Consiglio su pensieri strani e piccole manie
Salve, vorrei chiedere un consiglio sul mio stato di salute mentale. Tutto è iniziato 12 o 13 anni fa, quando ho cominciato a stringere in modo molto forte tappi di bottiglia e rubinetti, anche rompendoli a volte. Poi queste manie hanno cominciato ad invadere anche altri campi e si sono diversificate, ad esempio guardare dalla finestra o fissare le porte per capire se sono chiuse, contare ecc, non sono tali però da compromettere le cose che devo fare. Per quanto riguarda i pensieri strani, si verificano soprattutto la notte, quando vado a letto, per me il momento più brutto. Molte notti non riesco a dormire, ho come l'ossessione che qualcuno possa introdursi in casa, anche se è tutto chiuso, salto per ogni rumore. Poi c'è un altro pensiero strano, ovvero la paura che un mio caro che vive con me possa morire, è una persona anziana e so che prima o poi succederà, ma sta diventando proprio un'ossessione. In più non so perché, ultimamente si verifica un pensiero "intrusivo" opposto, che mi fa pensare: "perché non muore?". Ci sto male, perché non è il mio reale pensiero e non so da cosa scaturisca, non posso fare a meno di pensarlo a volte, come se s'innescasse contro la mia volontà.
In più è qualche anno che soffro di scarsa concentrazione e qualche episodio depressivo, nel senso che spesso mi sento molto triste, a volte pensando anche delle cose assurde, tipo che la vita non ha senso e altri pensieri inutili, aggiungerei anche un autostima non proprio altissima, nn riuscendo a rendermi conto se sono davvero meritevole dei miei successi, minimizzandoli, e massimizzando gli insuccessi.
Sono una persona abbastanza timida a contatto con situazioni e persone nuove, ma perfettamente a mio agio e solare con persone e situazioni a me ben note. Sto superando pian piano questo problema, ma un po' di ansia generalizzata e per altre questioni ancora resta.
Vorrei segnalare che da piccolo ero molto vivace e da quel che mi raccontano, non attuavo delle corrette strategie di socializzazione, mi piaceva prendere in giro gli altri, e ancora adesso, anche se in misura minore, questo tratto scherzoso mi è rimasto.
Non so cos'altro aggiungere, spero che qualcuno mi aiuti a dipanare questa situazione che mi causa disagio, non ne ho mai parlato con nessuno.
In più è qualche anno che soffro di scarsa concentrazione e qualche episodio depressivo, nel senso che spesso mi sento molto triste, a volte pensando anche delle cose assurde, tipo che la vita non ha senso e altri pensieri inutili, aggiungerei anche un autostima non proprio altissima, nn riuscendo a rendermi conto se sono davvero meritevole dei miei successi, minimizzandoli, e massimizzando gli insuccessi.
Sono una persona abbastanza timida a contatto con situazioni e persone nuove, ma perfettamente a mio agio e solare con persone e situazioni a me ben note. Sto superando pian piano questo problema, ma un po' di ansia generalizzata e per altre questioni ancora resta.
Vorrei segnalare che da piccolo ero molto vivace e da quel che mi raccontano, non attuavo delle corrette strategie di socializzazione, mi piaceva prendere in giro gli altri, e ancora adesso, anche se in misura minore, questo tratto scherzoso mi è rimasto.
Non so cos'altro aggiungere, spero che qualcuno mi aiuti a dipanare questa situazione che mi causa disagio, non ne ho mai parlato con nessuno.
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Gentile utente,
i sentimenti nei confronti delle persone significative possono essere anche conflittuali e complesse, assorbendo i Suoi vissuti anche rispetto a sé stesso e su altre fronti. Un ambiente relazionale limitato o quasi esclusivo può accentuare questo fenomeno. Lei scrive di essere "perfettamente" a Suo "agio e solare con persone e situazioni" a Lei "ben note", però "..non ne ho mai parlato con nessuno" (facendo riferimento, credo, a tutta la situazione che ha diverse manifestazioni di disagio). Da una parte è comprensibile (si tratta di cose intime), però può anche testimoniare il non aver nessuno di chi Lei si possa fidare veramente: proprio questo può essere sia un fattore che concorre nel determinare e aggravare il disagio, sia uno degli ostacoli principali per poter occuparsene.
