I farmaci, possono curare definitivamente l'eritrofobia?

Buonasera,
La mia domanda è molto precisa, desidererei sapere se esistono farmaci che curino la fobia sociale (nel caso specifico eritrofobia).
Quindi non intendo farmaci capaci di bloccare il sintomo: ansia (ansiolitici) o rossore (betabloccanti) ma farmaci usati come terapia per un determinato periodo di tempo, i cui benefici durino anche dopo la sospensione.
Tempo fa avevo sentito parlare di citalopram ed escitalopram usati come terapia farmacologica per l'eritrofobia.

Ringraziandovi anticipatamente porgo distinti saluti
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Dr. Antonio Vita Psicologo, Psicoterapeuta 708 23
Gentile utente,

Le rispondo da psicologo e psicoterapeuta, e quindi prenda queste mie parole con molta cautela. A mio modesto avviso, ma qui vado fuori dalla mia specializzazione, una pillola non basta per una fobia a volte complessa e che include tutta la personalità del soggetto. Non credo, peraltro, che ci siano farmaci specifici. Questo lo prenda con beneficio di inventario. Ne potrà sapere di più quando interverranno gli psichiatri del sito.

Ritengo che, e questo vale per la professione che faccio e per le esperienze acquisite, un caso di ereutofobia (o eritrofobia) sia da sottoporre all'esame di uno psicoterapeuta.
L'ereutofobia si basa su una situazione di ansia che si auto-alimenta, a circolo vizioso, specialmente se si è in pubblico.
Secondo me occorre una psicoterapia. Di che genere? Contrariamente ad altri eventi in queste pagine esaminati, per i quali davo indicazioni precise al caso trattato, ritengo che per aggredire una ereutofobia ci si possa affidare a psicoterapeuti di qualsiasi scuola, ma che trattino soprattutto il soggetto singolarmente preso. Cioè, per intenderci, una terapia familiare non comporta di certo l'attenzione dovuta a questo problema.
A margine del discorso, mi pare che lei pesi un po' troppo. Non le pare? anche se non sa di preciso quanto? Quanto è alto? Ed è da quando era piccolo che ha un eccesso di peso? ha mai subìto da parte di altri derisioni o prese in giro per la sua mole? da quanto tempo soffre di ereutofobia? come va la vita sociale? E l'amore?

Cordiali saluti.

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Utente
Utente
Gentile dott. Vita,
nel ringraziarLa per la risposta, desideravo precisare alcune cose:
con il beneficio del dubbio, mi scrive che un caso di ereutofobia (o eritrofobia) sia da sottoporre all'esame di uno psicoterapeuta, e che non crede che ci siano farmaci specifici, ma si riserva di ascoltare i suoi colleghi psichiatri.
Purtroppo mi rattrista doverLa portare a conoscenza che il mio percorso di psicoterapia cognitivo-comportamentale, è durato circa 10 mesi ma non ha sortito grossi risultati.
Anche lo psicologo cui mi sono rivolto mi ha detto che l'eritrofobia, va trattata con una psicoterapia, e che i farmaci operano solo sul sintomo, e a lungo andare danno assuefazione, in poche parole danno ottimi risultati in breve tempo, ma nel lungo periodo peggiorano solamente la situazione.
La cosa che più mi ha fatto dubitare, e che mi ha spinto a chiedere questo consulto on line, (per ascoltare più pareri) è che anche il mio terapeuta è uno psicologo e sedicente psicoterapeuta (perchè non ancora abilitato) e non psichiatra, pertanto credo abbia tirato acqua al proprio mulino.
Per chiarezza preciso che non ho mai avuto problemi di peso ne da bambino, ne adesso.
Il mio problema è l'eritrofobia, che in passato era legata solamente a pochi eventi ben circoscritti, oggi accade in qualsiasi contesto sociale e momento della giornata (esempio banale dire al salumiere "mi dia 2 etti di salame) ma la cosa peggiore credo sia l'ansia anticipatoria legata a qualsiasi situazione sociale e che scaturisce un circolo vizioso irrefrenabile.

Gentile dott. Vita, mi spiace essere stato piuttosto duro ma, mi creda, sono molto amareggiato.

