Difficolta' linguaggio bambino
Salve. Sono padre di un bambino di due anni, sicuramente molto intelligente ed interattivo.
Non va ancora all'asilo e trascorre la mattinata con mia moglie. Conta quasi indipendentemente fino a cinque (o comunque ci prova); riconosce e pronuncia alcuni colori. Inoltre racconta le esperienze che vive durante la giornata; ama stare con i suoi coetanei e ballare. Parla molto bene: utilizza molti vocaboli diversi anche se alcuni naturalmente non li pronuncia in maniera del tutto corretta; quando ascolta i dialoghi tra me e mia moglie, ama ripetere tutte le parole. Articola la frase con soggetto, verbo e complemento.
Tuttavia, da qualche giorno, abbiamo notato che spesso, quando pronuncia frasi che si riferiscono a lui, ripete più volte la parola "io", prima di continuare con il resto della frase. Talvolta pronuncia la frase correttamente e cioè senza ripetizioni; in genere ripete il soggetto "io" tre o quattro volte ed alcune volte arriva anche ad una decina di ripetizioni, prima di proseguire e completare la frase. Il fenomeno descritto non si verifica con nessun altra parola, ma, come indicato, solo con la parola "io" posta come soggetto all'inizio della frase.
Naturalmente non gli abbiamo fatto notare la nostra leggera preoccupazione, ma vorremmo sapere quale sia l'atteggiamento corretto da adottare e se il suo comportamento sia naturale. Non c'è stato nessun cambiamento ultimamente, fuorchè una maggiore insistenza nel vano tentativo di farlo dormire nella sua culletta (si addormenta nel letto con noi e spesso pretende tantissimi baci dalla madre per addormentarsi; nonostante noi lo trasferiamo nella sua culla, durante la notte si sveglia e pretende di tornare nel nostro letto).
Grazie per l'attenzione.
Non va ancora all'asilo e trascorre la mattinata con mia moglie. Conta quasi indipendentemente fino a cinque (o comunque ci prova); riconosce e pronuncia alcuni colori. Inoltre racconta le esperienze che vive durante la giornata; ama stare con i suoi coetanei e ballare. Parla molto bene: utilizza molti vocaboli diversi anche se alcuni naturalmente non li pronuncia in maniera del tutto corretta; quando ascolta i dialoghi tra me e mia moglie, ama ripetere tutte le parole. Articola la frase con soggetto, verbo e complemento.
Tuttavia, da qualche giorno, abbiamo notato che spesso, quando pronuncia frasi che si riferiscono a lui, ripete più volte la parola "io", prima di continuare con il resto della frase. Talvolta pronuncia la frase correttamente e cioè senza ripetizioni; in genere ripete il soggetto "io" tre o quattro volte ed alcune volte arriva anche ad una decina di ripetizioni, prima di proseguire e completare la frase. Il fenomeno descritto non si verifica con nessun altra parola, ma, come indicato, solo con la parola "io" posta come soggetto all'inizio della frase.
Naturalmente non gli abbiamo fatto notare la nostra leggera preoccupazione, ma vorremmo sapere quale sia l'atteggiamento corretto da adottare e se il suo comportamento sia naturale. Non c'è stato nessun cambiamento ultimamente, fuorchè una maggiore insistenza nel vano tentativo di farlo dormire nella sua culletta (si addormenta nel letto con noi e spesso pretende tantissimi baci dalla madre per addormentarsi; nonostante noi lo trasferiamo nella sua culla, durante la notte si sveglia e pretende di tornare nel nostro letto).
Grazie per l'attenzione.
[#1]
Gentile utente,
lo "svezzamento" dal dormire assieme con i genitori è una tappa molto importante che viene superata non senza la resistenza e non senza la conflittualità. Quale nesso esatto possa essere con la repetizione della parola "io" in tale contesto non si può azzardarsi ad interpretare on line. La ripetizione di una parola può essere un modo di impararla ed anche un tentativo di esprimere una idea o uno stato emotivo prementi.
Secondo me, più che interpretazioni da parte mia potrebbe esservi d'aiuto di sottolineare il fatto che in tutti i bambini il superamento delle fasi di sviluppo non sono un fenomeno scontato o automatico, ma possono avvenire con resistenza e conflittualità. Bisogna anche capire se il tempo ed i modi sono adatti. All'età di due anni dormire da soli potrebbe essere ancora presto. Il presto o no dipende anche dalle esperienze precedenti del bambino. Chiedere una consulenza ad uno psicologo specializzato nell'ambito dello sviluppo infantile in questo caso non è una cosa eccessiva, ma potrebbe essere indicato.
