Antidepressivi tutta la vita
[#1]
Gentile utente
dovrebbe fare una domanda sulla sua situazione e non generica.
Per approfondire: Gli psicofarmaci fanno male?
https://wa.me/3908251881139
https://www.instagram.com/psychiatrist72/
[#2]
Ex utente
ho 21 anni è la seconda volta che mi curo con un antidepressivo(adesso da una settimana,paroxetina) perche dopo 4 mesi che ho staccato ho avuto un ricaduta. ne soffro da quando avevo 13 anni ed è ricorrente,è piu o meno la 4 ricaduta ma a volte lascia residui anche quando sto bene.. un paio di anni fa avevo anche attacchi di panico ma non è ho piu la maggior parte delle volte si presenta come depressione.. ho capito che devo curarmi a lungo termine perchè ho queste ricadute ma vorrei sapere se da assuefaione e se prendendo farmaci ne soffrirò ancora... grazie
[#3]
Gentile utente,
un trattamento di soli 4 mesi puo' portare a delle ricadute.
Infatti, un trattamento che possa considerarsi a minor rischio di ricadute deve essere protratto per un tempo sufficientemente lungo che ad oggi viene considerato come un tempo di 24 mesi continuativi ed a dosaggio pieno.
un trattamento di soli 4 mesi puo' portare a delle ricadute.
Infatti, un trattamento che possa considerarsi a minor rischio di ricadute deve essere protratto per un tempo sufficientemente lungo che ad oggi viene considerato come un tempo di 24 mesi continuativi ed a dosaggio pieno.
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Un anno può non essere sufficiente, soprattutto se la sintomatologia non era stata completamente debellata. Questo dipende soprattutto dal tipo di farmaco e dal dosaggio utilizzato. Un secondo episodio a così breve distanza potrebbe fornire l'indicazione per un trattamento oltre i 12 mesi. I trattamenti per tempi indefiniti non sono la regola e vanno attentemente valutati caos per caso, in base al bilancio costi/benefici che lo specialista effettua per il singolo paziente.
Cordiali saluti
Cordiali saluti
Dott. Vassilis Martiadis
Psichiatra e Psicoterapeuta
www.psichiatranapoli.it
[#6]
Gentile utente,
aggiungo anche ilmio commento.
i farmaci antidepressivi della classe della Paroxetina non danno l'assuefazione ("assuefazione" intesa come perdita di efficacia alle dosi prescritte con la necessità di aumentarli per mantenere l'effetto, dal quale la persona spesso sviluppa la dipendenza),
ma, se vengono sospesi prima di raggiungere un compenso duraturo, La espongono alla ricaduta, che e un fenomeno diverso dall'assuefazione.
La valutazione di aver raggiunto "il compenso abbastanza duraturo" spetta non alla persona in cura, ma allo specialista che la segue.
Non si puo dare una "garanzia" che prendendo un farmaco non ci siano le ricadute, ma si puo ottenere la riduzione della frequenza e dell'intensita delle ricadute con il ripsettivo importante miglioramento della qualita della vita. Ogni farmaco ha anche i suoi effetti sull'organismo, e bisogna monitorarli assieme con il Suo specialista.
Forse è più opportuna l'allegoria con quella "garanzia" che danno nei negozi degli elettrodomestici: se per qualche motivo non funzionano, si può venire perché li riparino, o perché cambino l'articolo, o trovino un altro metodo (nel nostro caso si viene dallo specialista da cui si è seguiti).
Vista la Sua età e l'esordio precoce del Suo disturbo, ogni diagnosi considererei comunque ancora "in itinere" della valutazione e approfondirei in ogni modo alle prossime visite dal Suo specialista sulle origini della sua malattia e sulle cure più opportune.
aggiungo anche ilmio commento.
i farmaci antidepressivi della classe della Paroxetina non danno l'assuefazione ("assuefazione" intesa come perdita di efficacia alle dosi prescritte con la necessità di aumentarli per mantenere l'effetto, dal quale la persona spesso sviluppa la dipendenza),
ma, se vengono sospesi prima di raggiungere un compenso duraturo, La espongono alla ricaduta, che e un fenomeno diverso dall'assuefazione.
La valutazione di aver raggiunto "il compenso abbastanza duraturo" spetta non alla persona in cura, ma allo specialista che la segue.
Non si puo dare una "garanzia" che prendendo un farmaco non ci siano le ricadute, ma si puo ottenere la riduzione della frequenza e dell'intensita delle ricadute con il ripsettivo importante miglioramento della qualita della vita. Ogni farmaco ha anche i suoi effetti sull'organismo, e bisogna monitorarli assieme con il Suo specialista.
Forse è più opportuna l'allegoria con quella "garanzia" che danno nei negozi degli elettrodomestici: se per qualche motivo non funzionano, si può venire perché li riparino, o perché cambino l'articolo, o trovino un altro metodo (nel nostro caso si viene dallo specialista da cui si è seguiti).