Non intendo di "liquidare" tutta la situazione con la riflessione che ho appena espresso. Via internet non si può fare diagnosi e dalla Sua descrizione non posso escludere che si tratta di un disturbo che non guarisce da solo, ma che richiede l'intervento di uno specialista (ovviamente non via internet, ma nel luogo di una visita o più visite dal vivo).
i sentimenti nei confronti delle persone significative possono essere anche conflittuali e complesse, assorbendo i Suoi vissuti anche rispetto a sé stesso e su altre fronti. Un ambiente relazionale limitato o quasi esclusivo può accentuare questo fenomeno. Lei scrive di essere "perfettamente" a Suo "agio e solare con persone e situazioni" a Lei "ben note", però "..non ne ho mai parlato con nessuno" (facendo riferimento, credo, a tutta la situazione che ha diverse manifestazioni di disagio). Da una parte è comprensibile (si tratta di cose intime), però può anche testimoniare il non aver nessuno di chi Lei si possa fidare veramente: proprio questo può essere sia un fattore che concorre nel determinare e aggravare il disagio, sia uno degli ostacoli principali per poter occuparsene.
Non intendo di "liquidare" tutta la situazione con la riflessione che ho appena espresso. Via internet non si può fare diagnosi e dalla Sua descrizione non posso escludere che si tratta di un disturbo che non guarisce da solo, ma che richiede l'intervento di uno specialista (ovviamente non via internet, ma nel luogo di una visita o più visite dal vivo).
Dr. Alex Aleksey Gukov
[#2]
Utente
La ringrazio per la risposta, ed effettivamente è vero il mio ambiente relazionale è piuttosto limitato, voglio dire esco in società, e ogni tanto faccio nuove conoscenze, ma per lo più diciamo che vivo in casa ecco, a stretto contatto con la mia famiglia più stretta. Devo però dirle che riguardo la timidezza e il timore di trovarmi in situazioni nuove con persone nuove, paura del giudizio e fattori analoghi, mi sono confidato con due o tre persone, una per necessità, alla quale dovevo necessariamente delle spiegazioni, altre due persone invece perché desideravo io farlo, essendo una la mia ragazza e l'altra il mio migliore amico, ma tutte le altre questioni le ho tenute per me, perché mi causano comunque un certo imbarazzo.
A volte se mi concentro, alcune manie riesco ad evitarle, ma devo impegnarmi, poiché mi vengono naturali e comunque riesco ad evitarle magari una volta, poi devo metterle in atto, ad esempio controllare questo e quello... In particolare ho la fissa che possa esserci qualcuno sul mio balcone, per cui devo controllare ogni tanto. Non so da cosa dipendano e cosa vogliano dire, lei cosa ne evince?
Grazie ancora sentitamente per la risposta.
A volte se mi concentro, alcune manie riesco ad evitarle, ma devo impegnarmi, poiché mi vengono naturali e comunque riesco ad evitarle magari una volta, poi devo metterle in atto, ad esempio controllare questo e quello... In particolare ho la fissa che possa esserci qualcuno sul mio balcone, per cui devo controllare ogni tanto. Non so da cosa dipendano e cosa vogliano dire, lei cosa ne evince?
Grazie ancora sentitamente per la risposta.
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Evinco che possa trattarsi di un disturbo di competenza psichiatrica che solo con le "proprie forze" è difficile trattare (come credo che ha ipotizzato Lei stesso, chiedendo un consulto nella sezione di Psichiatria), un disturbo che nelle sue manifestazioni più caratteristiche non è episodico, ma cronico. Coi limiti di un consulto via internet, potrei avere l'ipotesi di una forma del disturbo ossessivo-compulsivo che solitamente richiede la cura anche farmacologica. Da valutare anche il possibile tratto di sospettosità che cambierebbe un po' la diagnosi e la cura.
E' necessaria la visita psichiatrica dal vivo.
E' necessaria la visita psichiatrica dal vivo.
[#4]
Utente
Si, mi rendo conto di ciò, ecco perché sono stato così specifico..mi chiedevo cosa potrebbe accadere se il disturbo non fosse curato? Se potrei mai vivere una vita normale facendo finta che il problema non esista oppure sono condannato ormai ad avere a che fare per tutto il resto della mia vita con una turba mentale?
Cordiali saluti e grazie davvero per il tempo dedicatomi.
Cordiali saluti e grazie davvero per il tempo dedicatomi.
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<<..cosa potrebbe accadere se il disturbo non fosse curato? Se potrei mai vivere una vita normale facendo finta che il problema non esista oppure sono condannato ormai ad avere a che fare per tutto il resto della mia vita con una turba mentale?..>>
Gentile utente,
è difficile risponderLe, stiamo parlando di un disturbo che non si capisce ancora quale è, che non è stato ancora diagnosticato. Spero di averLe spiegato che non si può fare la diagnosi via internet (e, se non c'è la diagnosi non si può avere la prognosi). Le ipotesi che possiamo esprimere in questi consulti hanno un valore solo orientativo (nel Suo caso: che una condizione psichiatrica effettivamente possa esserci, che da sola può non guarire, che necessita di valutazione specialistica e che, aggiungo, nel Suo caso potrebbe essere curabile). Però proferire alla persona quale sarà il Suo percorso di vita senza averla mai conosciuta dal vivo... è eticamente grave !
