Disturbo d'umore
Buonasera a tutti,
e innanzitutto grazie per l'attenzione che mi verrà rivolta.
Da circa un mese, mi trovo in uno stato di prostrazione che inizia a preoccuparmi non poco.
Tutto è coinciso con il rientro dalle ferie, due settimane splendide trascorse in un paesino della Croazia.
Già gli ultimi giorni del periodo vacanziero ho iniziato ad accusare i primi malesseri, e l'idea dell'imminente rientro mi creava addirittura sintomi fisici quali sensazione di soffocamento, battito accelerato, insonnia.
La ripresa del lavoro poi è stata un autentico inferno; Ho passato i primi giorni in ufficio in un inconcludente ciondolamento davanti al pc, con occhio impaziente all'orologio e spasmodica attesa delle ore 18.00.
Come se ciò non bastasse ho poi sviluppato nei confronti del lavoro un atteggiamento di autentico rifiuto : mi sento ingabbiata e costretta, non sopporto minimamente le colleghe ( per cui non ho mai nutrito eccessiva simpatia, e con cui non condivido nessun interesse ma provo solo cordiale rispetto), sono in completa asintonia con tutto ciò che rappresenta l'azienda e godo nell'adottare un atteggiamento dissacratorio e provocatore volto a suscitare generale disapprovazione. Mi sento totalmente privata del mio tempo e della mia libertà, un prigioniero con la sua ora d'aria. Il mio contratto è in scadenza a fine 2011 e sono quasi terrorizzata mi venga rinnovato ( giuro, non ci dormo quasi la notte ).
Chiaro che questi pensieri mi pongono in netto disaccordo con la maggioranza dei più ,e per questo motivo ho anche vergogna ad esternarli.
Per l'opinio communis, infatti, sono una privilegiata e fortunata, a 29 anni ho una laurea e cinque anni di esperienza alle spalle quando la maggior parte dei miei coetanei, anche più titolati di me, si arrabatta tra uno stage e l'altro.
Io invece sono arrivata ad un punto di non ritorno : sono nervosa e frustrata, insoddisfatta, e mai contenta. Nemmeno il finesettimana mi rilassa più, il pensiero corre sempre e solo al "lunedi nero".
Mi sembra di lavorare e buttare il mio tempo in uno stipendio da miseria ( 1100 euro, non uno di più), di non vivere affatto e mi terrorizza l'idea di cristallizarmi e cronicizzarmi in questa cronica insoddisfazione.
In azienda poi sono costantemente sottoposta a messaggi che io vivo come fortemente negativi; Tutte le mie colleghe, quarantenni senza uno straccio di figli, vivono solo per lavorare e hanno atteggiamenti giudicanti nei confronti di chi ha bambini o situazioni famigliari che mettono il lavoro in secondo piano.
Per me, che desidero fortemente diventare madre, tutto ciò è becero e demotivante.
Mi mancano poi i rinforzi positivi : quando rivelo ai miei riferimenti ( amici, famiglia, gruppo dei pari ) queste sensazioni mi guardano come fossi una marziana, un'esagerata, una che ha le fisime e non si rende conto della propria fortuna.
Fatto sta che io mi sento fragile, fallita, ed incompresa.
Invidio chiunque, ed ogni situazione mi sembra migliore della mia attuale.
e innanzitutto grazie per l'attenzione che mi verrà rivolta.
Da circa un mese, mi trovo in uno stato di prostrazione che inizia a preoccuparmi non poco.
Tutto è coinciso con il rientro dalle ferie, due settimane splendide trascorse in un paesino della Croazia.
Già gli ultimi giorni del periodo vacanziero ho iniziato ad accusare i primi malesseri, e l'idea dell'imminente rientro mi creava addirittura sintomi fisici quali sensazione di soffocamento, battito accelerato, insonnia.
La ripresa del lavoro poi è stata un autentico inferno; Ho passato i primi giorni in ufficio in un inconcludente ciondolamento davanti al pc, con occhio impaziente all'orologio e spasmodica attesa delle ore 18.00.
