è da un paio di mesi che si comporta in modo strano, e dice cose strane, che non aveva mai
Egregi dottori,
vi scrivo in merito alla situazione di mia madre. È da un paio di mesi che si comporta in modo strano, e dice cose strane, che non aveva mai nemmeno osato pensare in precedenza, e noi figli abbiamo pensato ad una depressione. Ha quasi cinquant’anni e nella sua vita ha dovuto sopportare molte situazioni dolorose: un’infanzia difficile, un cattivo rapporto con i genitori, e poi col marito, problemi di salute suoi e di noi figli, anche abbastanza gravi. Questo l’ha portata a non dormire la notte per più di 3 o 4 ore da moltissimi anni, e mangiare molto poco, se non quasi nulla. Da un anno ha avuto tre o quattro attacchi di panico quando si trovava in mezzo alla gente, che ora dice di riuscire a controllare. Spesso, inoltre, ha dei forti dolori allo stomaco. La nostra intenzione è quella di capire qual è il suo malessere, dal momento che da un po’ di tempo dice di sentirsi “svuotata” e di non provare più felicità in nessuna cosa, e nel rapporto per nessuna persona, accompagnata al fatto che piange anche per cose minime. Tuttavia nega questo stato di cose; afferma di stare bene e che la causa di tutti i suoi problemi è esclusivamente nostro padre. Siamo riusciti a portarla da uno psicoterapeuta, il quale, dopo solo un’ora di seduta, ha affermato con certezza che mia madre è sana. Ora io mi chiedo: è possibile che in una sola ora si possa comprendere con assoluta certezza che una persona è sana, pur avendo i sintomi descritti sopra? Il medico non avrebbe dovuto, visto e considerato il fatto che la paziente non mangia e non dorme, fare almeno una qualche analisi per approfondire la cosa, e vedere, ed esempio, se esistono alcune mancanze a livello fisiologico? In altre parole, dobbiamo considerare attendibile la diagnosi fatta in un modo, a mio parere, così frettoloso, o dobbiamo ritentare con un altro specialista, assicurandoci questa volta, che egli comprenda la reale situazione? E se si, come dovremmo comportarci con lei, dal momento che presenta tale sintomatologia, ma nega di avere un qualunque problema e si rifiuta di farsi aiutare?
Vi ringrazio tutti anticipatamente e vi prego di rispondere al più presto, perché non sappiamo davvero più come comportarci!
vi scrivo in merito alla situazione di mia madre. È da un paio di mesi che si comporta in modo strano, e dice cose strane, che non aveva mai nemmeno osato pensare in precedenza, e noi figli abbiamo pensato ad una depressione. Ha quasi cinquant’anni e nella sua vita ha dovuto sopportare molte situazioni dolorose: un’infanzia difficile, un cattivo rapporto con i genitori, e poi col marito, problemi di salute suoi e di noi figli, anche abbastanza gravi. Questo l’ha portata a non dormire la notte per più di 3 o 4 ore da moltissimi anni, e mangiare molto poco, se non quasi nulla. Da un anno ha avuto tre o quattro attacchi di panico quando si trovava in mezzo alla gente, che ora dice di riuscire a controllare. Spesso, inoltre, ha dei forti dolori allo stomaco. La nostra intenzione è quella di capire qual è il suo malessere, dal momento che da un po’ di tempo dice di sentirsi “svuotata” e di non provare più felicità in nessuna cosa, e nel rapporto per nessuna persona, accompagnata al fatto che piange anche per cose minime. Tuttavia nega questo stato di cose; afferma di stare bene e che la causa di tutti i suoi problemi è esclusivamente nostro padre. Siamo riusciti a portarla da uno psicoterapeuta, il quale, dopo solo un’ora di seduta, ha affermato con certezza che mia madre è sana. Ora io mi chiedo: è possibile che in una sola ora si possa comprendere con assoluta certezza che una persona è sana, pur avendo i sintomi descritti sopra? Il medico non avrebbe dovuto, visto e considerato il fatto che la paziente non mangia e non dorme, fare almeno una qualche analisi per approfondire la cosa, e vedere, ed esempio, se esistono alcune mancanze a livello fisiologico? In altre parole, dobbiamo considerare attendibile la diagnosi fatta in un modo, a mio parere, così frettoloso, o dobbiamo ritentare con un altro specialista, assicurandoci questa volta, che egli comprenda la reale situazione? E se si, come dovremmo comportarci con lei, dal momento che presenta tale sintomatologia, ma nega di avere un qualunque problema e si rifiuta di farsi aiutare?
Vi ringrazio tutti anticipatamente e vi prego di rispondere al più presto, perché non sappiamo davvero più come comportarci!
[#1]
Gentili Utenti,
non mi permetto di valutare la professionalità del collega che ha incontrato vostra madre, tuttavia fare una diagnosi è un compito delicato e sicuramente in un incontro non è opportuno sbilanciarsi rispetto al disagio espresso da un paziente.