Mi piacerebbe sentire il parere di uno psichiatra o ancora meglio uno psichiatra-psicoterapeuta in merito all'utilità dei farmaci (se sintomatici o curativi).


Grazie





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Dr. Antonio Vita Psicologo, Psicoterapeuta 708 23
Gentile utente,

Credo di aver usato un linguaggio chiaro. Forse però non mi sono spiegato a sufficienza.
Parlavo di beneficio del dubbio quando Le dicevo che non mi sembra che una pillola possa bastare per curare un' eritrofobia.
Parlavo di beneficio del dubbio perché non sono medico, né psichiatra. E quindi non posso sostituirmi a chi può darle più dettagliate spiegazioni.
Sono convinto che quella psicoterapia che ha fatto l'ha prostrata e le ha "attivato" una serie di problemi maggiori e di più grave intensità. Bene, la psicoterapia fa anche questo. Però sta alla capacità di uno psicoterapeuta, e non di un sedicente psicoterapeuta, non provocare disastri tali da far aumentare le difficoltà del paziente. Allora io devo aggiungere che non se la deve prendere con la psicoterapia, ma con lo psicoterapeuta in fase di formazione.
Le ho consigliato un altro ramo di psicoterapia, al posto di quella cognitivo comportamentale e non perché io nutra riserve ed antipatia per quella che lei ha sperimentato, quanto perché la cognitivo comportamentale non raggiunge di per sé alcuni aspetti profondi della personalità dove si annidano alcune cause VERE dell'eritrofobia.
D'altra parte una psicoterapia che si rispetti non può durare meno di qualche anno, come è noto a tutti (occorre anche sapere quante sedute settimanali lei abbia fatto nei suoi 10 mesi con il suo sedicente terapeuta).
Ma attento bene, l'ansia anticipatoria non è solo quella che scatta quando Lei va a comprare due etti di mortadella o altro, è anche quella che scatta se deve vedere ed incontrare una ragazza nuova o già conosciuta, che scatta prima di un esame o di un lavoro nuovo o anche già conosciuto, che scatta quando deve parlare con gli amici o peggio con persone sconosciute dalle quali può dipendere qualche effetto positivo o negativo per il suo avvenire (colloqui di lavoro o altro). Allora occore una cura radicale che vada a scoprire le dinamiche profonde della sua psiche.
Sarebbe tutto più facile trovare una pillola specifica che non mettersi in gioco con uno psicoterapeuta VERO e patentato, con il quale affrontare non solo i sintomi della sua ereutofobia, ma andare anche a scovare le CAUSE, perché eliminati i sintomi, spesso, questi si spostano verso altri bersagli e le irritazioni psichiche permangono.
Questa è la mia preoccupazione.
Io parlo da psicologo e torno a dire che per combattere una forma di disturbo prettamente "psicologico" e di tal genere, occorre un percorso psicoterapeutico serio, intenso e coraggioso. Aiutato magari da farmaci che possono mitigarle accessi d'ansia o d'irritazione.
Le auguro tutto il bene cui aspira e a cui ha diritto..
Con viva cordialità.
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Dr. Antonio Vita Psicologo, Psicoterapeuta 708 23
Gent.mo utente,

Temo di essere stato scorretto nell'intervenire "ciecamente" alla sua richiesta.
La fretta è nemica di ogni azione umana!!!
Mi spiace.
Lei aveva posto una domanda ben chiara: i farmaci possono guarire l'eritrofobia??
E dai colleghi psichiatri aspettava una risposta.
Mi sono inserito senza leggere bene la prima parte della sua richiesta.
Me ne accorgo solo adesso e Le chiedo scusa, come chiedo scusa ai colleghi psichiatri.

Cercherò di stare più attento in seguito. Mi ha tratto in inganno il discorso sulla psicoterapia effettuata.

Scusi ancora ed aspettiamo gli interventi degli psichiatri.

Di nuovo auguri e cordiali saluti.