Come se ciò non bastasse ho poi sviluppato nei confronti del lavoro un atteggiamento di autentico rifiuto : mi sento ingabbiata e costretta, non sopporto minimamente le colleghe ( per cui non ho mai nutrito eccessiva simpatia, e con cui non condivido nessun interesse ma provo solo cordiale rispetto), sono in completa asintonia con tutto ciò che rappresenta l'azienda e godo nell'adottare un atteggiamento dissacratorio e provocatore volto a suscitare generale disapprovazione. Mi sento totalmente privata del mio tempo e della mia libertà, un prigioniero con la sua ora d'aria. Il mio contratto è in scadenza a fine 2011 e sono quasi terrorizzata mi venga rinnovato ( giuro, non ci dormo quasi la notte ).
Chiaro che questi pensieri mi pongono in netto disaccordo con la maggioranza dei più ,e per questo motivo ho anche vergogna ad esternarli.
Per l'opinio communis, infatti, sono una privilegiata e fortunata, a 29 anni ho una laurea e cinque anni di esperienza alle spalle quando la maggior parte dei miei coetanei, anche più titolati di me, si arrabatta tra uno stage e l'altro.
Io invece sono arrivata ad un punto di non ritorno : sono nervosa e frustrata, insoddisfatta, e mai contenta. Nemmeno il finesettimana mi rilassa più, il pensiero corre sempre e solo al "lunedi nero".
Mi sembra di lavorare e buttare il mio tempo in uno stipendio da miseria ( 1100 euro, non uno di più), di non vivere affatto e mi terrorizza l'idea di cristallizarmi e cronicizzarmi in questa cronica insoddisfazione.
In azienda poi sono costantemente sottoposta a messaggi che io vivo come fortemente negativi; Tutte le mie colleghe, quarantenni senza uno straccio di figli, vivono solo per lavorare e hanno atteggiamenti giudicanti nei confronti di chi ha bambini o situazioni famigliari che mettono il lavoro in secondo piano.
Per me, che desidero fortemente diventare madre, tutto ciò è becero e demotivante.
Mi mancano poi i rinforzi positivi : quando rivelo ai miei riferimenti ( amici, famiglia, gruppo dei pari ) queste sensazioni mi guardano come fossi una marziana, un'esagerata, una che ha le fisime e non si rende conto della propria fortuna.
Fatto sta che io mi sento fragile, fallita, ed incompresa.
Invidio chiunque, ed ogni situazione mi sembra migliore della mia attuale.
[#1]
Gentile utente,
tenendo conto delle problematiche psicologiche di lunga data, l'attuale malessere può essere il segno dell'esacerbarsi di queste problematiche, che prima o poi bisogna affrontare. Secondo me, può essere opportuno rivolgersi ad uno psicologo. Può chiedere un consulto orientativo alla sezione di "Psicologia" di questo sito (ma non bisogna limitarsi a questo: non escludo che Lei abbia bisogno d un percorso di psicoterapia).
Una vacanza in un altro paese espone ai fattori di rischio di vario genere, ad esempio, infettivo (contatti con altre persone, cibo ecc.). Può consultare a questo proposito il Suo medico di base, programmare e con lui eventualmente i rispettivi accertamenti.
tenendo conto delle problematiche psicologiche di lunga data, l'attuale malessere può essere il segno dell'esacerbarsi di queste problematiche, che prima o poi bisogna affrontare. Secondo me, può essere opportuno rivolgersi ad uno psicologo. Può chiedere un consulto orientativo alla sezione di "Psicologia" di questo sito (ma non bisogna limitarsi a questo: non escludo che Lei abbia bisogno d un percorso di psicoterapia).
Una vacanza in un altro paese espone ai fattori di rischio di vario genere, ad esempio, infettivo (contatti con altre persone, cibo ecc.). Può consultare a questo proposito il Suo medico di base, programmare e con lui eventualmente i rispettivi accertamenti.
Dr. Alex Aleksey Gukov
[#2]
Utente
Buonasera,
e intanto grazie per avermi risposto.
Data la scarsità di spazio a disposizione, non sono riuscita a sottolineare che fino a quest'ultima vacanza sono sempre stata solare e soddisfatta del mio tipo di lavoro ( seleziono personale).
Questa sensazione è molto straniante proprio perchè per me assolutamente nuova.
Forse è utile precisare che da dicembre 2010 ho lasciato la terra dove sono nata e cresciuta ( Emilia Romagna ) per venire a vivere a Milano con il mio compagno che ha trovato un' ottima occasione di lavoro.
Inoltre, anche io ho trovato un nuovo impiego ( quello sopra menzionato ), che mi ha permesso di tagliare i ponti con una azienda in Emilia che navigava in acque non limpide.