Il dubbio che mi sorge è piuttosto questo: è stata una scelta di vostra madre non proseguire gli incontri col terapeuta? Ovvero mi chiedo se la "certezza che è sana" deriva da commenti fatti da vostra madre o da un confronto tra voi figli e il terapeuta.
Da quello che scrivete vostra madre afferma di star bene e individua in vostro padre la causa delle sue sofferenze. Senza una consapevolezza del proprio disagio è infatti difficile instaurare un rapporto terapeutico.
A mio avviso è opportuno seguire due strade.
Contattare un altro terapeuta se non siete soddisfatti del precedente e se vostra madre è intenzionata a lavorare su di sè.
Persuadere prima vostra madre del fatto che comprendere e superare alcune sue difficoltà (attenzione a classificarle come sintomi o a parlare subito di depressione) può aiutarla a gestire meglio il rapporto con vostro padre e con voi. Solitamente quando un soggetto mostra resistenza a aiutare se stesso è invece più disponibile a intraprendere un lavoro terapeutico per aiutare un familiare.
I miei migliori auguri.
non mi permetto di valutare la professionalità del collega che ha incontrato vostra madre, tuttavia fare una diagnosi è un compito delicato e sicuramente in un incontro non è opportuno sbilanciarsi rispetto al disagio espresso da un paziente.
Il dubbio che mi sorge è piuttosto questo: è stata una scelta di vostra madre non proseguire gli incontri col terapeuta? Ovvero mi chiedo se la "certezza che è sana" deriva da commenti fatti da vostra madre o da un confronto tra voi figli e il terapeuta.
Da quello che scrivete vostra madre afferma di star bene e individua in vostro padre la causa delle sue sofferenze. Senza una consapevolezza del proprio disagio è infatti difficile instaurare un rapporto terapeutico.
A mio avviso è opportuno seguire due strade.
Contattare un altro terapeuta se non siete soddisfatti del precedente e se vostra madre è intenzionata a lavorare su di sè.
Persuadere prima vostra madre del fatto che comprendere e superare alcune sue difficoltà (attenzione a classificarle come sintomi o a parlare subito di depressione) può aiutarla a gestire meglio il rapporto con vostro padre e con voi. Solitamente quando un soggetto mostra resistenza a aiutare se stesso è invece più disponibile a intraprendere un lavoro terapeutico per aiutare un familiare.
I miei migliori auguri.
Dott.ssa Tiziana Teruzzi
www.tizianateruzzi.it
[#2]
Ex utente
La ringrazio infinitamente dottoressa Teruzzi, innanzitutto per la sua tempestiva risposta, e anche per i suoi suggerimenti. Il problema è esattamente quello che ha ipotizzato: mia madre NON VUOLE farsi aiutare. Si è recata dallo psicoterapeuta semplicemente per dimostrare a tutti noi che sta bene, quasi in senso di sfida. Ed è arrivata come acqua sul fuoco la risposta frettolosa di questo specialista, poichè lei altro non voleva che rimarcare il fatto che lei aveva ragione noi torto.Poichè da un pò di tempo ha manifestato il desiderio di andare via da casa e abbandonare tutti, ci siamo molto preoccupati, anche perchè il rapporto con mio padre stava cominciando ad andare per il verso giusto, per cui non abbiamo trovato in nessuna delle scuse che lei cita, una valida ragione per farlo. Ma questo è un altro discorso. Mi rendo conto che in qualità di figli non abbiamo il diritto di entrare in queste cose, per quanto ci stiano a cuore.Il loro rapporto, che funzioni o no, dipende esclusivamente da loro. Il punto è che se, invece, realmente mia madre ha un disagio, sebbene minimo, noi abbiamo il dovere di fare qualcosa per aiutarla. Ma sebbene ci sforziamo di usare tutte le parole più convincenti possibili, non se ne persuade. Ed a questo punto mi sembra anche normale che uno psicoterapeuta, per quanto preparato, non riesca ad instaurare con lei un rapporto, come ha giustamente suggerito, dal momento che lei non aveva nemmeno accennato al medico stesso i suoi attacchi di panico, le sue fobie e i suoi frequenti mal di stomaco, come al fatto che non dorme e mangia poco. Lei è convinta di non aver sbagliato mai nulla nella sua vita, che le colpe sono da attribuirsi solo agli errori di mio padre. Ma allora se andare via significa liberarsi dal problema, perchè non va via? Perchè, invece, persiste in lei uno stato d'animo ed un conseguente comportamento che lascia trapelare un immenso disagio interiore, forse vecchio di decenni e mai venuto fuori in maniera così lampante?
Mi scuso se la forma con cui ho esposto i fatti non è propriamente corretta. Mia auguro di essere riuscita a farmi capire.
Grazie mille
Mi scuso se la forma con cui ho esposto i fatti non è propriamente corretta. Mia auguro di essere riuscita a farmi capire.
