Ansia somatizzata

buongiorno, scrivo per un problema diagnosticato come "ansia" che sta accusando mia madre.
Un mese fa è stata ricoverata in ospedale per una melena e grave anemia e subito sottoposta ad esami per verificare eventuali patologie gravi all'apparato digerente. essendo gastroscopia, colonscopia e tac addominali negative e avendo ripristinato il sangue perduto, mia madre è stata dimessa dall'ospedale ma con una "mancata" diagnosi (problema rimane e occorre capire cosa ha provocato la melena) pertanto rimandata a eseguire successivi esami e visite con gastrointerologo. questo il quadro di un effettivo problema fisico.
circa 18 mesi prima, mia madre era stata consigliata dal medico di base di avviare una terapia a base di paroxetina in quanto sospetta di una possibile forma di depressione lieve a seguito di vari sintomi accusati di continuo (debolezza, stanchezza, malessere generale, tachicardia, sbalzi di pressione....)
in ospedale, all'atto della dimissione post melena, il medico ha consigliato di sospendere la paroxetina e ha sottoscritto una serie di medicinali (ferrograd, protettore gastrico ecc) in attesa di nuovi esami.
successivamente alla dimissione dall'ospedale, mia madre ha pero' accusato una forma di stanchezza cronica e debolezza generale in progressivo peggioramento, riacutizzata rispetto al passato, fino al momento in cui "sentendosi morire" e svenendo a letto ho chiamato il 118 e portata in codice rosso in pronto soccorso, temendo che la melena si fosse manifestata di nuovo e quindi avesse provocato anemia.
in pronto soccorso, gli esami sangue e nuova tac hanno rivelato nulla di significativo, valori normali e i medici hanno riferito come spesso succede, "sua madre non ha nulla e questa sera non si trova qui per la melena..."
è stata consigliata quindi una visita da uno psichiatra in ospedale la notte stessa, il quale ha espresso il parere a mia madre che probabilmente soffre di un disturbo di ansia che si manifesta anche in forme "pesanti" (come la tachicardia, irrigidimento, stanchezza, sudorazioni fino anche alla possibile perdita dei sensi) provocato da problematiche emotive (sicuramente lo stato di apprensione per quanto successo con melena, diagnosi non risolta ancora) e forse dall'interruzione della cura paroxetina che a suo dire crea come effetto collaterale un senso di stanchezza. lo psichiatra ha anche espresso la convinzione che non si tratta di depressione.

vi chiedo se secondo voi l'ansia puo' veramente creare disturbi tali sino allo svenimento o alla debolezza assoluta
se l'interruzione della paroxetina può essere stata causa o concausa di questi attacchi di ansia e se durante l'assunzione in 18 mesi essa possa aver generato un progressivo "indebolimento" del fisico come descritto dallo psichiatra
se l'assunzione di un ansiolitico come consigliato dal medico può aiutare e se si può "uscire" e in quanto tempo da una situazione di interruzione di una cura antidepressiva a base di paroxetina

grazie per la risposta

[#1]
Dr. Alex Aleksey Gukov Psichiatra 2.8k 119
<<..vi chiedo se secondo voi l'ansia puo' veramente creare disturbi tali sino allo svenimento o alla debolezza assoluta..>>

Sì, lo stato d'ansia (in acuto) e un disturbo d'ansia (come condizione più protratta) possono manifestarsi con questi sintomi. Tuttavia, penso che in questo caso non si tratta di decidere: è un disturbo d'ansia o è una problematica di interesse più "medico-chirurgico". Possono essere presenti tutti e due. Devono essere monitorati sia i parametri di compenso dal punto di vista fisico (emocromo, profilo del ferro, pressione ecc. e altri ritenuti opportuni dai medici), sia l'evoluzione della malattia psichica.

<<..se l'interruzione della paroxetina può essere stata causa o concausa di questi attacchi di ansia e se durante l'assunzione in 18 mesi essa possa aver generato un progressivo "indebolimento" del fisico come descritto dallo psichiatra..>>

Il mio parere non può essere alternativo a quello dello psichiatra che ha visitato la Sua mamma, perché lui l'ha visitata dal vivo, ed io qui posso solo in linea teorica sul caso e non avendo tutti gli elementi necessari (perché in internet non è possibile fare la visita).

