Punto della situazione

Buona sera, vi racconto brevemente la mia storia.
Daniele, 37 anni, felicemente sposato. A fine settembre 2010 mi infortuno in palestra e cominciano i formicolii alla mano dx su cui comincio a fissarmi. Cosa avro', passera', restero' come mio padre che causa ictus ha perso forza nella mano ecc.... Vado giu' d morale, pensieri fissi, insomma vado in paranoia. Poco sonno, poca voglia di mangiare, poca voglia di uscire, pianto, senso di vuoto, disinteresse verso la vita. Mi viene la paura di cadere in depressione!Corro ai ripari, psichiatra/psicoterapeuta. Due colloqui con lui, mi rassicura e mi svela l'arcano! Erano effettivamente due anni, dall'ictus di mio padre, che pensavo al momento che se ne fosse andato (ha 78 anni) con angoscia. Premetto che con lui ci lavoro da sempre e che ci vivo vicino. Diagnosi: depressione reattiva di lieve entita'.
Mi prescreive solo xanax ma due settimane dopo viste le mie lamentele mi prescrive paroxetina 20mg al giorno.
Dopo un paio di settimane inizio a dormire tranquillamente, a mangiare, a lavorare con profitto. Lo psichiatra mi propone anche un percorso psicologico che inizio subito, ci tengo a sottolineare che in concomitanza dell'inizio del mio malessere ho intrapreso un passo importante a livello lavorativo, mi sono lentamente sganciato da mio padre passando da dipendente a titolare dello studio professionale che gestivamo assieme (sono ancora in fase di rodaggio).Sono 5 mesi che sono in cura ma la mattina mi sveglio sempre con ansia e la sensazione che tutto sia passato non la riesco proprio ad avere. Ho una leggera sensazione di malessere che non mi abbandona. I sintomi piu' fastidiosi rimasti sono una velata apatia e la paura di non uscire da questa che lo psichiatra chiama una `crisi di crescita`. Ci tengo a dire che sono figlio unico e che sono sempre stato sempre legato ai miei genitori da un senso di, forse eccessiva, riconoscenza che ho nei loro confronti.
Vi chiedo, visto che ho intrapreso un grande passo per affrancarmi da mio padre sul lavoro in concomitanza dell'inizio della crisi puo' essere che, per tale motivo, questa tardi a risolversi?
Grazie
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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 42.3k 1k
Gentile utente,

l'interpretazione psicologica delle motivazioni di vario genere dell'insorgenza dei suoi sintomi e della persistenza della stessa sembra avere per lei maggiore importanza della sua diagnosi psichiatrica verso la quale e' necessario porre attenzione per un trattamento di cura efficace.

L'aspettativa magica rispetto al suo malessere ed al conseguente trattamento, pongono quest ultimo in una posizione di difficile risoluzione.

Attualmente, il suo trattamento farmacologico e' sottodosato.
L'utilizzo della sola benzodiazepina, dopo la stesura di una diagnosi precisa, costituisce di fatto un elemento non condivisibile che fa riflettere sulla modalita' con cui viene gestito il tutto che, a mio avviso, e' da lei condiviso in modo totale.

Non vi e' alcuna magia ne' nessun arcano in quanto riferisce, ha una diagnosi psichiatrica chiaramente evidenziabile dai sintomi che riferisce per la quale il trattamento farmacologico deve essere di prima scelta e non accessorio.

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Attivo dal 2011 al 2011
Ex utente
Grazie per la sollecita risposta, forse sono stato frainteso, assumo non xanax ma paroxetina e non mi e' stata subito prescritta per mie resistenze iniziali verso gli psicofarmaci. Non ho nessuna aspettativa magica, le chiedevo solo se e' normale che dopo cinque mesi non abbia ottenuto un recupero completo ma un recupero del benessere dell'80x100. Può essere che la situazione oggettiva di profondi cambiamenti degli ultimi mesi influisca? Grazie di nuovo
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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 42.3k 1k
Il fatto che lei abbia resistenze verso i farmaci non esime dalla prescrizione appropriata.

Comunque, il suo malessere deve essere rivalutato ed eventualmente deve essere fatta una variazione farmacologica.
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