Sono molto felice della convivenza ma mi manca tantissimo la quotidianità della mia terra natale, la mia famiglia di origine, i miei amici, lo stile di vita cui sono abituata.
Fin da bambina aprendo le finestre la prima cosa che vedevo era il grande albero del mio giardino.
Ora purtroppo vivo in un bilocale di nemmeno 50 mt in quella che per me è una squallida periferia ( Sesto S.Giovanni), piena di condomini e palazzoni. Purtroppo non possiamo permetterci altro, dati gli elevatissimi costi di vita a Milano.
Il mio compagno è soddisfattissimo della nuova soluzione milanese e tutto fiero di quello che secondo lui stiamo costruendo ( che cosa???...Ci avviamo secondo me ad una vita odiosa in una città inospitale)
A me invece piange il cuore pensando che, date le circostanze, se non voglio rinunciare alla mia vita affettiva, devo rinunciare alla mia terra.
e intanto grazie per avermi risposto.
Data la scarsità di spazio a disposizione, non sono riuscita a sottolineare che fino a quest'ultima vacanza sono sempre stata solare e soddisfatta del mio tipo di lavoro ( seleziono personale).
Questa sensazione è molto straniante proprio perchè per me assolutamente nuova.
Forse è utile precisare che da dicembre 2010 ho lasciato la terra dove sono nata e cresciuta ( Emilia Romagna ) per venire a vivere a Milano con il mio compagno che ha trovato un' ottima occasione di lavoro.
Inoltre, anche io ho trovato un nuovo impiego ( quello sopra menzionato ), che mi ha permesso di tagliare i ponti con una azienda in Emilia che navigava in acque non limpide.
Sono molto felice della convivenza ma mi manca tantissimo la quotidianità della mia terra natale, la mia famiglia di origine, i miei amici, lo stile di vita cui sono abituata.
Fin da bambina aprendo le finestre la prima cosa che vedevo era il grande albero del mio giardino.
Ora purtroppo vivo in un bilocale di nemmeno 50 mt in quella che per me è una squallida periferia ( Sesto S.Giovanni), piena di condomini e palazzoni. Purtroppo non possiamo permetterci altro, dati gli elevatissimi costi di vita a Milano.
Il mio compagno è soddisfattissimo della nuova soluzione milanese e tutto fiero di quello che secondo lui stiamo costruendo ( che cosa???...Ci avviamo secondo me ad una vita odiosa in una città inospitale)
A me invece piange il cuore pensando che, date le circostanze, se non voglio rinunciare alla mia vita affettiva, devo rinunciare alla mia terra.
[#4]
Utente
Buongiorno,
la vacanza in Croazia è stata la vacanza più lunga ( quindici giorni ), mentre prima ho effettuato qualche breve stacco ( una settimana a luglio, qualche " ponte lungo" a giugno e ad aprile).
Ripensandoci,Vrbnik mi ha ricordato tutto quello che al momento non posso avere e che a Milano non avrò mai più.
C'era una bella casa con un verde giardino e un albero di fichi da cui potevamo gustare i frutti maturi ( proprio come a casa mia in Emilia!), un dolcissimo cane labrador ( io ho sempre avuto animali in casa...Cani, gatti, pesci, canarini..Inutile dire che ora non ne ho e non sono nemmeno lontanamente previsti), aria fresca
e sana.
Come impostazione Vrbnik è molto simile al mio paese natale : c'è la piazzetta, le case sono tutte piccole e ben costruite, il fruttivendolo, il panificio , la pescheria di fiducia, il barettino.
Si gira tranquillamente la sera, senza guardarsi
continuamente le spalle.
Non c'è traffico, le strade sono scorrevoli, a lato è tutto costeggiato da spazi verdi ( proprio come al mio paese).
[#5]
Gentile utente,
penso che Lei abbia risposto in parte da solo alla domanda sui motivi del Suo malessere. Da parte mia rinnovo i suggerimenti che ho già espresso (rivolgersi ad uno psicologo, oppure, lo aggiungo, ad uno psichiatra che sia anche psicoterapeuta).
penso che Lei abbia risposto in parte da solo alla domanda sui motivi del Suo malessere. Da parte mia rinnovo i suggerimenti che ho già espresso (rivolgersi ad uno psicologo, oppure, lo aggiungo, ad uno psichiatra che sia anche psicoterapeuta).
Questo consulto ha ricevuto 5 risposte e 2k visite dal 18/09/2011.
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