Angoscia
Ho un senso di angoscia che solo dormire molte ore consecutive pare mi riesca ad allietare, e comunque ritorna forte ad ogni risveglio. Il sonno, seppur lungo, è sofferto ed insoddisfacente. Non mancano incubi, sogni strani, ed incubi ricorrenti. A volte mi sveglio affamato d'aria, tremante o con la mascella serrata.
Le palpitazioni, solitamente, si acquietano dopo trenta, quaranta minuti dal risveglio, la fame d'aria si estingue rapidamente, mentre la mascella serrata può rimanere così a lungo. Mi sento stanco, infastidito, insoddisfatto. Mi sento solo, e perso. So relazionarmi bene in società, ho leadership, carisma, e so essere adeguato al contesto. Una percezione comune a tutti è che io sia un ragazzo furbo ed intelligente. Molto spesso sono simpatico, e i miei discorsi interessanti, così alle persone piace stare con me, o sentirmi. Le ragazze mi notano, e non mi mancano. I discorsi che muovo sono coerenti, pragmatici.
Ho notato da tempo in me un ottundimento dell'emotività, appiattimento delle affettività. In ambito sessuale non manca eccitazione pur avendo un disturbo dell'orgasmo.
Leggo molto, rifletto, scrivo, pur non ottenendo risultati già concreti in società; a volte tutto questo vien da meno, giacché il mio interesse nasce da una mancanza, e non posso che constatare un giustificato pessimismo: ciò che leggo non nega, ma afferma (seppur con alcune eccezioni). I miei interessi culturali sono volti verso la filosofia, le matematiche e le scienze (mi ritrovo spesso nell'ambito delle scienze cognitive).
Sono stato seguito neurologicamente anni fa, e stato sottoposto a controlli accurati che hanno dato tutti esito negativo. Sono stato seguito poi psichiatricamente da una Ph.D, M.D. seguendo una terapia a base di Abilify 5mg/die, da assumere la mattina, e Depakin 300mg/die ma non ricordo quando lo assumevo. è stato tentato un approccio psicoterapico da uno psicologo/psicoterapeuta, non andato a buon fine. Infine, causa partenza all'estero per ricerca, sono stato affidato alle cure di un Prof. M.D., con terapia Abilify 15mg/die 1c dopo cena, Anafranil 75mg/die 1c dopo cena, Trilafon 2mg/die 1c dopo cena. La terapia ed il rapporto sono stati interrotti causa decesso.
Oggi sono scoperto farmacologicamente, e questo da alcuni mesi, e mi sembra di essere più pronto alla realtà rispetto con l'utilizzo di farmaci. Non mi è stata mai fatta una diagnosi, il massimo che è stato detto a riguardo è che tutto ciò potrebbe somigliare ad un disturbo della personalità ma che i criteri non soddisfano una tale diagnosi.
Le palpitazioni, solitamente, si acquietano dopo trenta, quaranta minuti dal risveglio, la fame d'aria si estingue rapidamente, mentre la mascella serrata può rimanere così a lungo. Mi sento stanco, infastidito, insoddisfatto. Mi sento solo, e perso. So relazionarmi bene in società, ho leadership, carisma, e so essere adeguato al contesto. Una percezione comune a tutti è che io sia un ragazzo furbo ed intelligente. Molto spesso sono simpatico, e i miei discorsi interessanti, così alle persone piace stare con me, o sentirmi. Le ragazze mi notano, e non mi mancano. I discorsi che muovo sono coerenti, pragmatici.
Ho notato da tempo in me un ottundimento dell'emotività, appiattimento delle affettività. In ambito sessuale non manca eccitazione pur avendo un disturbo dell'orgasmo.
Leggo molto, rifletto, scrivo, pur non ottenendo risultati già concreti in società; a volte tutto questo vien da meno, giacché il mio interesse nasce da una mancanza, e non posso che constatare un giustificato pessimismo: ciò che leggo non nega, ma afferma (seppur con alcune eccezioni). I miei interessi culturali sono volti verso la filosofia, le matematiche e le scienze (mi ritrovo spesso nell'ambito delle scienze cognitive).
