Ossessioni..fare del male
Egregi Dottori, dopo aver letto tutti gli articoli, forum , relazioni di dottori , pubblicazioni , libri , ho deciso di scriverVi innanzitutto per complimentarmi, alcuni di voi danno delle risposte davvero concrete e opportune.
Cercerò di descrivere sinteticamente "tutta la mia vita"
1)infanzia
iniziata con sintomi, che oggi descriverei come sensazioni di angoscia, paura, specialmente la sera al ritorno a casa, dopo le distrazioni di tutti i bambini di quell'età.
Vari problemi in famiglia, come (quasi) tutte le famiglie del mondo,(litigi verbali tra padre e madre, senza violenze) Ma nulla mi è mai mancato nè affettivamente nè materialmente
2)adolescenza
tipica, con problemi tipici (innamoramenti, sesso, tradimenti..)Ragionamenti "esistenziali" ,paura di diventare vecchio , disgusto per tutto ciò che veniva dal passato, successivamente , la mia attenzione si focalizzò su alcuni "pazzi" del mio paese, relativa "immedesimazione" paura di diventare pazzo, sentire voci, o avere allucinazioni, tuttò ciò sempre immaginato nella mia mente fino a credere di sentire veramente cose inesistenti, o avere allucinazioni.
3)età giovane
durante un "discorso da bar" si discuteva sull'omosessualità, tale discussione verteva sul dubbio "si nasce o si diventa?" la mia risposta fu secca, "si diventa!". Da quel momento il mio ragionamento basato sull'immedesimazione, quindi immaginare di avere rapporti con uomini, scatenò la mia paura di essere omosessuale
-si arriva al punto, tg, omicidi immotivati (rientra la paura della pazzia, ma stavolta localizzata sull'immedesimarsi di essere un assassino)immaginare di fare del male, scene dove io mi vedevo alle prese con raptus , sulla mia ragazza prima, sulla mia famiglia poi.
4) oggi dopo sette anni in assenza di disturbi (vita sempre vissuta decentemente amicizie/amori/passioni/lavoro) quello che io reputo il "disturbo finale" quello della paura di fare del male con ragionamenti e rimuginazioni, immagini e pensieri ritorna alla nascita del mio primo figlio, per aver semplicemente pensato "e se in questo momento particolare della mia vita, ritornasse quel disturbo?"
manco a pensarlo per un attimo,mi è ritornato con relative angoscie, paure , ansia e panico, ma stavolta più deciso,concreto,invalidante,spaventoso, indirizzato su mio figlio (non ho MAI avuto episodi di violenza/rabbia/gelosia/invidia)
vado dallo psichiatra che mi diagnostica una dpp con annesso "ritorno" del doc
cipralex (aumento graduale) xanax all'occorrenza
un anno di cura con piccoli risultati/umore migliorato/meno paura, ma un pò di derealizzazione
decido di abbassare gradualmente cipralex(fine derealizzazione)per poi smettere, usando solo xanax all'occorrenza
Vivo bene, ma ho sempre i momenti di paura descritti,mi sento "contestualizzato" nel serial killer, uomo che ammazza figlio,come in fuga da reati mai commessi.
vorrei qualche Vs gentile consiglio,oltre a lasciare mail per gli utenti nella stessa"barca"
aiutiamoci77@gmail.com
Cercerò di descrivere sinteticamente "tutta la mia vita"
1)infanzia
iniziata con sintomi, che oggi descriverei come sensazioni di angoscia, paura, specialmente la sera al ritorno a casa, dopo le distrazioni di tutti i bambini di quell'età.
Vari problemi in famiglia, come (quasi) tutte le famiglie del mondo,(litigi verbali tra padre e madre, senza violenze) Ma nulla mi è mai mancato nè affettivamente nè materialmente
2)adolescenza
tipica, con problemi tipici (innamoramenti, sesso, tradimenti..)Ragionamenti "esistenziali" ,paura di diventare vecchio , disgusto per tutto ciò che veniva dal passato, successivamente , la mia attenzione si focalizzò su alcuni "pazzi" del mio paese, relativa "immedesimazione" paura di diventare pazzo, sentire voci, o avere allucinazioni, tuttò ciò sempre immaginato nella mia mente fino a credere di sentire veramente cose inesistenti, o avere allucinazioni.