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Utente
Utente
Gentile dott. Vita,
innanzitutto desidero ringraziarLa per l'attenzione accordatami.
Mi rincuora sapere che finalmente uno specialista ha capito e inquadrato il mio problema.
Come Lei ha evidenziato, l'eritrofobia si colloca all'interno di una serie di problemi maggiori e di più grave intensità, le cause di essa sono più profonde di ciò che appare abbia scaturito l'eritrofobia stessa e che oggi l'alimenta.
Il mio psicoterapeuta pur avendo compreso ciò, non ha fatto niente per modificare gli aspetti più profondi della mia personalità, inquanto immagino (da profano) una psicoterapia cognitivo-comportamentale non lo prevede.
Penso comunque che un terapeuta con un minimo di serietà, in qualsiasi momento di una terapia, se dovesse accorgersi che quel tipo di terapia non è adatta al paziente, consiglierebbe allo stesso di recarsi da qualche collega, che può al meglio aiutare il paziente.

Nello scusarmi con Lei per essere stato duro ed averLa "etichettata", approfitto della Sua disponibilità, per chiederLe quale potrebbe essere la terapia più adatta al mio caso.

Attendo comunque il parere degli esperti in merito alla domanda oggetto del consulto.

Grazie
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Utente
Utente
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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 42.6k 1k
Gentile utente,

siccome sta effettuando, o ha effettuato, una psicoterapia in merito al suo problema, il trattamento di elezione sarebbe stato quello del tipo "combinato" cioe' l'associazione di farmaci e psicoterapia in modo da ridurre considerevolmente la sintomatologia.
Il trattamento farmacologico, in relazione ai sintomi correlati, consentirebbe di ridurre tutti i fenomeni che possono essere responsabili di un quadro di tipo ansioso.
Inoltre, e' falso affermare che i farmaci psichiatrici danno assuefazione, cio' vale solo per le benzodiazepine il cui uso deve essere limitato nel tempo.

Inoltre, e' da farle notare che nessun trattamento psichiatrico o psicoterapeutico o psicologico puo' in qualche modo modificare aspetti della personalita' mentre possono essere trattati i sintomi descritti che attualmente sembrano essere entrati in un circuito tipico delle problematiche ansiose (devo fare una commissione - chiedo qualcosa, ansia - provo vergogna; se devo fare qualcosa provero' vergogna - devo fare una commissione - ansia), le quali necessitano certamente di un trattamento farmacologico che le consentira' di interrompere il circuito, il trattamento psicoterapeutico le puo' invece consentire di elaborare piu' serenamente tutti questi stati problematici

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Utente
Utente
Gentile dott. Ruggiero,
innanzitutto La ringrazio per la risposta.
La terapia che io desideravo intraprendere era quella di cui Lei parla, ovvero farmacologica associata alla psicoterapia, peraltro è quella più consigliata dagli specialisti sul web.

Il mio psicoterapeuta, o sedicente tale, mi ha sconsigliato una terapia farmacologica (associata alla psicoterapia), e comunque di utilizzare ansiolitici o psicofarmaci all’occorrenza, per affrontare determinate situazioni per me assolutamente insormontabili.
La motivazione che mi ha dato è che in una terapia cognitivo-comportamentale il terapeuta ha bisogno di vedere quali sono le situazioni in cui il paziente prova ansia e quali sono i pensieri che il paziente elabora durate le situazioni ansiogene.
Naturalmente io ho subito risposto che sapevo benissimo quali erano le situazioni che mi recano ansia e cosa pensavo durante quelle situazioni, considerato che sono parecchi anni che vivo in questo stato; ma lui ha preferito non farmi intraprendere la strada farmacologica.

In considerazione di quanto esposto fino ad ora e soprattutto del fatto che la psicoterapia alla quale sono sottoposto fino ad oggi non ha avuto un grande successo; secondo lei, quale potrebbe essere la strada da percorrere adesso?
A quale specialista consiglia di rivolgermi?

Per fornirLe un quadro clinico più completo, tengo a precisare che sin da bambino sono stato una persona molto introversa, praticamente ermetico, ed oggi ho grosse difficoltà a confidarmi con le persone anche più care e ad esprimere i miei sentimenti.


Grazie
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Utente
Utente
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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 42.6k 1k
Gentile utente,


Ci sono anche alcune considerazioni da fare in merito ad alcune sue ultime affermazioni per cio' che riguarda una eventuale eleggibilità alla psicoterapia.
E' probabile anche che non era possibile per Lei intraprendere questo percorso considerando anche che sono presenti fenomeni di molti anni appartenenti anche alla sua personalita'.

