Problemi di calcolo, ma ottime capacità in matematica
Gentili medici,
ho 21 anni e fin dai tempi dell'elementare ho avuto problemi di calcolo e spazio temporali inerenti alla geometria euclidea, che mi hanno causato un certo disagio con me stesso, avendo un'autostima alta e non tollerando di avere questa pecca. Non sono dislessico o disgrafico. A scuola ho sempre ottenuto risultati eccellenti nel resto e me la sono cavata discretamente nelle materia scientifiche, grazie anche all'intuizione (mi capitava di scrivere la soluzione di un problema a parole o i passaggi da fare per risolvere un' espressione senza riuscire a calcolarla, e al liceo di tracciare il grafico di una funzione semplice "intuitivamente" senza RIUSCIRE a compiere tutti i passaggi). Suono da quando ho sette anni e all'inizio ho avuto difficoltà con il solfeggio, che ho poi risolto con lo studio (nonostante che fino al diploma finale la tenuta del ritmo sia sempre stata per me un punto debole). Ho problemi di orientamento, nell'utilizzo di chiavi e cose simili, che ho attribuito al fatto di essere mancino e che risolvo prestandovi attenzione. Confondo istintivamente destra e sinistra, prima e dopo, sopra e sotto. Tuttavia, dopo la Maturità ho scoperto la matematica superiore e le geometrie non euclidee (al liceo classico non vengono affrontate), oltre ad alcune branche della fisica, come la teoria della Relatività, superando il blocco che avevo e studiando al di fuori degli studi universitari (che sono giuridici, quindi per nulla inerenti): forse la liberazione è arrivata nel momento in cui, finito il liceo e passato all'università, nessuno mi ha più obbligato a studiare le scienze. Devo ammettere che nonostante il poco tempo che vi dedico, dal punto di vista teorico ottengo risultati positivi e ho anche una certa capacità creativa (anche a detta di un parente ed un amico esperti in materia). Ma i problemi nello spazio bidimensionale e nel calcolo numerico restano: per fare un esempio, impiego numerosi secondi a compiere somme elementari come 8 + 6, sottrazioni come 37 - 5 etc. e fatico a memorizzare passaggi aritmetici banali. Non ho ancora compreso la circonferenza trigonometrica e mi servo di meccanismi che agli altri risultano più complicati per determinare i valori ad esempio di seno e coseno. Com'è possibile tutto ciò? Io ho sempre pensato di essere "negato" per la matematica, ma evidentemente ciò non vale per questa scienza nel suo insieme. Che cos'ho di strano?
Vi ringrazio
ho 21 anni e fin dai tempi dell'elementare ho avuto problemi di calcolo e spazio temporali inerenti alla geometria euclidea, che mi hanno causato un certo disagio con me stesso, avendo un'autostima alta e non tollerando di avere questa pecca. Non sono dislessico o disgrafico. A scuola ho sempre ottenuto risultati eccellenti nel resto e me la sono cavata discretamente nelle materia scientifiche, grazie anche all'intuizione (mi capitava di scrivere la soluzione di un problema a parole o i passaggi da fare per risolvere un' espressione senza riuscire a calcolarla, e al liceo di tracciare il grafico di una funzione semplice "intuitivamente" senza RIUSCIRE a compiere tutti i passaggi). Suono da quando ho sette anni e all'inizio ho avuto difficoltà con il solfeggio, che ho poi risolto con lo studio (nonostante che fino al diploma finale la tenuta del ritmo sia sempre stata per me un punto debole). Ho problemi di orientamento, nell'utilizzo di chiavi e cose simili, che ho attribuito al fatto di essere mancino e che risolvo prestandovi attenzione. Confondo istintivamente destra e sinistra, prima e dopo, sopra e sotto. Tuttavia, dopo la Maturità ho scoperto la matematica superiore e le geometrie non euclidee (al liceo classico non vengono affrontate), oltre ad alcune branche della fisica, come la teoria della Relatività, superando il blocco che avevo e studiando al di fuori degli studi universitari (che sono giuridici, quindi per nulla inerenti): forse la liberazione è arrivata nel momento in cui, finito il liceo e passato all'università, nessuno mi ha più obbligato a studiare le scienze. Devo ammettere che nonostante il poco tempo che vi dedico, dal punto di vista teorico ottengo risultati positivi e ho anche una certa capacità creativa (anche a detta di un parente ed un amico esperti in materia). Ma i problemi nello spazio bidimensionale e nel calcolo numerico restano: per fare un esempio, impiego numerosi secondi a compiere somme elementari come 8 + 6, sottrazioni come 37 - 5 etc. e fatico a memorizzare passaggi aritmetici banali. Non ho ancora compreso la circonferenza trigonometrica e mi servo di meccanismi che agli altri risultano più complicati per determinare i valori ad esempio di seno e coseno. Com'è possibile tutto ciò? Io ho sempre pensato di essere "negato" per la matematica, ma evidentemente ciò non vale per questa scienza nel suo insieme. Che cos'ho di strano?