Perché non vuole fare una visita psichiatrica dal vivo ?
Gentile utente,
è difficile risponderLe, stiamo parlando di un disturbo che non si capisce ancora quale è, che non è stato ancora diagnosticato. Spero di averLe spiegato che non si può fare la diagnosi via internet (e, se non c'è la diagnosi non si può avere la prognosi). Le ipotesi che possiamo esprimere in questi consulti hanno un valore solo orientativo (nel Suo caso: che una condizione psichiatrica effettivamente possa esserci, che da sola può non guarire, che necessita di valutazione specialistica e che, aggiungo, nel Suo caso potrebbe essere curabile). Però proferire alla persona quale sarà il Suo percorso di vita senza averla mai conosciuta dal vivo... è eticamente grave !
Perché non vuole fare una visita psichiatrica dal vivo ?
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Utente
Mi rendo conto che sia eticamente grave, vede io ho iniziato da qualche anno un percorso accademico nel settore e mi rendo perfettamente conto che dovrei accertarmi delle mie condizioni di salute. Il fatto è che mi spaventa terribilmente l'idea di soffrire davvero di un disturbo psichiatrico. Vede, ho un precedente in famiglia, non appartenente strettamente al mio nucleo familiare immediato, ma comunque parente diretto e vedo le condizioni in cui versa, i tanti medicinali che prende, le turbe psichiche di cui soffre e che davvero gli rendono la vita impossibile, io ho paure di vivere così, inibito in tutto, non realizzare mai una vita "normale" e con una serie di medicinali che decidano se devo essere attivo o abbattuto, mi spaventa terribilmente tutto ciò, il terrore di dover ammettere di essere mentalmente instabile, io non posso crederci, per me la mente è tutto, una volta intaccata, non tocca a me dirlo, ma credo sia peggiore di una malattia di altro genere... Il pensiero che potrei arrivare ad avere pensieri irreali, convinzioni riguardo a cose e situazioni che non esistono..io potrei diventare pazzo al solo pensiero di essere pazzo! Scusi lo sfogo, ma fondamentalmente è questo il mio stato d'animo, ho tanta paura di conoscere la verità. La ringrazio ancora, e mi creda, so bene che ha le mani legate riguardo i consigli che può darmi su un sito web e apprezzo la sua sincerità ed eticità.
[#7]
Gentile utentee,
mi scusi il ritardo della risposta. Non abbia paura di conoscere la verità. La verità può essere tanto più temibile quanto più uno la evita di "conoscere", perché allora sono i nostri timori che si sostituiscono alla verità.
Devo dirLe che nella Sua replica si fanno vivi diversi stereotipi, che sono più le costruzioni a priori che la "verità".
Avere una malattia psichiatrica oggi non significa più essere un "pazzo", ovvero lo significa solo nell'immaginario popolare. La psichiatria oggi si occupa di una gamma molto vasta di diverse condizioni. Rispetto a circa un secolo fa, la psichiatria oggi non ha più come l'obbiettivo l'occuparsi della "pazzia", degli "incuaribili", e gli psichiatri non si chiamano più "alienisti". Anche perché oggi molte malattie psichiche gravi sono più curabili.
La psichiatria oggi ha come l'obbiettivo l'occuparsi del "disagio psichico" che può essere di svariata natura, ed il primo compito è, appunto, capire il tipo e l'origine del disagio psichico e come curarlo. Per questo, le situazioni Sua e quella del Suo parente potrebbero essere entrambe di iinteresse psichiatrico, perché si tratta di disagio psichico, ma per il resto le vostre condizioni possono essere imparagonabili. Ognuno ha un suo percorso, non bisogna confondere la storia altrui con la propria. Cero, ci sono le teorie genetiche, ma non in tutte le malattie psichiche e ugualmente riconosciuto, e, senza conoscere la malattia del Suo parente non si può dire se può trattarsi di una malattia genetica. In ogni modo, nelle malattie psichiche è presente praticamente sempre anche un componente non ereditario.