Sono stato seguito neurologicamente anni fa, e stato sottoposto a controlli accurati che hanno dato tutti esito negativo. Sono stato seguito poi psichiatricamente da una Ph.D, M.D. seguendo una terapia a base di Abilify 5mg/die, da assumere la mattina, e Depakin 300mg/die ma non ricordo quando lo assumevo. è stato tentato un approccio psicoterapico da uno psicologo/psicoterapeuta, non andato a buon fine. Infine, causa partenza all'estero per ricerca, sono stato affidato alle cure di un Prof. M.D., con terapia Abilify 15mg/die 1c dopo cena, Anafranil 75mg/die 1c dopo cena, Trilafon 2mg/die 1c dopo cena. La terapia ed il rapporto sono stati interrotti causa decesso.
Oggi sono scoperto farmacologicamente, e questo da alcuni mesi, e mi sembra di essere più pronto alla realtà rispetto con l'utilizzo di farmaci. Non mi è stata mai fatta una diagnosi, il massimo che è stato detto a riguardo è che tutto ciò potrebbe somigliare ad un disturbo della personalità ma che i criteri non soddisfano una tale diagnosi.
[#1]
Gentile utente,
come già detto ad altri utenti è impossibile fare diagnosi corrette con una semplice lettera.
Da quello che descrive si può avere un orientamento (disturbo dell'umore) ma sarebbe meglio una visita completa, vederla di persona.
Sembra chiaro che i sintomi stanno riemergendo con la sospensione della terapia per cui le consiglio di scegliere un altro psichiatra al più presto.
Auguri
Massimo Lai
come già detto ad altri utenti è impossibile fare diagnosi corrette con una semplice lettera.
Da quello che descrive si può avere un orientamento (disturbo dell'umore) ma sarebbe meglio una visita completa, vederla di persona.
Sembra chiaro che i sintomi stanno riemergendo con la sospensione della terapia per cui le consiglio di scegliere un altro psichiatra al più presto.
Auguri
Massimo Lai
Massimo Lai, MD
[#2]
Ex utente
Facendo riferimento al DSM-IV-TR sono stati esclusi disturbi propri dell'umore, questo mi è stato detto più volte. è pur vero che manifesto fluttuazione del tono dell'umore, ma da escludere sono i disturbi dell'umore (F30.x, F31.x, etc.). Da escludere, aggiungo, anche F20.xx e altri disturbi psicotici. Su questo sono stato ampiamente rassicurato. Il tutto mi è stato presentato come una fase sofferente, sì, ma di passaggio. Non è strano ciò che penso, ma strana è la reazione che ho verso questi pensieri.
Io, nella fortuna o nella sfortuna, non posseggo onniscienza e quel "Conosci te stesso" iscritto sul Tempio dell'Oracolo di Delfi ha su di me un particolare fascino, insomma: l'autoreferenzialità non di rado può essere problematica. Quindi a me quale conoscenza? Difficile capire, e sono in difficolta anche nella scelta di un terapeuta. A me sembra sia importante anche chi è lo psichiatra, una mente può avere una complessità tale che una certa affinità può risultare fondamentale. Ma io non sono un M.D.
Al Dr. Massimo Lai:
La ringrazio per la sua pronta risposta e concordo con lei che è difficile fare diagnosi corrette, soprattutto se hanno come base una lettera semplice, che si può ottenere un'idea approssimativa. Noto un certo sviluppo in alcuni campi medici, ma in quanto a Psichiatria l'idea che ho è che "si assaggia ancora l'urina per conoscere lo stato del paziente". A lei sembra evidente la riemersione della sintomatologia causata dalla sospensione della terapia, ed è importante questo, il suo consiglio è per me importante, potrei seguirlo... Ma può uno psichiatra essermi di aiuto? Certamente ora mi sto rivolgendo a Voi, ma tralasciando la causalità, e dando un volto molto umano alla questione, sapete indicarmi un po' di più?
Auguri anche a Lei,
Alessandro, 21146
Io, nella fortuna o nella sfortuna, non posseggo onniscienza e quel "Conosci te stesso" iscritto sul Tempio dell'Oracolo di Delfi ha su di me un particolare fascino, insomma: l'autoreferenzialità non di rado può essere problematica. Quindi a me quale conoscenza? Difficile capire, e sono in difficolta anche nella scelta di un terapeuta. A me sembra sia importante anche chi è lo psichiatra, una mente può avere una complessità tale che una certa affinità può risultare fondamentale. Ma io non sono un M.D.
