Paura di farsi del male
Buongiorno,
ho 38 anni ed ho da sempre disturbi di ansia con pensieri ossessivi.
Dopo un periodo di ciel sereno ho avuto un nuovo episodio
attribuile al dolore provocato da una gravidanza, primo
figlio, andata male (extrauterina).
ho iniziato un percorso di psicoterapia (metodo transazionale)in
associazione a farmacoterapia (1 cp. 10 mg cipralex al mattino +
1 cp. 0,5 mg. pasadena al mattino ed a sera) fornitami da uno
psichiatra.
Ho iniziato la terapia a febbraio 2010 e verso agosto 2010 stando
meglio ho iniziato ad eliminare il pasaden per gradi. All'improvviso,
per problemi economici dovuti alla chiusura dell'attività, sono ripresi
i disturbi di ansia e le paure di far del male a me stesso.
Ho ripreso il pasaden a dosaggio pieno (ero arrivato a 1/2 compressa la sera.)
Nel frattempo ho conosciuto un parroco che mi ha dato dei buoni consigli, mi tranquillizava e mi diceva di apprezzare la vita che è un dono grandioso, facendomi rassicurare anche sulla mia fede. A dicembre 2010 una bella notizia:
mia moglie è incinta. Tutto mi sembra straordinario, non ho più grandi problemi
con i miei pensieri. Abbiamo anche la benedizione da quel parroco che nel frattempo è diventato più di un semplice parroco.
Tutto procede bene fino alla scorsa settimana, quando apprendo la notizia che questo parroco si toglie la ......... senza un motivo plausibile e senza lasciare nessun messaggio.
Mi cade il mondo addosso, metto in discussione tutto quello che ho creato anche grazie a lui, mi ritornano i pensieri e la paura di far del male a me stesso, mi vengono crisi di ansia fortissima dove inzio a tremare dalla testa ai piedi.
Mi sento indifeso contro queste rimuginazione che vanno al di là di ogni immaginazione. Ho paura che la cosa accaduta al parroco possa colpire anche me.
Neanche la gioia di aspettare un figlio mi fa da scupo contro questi pensieri.
Come posso fare?
La terapia farmacologica è giusta per questo tipo di disturbo?
Il tipo di psicoterapia è anche quello giusto?
Ho una paura tremenda.
ho 38 anni ed ho da sempre disturbi di ansia con pensieri ossessivi.
Dopo un periodo di ciel sereno ho avuto un nuovo episodio
attribuile al dolore provocato da una gravidanza, primo
figlio, andata male (extrauterina).
ho iniziato un percorso di psicoterapia (metodo transazionale)in
associazione a farmacoterapia (1 cp. 10 mg cipralex al mattino +
1 cp. 0,5 mg. pasadena al mattino ed a sera) fornitami da uno
psichiatra.
Ho iniziato la terapia a febbraio 2010 e verso agosto 2010 stando
meglio ho iniziato ad eliminare il pasaden per gradi. All'improvviso,
per problemi economici dovuti alla chiusura dell'attività, sono ripresi
i disturbi di ansia e le paure di far del male a me stesso.
Ho ripreso il pasaden a dosaggio pieno (ero arrivato a 1/2 compressa la sera.)
Nel frattempo ho conosciuto un parroco che mi ha dato dei buoni consigli, mi tranquillizava e mi diceva di apprezzare la vita che è un dono grandioso, facendomi rassicurare anche sulla mia fede. A dicembre 2010 una bella notizia:
mia moglie è incinta. Tutto mi sembra straordinario, non ho più grandi problemi
con i miei pensieri. Abbiamo anche la benedizione da quel parroco che nel frattempo è diventato più di un semplice parroco.
Tutto procede bene fino alla scorsa settimana, quando apprendo la notizia che questo parroco si toglie la ......... senza un motivo plausibile e senza lasciare nessun messaggio.
Mi cade il mondo addosso, metto in discussione tutto quello che ho creato anche grazie a lui, mi ritornano i pensieri e la paura di far del male a me stesso, mi vengono crisi di ansia fortissima dove inzio a tremare dalla testa ai piedi.
Mi sento indifeso contro queste rimuginazione che vanno al di là di ogni immaginazione. Ho paura che la cosa accaduta al parroco possa colpire anche me.
Neanche la gioia di aspettare un figlio mi fa da scupo contro questi pensieri.
Come posso fare?
La terapia farmacologica è giusta per questo tipo di disturbo?
Il tipo di psicoterapia è anche quello giusto?
Ho una paura tremenda.
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Gentile utente,
Occorre innanzitutto una diagnosi. Sarebbe opportuna una rivalutazione specialistica, e su quella base eventualmente rimodulare la terapia farmacologica.
Cordiali saluti
Occorre innanzitutto una diagnosi. Sarebbe opportuna una rivalutazione specialistica, e su quella base eventualmente rimodulare la terapia farmacologica.
Cordiali saluti
Dott. Vassilis Martiadis
Psichiatra e Psicoterapeuta
www.psichiatranapoli.it
Questo consulto ha ricevuto 4 risposte e 4.3k visite dal 21/03/2011.
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