Vi ringrazio
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Gentile utente,
non c'è niente di strano. Secondo alcune teorie, l'intelligenza ha un componente cosidetto "statico" ed un componente cosidetto "flessibile" (secondo gli altri paradigmi, l'intelligenza è acora più "multi-componente" oppure si riconoscono diversi suoi tipi). A noi adesso sarà però più utile il primo paradigma che ho menzionato. Semplificando, il primo componente (statico) riguarda le nozioni (ad esempio, sapere e ricordare dove è la destra e dove è la sinistra), mentre il secondo componente (flessibile) riguarda le operazioni che si può fare con le nozioni. Entrambi i componenti sono indispensabili, entrambi sono normalmente presenti e integrati fra di loro, ma in ciascuna persona - in proporzione diversa. Perché? E' una domanda, alla quale è difficile rispondere: ne contribuiscono senz'altro sia i fattori genetici che quelli esperienziali. Alcune persone presentano una sproporzione maggiore fra i due componenti. Da quello che Lei descrive, sembra che la componente "flessibile" è nel Suo caso molto più rappresentata. Questo non è necessariamente una patologia, anche se in alcuni casi lo è. Molti scienziati famosi hanno avuto un "profilo" simile, altrimenti non avrebbero potuto fare le loro scoperte. Bisogna anche tenere conto delle applicazioni delle funzioni intellettive che la persona trova nella propria vita: ciò condiziona molto il grado di percezione della normalità da parte della persona e da parte degli altri.
Rispetto al calcolo, potrebbe sembrare strano che una persona con spiccate capacità logiche ne abbia difficoltà. Tuttavia, ciò non sarà così strano, se ricordiamo che molte delle basi del calcolo vengono imparate non tramite i procedimenti logici, ma tramite le nozioni, la semplice memorizzazione dei risultati. Ad esempio, molte persone sanno rispondere subito che 2 x 2 sarà 4, semplicemente perché lo hanno memorizzato.
Certamente influiscono i tradizionali metodi di insegnamento a scuola. Una persona che sa di avere come il proprio punto forte le capacità logiche ma non nozionistiche può sfruttarlo, adeguando i propri metodi di studio ai modelli logici e non quelli basati alla pura memorizzazione. Ma anche fra le tecniche mnemoniche si può scegliere quelle che si appoggiano sulla logica e sull'intuizione. Volendo, tenendo conto dei propri punti forti, si potrebbe anche "reimparare" il calcolo. Anche se non si tratta necessariamente di un deficit di sviluppo, la collaborazione con uno psicologo che si occupa dei disturbi di apprendimento potrebbe essere utile, perché si occupa di mestiere di questi argomenti.
non c'è niente di strano. Secondo alcune teorie, l'intelligenza ha un componente cosidetto "statico" ed un componente cosidetto "flessibile" (secondo gli altri paradigmi, l'intelligenza è acora più "multi-componente" oppure si riconoscono diversi suoi tipi). A noi adesso sarà però più utile il primo paradigma che ho menzionato. Semplificando, il primo componente (statico) riguarda le nozioni (ad esempio, sapere e ricordare dove è la destra e dove è la sinistra), mentre il secondo componente (flessibile) riguarda le operazioni che si può fare con le nozioni. Entrambi i componenti sono indispensabili, entrambi sono normalmente presenti e integrati fra di loro, ma in ciascuna persona - in proporzione diversa. Perché? E' una domanda, alla quale è difficile rispondere: ne contribuiscono senz'altro sia i fattori genetici che quelli esperienziali. Alcune persone presentano una sproporzione maggiore fra i due componenti. Da quello che Lei descrive, sembra che la componente "flessibile" è nel Suo caso molto più rappresentata. Questo non è necessariamente una patologia, anche se in alcuni casi lo è. Molti scienziati famosi hanno avuto un "profilo" simile, altrimenti non avrebbero potuto fare le loro scoperte. Bisogna anche tenere conto delle applicazioni delle funzioni intellettive che la persona trova nella propria vita: ciò condiziona molto il grado di percezione della normalità da parte della persona e da parte degli altri.
Rispetto al calcolo, potrebbe sembrare strano che una persona con spiccate capacità logiche ne abbia difficoltà. Tuttavia, ciò non sarà così strano, se ricordiamo che molte delle basi del calcolo vengono imparate non tramite i procedimenti logici, ma tramite le nozioni, la semplice memorizzazione dei risultati. Ad esempio, molte persone sanno rispondere subito che 2 x 2 sarà 4, semplicemente perché lo hanno memorizzato.
Certamente influiscono i tradizionali metodi di insegnamento a scuola. Una persona che sa di avere come il proprio punto forte le capacità logiche ma non nozionistiche può sfruttarlo, adeguando i propri metodi di studio ai modelli logici e non quelli basati alla pura memorizzazione. Ma anche fra le tecniche mnemoniche si può scegliere quelle che si appoggiano sulla logica e sull'intuizione. Volendo, tenendo conto dei propri punti forti, si potrebbe anche "reimparare" il calcolo. Anche se non si tratta necessariamente di un deficit di sviluppo, la collaborazione con uno psicologo che si occupa dei disturbi di apprendimento potrebbe essere utile, perché si occupa di mestiere di questi argomenti.
Dr. Alex Aleksey Gukov
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 1.7k visite dal 19/02/2012.
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