Al Dr. Massimo Lai:
La ringrazio per la sua pronta risposta e concordo con lei che è difficile fare diagnosi corrette, soprattutto se hanno come base una lettera semplice, che si può ottenere un'idea approssimativa. Noto un certo sviluppo in alcuni campi medici, ma in quanto a Psichiatria l'idea che ho è che "si assaggia ancora l'urina per conoscere lo stato del paziente". A lei sembra evidente la riemersione della sintomatologia causata dalla sospensione della terapia, ed è importante questo, il suo consiglio è per me importante, potrei seguirlo... Ma può uno psichiatra essermi di aiuto? Certamente ora mi sto rivolgendo a Voi, ma tralasciando la causalità, e dando un volto molto umano alla questione, sapete indicarmi un po' di più?
Auguri anche a Lei,
Alessandro, 21146
[#3]
Gentile utente,
la sua lettera mi ha colpito: sembra che in lei combattano due istanze diverse: da una parte l'aspetto razionale, con un forte controllo della realtà: è una persona che studia, si informa, sa stare con gli altri e farsi apprezzare per come si presenta. Peccato che la componente emotiva sia nel caos più completo: di notte, quando le difese razionali si allentano, emerge quest'angoscia senza nome, che di giorno viene negata e nascosta (ottundimento affettivo, anorgasmia ecc). Cercare un nome alla sua malattia mi sembra una fatica inutile, almeno per ora. Non sempre si riesce a infilarsi dentro le strette caselline del DSM IV-R, che è utile agli psichiatri e ai ricercatori, un po' meno ai pazienti.
Il mio consiglio è: riprendere la terapia farmacologica, facendosi seguire da uno psichiatra, perché un'angoscia così forte non può essere ridotta altrimenti. Sarebbe anche opportuno che lo stesso psichiatra o un altro terapeuta svolgessero un'attività psicologica di sostegno, con incontri anche non frequentissimi, ma regolari. La caratteristica più importante del terapeuta è che la faccia sentire a suo agio, per poter creare uno spazio dove esprimere emozioni e non solo teorie e concetti filosofici.
Cordiali saluti
Franca Scapellato
la sua lettera mi ha colpito: sembra che in lei combattano due istanze diverse: da una parte l'aspetto razionale, con un forte controllo della realtà: è una persona che studia, si informa, sa stare con gli altri e farsi apprezzare per come si presenta. Peccato che la componente emotiva sia nel caos più completo: di notte, quando le difese razionali si allentano, emerge quest'angoscia senza nome, che di giorno viene negata e nascosta (ottundimento affettivo, anorgasmia ecc). Cercare un nome alla sua malattia mi sembra una fatica inutile, almeno per ora. Non sempre si riesce a infilarsi dentro le strette caselline del DSM IV-R, che è utile agli psichiatri e ai ricercatori, un po' meno ai pazienti.
Il mio consiglio è: riprendere la terapia farmacologica, facendosi seguire da uno psichiatra, perché un'angoscia così forte non può essere ridotta altrimenti. Sarebbe anche opportuno che lo stesso psichiatra o un altro terapeuta svolgessero un'attività psicologica di sostegno, con incontri anche non frequentissimi, ma regolari. La caratteristica più importante del terapeuta è che la faccia sentire a suo agio, per poter creare uno spazio dove esprimere emozioni e non solo teorie e concetti filosofici.
Cordiali saluti
Franca Scapellato
Franca Scapellato
[#4]
Ex utente
Alla Dr.ssa Franca Scapellato:
Interessante è anche la sua lettera.
Mi parla di una "angoscia senza nome", ma un nome che non sia descrittivo non potrebbe dire nulla in più su tale entità. "Solo fatti possono esprimere un senso; una classe di nomi non può farlo." (L.W.) De facto, a me è il nome Alessandro, ma questo non descrive chi io sia. Ne è interessante, invece, l'aspetto suggestivo.