Non posso escludere che l'interruzione della terapia con la paroxetina poteva manifestarsi con attacchi d'ansia o con altri sintomi d'ansia, di umore e anche coi sintomi generali e con alterazione della funzionalità degli altri sistemi, perché tutte queste condizioni possono capitare fra i sintomi da sospensione di questo farmaco.

Non posso escludere che quello che si è manifestato con la sospensione del farmaco sia dovuto anche alla mancata copertura del disturbo psichico preesistente (disturbo d'ansia o di umore) per il quale la paroxetina era prescritta.

Mi sembra però meno realistico che la paroxetina potesse "aver generato un progressivo "indebolimento" del fisico". La sensazione dell'indebolimento fisico può presentarsi fra gli effetti collaterali iniziali e transitori di tale farmaco, ma normalmente in seguito tali effetti collaterali iniziali si attenuano. A questo proposito, la Sua mamma assume o assumeva anche gli altri farmaci ?

Quello che però bisogna tenere presente è il maggior rischio dei sanguinamenti del tratto gastro-intestinale in terapia con la paroxetina. Posso ipotizzare che è stato uno dei motivi perché è stato indicato di sospendere tale farmaco. Normalmente tale farmaco non provoca sanguinamenti da solo, ma aumenta il rischio di sanguinamenti se sono già presenti (o se compaiono) lesioni per altre cause e se è assunta in associazione con una serie dei farmaci antiinfiammatori o antidolorifici di largo uso, o assieme con farmaci anticoagulanti e antiaggreganti (mi riferisco all'aspirina e ad altri FANS, agli antiinfammatori corticosteroidei, ma non solo).

<<..se l'assunzione di un ansiolitico come consigliato dal medico può aiutare e se si può "uscire" e in quanto tempo da una situazione di interruzione di una cura antidepressiva a base di paroxetina..>>

La terapia ansiolitica può essere indicata e senz'altro può dare beneficio necessario nel periodo acuto, se è presente un disturbo d'ansia, tuttavia non può essere considerata la terapia risolutiva. Se si trattasse di un disturbo depressivo (o se tale disturbo è stato presente prima), può essere utile, ma neanche in questo caso risolutiva e bisogna tenere presente che la prolungata assunzione di ansiolitici può peggiorare il disturbo depressivo. Anche nel caso di comorbilità di un disturbo psichico dello spettro d'ansia con un disturbo "organico" gli ansiolitici possono essere utili e sono più manegevoli (e con minori effetti collaterali) rispetto a molti altri farmaci, ma bisogna tenere presente che lo stato di debolezza fisica, se determinata anche dalle cause organiche, può accentuarsi con gli ansiolitici a causa del loro effetto sedativo.

Per cui, la prescrizione in sé potrebbe essere sagia, ed essere la strada meno rischiosa di tante altre, ma la Sua mamma deve essere seguita regolarmente da uno specialista psichiatra il quale ora deve perfezionare la valutazione dello specialista psichiatra del pronto soccorso (la diagnosi deve essere meglio definita, deve essere valutata con più attenzione), ed il quale deve monitorare i dosaggi della terapia ansiolitica, di valutare la risposta a tale cura, l'evoluzione del disturbo, le soluzioni terapeutiche più "risolutive" e di essere in contatto coi medici che seguono la Sua madre per il problema "fisico" che non è stato ancora chiarito.







Dr. Alex Aleksey Gukov

[#2]
Utente
Utente
La ringrazio Dottore per la spiegazione esauriente e precisa.
Alla sua domanda se mamma assumeva altri farmaci, se si tratta di altri antidepressivi o ansiolitici, no, ma le era stato prescritto un farmaco per la pressione e tachicardia (inderal) oltre a quelli post dimissione da melena (ferrograd, acido folico, lansox). Questi sono i farmci di cui fa uso al momento.
Sicuramente dovremo contattare uno psichiatra per una cura precisa, non appena avremo effettuato gli esami e le visite in merito al problema della melena.
Potrebbe essere, Dottore, che una volta scoperta la "malattia" o la causa della melena, che sia grave o meno, mia mamma si "tranquilizzi" e inizi ad avere meno "ansia"?
Capisco che la paroxetina è stata sospesa xchè potrebbe influire sul probelma gastrico, ma mi chiedo se è il caso che poi venga ripresa l'assunzione (anche se mia mamma ora è "convinta" che la paroxetina abbia avuto effetti negativi e sia una delle cause del suo malessere generale...).
In questi giorni accusa molto "sonno" e stanchezza e passa gran parte del tempo a riposo o a letto.

