Esaurimento nervoso
salve, mia madre di 47 anni presenta un comportamento non più accettabile a mio avviso.
Comincio dall'inizio: dopo la nascita di mia sorella, 13 anni fa, mia madre ha avuto quelli che secondo lei erano i sintomi della depressione post partum e che ben presto si sono trasformati in stadi d'ansia, il medico di famiglia vedendola instabile le ha dato dopo poco degli ansiolitici che lei si è sempre rifiutata di prendere con la scusa che aveva paura di interazioni con la pillola, anche se sapeva benissimo che non c'era alcuna interazione.
Piano piano gli stati d'ansia si sono fatti sempre più rari, anche se non sono mai scomparsi del tutto e ciclicamente ha delle ricadute dalle quali però si riprende.
Stanno a gennaio abbiamo perso mio nonno (suo padre) dopo una lunga malattia che oltre che logorare mio nonno ha logorato anche tutti noi, oltre alla sua morte sono giunti anche conflitti tra lei e la sua famiglia prima di sposarsi che tutt'ora tra guerra e pace continuano. Il fatto è che mia madre da gennaio a oggi non si è ripresa affatto, anzi credo che il lutto sia il minore dei suoi problemi: è quasi sempre stanca e non ha voglia di fare niente, si è chiusa in se stessa e piange, si addormenta in continuazione, ha sbalzi d'umore, si arrabbia per niente e ci accusa di dichiararla pazza. Stasera ha dato il culmine mettendosi a piangere e asserendo che io mio padre e mia sorella ce ne freghiamo di lei (cosa che non è assolutamente vera!), anzi ogni volta che ha avuto ricadute si è appoggiata quasi esclusivamente su di me dato che mio padre è sempre via per lavoro e praticamente torna solo la sera.
Le chiedo se intanto che lei metabolizza sia il lutto che gli altri problemi sia il caso di farle assumere (magari di nascosto) qualche farmaco in accordo col medico di famiglia che possa darle la pace. (lei assume già simestat 10 e losartan-idroclorotiazide).
So che è brutto parlare di psicofarmaci, ma lei non si farebbe mai aiutare da uno psicologo e la situazione in casa non è più sopportabile.
Inoltre dato che non lavora più da 20 anni mio padre le sta cercando un impiego semplice solo per tenerla impegnata (ad es. le pulizie dato che altro non è in grado di fare), lei crede che impegnarsi le farebbe bene?
Mi scuso per essermi dilungato e la ringrazio!
Comincio dall'inizio: dopo la nascita di mia sorella, 13 anni fa, mia madre ha avuto quelli che secondo lei erano i sintomi della depressione post partum e che ben presto si sono trasformati in stadi d'ansia, il medico di famiglia vedendola instabile le ha dato dopo poco degli ansiolitici che lei si è sempre rifiutata di prendere con la scusa che aveva paura di interazioni con la pillola, anche se sapeva benissimo che non c'era alcuna interazione.
Piano piano gli stati d'ansia si sono fatti sempre più rari, anche se non sono mai scomparsi del tutto e ciclicamente ha delle ricadute dalle quali però si riprende.
Stanno a gennaio abbiamo perso mio nonno (suo padre) dopo una lunga malattia che oltre che logorare mio nonno ha logorato anche tutti noi, oltre alla sua morte sono giunti anche conflitti tra lei e la sua famiglia prima di sposarsi che tutt'ora tra guerra e pace continuano. Il fatto è che mia madre da gennaio a oggi non si è ripresa affatto, anzi credo che il lutto sia il minore dei suoi problemi: è quasi sempre stanca e non ha voglia di fare niente, si è chiusa in se stessa e piange, si addormenta in continuazione, ha sbalzi d'umore, si arrabbia per niente e ci accusa di dichiararla pazza. Stasera ha dato il culmine mettendosi a piangere e asserendo che io mio padre e mia sorella ce ne freghiamo di lei (cosa che non è assolutamente vera!), anzi ogni volta che ha avuto ricadute si è appoggiata quasi esclusivamente su di me dato che mio padre è sempre via per lavoro e praticamente torna solo la sera.
Le chiedo se intanto che lei metabolizza sia il lutto che gli altri problemi sia il caso di farle assumere (magari di nascosto) qualche farmaco in accordo col medico di famiglia che possa darle la pace. (lei assume già simestat 10 e losartan-idroclorotiazide).
So che è brutto parlare di psicofarmaci, ma lei non si farebbe mai aiutare da uno psicologo e la situazione in casa non è più sopportabile.
Inoltre dato che non lavora più da 20 anni mio padre le sta cercando un impiego semplice solo per tenerla impegnata (ad es. le pulizie dato che altro non è in grado di fare), lei crede che impegnarsi le farebbe bene?
Mi scuso per essermi dilungato e la ringrazio!
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Gentile utente,
la somministrazione di farmaci di nascosto non è consentita, soprattutto in assenza di una visita psichiatrica diretta che possa inquadrare la situazione in modo preciso e consentire il trattamento appropriato alla situazione.
la somministrazione di farmaci di nascosto non è consentita, soprattutto in assenza di una visita psichiatrica diretta che possa inquadrare la situazione in modo preciso e consentire il trattamento appropriato alla situazione.
https://wa.me/3908251881139
https://www.instagram.com/psychiatrist72/
[#3]
E' ovvio che ne deve parlarne con il medico di famiglia ma per farsi indirizzare verso un trattamento appropriato non per ingannare sua madre.
Approfitti ora che la situazione è migliorata per cercare di far sottoporre sua madre a diverse indagini.
Approfitti ora che la situazione è migliorata per cercare di far sottoporre sua madre a diverse indagini.
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 2.7k visite dal 14/10/2011.
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