Per quanto riguarda lo sviluppo del linguaggio è un fenomeno che può presentare aspetti individuali del percorso non necessariamente patologici. Molte manifestazioni diventano patologiche se permangono per più tempo. Allora il consiglio sarà di rivolgersi sempre ad uno psicologo specializzato nell'ambito.
Se c'è un nesso fra le due cose (che è comunque probabile), dirvi che è meglio non insistere che dormi da solo aspettando che smetti a rietere "io" non è detto che sia il consiglio migliore, perché, se è una reazione, è naturale che il bambino reagisca. Dirvi che bisogna proseguire nel tentativo di farlo dormire da solo non è detto neanche che sia corretto a tale età e nelle circostanze di vita e di storia del bambino (vedi sopra). Chiederei, come ho scritto, un consiglio dal vivo allo specialista.
lo "svezzamento" dal dormire assieme con i genitori è una tappa molto importante che viene superata non senza la resistenza e non senza la conflittualità. Quale nesso esatto possa essere con la repetizione della parola "io" in tale contesto non si può azzardarsi ad interpretare on line. La ripetizione di una parola può essere un modo di impararla ed anche un tentativo di esprimere una idea o uno stato emotivo prementi.
Secondo me, più che interpretazioni da parte mia potrebbe esservi d'aiuto di sottolineare il fatto che in tutti i bambini il superamento delle fasi di sviluppo non sono un fenomeno scontato o automatico, ma possono avvenire con resistenza e conflittualità. Bisogna anche capire se il tempo ed i modi sono adatti. All'età di due anni dormire da soli potrebbe essere ancora presto. Il presto o no dipende anche dalle esperienze precedenti del bambino. Chiedere una consulenza ad uno psicologo specializzato nell'ambito dello sviluppo infantile in questo caso non è una cosa eccessiva, ma potrebbe essere indicato.
Per quanto riguarda lo sviluppo del linguaggio è un fenomeno che può presentare aspetti individuali del percorso non necessariamente patologici. Molte manifestazioni diventano patologiche se permangono per più tempo. Allora il consiglio sarà di rivolgersi sempre ad uno psicologo specializzato nell'ambito.
Se c'è un nesso fra le due cose (che è comunque probabile), dirvi che è meglio non insistere che dormi da solo aspettando che smetti a rietere "io" non è detto che sia il consiglio migliore, perché, se è una reazione, è naturale che il bambino reagisca. Dirvi che bisogna proseguire nel tentativo di farlo dormire da solo non è detto neanche che sia corretto a tale età e nelle circostanze di vita e di storia del bambino (vedi sopra). Chiederei, come ho scritto, un consiglio dal vivo allo specialista.
Dr. Alex Aleksey Gukov
[#2]
Utente
Grazie per la celere risposta. Vorrei solo sottolineare che la culletta di mio figlio è situata nella nostra stessa stanza da letto. Prima di richiedere un consulto dal vivo (come da lei indicato) vorrei cortesemente sapere, se possibile, se sia meglio sottolineare a mio figlio l'errore o far finta di nulla. Grazie nuovamente.
[#3]
Gentile utente,
credo che sicuramente lo potete notare al vostro figlio.
Che gli altri ti correggono se considerano quello che fai un errore è normale, fa parte delle condizioni della vita reale. Se gli altri ti lascano fare pur senza essere convinti di approvarlo, crea una situazione di non sincerità. Il bambino stesso può accorgere che qualcosa non va e che l'assenza delle reazioni non è naturale. Inoltre il bambino ha bisogno del feed-back. Un feed-back che rischia di malinterpretare quello che fai a lungo andare può essere problematico per lo sviluppo. Comunque ci sono orientamenti diversi a proposito (tendere a correggere o priveleggiare la spontaneità; sulle metodiche specifiche interpellerei uno psicologo dello sviluppo). Non è comunque necessario esprimerlo nella forma di rimprovero. In ogni modo un feed-back è meglio della sua assenza. Il feed-back porta all'interazione che è importante.
