Ricaduta in depressione - come comportarsi per chi vive accanto
Buona sera,
Mia moglie (44 anni) nel passato ha sofferto di depressione. Siamo andati da uno psichiatra che l'ha curata per circa due anni con Xanax al bisogno, Deniban e, per regolare i ritmi sonno/veglia, Anseren e Lendormin. Durante la cura non ci sono stati particolari "effetti collaterali". Era spesso un po' "sopra le righe" ma almeno era sociale. Il suo medico a dicembre dello scorso anno le suggerì di cominciare a ridurre i farmaci, proponendo una "tabella" da seguire con scrupolo, cosa che mia moglie ha fatto seppur con due mesi di ritardo (prolungando quindi la cura di due mesi). E' stata bene fino a metà ottobre quando ha ripreso a manifestare alcuni sintomi, tra cui totale inappetenza sessuale, particolare aggressività ed uno strano ritmo sonno/veglia (spesso non prendeva sonno la sera ed in ogni caso dormiva fino al primo pomeriggio). Ultimamente ed improvvisamente (da circa due settimane) ha subito un crollo verticale: non parla quasi più con nessuno (al punto che non mi saluta neppure quando si alza), tende ad incolparmi di ogni cosa che accade (manipolando spesso la realtà per giustificare le sue azioni), piange spessissimo, litiga praticamente con chiunque entri in contatto con lei ed ultimamente ha detto di aver tentato il suicidio (il fatto che l'abbia detto francamente al contempo mi solleva e fa riflettere). Mi ha anche mentito dicendo di aver prenotato una clinica in svizzera per porre fine alla sua vita (cosa ovviamente impossibile non essendo lei ne' malata terminale ne' affetta da alcun handicap insopportabile). Ha provato a ricontattare il suo psichiatra che, però, non le risponde.
Chiedo quindi, anche per chi si trova in situazioni simili alla mia, quale potrebbe essere il modo più corretto di comportarmi: ignorare la cosa, forzarla a riprendere la cura, cercare io di contattare il suo psichiatra? Faccio questa domanda perché il fatto che il suo psichiatra abbia deciso di non risponderle più ritengo sia indicativo di qualcosa, ma francamente non so di cosa.
Mia moglie (44 anni) nel passato ha sofferto di depressione. Siamo andati da uno psichiatra che l'ha curata per circa due anni con Xanax al bisogno, Deniban e, per regolare i ritmi sonno/veglia, Anseren e Lendormin. Durante la cura non ci sono stati particolari "effetti collaterali". Era spesso un po' "sopra le righe" ma almeno era sociale. Il suo medico a dicembre dello scorso anno le suggerì di cominciare a ridurre i farmaci, proponendo una "tabella" da seguire con scrupolo, cosa che mia moglie ha fatto seppur con due mesi di ritardo (prolungando quindi la cura di due mesi). E' stata bene fino a metà ottobre quando ha ripreso a manifestare alcuni sintomi, tra cui totale inappetenza sessuale, particolare aggressività ed uno strano ritmo sonno/veglia (spesso non prendeva sonno la sera ed in ogni caso dormiva fino al primo pomeriggio). Ultimamente ed improvvisamente (da circa due settimane) ha subito un crollo verticale: non parla quasi più con nessuno (al punto che non mi saluta neppure quando si alza), tende ad incolparmi di ogni cosa che accade (manipolando spesso la realtà per giustificare le sue azioni), piange spessissimo, litiga praticamente con chiunque entri in contatto con lei ed ultimamente ha detto di aver tentato il suicidio (il fatto che l'abbia detto francamente al contempo mi solleva e fa riflettere). Mi ha anche mentito dicendo di aver prenotato una clinica in svizzera per porre fine alla sua vita (cosa ovviamente impossibile non essendo lei ne' malata terminale ne' affetta da alcun handicap insopportabile). Ha provato a ricontattare il suo psichiatra che, però, non le risponde.
Chiedo quindi, anche per chi si trova in situazioni simili alla mia, quale potrebbe essere il modo più corretto di comportarmi: ignorare la cosa, forzarla a riprendere la cura, cercare io di contattare il suo psichiatra? Faccio questa domanda perché il fatto che il suo psichiatra abbia deciso di non risponderle più ritengo sia indicativo di qualcosa, ma francamente non so di cosa.
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Gentilissimo Utente,
dai dati da lei riferiti penso sia importante che sua moglie venga vista e seguita quanto prima da uno specialista.Ritengo ragionevolmente che la prima mossa da fare sia quella di cercare di convincerla in tal senso .
Mi sembra strano che il collega Psichiatra che l'aveva seguita con successo in passato non risponda
alle richieste della moglie.Forse dovrebbe chiarire con lei il tenore e le modalità della richiesta effettuata.
Capisco le sue difficoltà,comuni a tutti coloro che convivono con persone che presentano problematiche simili a quelle della sua partner,ma la esorto a non perdere la pazienza ed insistere per farla approcciare alle giuste terapie.Infatti,come avrà potuto constatare nel corso del precedente episodio,i risultati sono spesso abbastanza soddisfacenti.
Cordiali saluti
Piergiorgi Biondani
dai dati da lei riferiti penso sia importante che sua moglie venga vista e seguita quanto prima da uno specialista.Ritengo ragionevolmente che la prima mossa da fare sia quella di cercare di convincerla in tal senso .
Mi sembra strano che il collega Psichiatra che l'aveva seguita con successo in passato non risponda
alle richieste della moglie.Forse dovrebbe chiarire con lei il tenore e le modalità della richiesta effettuata.
Capisco le sue difficoltà,comuni a tutti coloro che convivono con persone che presentano problematiche simili a quelle della sua partner,ma la esorto a non perdere la pazienza ed insistere per farla approcciare alle giuste terapie.Infatti,come avrà potuto constatare nel corso del precedente episodio,i risultati sono spesso abbastanza soddisfacenti.
Cordiali saluti
Piergiorgi Biondani
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 2k visite dal 17/12/2011.
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