Droghe leggere
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Getile utente,
nel mondo scientifico non si è raggiunto ancora il consenso sulla questione. Nel complesso, le ricerche evidenziano la suscettibilità individuale agli effetti dannosi della cannabis.
A parte l'effetto acuto di ogni dose (che ha i suoi limiti temporali),
col il proseguo dell'uso della sostanza a medio termine è stata riscontrata, soprattutto negli adolescenti, la cosidetta "sindrome amotivazionale" che si manifesta con la riduzione o con la scomparsa della motivazione nello studio, nel lavoro, che può essere dovuta anche agli stessi effetti che molti ricercano in tale droga, all'azione da parte della sostanza sui centri del piacere, al contesto della mentalità del gruppo nel quale si fa il consumo della cannabis, ma non si può escludere anche l'accumulo degli effetti della sostanza che, dopo ogni dose rimane nell'organismo per circa un mese - alcune settimane.
In alcune persone si riscontrano sintomi neurologici o d'ansia subito o anche sporadicamente o continuamente nei mesi e negli anni successivi alla sospensione dell'uso. Questo fenomeno non è ancora abbastanza studiato, ma è noto ed è più diffuso rispetto agli effetti a lungo termine. E' possibile la correlazione con effetti anti- ma anche pro- epilettici della cannabis.
A lungo termine, tardivamente, anche dopo anni di sospensione dell'uso, su base della suscettibilità individuale, è presente il rischio di slatentizzazzione dei disturbi psichiatrici maggiori, coi possibili sintomi anche a carico delle funzioni intellettive. Esiste un consenso, per ora abbastanza consolidato, che tale rischio c'è e che riguarda le persone predisposte, mentre gli studi divergono rispetto l'entità di tale rischio, e alcuni testimoniano addirittura un effetto terapeutico in alcune malattie psichiatriche maggiori.
Al di là di tali controversie, e dello stato di conoscenze ancora non complete, è indubbio che la cannabis (nel bene o nel male) produce le modificazioni nel funzionamento del sistema nervoso centrale a lungo termine. La possibilità di tali modificazioni è tanto maggiore quanto più è giovane la persona che ne fa uso.
La cannabis è anche una sostanza usata da secoli per le sue numerose proprietà medicinali. Anche se una sostanza "naturale", è più lecito trattare la cannabis come un farmaco che in alcuni paesi viene anche prescritto su certe indicazioni, ma non come un prodotto di largo e autonomo consumo (come succede).
Da tenere presente che la cannabis ha numerose varietà, talvolta molto diverse fra di loro nella potenza d'effetto e nel rispettivo impatto sul sistema nervoso. Inoltre, trattandosi di una merce illegale, non teoreticamente non è mai possibile essere certi dell'attendibilità del contenuto. Va anche considerata la frequente pratica di mescolare la cannabis con le altre sostenze, in primo luogo, col tabacco (cui effetti dannosi sul funzionamento cerebrale a lungo termine sono ben noti), ma anche con le alltre sostanze.
Spero di aver riuscito, almeno in parte, a risponderLe.
nel mondo scientifico non si è raggiunto ancora il consenso sulla questione. Nel complesso, le ricerche evidenziano la suscettibilità individuale agli effetti dannosi della cannabis.
A parte l'effetto acuto di ogni dose (che ha i suoi limiti temporali),
col il proseguo dell'uso della sostanza a medio termine è stata riscontrata, soprattutto negli adolescenti, la cosidetta "sindrome amotivazionale" che si manifesta con la riduzione o con la scomparsa della motivazione nello studio, nel lavoro, che può essere dovuta anche agli stessi effetti che molti ricercano in tale droga, all'azione da parte della sostanza sui centri del piacere, al contesto della mentalità del gruppo nel quale si fa il consumo della cannabis, ma non si può escludere anche l'accumulo degli effetti della sostanza che, dopo ogni dose rimane nell'organismo per circa un mese - alcune settimane.
In alcune persone si riscontrano sintomi neurologici o d'ansia subito o anche sporadicamente o continuamente nei mesi e negli anni successivi alla sospensione dell'uso. Questo fenomeno non è ancora abbastanza studiato, ma è noto ed è più diffuso rispetto agli effetti a lungo termine. E' possibile la correlazione con effetti anti- ma anche pro- epilettici della cannabis.
A lungo termine, tardivamente, anche dopo anni di sospensione dell'uso, su base della suscettibilità individuale, è presente il rischio di slatentizzazzione dei disturbi psichiatrici maggiori, coi possibili sintomi anche a carico delle funzioni intellettive. Esiste un consenso, per ora abbastanza consolidato, che tale rischio c'è e che riguarda le persone predisposte, mentre gli studi divergono rispetto l'entità di tale rischio, e alcuni testimoniano addirittura un effetto terapeutico in alcune malattie psichiatriche maggiori.
Al di là di tali controversie, e dello stato di conoscenze ancora non complete, è indubbio che la cannabis (nel bene o nel male) produce le modificazioni nel funzionamento del sistema nervoso centrale a lungo termine. La possibilità di tali modificazioni è tanto maggiore quanto più è giovane la persona che ne fa uso.
La cannabis è anche una sostanza usata da secoli per le sue numerose proprietà medicinali. Anche se una sostanza "naturale", è più lecito trattare la cannabis come un farmaco che in alcuni paesi viene anche prescritto su certe indicazioni, ma non come un prodotto di largo e autonomo consumo (come succede).
Da tenere presente che la cannabis ha numerose varietà, talvolta molto diverse fra di loro nella potenza d'effetto e nel rispettivo impatto sul sistema nervoso. Inoltre, trattandosi di una merce illegale, non teoreticamente non è mai possibile essere certi dell'attendibilità del contenuto. Va anche considerata la frequente pratica di mescolare la cannabis con le altre sostenze, in primo luogo, col tabacco (cui effetti dannosi sul funzionamento cerebrale a lungo termine sono ben noti), ma anche con le alltre sostanze.
Spero di aver riuscito, almeno in parte, a risponderLe.
Questo consulto ha ricevuto 4 risposte e 2.4k visite dal 06/02/2012.
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