Anche se la culletta si trova nella stanza, dormire da solo o con i genitori fa una grande differenza. La percezione da parte del bambino dello spazio e soprattutto della presenza e dell'esistenza altrui è diversa rispetto alla nostra. In molte famiglie i bambini nei primi mesi della vita dormono nella culletta da soli, ma con la costante potenziale presenza del genitore (soprattutto la madre). Lo svezzamento da tale pattern è determinato sia dalla minore dipendenza del bambino dal punto di vista nutritivo, sia (nella normalità) dallo sviluppo graduale della cosidetta "distanza di sicurezza" (la distanza alla quale il bambino mantiene la sicurezza che la madre c'è, può essere raggiunta, può venire in aiuto), sia da altri fattori. A che punto si inizia a dormire nello stesso letto coi genitori e a che punto si inizia a dormire di nuovo da solo è abbastanza individuale da famiglia a famiglia. In alcune famiglie tali fasi risultano invertite e in alcune famiglie la fase del dormire assieme coi genitori si salta proprio, ed è da chiedersi se tale fase è sempre essenziale, ma se nel vostro caso ciò ha avuto luogo, vuol dire che ce ne sono stati i motivi, e potrebbe essere importante capire che cosa ha determinto ai tempi il dormire assieme coi genitori.
credo che sicuramente lo potete notare al vostro figlio.
Che gli altri ti correggono se considerano quello che fai un errore è normale, fa parte delle condizioni della vita reale. Se gli altri ti lascano fare pur senza essere convinti di approvarlo, crea una situazione di non sincerità. Il bambino stesso può accorgere che qualcosa non va e che l'assenza delle reazioni non è naturale. Inoltre il bambino ha bisogno del feed-back. Un feed-back che rischia di malinterpretare quello che fai a lungo andare può essere problematico per lo sviluppo. Comunque ci sono orientamenti diversi a proposito (tendere a correggere o priveleggiare la spontaneità; sulle metodiche specifiche interpellerei uno psicologo dello sviluppo). Non è comunque necessario esprimerlo nella forma di rimprovero. In ogni modo un feed-back è meglio della sua assenza. Il feed-back porta all'interazione che è importante.
Anche se la culletta si trova nella stanza, dormire da solo o con i genitori fa una grande differenza. La percezione da parte del bambino dello spazio e soprattutto della presenza e dell'esistenza altrui è diversa rispetto alla nostra. In molte famiglie i bambini nei primi mesi della vita dormono nella culletta da soli, ma con la costante potenziale presenza del genitore (soprattutto la madre). Lo svezzamento da tale pattern è determinato sia dalla minore dipendenza del bambino dal punto di vista nutritivo, sia (nella normalità) dallo sviluppo graduale della cosidetta "distanza di sicurezza" (la distanza alla quale il bambino mantiene la sicurezza che la madre c'è, può essere raggiunta, può venire in aiuto), sia da altri fattori. A che punto si inizia a dormire nello stesso letto coi genitori e a che punto si inizia a dormire di nuovo da solo è abbastanza individuale da famiglia a famiglia. In alcune famiglie tali fasi risultano invertite e in alcune famiglie la fase del dormire assieme coi genitori si salta proprio, ed è da chiedersi se tale fase è sempre essenziale, ma se nel vostro caso ciò ha avuto luogo, vuol dire che ce ne sono stati i motivi, e potrebbe essere importante capire che cosa ha determinto ai tempi il dormire assieme coi genitori.
[#4]
Sono d'accordo sostanzialmente con le cose dette dal dr Gukov.
Per scendere più nel dettaglio della situazione del bambino, avrei bisogno di altre informazioni sulla situazione attuale e sulla storia evolutiva sua e dell'organizzazione familiare, magari secondo lo schema in questa pagina http://neuropsic.altervista.org/drupal/?q=node/447.
Cordialmente
Per scendere più nel dettaglio della situazione del bambino, avrei bisogno di altre informazioni sulla situazione attuale e sulla storia evolutiva sua e dell'organizzazione familiare, magari secondo lo schema in questa pagina http://neuropsic.altervista.org/drupal/?q=node/447.
Cordialmente
Dr. Gianmaria Benedetti
http://neuropsic.altervista.org/drupal/
Questo consulto ha ricevuto 4 risposte e 1.9k visite dal 02/04/2012.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.