Grazie mille
[#3]
Gentile utente,
nel suo caso è indispensabile una visita psichiatrica accurata.
La sintomatolgia descritta potrebbe (il condizionale è d'obbligo) essere ascrivibile ad un disturbo dell'umore (quale per esempio una forma di depressione importante).
Si rivolga quanto prima ad un medico specializzato in materia.
Cordialmente
nel suo caso è indispensabile una visita psichiatrica accurata.
La sintomatolgia descritta potrebbe (il condizionale è d'obbligo) essere ascrivibile ad un disturbo dell'umore (quale per esempio una forma di depressione importante).
Si rivolga quanto prima ad un medico specializzato in materia.
Cordialmente
Cordialmente
www.psichiatriasessuologia.com
[#4]
Gentile Utente,
la forma che ha usato per descrivere i fatti testimonia l'affetto per i suoi genitori e la rabbia per assistere ad una negazione del disagio, come tale è lecita e sincera.
Insieme al Dr Garbolino rinnovo l'invito a rivolgervi ad uno specialista col quale vostra madre possa instaurare una salda alleanza.
Mi permetto di chiedervi: vostro padre, in tutta questa situazione, che dice? La sua figura è spesso citata dalle vostre parole e è l'oggetto verso il quale vostra madre scarica le sue tensioni.
Reputo opportuno coinvolgerlo attivamente in questo processo di riconoscimento del disagio. Una terapia di coppia, anche solo qualche incontro, potrebbe essere un buon inizio ad una messa in discussione delle paure, rancori, e desideri di entrambi e avviare un più profondo lavoro individuale per vostra madre.
Cordialmente
la forma che ha usato per descrivere i fatti testimonia l'affetto per i suoi genitori e la rabbia per assistere ad una negazione del disagio, come tale è lecita e sincera.
Insieme al Dr Garbolino rinnovo l'invito a rivolgervi ad uno specialista col quale vostra madre possa instaurare una salda alleanza.
Mi permetto di chiedervi: vostro padre, in tutta questa situazione, che dice? La sua figura è spesso citata dalle vostre parole e è l'oggetto verso il quale vostra madre scarica le sue tensioni.
Reputo opportuno coinvolgerlo attivamente in questo processo di riconoscimento del disagio. Una terapia di coppia, anche solo qualche incontro, potrebbe essere un buon inizio ad una messa in discussione delle paure, rancori, e desideri di entrambi e avviare un più profondo lavoro individuale per vostra madre.
Cordialmente
[#5]
Ex utente
Vi ringrazio entrambi, davvero molto. Spero che la cosa sia meno grave di quello che sospettiamo. Tuttavia il problema più grande è CONVINCERLA ad andare da uno specialista. Non appena sfioriamo l'argomento, si chiude e non vuole parlare più con nessuno di noi, poichè(credo) si senta attaccata. Nostro padre la ama molto, ed è disposto a tutto pur di aiutarla, sebbene in questo momento si senta attaccato in ogni modo e da ogni verso, per cui è frustrato e senza forze. Egli aveva accennato ad una terapia di coppia, ma la risposta è stata la stessa: un deciso NO! Ho pensato di lasciar passare almeno qualche settimana, di modo che lei acquisti di nuovo fiducia in noi, non si senta più minacciata, e così, in una situazione di apparente tranquillità (anche se in raltà si tratterebbe solo di attesa), lei possa ascoltare con orecchi diversi la nostra proposta, e possa finalmente capire che abbiamo a cuore il suo bene più di ogni altra cosa. Vi sembra giusta questa soluzione? Se no, come potremmo fare?
Comunque grazie davvero per il vostro tempo. A rischio di sembrare ripetitiva, ma è molto bello che vi impegniate così tanto per aiutare le persone gratuitamente.
Comunque grazie davvero per il vostro tempo. A rischio di sembrare ripetitiva, ma è molto bello che vi impegniate così tanto per aiutare le persone gratuitamente.
[#6]
Gentile Utente,
appoggio la sua scelta di aspettare tempi migliori, vostra madre ha bisogno di tempo per acquistare consapevolezza del suo disagio e per scegliere di affrontare un percorso di maturazione.
Pazienza, comprensione, unione, provate a lavorare come famiglia su questi temi.
La ringrazio anche a nome dei colleghi per gli apprezzamenti che ha rivolto a questo servizio.
I miei migliori auguri
appoggio la sua scelta di aspettare tempi migliori, vostra madre ha bisogno di tempo per acquistare consapevolezza del suo disagio e per scegliere di affrontare un percorso di maturazione.
Pazienza, comprensione, unione, provate a lavorare come famiglia su questi temi.
La ringrazio anche a nome dei colleghi per gli apprezzamenti che ha rivolto a questo servizio.
I miei migliori auguri
Questo consulto ha ricevuto 7 risposte e 7.4k visite dal 31/01/2008.
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