Un essere vivente non può essere assolutamente stabile mentalmente, altrimenti non è un essere vivente. Se ce né qualcuno, è solo un'apparenza. Ci sono molte persone che sono mentalmente instabili, e in modo significativo, ma non sono mai state né hanno bisogno di essere in cura da uno psichiatra, perché loro instabilità mentale o/e emotiva non è una fonte di malessere per loro o per gli altri, forse addirittura, a volte li aiuta. Se invece non aiuta ma disturba, allora sì che ha senso di andare dallo psichiatra, ma per ragioni personali e (oggi molto più spesso) di propria scelta, NON perché "tutto il mondo è stabile" e dunque quelli che sono "instabili" devono "farsi curare". Anzi, chi decide di farsi aiutare , può essere più consapevole. Non bisogna dipendere eccessivamente dai giudizi altrui.
Anche rispetto ai farmaci ci sono gli stereotipi ("..medicinali che decidano se devo essere attivo o abbattuto.."). A differenza dei rimedi delle streghe, gli psicofarmaci di oggi non hanno poteri magici o sovrannaturali.. Gli specialisti prescrittori delle cure di oggi, anche nei casi di gravi disturbi psichici, hanno maggiore coscienza delle esigenze della qualità di vita dei pazienti, e prendere più farmaci e tanti farmaci oggi non è affatto la regola, neanche nelle malattie mentali molto gravi. Comunque, benché nel Suo caso francamente non posso escludere che la terapia farmacologica possa essere d'aiuto, non è detto che le cure psichiatriche consistano solo nel prescrivere i farmaci. Il primo compito dello psichiatra è nel riconoscere il problema, solo poi le cure.
un saluto,
mi scusi il ritardo della risposta. Non abbia paura di conoscere la verità. La verità può essere tanto più temibile quanto più uno la evita di "conoscere", perché allora sono i nostri timori che si sostituiscono alla verità.
Devo dirLe che nella Sua replica si fanno vivi diversi stereotipi, che sono più le costruzioni a priori che la "verità".
Avere una malattia psichiatrica oggi non significa più essere un "pazzo", ovvero lo significa solo nell'immaginario popolare. La psichiatria oggi si occupa di una gamma molto vasta di diverse condizioni. Rispetto a circa un secolo fa, la psichiatria oggi non ha più come l'obbiettivo l'occuparsi della "pazzia", degli "incuaribili", e gli psichiatri non si chiamano più "alienisti". Anche perché oggi molte malattie psichiche gravi sono più curabili.
La psichiatria oggi ha come l'obbiettivo l'occuparsi del "disagio psichico" che può essere di svariata natura, ed il primo compito è, appunto, capire il tipo e l'origine del disagio psichico e come curarlo. Per questo, le situazioni Sua e quella del Suo parente potrebbero essere entrambe di iinteresse psichiatrico, perché si tratta di disagio psichico, ma per il resto le vostre condizioni possono essere imparagonabili. Ognuno ha un suo percorso, non bisogna confondere la storia altrui con la propria. Cero, ci sono le teorie genetiche, ma non in tutte le malattie psichiche e ugualmente riconosciuto, e, senza conoscere la malattia del Suo parente non si può dire se può trattarsi di una malattia genetica. In ogni modo, nelle malattie psichiche è presente praticamente sempre anche un componente non ereditario.
Un essere vivente non può essere assolutamente stabile mentalmente, altrimenti non è un essere vivente. Se ce né qualcuno, è solo un'apparenza. Ci sono molte persone che sono mentalmente instabili, e in modo significativo, ma non sono mai state né hanno bisogno di essere in cura da uno psichiatra, perché loro instabilità mentale o/e emotiva non è una fonte di malessere per loro o per gli altri, forse addirittura, a volte li aiuta. Se invece non aiuta ma disturba, allora sì che ha senso di andare dallo psichiatra, ma per ragioni personali e (oggi molto più spesso) di propria scelta, NON perché "tutto il mondo è stabile" e dunque quelli che sono "instabili" devono "farsi curare". Anzi, chi decide di farsi aiutare , può essere più consapevole. Non bisogna dipendere eccessivamente dai giudizi altrui.
Anche rispetto ai farmaci ci sono gli stereotipi ("..medicinali che decidano se devo essere attivo o abbattuto.."). A differenza dei rimedi delle streghe, gli psicofarmaci di oggi non hanno poteri magici o sovrannaturali.. Gli specialisti prescrittori delle cure di oggi, anche nei casi di gravi disturbi psichici, hanno maggiore coscienza delle esigenze della qualità di vita dei pazienti, e prendere più farmaci e tanti farmaci oggi non è affatto la regola, neanche nelle malattie mentali molto gravi. Comunque, benché nel Suo caso francamente non posso escludere che la terapia farmacologica possa essere d'aiuto, non è detto che le cure psichiatriche consistano solo nel prescrivere i farmaci. Il primo compito dello psichiatra è nel riconoscere il problema, solo poi le cure.
un saluto,
Questo consulto ha ricevuto 7 risposte e 3k visite dal 28/09/2011.
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