3)età giovane
durante un "discorso da bar" si discuteva sull'omosessualità, tale discussione verteva sul dubbio "si nasce o si diventa?" la mia risposta fu secca, "si diventa!". Da quel momento il mio ragionamento basato sull'immedesimazione, quindi immaginare di avere rapporti con uomini, scatenò la mia paura di essere omosessuale
-si arriva al punto, tg, omicidi immotivati (rientra la paura della pazzia, ma stavolta localizzata sull'immedesimarsi di essere un assassino)immaginare di fare del male, scene dove io mi vedevo alle prese con raptus , sulla mia ragazza prima, sulla mia famiglia poi.
4) oggi dopo sette anni in assenza di disturbi (vita sempre vissuta decentemente amicizie/amori/passioni/lavoro) quello che io reputo il "disturbo finale" quello della paura di fare del male con ragionamenti e rimuginazioni, immagini e pensieri ritorna alla nascita del mio primo figlio, per aver semplicemente pensato "e se in questo momento particolare della mia vita, ritornasse quel disturbo?"
manco a pensarlo per un attimo,mi è ritornato con relative angoscie, paure , ansia e panico, ma stavolta più deciso,concreto,invalidante,spaventoso, indirizzato su mio figlio (non ho MAI avuto episodi di violenza/rabbia/gelosia/invidia)
vado dallo psichiatra che mi diagnostica una dpp con annesso "ritorno" del doc
cipralex (aumento graduale) xanax all'occorrenza
un anno di cura con piccoli risultati/umore migliorato/meno paura, ma un pò di derealizzazione
decido di abbassare gradualmente cipralex(fine derealizzazione)per poi smettere, usando solo xanax all'occorrenza
Vivo bene, ma ho sempre i momenti di paura descritti,mi sento "contestualizzato" nel serial killer, uomo che ammazza figlio,come in fuga da reati mai commessi.
vorrei qualche Vs gentile consiglio,oltre a lasciare mail per gli utenti nella stessa"barca"
aiutiamoci77@gmail.com
[#1]
Gentile utente,
Aveva una cura che dava un funzionamento parziale, non si capisce però perché abbia deciso di sospenderla.
La diagnosi a quanto ho capito è DOC, poi ci sono sintomi di derealizzazione che spesso sono un modo per descrivere uno stato mentale di chi ha ossessioni sul proprio stato mentale e paura di perdere il controllo, più che derealizzazione intesa nel senso proprio del termine.
In ogni caso, è un disturbo che va curato. La sospensione delle cure induce ricadute che andrebbero evitate e trattate tempestivamente.
Non lasci mail, le risposte sono depositate di seguito alle domande, non ho capito se intendeva trasmetterle ad altri, cosa che la invito però a non fare, le risposte valgono rispetto alla domanda fatta.
Aveva una cura che dava un funzionamento parziale, non si capisce però perché abbia deciso di sospenderla.
La diagnosi a quanto ho capito è DOC, poi ci sono sintomi di derealizzazione che spesso sono un modo per descrivere uno stato mentale di chi ha ossessioni sul proprio stato mentale e paura di perdere il controllo, più che derealizzazione intesa nel senso proprio del termine.
In ogni caso, è un disturbo che va curato. La sospensione delle cure induce ricadute che andrebbero evitate e trattate tempestivamente.
Non lasci mail, le risposte sono depositate di seguito alle domande, non ho capito se intendeva trasmetterle ad altri, cosa che la invito però a non fare, le risposte valgono rispetto alla domanda fatta.
Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini
[#2]
Utente
Grazie per la risposta tempestiva Dr Pacini, il motivo della mail è che nel caso si trovasse a leggere qualcuno con i miei stessi sintomi, potrebbe contattarmi magari per un confronto.
ho sospeso la cura solo per motivi di orgoglio, per una questione di autostima, per capire se sono in grado di uscirne da solo .
Il mio attuale dubbio è capire anche se si tratta effettivamente di doc, i sintomi sembrerebbero quelli, tuttavia da quello che ho letto il doc ha la tendendenza, come molte altre patologie, a compromettere la qualità della vita, io riesco comunque a fare quasi tutto cio che ho sempre fatto.
Sono solo alcuni momenti della giornata che vengo coinvolto dal disturbo, con relativa paura, angoscia , a volte sono terrorizzato, inoltre non ho compulsioni di sorta, a parte leggere esperienze altrui, che mi attenuano l'angoscia,inoltre dovrebbe essere presente il disturbo evitante, io invece riesco a stare tranquillamente con l'oggetto della mia ossessione, anche se a volte in modo non del tutto naturale ma appunto...ansioso e un pò "tirato"
Buona serata Dr Pacini, grazie ancora per la risposta
ho sospeso la cura solo per motivi di orgoglio, per una questione di autostima, per capire se sono in grado di uscirne da solo .
Il mio attuale dubbio è capire anche se si tratta effettivamente di doc, i sintomi sembrerebbero quelli, tuttavia da quello che ho letto il doc ha la tendendenza, come molte altre patologie, a compromettere la qualità della vita, io riesco comunque a fare quasi tutto cio che ho sempre fatto.
Sono solo alcuni momenti della giornata che vengo coinvolto dal disturbo, con relativa paura, angoscia , a volte sono terrorizzato, inoltre non ho compulsioni di sorta, a parte leggere esperienze altrui, che mi attenuano l'angoscia,inoltre dovrebbe essere presente il disturbo evitante, io invece riesco a stare tranquillamente con l'oggetto della mia ossessione, anche se a volte in modo non del tutto naturale ma appunto...ansioso e un pò "tirato"
Buona serata Dr Pacini, grazie ancora per la risposta
[#3]
"ho sospeso la cura solo per motivi di orgoglio, per una questione di autostima, per capire se sono in grado di uscirne da solo ."
E' un grossolano fraintendimento. L'orgoglio non ha senso applicato alle malattie. A meno che non si sia orgogliosi di prodursi ricadute e aggravamenti. Idem per l'autostima, ci vuole pazienza e coraggio nell'accettare l'idea di non controllare qualcosa e di dover seguire un percorso di cura, molto più del coraggio autogestito nel sospendere le cure, che di solito però denota non consapevolezza della natura del disturbo.
Il fatto che le malattie finiscano da sole è già assodato che non è così, altrimenti non sarebbe nata la necessità di curarle e prevenirle. Il medico stesso, se non ha ritenuto di dirle di sospenderla ma il contrario, di proseguirla, avrà ragionato su qualche base, che non ha senso ignorare senza neanche chiedergli spiegazioni.
Ricontatti lo psichiatra per riprendere le cure del caso.
E' un grossolano fraintendimento. L'orgoglio non ha senso applicato alle malattie. A meno che non si sia orgogliosi di prodursi ricadute e aggravamenti. Idem per l'autostima, ci vuole pazienza e coraggio nell'accettare l'idea di non controllare qualcosa e di dover seguire un percorso di cura, molto più del coraggio autogestito nel sospendere le cure, che di solito però denota non consapevolezza della natura del disturbo.
Il fatto che le malattie finiscano da sole è già assodato che non è così, altrimenti non sarebbe nata la necessità di curarle e prevenirle. Il medico stesso, se non ha ritenuto di dirle di sospenderla ma il contrario, di proseguirla, avrà ragionato su qualche base, che non ha senso ignorare senza neanche chiedergli spiegazioni.
Ricontatti lo psichiatra per riprendere le cure del caso.
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 2.9k visite dal 31/05/2011.
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