Crisi di nervi o depressione?
Salve, sono una ragazza di 28 anni e vorrei avere un parere da un esperto riguardo i miei strani atteggiamenti che ha intervalli di tempo di perseguitano creandomi grandi problemi.
Il primo ricordo risale ai miei 20 anni quando per sette otto mesi tutto ciò che mi circondava era diventato nullo, le giornate erano insignificanti, lunghe e pesanti e la mia tachicardia peggiorava di giorno in giorno finchè negli ultimi periodi riuscivo a svenire. La crisi sembrò passarmi quando cambiai lavoro e città.
Passarono 6 anni, mi venne una grande crisi quando "persi" la persona che amavo, per mesi non volevo uscire di casa, non volevo vedere nessuno, piangevo giorno e notte e tentai lo suicidio. Poi capii o quasi che dovevo farmi forza e andare avanti, ma non fu semplice. Al lavoro, con i colleghi spesso mi venivano le ansie appena c'era qualche discussione e non riuscivo a reagire .La rabbai e il nervoso rimanevano bloccati dentro e così nel giro di poco invece che svenire, si inchiodarono i nervi a tal punto da non riuscire più da aprire le mani o a muovere le braccia.
Anche in quell'occasione la arrivai all'ospedale e decisi di consultarmi con uno psicologo e uno psichiatra.
RISULTATO? La psicologa mi innervoìi in un paio di sedute e allora abbandonai l'idea di tornarci, il psichiatra mi diede ZOLOFT E LEXOTAN da prendere. Dormii 2 giorni consecutivi, e mi sentivo talmente annebbiata e confusa che calai subito la dose prescritta perchè mi cascavano frequentemente gli oggetti per terra.
SITUAZIONE ATTUALE: le medicine le ho eliminate, soffro ancora di attacchi d'ansia e mi sento insicura...non riesco a concentrarmi e la mia memoria è molto scarsa. Invece che vivere il momento continuo a farmi problemi a come mi vedono gli altri...sinceramente non sono serena e non riesco a ridere e lasciarmi andare alle emozioni come facevo prima. Datemi per favore un consiglio su come affrontare il problema.
Grazie
Il primo ricordo risale ai miei 20 anni quando per sette otto mesi tutto ciò che mi circondava era diventato nullo, le giornate erano insignificanti, lunghe e pesanti e la mia tachicardia peggiorava di giorno in giorno finchè negli ultimi periodi riuscivo a svenire. La crisi sembrò passarmi quando cambiai lavoro e città.
Passarono 6 anni, mi venne una grande crisi quando "persi" la persona che amavo, per mesi non volevo uscire di casa, non volevo vedere nessuno, piangevo giorno e notte e tentai lo suicidio. Poi capii o quasi che dovevo farmi forza e andare avanti, ma non fu semplice. Al lavoro, con i colleghi spesso mi venivano le ansie appena c'era qualche discussione e non riuscivo a reagire .La rabbai e il nervoso rimanevano bloccati dentro e così nel giro di poco invece che svenire, si inchiodarono i nervi a tal punto da non riuscire più da aprire le mani o a muovere le braccia.
Anche in quell'occasione la arrivai all'ospedale e decisi di consultarmi con uno psicologo e uno psichiatra.
RISULTATO? La psicologa mi innervoìi in un paio di sedute e allora abbandonai l'idea di tornarci, il psichiatra mi diede ZOLOFT E LEXOTAN da prendere. Dormii 2 giorni consecutivi, e mi sentivo talmente annebbiata e confusa che calai subito la dose prescritta perchè mi cascavano frequentemente gli oggetti per terra.
SITUAZIONE ATTUALE: le medicine le ho eliminate, soffro ancora di attacchi d'ansia e mi sento insicura...non riesco a concentrarmi e la mia memoria è molto scarsa. Invece che vivere il momento continuo a farmi problemi a come mi vedono gli altri...sinceramente non sono serena e non riesco a ridere e lasciarmi andare alle emozioni come facevo prima. Datemi per favore un consiglio su come affrontare il problema.
Grazie
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Il problema dovrebbe essere affrontato insieme ad uno specialista che possa visitarla, formare una diagnosi e indirizzarla al trattamento più adeguato, non necessariamente o esclusivamente farmacologico.
Cordiali saluti.
Cordiali saluti.
Dott. Vassilis Martiadis
Psichiatra e Psicoterapeuta
www.psichiatranapoli.it
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 3k visite dal 21/09/2011.
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