Depressione - accanimento terapeutico?

Buonasera
sono un ragazzo di 25 anni da due in cura da uno psicologo e da uno psichiatra.
Cercerò di essere conciso:

Per quanto mi vergogni ad ammetterlo, l'origine del mio male è stata una delusione amorosa, può sembrare stupido ma vi prego di ascoltarmi perchè la cosa, purtroppo è degenerata.
Tutto iniziò quando avevo 19 anni, neoassunto nell'azienda dove tuttora lavoro, mi invaghì di una mia collega, invaghito ogni oltre limite immaginebile, tanto da rendermi impossibile vivere senza confessarmi.
Cosa che feci, alla quale seguì una storiella (o meglio sarebbe chiamarlo flirt, il primo ed unico nella mia vita) nel quale io rimasi totalmete schiacciato dalla personalità incontrollabile di questa ragazza.
Cattiverie a non finire, non voglio dilungarmi, fatto sta che ne uscì distrutto.
Ansia, attacchi di panico, insonnia, paranoie di persecuzione, irritabilità, la mia psiche fu ridotta a brandelli, fino al punto che mi decisi ad andare da un medico.
Secondo il dottore, oltre all'attuale depressione maggiore (sono stato anche un mese in malattia per questo), io ho un non ben precisato "disturbo della personalità" che, sempre secondo lui, mi porterebbe a ricreare situazioni simili ovunque vada.
E oltre alla psicoterapia, attualmente sto assumendo (da oltre un anno) i seguenti farmaci:

-neuleptil
-seroquel
-mirtazapina

E devo dire che in effetti va molto meglio (se sorvoliamo sugli effetti collaterali).
Ma dottori, io ogni volta che la vedo torno a star male, divento inquieto, insorgono pensieri di rabbia feroce, malumore, pianto, somatizzazioni (una pressione sul petto e sulla faccia) mi chiudo in me stesso e torno a vedere il futuro nero come la pece... mentre ora come ora, quando ho l'oppurtunità di stare lontano da lei per diversi giorni riesco ad essere davvero spensierato, quasi felice.

Allora la mia domanda per voi è la seguente:

Ha senso accanirsi così tanto con terapia e farmaci per farmi accettare quell'ambiente lavorativo tanto ostile? ha ragione il dottore a dire che io starei male ovunque? perchè io quando sto lontano da lei sto bene.. e non so proprio cosa pensare.
Oggi è stata una di quelle giornate nere.

Vi ringrazio anticipatamente per le risposte.
[#1]
Dr. Giuseppe Nicolazzo Psichiatra, Psicoterapeuta 2.2k 80
Gentile utente,

il problema non è l'oggetto in sè ( la ragazza ) ma quello che rappresenta per lei, se sta facendo una psicoterapia come dice dovrebbe affrontare anche questi aspetti e riuscire a vedere le cose e le persone da una posizione diversa,

Saluti

Dr G. Nicolazzo
Specialista in Psichiatria
Psicoterapeuta

[#2]
Dr. Stefano Garbolino Psichiatra, Psicoterapeuta, Sessuologo 2.5k 36
Gentile utente,

sono d'accordo con il collega.

Aggiungo inoltre che lo scopo di una psicoterapia non è di per sè farle accettare il posto di lavoro. Semmai questa potrebbe essere una conseguenza.

Così come lo scopo dei farmaci non è "cancellare" il passato e farla diventare "asettico" rispetto alle emozioni.

L'interazione della terapia farmacologica con quella psicoterapica andrebbe inoltre gestita con un punto div ista comune tra lo psichiatra e lo psicologo che la seguono.

Cordialmente
www.psichiatriasessuologia.com

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