[#3]
Dr. Alex Aleksey Gukov Psichiatra 2.8k 119
<<..un farmaco per la pressione e tachicardia (inderal)..>>

L'inderal (propranoololo) è un farmaco che tende a dare effetti sedativi (sia in seguito agli effetti desiderati: abbassamento della pressione arteriosa, rallentamento dell'attività cardiaca, sia in seguito all'effetto complessivo sul sistema nervoso vegetativo). Talvolta questo farmaco è utilizzato come ansiolitico. Tale effetto sedativo non è la regola e può essere individuale, ma bisogna tenerne conto, soprattutto nella persona anziana. Il ruolo di co-fattore di questo farmaco nello stato di "debolezza" deve essere valutato. Bisogna monitorare la pressione arteriosa (ogni quanto farlo bisogna chiedere ai curanti: medico di base).

<<..In questi giorni accusa molto "sonno" e stanchezza e passa gran parte del tempo a riposo o a letto..>>

Può essere anche l'effetto della terapia ansiolitica. Purtroppo uno degli svantaggi è anche la difficoltà ora a capire in che misura tale stato psicofisico è dovuto alla terapia sedativa e in che misura ad altri eventuali fattori. Forse è meglio per il sisema nervoso avere un po' di sonno che essere molto preoccupata, ma, ottimizzando la terapia, si potrebbe ottenere un effetto più ottimale (senza la sonnolenza eccessiva).

Per cui, raccomando di non posticipare la visita psichiatrica.

<<..Sicuramente dovremo contattare uno psichiatra per una cura precisa, non appena avremo effettuato gli esami e le visite in merito al problema della melena..>>

Non bisogna aspettare. La mamma potrebbe avere bisogno della rivalutazione della terapia psichiatrica già adesso.
Le due linee di indagine (psichiatrica e fisica) si può fare anche contemporaneamente.

<<..Capisco che la paroxetina è stata sospesa xchè potrebbe influire sul probelma gastrico, ma mi chiedo se è il caso che poi venga ripresa l'assunzione (anche se mia mamma ora è "convinta" che la paroxetina abbia avuto effetti negativi e sia una delle cause del suo malessere generale..>>

Lo dovrà valutare lo psichiatra. Dipende da più variabili. Se verrà valutata opportuna la terapia con un farmaco antidepressivo, ci sono farmaci alternativi.

<<..una volta scoperta la "malattia" o la causa della melena, che sia grave o meno, mia mamma si "tranquilizzi" e inizi ad avere meno "ansia"?..>>

E' una valutazione che non si può fare via internet, senza visitare la persona e senza conoscere il caso da vicino, perché presuppone la conoscenza della diagnosi precisa e della persona. Rispondere di "sì" significa caratterizzare il disturbo d'ansia soprattutto come "reattivo" agli eventi (ma non è detto, molti disturbi d'ansia non sono rspiegabili solo con la reazione agli eventi del presente, i quali ultimi possono essere, ad esempio, solo "scatenanti" del disturbo già presente in forma latente o subacuta). Molto probabilmente, la chiarezza della diagnosi è un elemento tranquillizzante, mentre l'ignoto è ansiogeno, però è solo una parte del problema.

Talvolta cercare la spiegazione, quando la persona lo fa da sola, può portare anche al peggioramento dello stato psichico (perché fra le cause teoreticamente possibili ci sono sia le cause "tranquillizanti" che le cause che non lo sono affatto).

E' anche possibile che una parte della preoccupazione si trasmette alla mamma anche da parte vostra (se non a parole, lo stato danimo lo trasmette).

In altre parole, conviene proseguire le indagini (e nel contempo, senza aspettare, il monitoraggio psichiatrico), essendo massimamente pragmatici, distinguendolo (se non la mamma, almeno voi) dall'aspetto emotivo che accompagna la ricerca.



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