Soffre di depressione e fa periodicamente visite da uno psichiatra
Salve, volevo chiedere un consiglio…
Una mia amica (che ancora non è maggiorenne) soffre di depressione e fa periodicamente visite da uno psichiatra. Le è stato detto che, nel momento in cui ne avesse sentito il bisogno, avrebbe potuto chiedere il ricovero.
Il periodo che sta passando è molto difficile e a me non sembra ci sia alternativa al ricovero, ma lei sostiene che non può scegliere questa opzione.
Il problema è che questa ragazza (terribilmente chiusa) ha sempre cercato di mascherare i suoi sentimenti, ha sempre nascosto il suo malessere agli occhi degli altri, in particolare dei familiari.
Il risultato è stato quello di “esasperare” a tal punto il corpo, da farlo mettere in moto per manifestare lui stesso quel dolore che teneva dentro. Dopo interminabili visite si è capito che il fenomeno apparentemente fisico aveva, più che altro, natura somatica. Su consiglio di qualche dottore si è rivolta ad uno psichiatra e da lì ha avuto modo di far trasparire la sua sofferenza.
Ovviamente non è stato facile per lei accettare il fatto che, da un minuto all’altro, chi le stava intorno fosse a conoscenza dei sentimenti che per tanto tempo aveva tenuto nascosto.
Chiedere il ricovero, quindi, significherebbe manifestare i suoi sentimenti in maniera totale, significherebbe mostrare agli altri che sta male al punto di non farcela da sola. Lei sostiene che, da una parte, vorrebbe infinitamente lasciarsi andare, affidarsi alle cure di qualcun altro che possa aiutarla; dall’altra, invece, non può, anzi non vuole, accettare il ricovero perché non sta male “abbastanza” e, soprattutto, dice che non vuole far stare male i suoi familiari per una cosa sua. Non vuole rompere quella sorta di equilibrio.
Però, di fatto, lei non riesce ad affrontare le giornate, ha continue crisi e sfugge alla realtà rifugiandosi sotto le coperte. Non mi sembra il caso che continui così, dato che ha l’opportunità di essere ricoverata. Ma questa proposta la spaventa troppo, non sa cosa aspettarsi. E non prende decisioni, rimane in quell’eterna indecisione.
Ci sono giorni che afferma di voler accettare il ricovero, ma poi quando si trova lì a chiederlo ci ripensa e si tira indietro.
Cosa posso fare io per farla riflettere?
Insomma, mi sembra ovvio che non si ricovera la gente così, come ci pare e piace.
Penso ne abbia bisogno. Lei stessa ammette che non ce la farà a sostenere a lungo questa situazione.
Cosa fare per calmarla? Cosa dirle per evitare che la paura per il dover affrontare qualcosa che non conosce la sommerga e le impedisca di fare la scelta migliore?
Cosa ci si potrebbe aspettare da un ricovero?
Ho fatto tantissime domande e spero di ricevere un aiuto di qualsiasi tipo.
Ringrazio anticipatamente
Una mia amica (che ancora non è maggiorenne) soffre di depressione e fa periodicamente visite da uno psichiatra. Le è stato detto che, nel momento in cui ne avesse sentito il bisogno, avrebbe potuto chiedere il ricovero.
Il periodo che sta passando è molto difficile e a me non sembra ci sia alternativa al ricovero, ma lei sostiene che non può scegliere questa opzione.
Il problema è che questa ragazza (terribilmente chiusa) ha sempre cercato di mascherare i suoi sentimenti, ha sempre nascosto il suo malessere agli occhi degli altri, in particolare dei familiari.
Il risultato è stato quello di “esasperare” a tal punto il corpo, da farlo mettere in moto per manifestare lui stesso quel dolore che teneva dentro. Dopo interminabili visite si è capito che il fenomeno apparentemente fisico aveva, più che altro, natura somatica. Su consiglio di qualche dottore si è rivolta ad uno psichiatra e da lì ha avuto modo di far trasparire la sua sofferenza.
Ovviamente non è stato facile per lei accettare il fatto che, da un minuto all’altro, chi le stava intorno fosse a conoscenza dei sentimenti che per tanto tempo aveva tenuto nascosto.
Chiedere il ricovero, quindi, significherebbe manifestare i suoi sentimenti in maniera totale, significherebbe mostrare agli altri che sta male al punto di non farcela da sola. Lei sostiene che, da una parte, vorrebbe infinitamente lasciarsi andare, affidarsi alle cure di qualcun altro che possa aiutarla; dall’altra, invece, non può, anzi non vuole, accettare il ricovero perché non sta male “abbastanza” e, soprattutto, dice che non vuole far stare male i suoi familiari per una cosa sua. Non vuole rompere quella sorta di equilibrio.
Però, di fatto, lei non riesce ad affrontare le giornate, ha continue crisi e sfugge alla realtà rifugiandosi sotto le coperte. Non mi sembra il caso che continui così, dato che ha l’opportunità di essere ricoverata. Ma questa proposta la spaventa troppo, non sa cosa aspettarsi. E non prende decisioni, rimane in quell’eterna indecisione.
Ci sono giorni che afferma di voler accettare il ricovero, ma poi quando si trova lì a chiederlo ci ripensa e si tira indietro.
Cosa posso fare io per farla riflettere?
Insomma, mi sembra ovvio che non si ricovera la gente così, come ci pare e piace.
Penso ne abbia bisogno. Lei stessa ammette che non ce la farà a sostenere a lungo questa situazione.
Cosa fare per calmarla? Cosa dirle per evitare che la paura per il dover affrontare qualcosa che non conosce la sommerga e le impedisca di fare la scelta migliore?
Cosa ci si potrebbe aspettare da un ricovero?
Ho fatto tantissime domande e spero di ricevere un aiuto di qualsiasi tipo.
Ringrazio anticipatamente
[#1]
Se la persona non è maggiorenne non può prestare assenso o dissenso verso un trattamento sanitario. Il consenso deve essere prestato dai genitori o dal tutore.
Cordiali saluti
Cordiali saluti
Dott. Vassilis Martiadis
Psichiatra e Psicoterapeuta
www.psichiatranapoli.it
Questo consulto ha ricevuto 2 risposte e 1.7k visite dal 14/11/2011.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.