Depressione recidiva
Buonasera,
dopo un episodio di depressione ansiosa molto forte avuta nel 2009 caratterizzata da panico costante e fortissima sensazione di impazzire e di voler scappare da un tormento in testa, sono guarita con successo dopo qualche mese,grazie all'aiuto di citalopram e alprazolam.
Nell'ottobre 2011 però ho avuto una brutta ricaduta con gli stessi sintomi e, a distanza di 3 mesi non ho notato miglioramenti, nonostante l'assunzione degli stessi farmaci del 2009
Ho letto che la depressione recidiva può essere difficile da curare e ho paura che da questo secondo episodio non possa guarire. E' possibile che essendo il secondo episodio, questa volta sia molto difficile guarire e che i sintomi persistano per sempre??
Sono terrorizzata da questa probabilità.
dopo un episodio di depressione ansiosa molto forte avuta nel 2009 caratterizzata da panico costante e fortissima sensazione di impazzire e di voler scappare da un tormento in testa, sono guarita con successo dopo qualche mese,grazie all'aiuto di citalopram e alprazolam.
Nell'ottobre 2011 però ho avuto una brutta ricaduta con gli stessi sintomi e, a distanza di 3 mesi non ho notato miglioramenti, nonostante l'assunzione degli stessi farmaci del 2009
Ho letto che la depressione recidiva può essere difficile da curare e ho paura che da questo secondo episodio non possa guarire. E' possibile che essendo il secondo episodio, questa volta sia molto difficile guarire e che i sintomi persistano per sempre??
Sono terrorizzata da questa probabilità.
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Gentile utente
Una ricaduta e' possibile e non vuol dire cronicizzazione.
Per quanto tempo ha assunto la terapia precedente? A quali dosaggi?
Una ricaduta e' possibile e non vuol dire cronicizzazione.
Per quanto tempo ha assunto la terapia precedente? A quali dosaggi?
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[#3]
Ritrovo in un suo consulto precedente, che non avevo visto, questa frase: " la sensazione che non ci sia via di fuga da questo panico! e sapere che non c'è via di fuga alimenta ancora di più il mio panico, creando un circolo vizioso."
Mi sembra che esprima molto bene la sua situazione, di essere chiusa dentro come in una prigione o un labirinto. E mi sembra che esprima anche il suo bisogno e la sua richiesta di sapere se la 'sensazione che non c'è via di fuga' sia vera o no.
Oltre che cercare un nome di 'malattia' e una medicina per curarla, potrebbe essere importante e utile guardare a come è arrivata in questa situazione e come questa si mantiene, quasi come una prigione. Ha mai provato un lavoro psicoterapeutico per provare a capire come è entrata e come cercare di uscire da questa prigione?
Se allarga un po' l'ottica descrivendo in maniera più 'allargata' la sua situazione e come ci è arrivata, forse può esserle utile per vedere possibili via di uscita.
Cordialmente.
Mi sembra che esprima molto bene la sua situazione, di essere chiusa dentro come in una prigione o un labirinto. E mi sembra che esprima anche il suo bisogno e la sua richiesta di sapere se la 'sensazione che non c'è via di fuga' sia vera o no.
Oltre che cercare un nome di 'malattia' e una medicina per curarla, potrebbe essere importante e utile guardare a come è arrivata in questa situazione e come questa si mantiene, quasi come una prigione. Ha mai provato un lavoro psicoterapeutico per provare a capire come è entrata e come cercare di uscire da questa prigione?
Se allarga un po' l'ottica descrivendo in maniera più 'allargata' la sua situazione e come ci è arrivata, forse può esserle utile per vedere possibili via di uscita.
Cordialmente.
Dr. Gianmaria Benedetti
http://neuropsic.altervista.org/drupal/
Questo consulto ha ricevuto 4 risposte e 5.3k visite dal 18/01/2012.
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