Ho pensato che ciascun Uomo, estrapolato dal contesto, è una sfera: è perfetto. A seconda dei contesti in cui è, la sua forma viene intaccata, pressata, in un certo grado (che può essere nullo, anche, e dirò quindi che è in un suo contesto, in un ambiente che in un certo qual modo gli appartiene) e quelle tali imperfezioni sono i problemi che lui ha. Se è vero che Egli, nella sua vita, è volto alla ricerca della felicità, e che quindi è volto a risolvere queste imperfezioni, se è vero che non cambia se stesso ma che di volta in volta ha volontà di plasmare il reale, allora segue che ogni Uomo è volto al controllo, a discapito di ogni altra cosa, di ogni sua pressione, e che la sua infelicità non è nient altro che un contesto non adatto. De facto, è ben nota, nel Reale, la Selezione Naturale e chissà che questa un giorno non porti ad esseri felici? Dunque è così che vedo me: una persona non felice, in un contesto non adatto. Dice Dawkins R. che "I geni non si preoccupano per le sofferenze degli organismi perché in realtà non si preoccupano di nulla." La Volontà, dice Schopenhauer A., è cieca. Non tanto la parola, quanto l'idea di emozione suona in me a mo' di stonatura, le emozioni fanno gola alla Specie. E sono concorde con Lei nel dire che vivo combattendo tra due "istanze" diametralmente opposte.
Ho apprezzato, nella sua, un certo tatto. Certamente non è l'unica a consigliarmi di intraprendere un tale percorso (lo si può leggere addirittura qualche rigo più su) e magari ha peccato in eleganza stilistica, ma nel contenuto è stata gagliarda (pur considerando l'impostazione base: siete tutti psichiatri).
La ringrazio,
cordiali saluti anche a lei,
Alessandro
Interessante è anche la sua lettera.
Mi parla di una "angoscia senza nome", ma un nome che non sia descrittivo non potrebbe dire nulla in più su tale entità. "Solo fatti possono esprimere un senso; una classe di nomi non può farlo." (L.W.) De facto, a me è il nome Alessandro, ma questo non descrive chi io sia. Ne è interessante, invece, l'aspetto suggestivo.
Ho pensato che ciascun Uomo, estrapolato dal contesto, è una sfera: è perfetto. A seconda dei contesti in cui è, la sua forma viene intaccata, pressata, in un certo grado (che può essere nullo, anche, e dirò quindi che è in un suo contesto, in un ambiente che in un certo qual modo gli appartiene) e quelle tali imperfezioni sono i problemi che lui ha. Se è vero che Egli, nella sua vita, è volto alla ricerca della felicità, e che quindi è volto a risolvere queste imperfezioni, se è vero che non cambia se stesso ma che di volta in volta ha volontà di plasmare il reale, allora segue che ogni Uomo è volto al controllo, a discapito di ogni altra cosa, di ogni sua pressione, e che la sua infelicità non è nient altro che un contesto non adatto. De facto, è ben nota, nel Reale, la Selezione Naturale e chissà che questa un giorno non porti ad esseri felici? Dunque è così che vedo me: una persona non felice, in un contesto non adatto. Dice Dawkins R. che "I geni non si preoccupano per le sofferenze degli organismi perché in realtà non si preoccupano di nulla." La Volontà, dice Schopenhauer A., è cieca. Non tanto la parola, quanto l'idea di emozione suona in me a mo' di stonatura, le emozioni fanno gola alla Specie. E sono concorde con Lei nel dire che vivo combattendo tra due "istanze" diametralmente opposte.
Ho apprezzato, nella sua, un certo tatto. Certamente non è l'unica a consigliarmi di intraprendere un tale percorso (lo si può leggere addirittura qualche rigo più su) e magari ha peccato in eleganza stilistica, ma nel contenuto è stata gagliarda (pur considerando l'impostazione base: siete tutti psichiatri).
La ringrazio,
cordiali saluti anche a lei,
Alessandro
[#5]
Caro Alessandro, dato che ha scritto a un sito medico, chiedendo una consulenza perché sta male, perché il suo terapeuta disgraziatamente è morto e lei ha sospeso anche la terapia farmacologica( che le dava qualche effetto collaterale, ma forse teneva a freno l'angoscia), vuol dire che ha bisogno di una persona che l'accompagni per un tratto del suo cammino (con una terapia farmacologica, se occorre ) e le insegni ad apprezzare i tesori che tutti abbiamo dentro come esseri umani completi. Ho rivisto da poco un bel film (vecchio): "Zorba il greco": uno scrittore in crisi viene aiutato da un analfabeta che gli insegna a vivere.Alla fine sta meglio.Glielo consiglio.
