Acrofobia

Salve. Ho 24 anni e sono un ragazzo che da sempre covive con la paura del vuoto. Sono nato 1 mese prima in seguito ad una rottura delle acque successa a mia madre in seguito una caduta. Mi hanno raccontato che quando ero in fasce non potevano scendere le scale con me in braccio perchè mi impressionavo. Ricollego quindi in modo naif tale evento al mio disagio o almeno a parte di esso.
Il mio attuale rapporto con il vuoto è in situazioni apparentemente normali, non so come entrare ad esempio in S. Pietro, di forte stress e ansia. Voi direte: bene, non entrare in S. Pietro; ma io non posso visto che studio per diventare architetto... Insomma voglio e devo superare questa pura del vuoto, degli spazi grossi ma anche dei volumi esageratamente grandi. Consigli? cerco uno psicoterapia nei dintorni di viareggio...
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Dr. Massimo Lai Psichiatra 832 30
Gentile utente,

i suoi ricordi d'infanzia non sono affatto bizzarri in quanto le patologie d'ansia e quelle psichiatriche in generale hanno forti radici biologiche più che psicologiche. Conosco altri pazienti che hanno ricordi simili ai suoi confermati dai parenti.

Cosa consiglierei a una persona con la fobia del sangue che studia per diventare medico?
Sicuramente di cercare un aiuto: dei farmaci e una psicoterapia di tipo cognitivo-comportamentale potrebbero sicuramente aiutarla.

A Pisa ma anche a Lucca lavorano molti colleghi, credo possa trovarne nell'elenco del telefono o in questo sito.

Cordiali saluti
Massimo Lai


Massimo Lai, MD

[#2]
Dr. Claudio Lorenzetti Psichiatra, Farmacologo 250 4
Gentile collega,
la paura del vuoto è una paura ancestrale che è presente in misura diversa un po' in tutti gli individui; ciò che differenzia una situazione dall'altra è la capacità di affrontare questa paura e l'impatto che questa paura ha sulla nostra vita di tutti i giorni. In alcuni casi, come il suo, la paura può in un certo qual senso "paralizzare" la persona tanto che la stessa tende ad evitare via via molte situazioni ad essa collegata, alcune delle quali sono correlate, come nel suo caso, con delle situazioni lavorative. In quest'ultimo caso si tratta di una vera e propria fobia che necessita di un inquadramento diagnostico preciso (possibile solo con una visita psichiatrica)e di un trattamento mirato, che solitamente prevede l'uso di farmaci abbinati talora a delle psicoterapie in particolare quelle a indirizzo cognitivo-comportamentale.
Cordiali saluti.

Dr. Claudio Lorenzetti

Dr. Claudio Lorenzetti

[#3]
Psichiatra attivo dal 2007 al 2012
Psichiatra
Gentile utente,
concordo sostanzialmente coi pareri dei colleghi che mi hanno preceduto (ed approfitto dell'occasione per salutare l'amico Dr. Lorenzetti).
Sottolineo ancora una volta che alcune fobie (come ad esempio quelle di cui lei racconta) sono riconducibili alla sintomatologia dello spettro panico-agorafobico (vedi link: http://www.psichiatria-online.it/attacchi_di_panico.asp ) e, pertanto, "cadono" nella pertinenza dello psichiatra.
Dal punto di vista terapeutico è generalmente consigliabile l'associazione di una terapia farmacologica e di una psicologica di tipo comportamentale (mirata sul sintomo specifico).

Cordiali saluti
Dr. Giuseppe Ruffolo
www.psichiatria-online.it
www.forumpsichiatria.it
www.psichiatria-online.it/dblog
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