Vista la Sua età e l'esordio precoce del Suo disturbo, ogni diagnosi considererei comunque ancora "in itinere" della valutazione e approfondirei in ogni modo alle prossime visite dal Suo specialista sulle origini della sua malattia e sulle cure più opportune.
Dr. Alex Aleksey Gukov
[#7]
Gentile utente,
Una malattia ricorrente non è composta da episodi staccati, per cui una volta che si è stabilita la diagnosi, questo implica una previsione per il futuro, e la cura deve andar dietro a questa previsione.
Intervenire ogni volta sulla ricaduta risulta il modo meno utile a prevenire le ricadute successive, una cura di fondo risulta invece la strategia migliore.
Le segnalo questo articolo proprio sul tema delle cure e della prevenzione delle ricadute
https://www.medicitalia.it/blog/psichiatria/942-antidepressivi-e-depressione-le-cure-lunghe-fanno-bene-o-male.html
Questo se la diagnosi è "depressione ricorrente". Se invece è disturbo bipolare o altro le cose possono cambiare così come il tipo di cura, che non necessariamente allora deve essere, sempre o fondamentalmente, tramite antidepressivi.
Lei però esprimeva due concetti che sono diversi all'inizio. Da una parte diceva se ci si abitua alle cure e poi non funzionano più, dall'altra chiedeva se fa bene o fa male curarsi a lungo. Dalla storia riferisce che non si è curato a lungo e che le cure funzionano quando le riprende, quindi da cosa nascono questi timori ?
Una malattia ricorrente non è composta da episodi staccati, per cui una volta che si è stabilita la diagnosi, questo implica una previsione per il futuro, e la cura deve andar dietro a questa previsione.
Intervenire ogni volta sulla ricaduta risulta il modo meno utile a prevenire le ricadute successive, una cura di fondo risulta invece la strategia migliore.
Le segnalo questo articolo proprio sul tema delle cure e della prevenzione delle ricadute
https://www.medicitalia.it/blog/psichiatria/942-antidepressivi-e-depressione-le-cure-lunghe-fanno-bene-o-male.html
Questo se la diagnosi è "depressione ricorrente". Se invece è disturbo bipolare o altro le cose possono cambiare così come il tipo di cura, che non necessariamente allora deve essere, sempre o fondamentalmente, tramite antidepressivi.
Lei però esprimeva due concetti che sono diversi all'inizio. Da una parte diceva se ci si abitua alle cure e poi non funzionano più, dall'altra chiedeva se fa bene o fa male curarsi a lungo. Dalla storia riferisce che non si è curato a lungo e che le cure funzionano quando le riprende, quindi da cosa nascono questi timori ?
Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini
[#8]
Ex utente
il timore credo derivi dal pensiero di dover "ricadere" e la mia paura è : se anche prendendo cure a lungo termine dovessi stare lo stesso male durante la cura vorrebbe dire che non ci sarebbe più soluzione...
il fatto è che io accetto di dovermi curare "per sempre" ma non vorrei che poi dopo anni non funzioni più.
il fatto è che io accetto di dovermi curare "per sempre" ma non vorrei che poi dopo anni non funzioni più.
[#9]
Gentile utente,
Ma perché ipotizzare di dover star male nonostante cure a lungo termine quando per il momento le ha fatte a breve termine e tra l'altro hanno funzionato ?
Mi sembrano due paure intrecciate: doversi curare per sempre e paura che le cure non funzionino più. Il che mi fa pensare piuttosto al fatto che è preoccupato in generale. Inizierei invece semplicemente a stabilire una strategia di cura per prevenire le ricadute, poi ha senso fare ragioanmenti sul resto.
Ma perché ipotizzare di dover star male nonostante cure a lungo termine quando per il momento le ha fatte a breve termine e tra l'altro hanno funzionato ?
Mi sembrano due paure intrecciate: doversi curare per sempre e paura che le cure non funzionino più. Il che mi fa pensare piuttosto al fatto che è preoccupato in generale. Inizierei invece semplicemente a stabilire una strategia di cura per prevenire le ricadute, poi ha senso fare ragioanmenti sul resto.
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Gentile utente,
Ma perché ipotizzare di dover star male nonostante cure a lungo termine quando per il momento le ha fatte a breve termine e tra l'altro hanno funzionato ?
Mi sembrano due paure intrecciate: doversi curare per sempre e paura che le cure non funzionino più. Il che mi fa pensare piuttosto al fatto che è preoccupato in generale. Inizierei invece semplicemente a stabilire una strategia di cura per prevenire le ricadute, poi ha senso fare ragioanmenti sul resto.
Ma perché ipotizzare di dover star male nonostante cure a lungo termine quando per il momento le ha fatte a breve termine e tra l'altro hanno funzionato ?
Mi sembrano due paure intrecciate: doversi curare per sempre e paura che le cure non funzionino più. Il che mi fa pensare piuttosto al fatto che è preoccupato in generale. Inizierei invece semplicemente a stabilire una strategia di cura per prevenire le ricadute, poi ha senso fare ragioanmenti sul resto.
Questo consulto ha ricevuto 10 risposte e 34.4k visite dal 17/06/2011.
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