Il trattamento al bisogno non e' risolutivo nel suo caso, le risposte che le sono state fornite non sono corrispondenti al vero.

Tutti questi bei consigli farmacologici, inoltre, le sono stati dati da uno psicologo neanche psicoterapeuta, che, forse come lei ha ben espresso, non le ha dato i consigli giusti per la risoluzione del problema.
Se possiede fatture del sedicente psicoterapeuta in cui si evidenzia un trattamento psicoterapeutico puo' rivolgersi alle autorita' preposte ed all'ordine degli psicologi per abuso della professione.

A mio avviso, attualmente il percorso da intraprendere e' quello di tipo farmacologico dopo una accurata visita psichiatrica.
Durante il trattamento, e la valutazione di riduzione dei sintomi, eventualmente puo' discutere con lo psichiatra di un trattamento psicoterapeutico appropriato, qualora se ne ravvisassero le possibilita' e coincidessero con la sua necessita'.


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Dr. Stefano Garbolino Psichiatra, Psicoterapeuta, Sessuologo 2.5k 36
Gentile utente,
in assoluto accordo con i colleghi precedenti, le consiglio vivamente una valutazione psichiatrica approfondita ed adeguata. In tutti i casi il mio chiaro ed inequivocabile messaggio è che non può essere escluso a priori un trattamento psicofarmacologico solamente sulla base di ipotesi non verificabili e sulla base pregiudiziali prive di validità scientifica.
Nel suo caso esistono trattamenti farmacologici adeguati a cui è spesso utile (e in tal senso la valutazione professionale del Medico le saprà indicare l'eventuale conferma o meno di un trattamento integrato) associare terapie psicologiche/psicoterapeutiche (vedasi i trattamenti delle diverse scuole di pensiero -cognitivo comportamentali, psicodinamiche, ecc. ecc.-, i diversi approcci psicologici quali EMDR, tecniche di desensibilizzazione, ecc. ecc.).
Certamente l'esistenza di sedicenti "terapeuti" è una realtà verso la quale è necessario prendere le dovute precauzioni.
Cordialmente

Cordialmente
www.psichiatriasessuologia.com

[#12]
Utente
Utente
Ringrazio tutti i coloro sono intervenuti nella discussione, e sono felice di scrivere che seguirò il vostro consiglio; oggi stesso prenoterò una visita con uno psichiatra.
Approfitto della vostra cordialità per sapere se potete indicarmi qualcuno, pratico del problema di cui soffro, che riceve a Palermo.

Desidererei sapere peraltro (domanda principale del consulto, ma alla quale ho avuto risposte solo parziali) se le cure farmacologiche danno benefici duraturi, anche dopo la sospensione, e se per il mio caso vengono usati i farmaci di cui ho scritto inizialmente, citalopram e escitalopram.



Grazie

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Utente
Utente
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Dr. Vito Fabio Paternò Psichiatra, Psicoterapeuta 586 22
Gentile utente,
ho letto con attenzione il dibattito acceso dalla sua domanda e dalle risposte date dal Dott. Vita.
Non mi dilungo sulle spiegazioni che le sono già state fornite dai colleghi e in merito alla sua domanda credo che potrà trovare grande giovamento o dal Citalopra o dalla Paroxetina.
Certo ci vorrà un pò di pazienza, ma i risultati non dovrebbero tardare.

Cordialmente
Dott. Vito Fabio Paternò

www.cesidea.it
info@cesidea.it

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Utente
Utente
Grazie dott. Paternò,

ho chiamato il poliambulatorio dove visita a Palermo, ma mi hanno dato appuntamento per mercoledi 20 di mattina; io desidererei un'appuntamento prima ma in ogni caso di mattina mi è impossibile; può ricevermi prima, se impossibile magari a Catania?

Se mi scrive un suo indirizzo e-mail, ci mettiamo in contatto

GRAZIE
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Utente
Utente
Sono disponibile a sottopormi ad una visita da subito, aspetto risposta.


Grazie
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