Psicosi da innesto in insufficienza mentale grave

Salve, da più di 20 anni ho perso di vista il quadro completo di mia sorella oggi 47enne, che trovo oggi fortemente chiusa nell'espressione di 4 o 5 concetti elementari racchiusi in 4 o 5 frasi ripetute ossessivamente in risposta a qualsiasi tipo di comunicazione. A volte con connotazioni positive, a volte negative, non interpretabili in riferimento all'eventuale domanda, ma (forse) al suo malessere, benessere, o puro parler di quel momento. Per quanto concerne i comportamenti, lei è a volte aggressiva, distrugge oggetti vari, se la pende con le fonti di luce elettrica, con quadri, fotografie, oppure ci parla o ci ride a seconda dei suoi umori, a volte non li considera. Ripete A volte le ultime parole di quello che sente, segue ovunque chi le sta davanti durante le camminate, non è autosufficiente nelle funzioni biologiche. Vent'anni fà era meno aggressiva, la notte non rompeva gli oggetti e non svuotava gli armadi. 30 anni fà era in grado di relazionassi con gli altri e non aveva bisogno di essere accompagnata. Il quadro è involutivo. È stato usato fin qui serenase solo all'occorrenza e in misura non superiore a 20 gocce in occasioni sporadiche. Durante il giorno quello che ama più fare mia sorella è passeggiare. Questo è uno dei pochi punti fermi. Preferiamo questa terapia a qualsiasi farmaco. Il problema è la distruttività ( e qui va bene il serenase) e l'insonnia distruttiva anch'essa. Vorrei evitare il serenase ad uso ipnotico e sostituirlo con un semplice sonnifero per evitare i rischi degli effetti collaterali dell'aloperidolo. Vorrei inoltre poter avere su di lei un approccio pluridisciplinare nel senso di intervenire in maniera mirata nei suoi singoli problemi tipo: stitichezza, bulimia, e in genere cercare di individuare malesseri fisici specifici che finiscono per non essere individuabili a causa delle sue reazioni di malessere chiuse in poche frasi non connesse. Mi piacerebbe isolare malesseri fisici da disagi psicologici, senza ricondurre tutto all'aloperidolo. Non ho conoscenza di questo tipo di possibilità in ambito sanitario. Sarebbe molto bello sapere che chi ha bisogno di essere curato per un malessere fisico pur non sapendolo dire, lo possa fare. Grazie.
[#1]
Dr. Alex Aleksey Gukov Psichiatra 2.8k 119
Gentile utente,
nel titolo della domanda Lei menziona l'insufficienza mentale e la psicosi d'innesto. Quando sono state fate queste diagnosi ? Da quali specialisti è seguita la Sua sorella ?

Dr. Alex Aleksey Gukov

[#2]
Dr. Stefano Garbolino Psichiatra, Psicoterapeuta, Sessuologo 2.5k 36
Gentile utente,

aggiungo un'altra domanda alle precedenti.

Non è anche chiaro il ragionamento: "Vorrei evitare il serenase ad uso ipnotico e sostituirlo con un semplice sonnifero per evitare i rischi degli effetti collaterali dell'aloperidolo".

Infatti: qualsiasi farmaco ha una collateralità che deve essere bilanciata con gli effetti benefici per cui vi è l'indicazione all'utilizzo.

Cosa intende con tale ipotesi?

Cordialmente
www.psichiatriasessuologia.com

[#3]
Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 42.4k 1k
Gentile utente

Per la valutazione dei parametri di funzionamento degli organi è possibile richiedere al medico di famiglia una batteria di esami che dovrebbero essere ripetuti annualmente.

Per ciò che attiene a visite specialistiche esse possono essere praticate in presenza di una collaborazione della paziente, in modo da poter valutare eventuali disfunzioni.

Dal punto di vista psichiatrico, l'aloperidolo trova indicazione nella psicosi da innesto ma non con uso sporadico, infatti quando parla di quadro involutivo è probabile che sua sorella possa andare incontro a forme demenza-simili tipiche delle persone che hanno questo tipo di disturbo, la terapia continuativa consente una certa conservazione delle funzioni cerebrali (e non viceversa).

Per una presa in carico globale è possibile ipotizzare la presenza di strutture nella sua zona che possano eventualmente anche accoglierla residenzialmente così da favorire un diverso approccio alla malattia.

Non so dove sta lei, ma in Campania è presente un dipartimento specifico (riabilitazione) che si occupa di questo tipo di situazioni.

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[#4]
Dr. Alex Aleksey Gukov Psichiatra 2.8k 119
A completamento della risposta del collega, che dà già i validi elementi di orientamento, aggiungo qualcosa da parte mia, anche chiarendo le domande che Le ho fatte.

L'insufficienza mentale (con la sua evoluzione peggiorativa) ed il disturbo psicotico (anche esso può avere l'evoluzione peggiorativa) sono due condizioni diverse che richiedono un'attenta diagnosi differenziale, perché gli approcci potrebbero essere diversi.

La compresenza di entrambe può comunque aver luogo, tenendo conto della condizione "base" (insufficienza mentale). Se tale diagnosi "doppia" è stata fatta dallo specialista psichiatra, il quale ha anche prescritto l'aloperidolo ("serenase" è uno dei nomi commerciali), posso anc'io confermare che tale terapia è indicata, però non in modo saltuario o al bisogno, ma quotidanamente agli orari regolari e per il periodo indicato dallo specialista.

