Problemi con il mio psichiatra
Salve a tutti,sono una ragazza di 22anni e vorrei avere un consulto su un evento. Sono in terapia dalla fine di febbraio a causa di una serie di attacchi di panico che hanno lasciato una forte ansia manifestata con una paura di poter svenire o di sentirmi male. Questa ansia mi ha portata controllare il mio corpo in maniera costante e a ridurre le uscite da sola per paura di stare male e di essere da sola senza nessuno che mi potesse aiutare. Durante il percorso terapeutico ho avuto dei miglioramenti in quanto l'incidenza di questi pensieri diminuiva sempre di più,ad eccezione di quanto stavo male(es influenza). Ieri sono ad una seduta e gli ho detto che questa paura di potermi sentire male in realtà è rimasta solo associata all'eventualità di dover intraprendere un viaggio. La sua reazione mi ha ferito al punto di farmi scoppiare a piangere e di ammutolirmi. In sintesi si è arrabbiata perché non sto facendo quello che mi dice ( di non dare peso alle mie ansie e di non pensare); che non ho tirato fuori il coraggio di affrontare le mie paure e dimostrare che in realtà non accade niente di quello che penso; che sono rimasta troppo nella mia testa e non ascolto il mio cuore; che fuori dalla mia testa c'è un mondo pieno di gente che soffre; che sto giocando con le mie ansie;che se non la smetto di pensare rischio di diventare lagnosa e depressa e in quel caso sarò costretta di andare da qualcun altro perché non vuole prescrivermi anti-depressivo. Tutto questo mi ha scioccato anche perché ho sempre avuto il timore di diventare depressa e di non riuscire a vivere più la mia vita a causa delle mie ansie. Mi sono sentita ridicola,sono uscita dalla seduta che non riuscivo più a parlare. Sinceramente non so perché mi ha detto tutte quelle cose,forse per spronarmi, ma fatto sta che martedì ho un'altra seduta e non so se dirgli questo oppure dire solamente è tutto passato solo per non rimproverarmi... Spero mi potete aiutare. Grazie in anticipo per qualsiasi risposta. Cordiali saluti.
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Gentile utente
L'opposizione alla prescrizione di un farmaco è una reticenza esclusiva della sua psicoterapeuta per infondati motivi personali che non hanno riscontro nella pratica clinica.
Se è necessaria l'introduzione di un antidepressivo o di altro farmaco non vi è motivo di attendere nè di arrabbiarsi se la sola psicoterapia non sortisce gli effetti sperati.
Sulla base di tale considerazione discuta con la sua psicoterapeuta l'opportunità di un trattamento appropriato.
L'opposizione alla prescrizione di un farmaco è una reticenza esclusiva della sua psicoterapeuta per infondati motivi personali che non hanno riscontro nella pratica clinica.
Se è necessaria l'introduzione di un antidepressivo o di altro farmaco non vi è motivo di attendere nè di arrabbiarsi se la sola psicoterapia non sortisce gli effetti sperati.
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[#2]
Utente
La ringrazio per la risposta! Quello che volevo sapere è se tutto quello che mi ha detto è vero. Sinceramente credo una terapia serva a far comprendere per quale motivo vengono le ansie e non arrabbiarsi se ancora non riesco a non pensare "e se mi sento male" . Ho veramente paura di diventare depressa e incapace di svolgere le attività quotidiane della mia via. Cordiali saluti e grazie ancora.
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 1.8k visite dal 18/04/2012.
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