Saluti.
Franca Scapellato
Saluti.
Franca Scapellato
[#6]
Caro Alessandro,
come ha detto la D.ssa Scapellato, sarebbe meglio riprendere contatto con uno psichiatra ed eventualmente oltre a una farmacoterapia iniziare anche una psicoterapia: ho l'impressione che a lei potrebbe andare bene.
Riguardo all'urina, forse l'idea fa un po' schifo, è sicuramente di altri tempi, ma... sa che in medicina come in chirurgia è ancora fondamentale l'esame obiettivo? significa parlare e toccare il paziente; solo dopo se necessario si fanno altri esami strumentali e di laboratorio, ma questi vengono decisi dopo la visita medica.
L'urina ha odori diversi in certe patologie, così come l'alito, e lo stesso corpo: si va a colpo sicuro. Perdere queste vecchie conoscenze per la medicina secondo me è solo un danno, non un progresso.
Il chirurgo che deve agire d'urgenza non ha tempo di fare tanti esami.
Inoltre, potrà sembrare antipatico, anche solo guardando un paziente si cominciano a capire delle cose di lui.
I geni di Richard Dawkins non possono preoccuparsi degli organismi perché non lo sono essi stessi, sono solo delle molecole, dei mini programmi che eseguono quello per cui si sono selezionati con l'evoluzione.
Personalmente non credo nella ricerca della felicità come fine teleologico cui tendiamo e il contesto in cui viviamo può certo condizionarci ma... è un contesto naturale e a parità di condizioni in un gruppo non è più il contesto che fa la differenza ma il singolo. Ma posso concordare con lei circa il suo sentimento di sentirsi un pesce fuor d'acqua: lo stesso individuo in un contesto differente potrebbe stare molto meglio.. o peggio.
Zorba il Greco mi sembra un ottimo film da vedere, oltre alla trama ha anche una famossisima colonna sonora che allevia lo spirito.
Avrebbe molto di cui parlare con uno psichiatra.
Di nuovo auguri
Massimo Lai
come ha detto la D.ssa Scapellato, sarebbe meglio riprendere contatto con uno psichiatra ed eventualmente oltre a una farmacoterapia iniziare anche una psicoterapia: ho l'impressione che a lei potrebbe andare bene.
Riguardo all'urina, forse l'idea fa un po' schifo, è sicuramente di altri tempi, ma... sa che in medicina come in chirurgia è ancora fondamentale l'esame obiettivo? significa parlare e toccare il paziente; solo dopo se necessario si fanno altri esami strumentali e di laboratorio, ma questi vengono decisi dopo la visita medica.
L'urina ha odori diversi in certe patologie, così come l'alito, e lo stesso corpo: si va a colpo sicuro. Perdere queste vecchie conoscenze per la medicina secondo me è solo un danno, non un progresso.
Il chirurgo che deve agire d'urgenza non ha tempo di fare tanti esami.
Inoltre, potrà sembrare antipatico, anche solo guardando un paziente si cominciano a capire delle cose di lui.
I geni di Richard Dawkins non possono preoccuparsi degli organismi perché non lo sono essi stessi, sono solo delle molecole, dei mini programmi che eseguono quello per cui si sono selezionati con l'evoluzione.
Personalmente non credo nella ricerca della felicità come fine teleologico cui tendiamo e il contesto in cui viviamo può certo condizionarci ma... è un contesto naturale e a parità di condizioni in un gruppo non è più il contesto che fa la differenza ma il singolo. Ma posso concordare con lei circa il suo sentimento di sentirsi un pesce fuor d'acqua: lo stesso individuo in un contesto differente potrebbe stare molto meglio.. o peggio.
Zorba il Greco mi sembra un ottimo film da vedere, oltre alla trama ha anche una famossisima colonna sonora che allevia lo spirito.
Avrebbe molto di cui parlare con uno psichiatra.
Di nuovo auguri
Massimo Lai
Questo consulto ha ricevuto 6 risposte e 5.9k visite dal 25/11/2007.
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