Sulla domanda se tale terapia (anti-psicotica) possa essere protettiva a lungo termine nel mondo scientifico non c'è il consenso o un'unica opinione, e anche la risposta alla domanda "quali cure lo sarebbero?" non è facile e potrebbe dipendere dalle eventuali alterazioni neurologiche specifiche, se si troveranno, lo studio delle quali è di competenza dello specialista psichiatra.

Senz'altro la terapia antipsicotica (aloperidolo) a medio-lungo termine, se assunta regolarmente come indicata, può attenuare le anomalie comportamentali e le difficoltà di collaborazione alle visite mediche generiche e specialistiche, attenuare le anomalie di attività cerebrale, e nel complesso aiutare a conservare la funzionalità. Tale terapia richiede il monitoraggio periodico in particolare dei parametri cardiaci con elettrocardiogramma e degli elettroliti. Gli eventuali effetti collaterali a livello psicho-neurologico vanno monitorati con le visite psichiatriche. Esistono farmaci anti-psicotici più moderni, ma se la terapia con l'aloperidolo è ben tollerata e se risultasse efficace, loro vantaggio è discutibile.

Sostituire l'antipsicotico con un "semplice sonnifero" non ha senso, se c'è comunque l'indicazione ad assumere l'antipsicotico per il disturbo principale, mentre è da valutare (da parte dello psichiatra che segue la Sua sorella) se l'antipsicotico è sufficiente anche come ipnotico o se è necessario aggiungere (e non sostituire) all'antipsicotico anche un farmaco ipnotico più specifico.

Importante però capire quanto tempo fa è stato prescritto l'aloperidolo (serenase).
Lei scrive:
"..È stato usato fin qui serenase.."

Nel senso che è usato già da più tempo, da più anni, prescritto in base al quadro di più tempo fa?

In tal caso, ovviamente, la prescrizione va rivista (ed eventualmente confermata o meno) dallo specialista.

Non infrequenti nell'insufficienza mentale sono anche gli altri disturbi psichici (non psicotici) che ne possono "innestarsi" più facilmente rispetto ai soggetti sani, ed è importante il periodico monitoraggio dello stato psichico per individuare loro eventuale presenza e provvvedere alla loro cura:

il quadro comportamentale che descrive in un'insufficienza mentale grave potrebbe essere anche reattivo ad una situazione di disagio emotivo (ad es. la perdità o la separazione da una figura significativa, o di un oggetto significativo, il cambiamento dell'ambiente, tensioni relazionali con qualcun altro, il clima emotivo generale in famiglia, lassità, mancanza o la severità delle regole comportamentali, o di provvedimenti disciplinari, ecc., ecc.), di un disturbo di umore, ecc., che potrebbero pure coesistere con la psicosi. Sul caso specifico in questa sede posso fare certamente solo le ipotesi e non la valutazione in seguito ad una visita che sarebbe necessaria.

Come accenna Lei ("Durante il giorno quello che ama più fare mia sorella è passeggiare.."), nella cura dell'insufficienza mentale è importante l'ambiente relazionale umano e "non umano" (es. gli oggetti familiari, il luogo di abitazione, di svago, di eventuale attività riabilitativa, il fatto di trovarsi nel mezzo della natura piuttosto che in città ecc.).

Ovviamente, una struttura residenziale specializzata e attrezzata nella cura di tali malattie, come accenna il collega, in molti casi è una soluzione, potendo occuparsi della situazione, come si dovrebbe, da più punti di vista. Questo non significa per voi non occuparsi più della sorella, ma piuttosto concordare con la struttura gli ambiti e la frequenza del vostro coinvolgimento.

Il cambiamento dell'ambiente e la separazione dalla famiglia possono però essere vissuti in modo traumatico e non di rado con il peggioramento del quadro. Per cui, sia come una tappa transitoria-preparatoria, sia come una soluzione duratura esistono i centri di accoglienza diurna, visite a domicilio degli operatori dei servizi.

Tutte queste possibilità bisogna discuterle con lo specialista psichiatra che segue la Sua sorella. Un centro diurno, se ci fosse, normalmente viene gestito dall'ASL, mentre una struttura residenziali può richiedere investimenti economici. Da questo punto di vista è importante lo status ed il grado di invalidità della Sua sorella, e, se ci fossero gli estremi ed i motivi clinici confermati dallo specialista curante, l'avvio della richiesta del finanziamento/assegno e le sue tempistiche. La figura professionale che può aiutare nell'orientameno e nelle pratiche legati a tali aspetti assistenziali/ pensionistici è anche il Medico di Base.

<<..Vorrei inoltre poter avere su di lei un approccio pluridisciplinare nel senso di intervenire in maniera mirata nei suoi singoli problemi..>>

Un buon approccio pluridisciplinare è la collaborazione fra più specialisti su un unico complesso dei problemi, mentre ciascuno di tali specialisti, senza eccedere le proprie competenze, conosce uno un po' anche l'ambito dell'altro, ovvero è familiare con i problemi di certe comorbilità, e sa lavorare in maniera concordata.

Il punto chiave in tale collaborazione è che ci sia un coordinatore che abbia una formazione ed un approccio pluridisciplinare: un medico di base, uno psichiatra o un medico della struttura riabilitativa che sappia, appunto, vedere le cose nel contesto complessivo, ma anche saper "isolare", distunguerle dal contesto per poter indirizzare a/ interpellare gli altri specialisti. La figura professionale con tali caratteristiche è essenziale.
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