, Lei non ha il timore che ciò succede, mentre se lo prescrive uno psichiatra, entrano in campo gli stereotipi... Anche l'autogestione della cura farmacologica non va bene, perché aumenta il rischio di sviluppare la dipendenza e di cronicizzare e di non risolvere il problema di fondo.
per quanto riguarda il timore che i farmaci prescritti dagli psichiatri "potrebbero inibire, anche parzialmente, le mie funzioni quotidiane", è uno stereotipo, purtroppo diffuso. Sarà vero per alcuni farmaci ad alcuni dosaggi, ma non per gli altri farmaci e ad altri dosaggi: la cura in psichiatria va sempre adattata al caso individuale, Un altro stereotipo è che se ti rivolgi ad uno psichiatra, questo non sa fare altro che scrivere una ricetta con dei farmaci. La funzione primaria dello psichiatra (come di ogni specialista) è di riconoscere la presenza o meno di un disturbo di propria competenza, dunque capire quale è nello specifico e solo allora proporre le soluzioni. La cura normalmente va concordata con il paziente (e non imposta obbligatoriamente se non ce ne sono gli estremi; e se, come nel Suo caso, la persona ha la consapevolezza del problema e, se si rivolgesse allo specialista, lo farebbe di propria volontà, non vedo il motivo di temere che le cure Le possano essere imposte). Il lavoro dello psichiatra consiste anche nel mediare il rapporto del paziente con la malattia (la comprensione, l'accettazione di questa) e con le cure, monitorare l'evoluzione della malattia e l'esito delle cure.
Se si tratta di un disturbo d'ansia (in realtà, quale è il Suo disturbo non si può però sapere via internet, ci vuole una visita psichiatrica dal vivo), le cure non sono soltanto farmacologiche, però se parliamo nello specifico di queste ultime, quella che sta seguendo (un ansiolitico al bisogno) non è una cura ottimale, perché non risolutiva, mentre aggiunge il rischio di sviluppare la dipendenza dal farmaco (se non si è già sviluppata) e del cronicizzarsi del disturbo. Paradossalmente, cercando di evitare gli errori farmacologici, Lei ha ricorso ad una soluzione che La pone a rischio maggiore di tali errori.
Gli ansiolitici ed i sedativi in generale sono fra i farmaci che, a secondo della dose, hanno un potenziale di inibire di più le funzionalità quotidiane, rispetto ad altri farmaci usati in psichiatria. Solo che quando l'ansiolitico lo prescrive un medico non psichiatra, Lei non ha il timore che ciò succede, mentre se lo prescrive uno psichiatra, entrano in campo gli stereotipi... Anche l'autogestione della cura farmacologica non va bene, perché aumenta il rischio di sviluppare la dipendenza e di cronicizzare e di non risolvere il problema di fondo.
Dr. Alex Aleksey Gukov
Questo consulto ha ricevuto 12 risposte e 2.2k visite dal 20/05/2012.
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