Specie in periodi di maggiore stress
salve,
ho scoperto che il mio ragazzo prende ansiolitici, DELORAZEPAM EN 0,5 mg e non so se è il caso di allarmarmi.
soffre, spesso di attacchi di panico, specie in periodi di maggiore stress (es.:esami universitari). I sintomi sono forte agitazione immotivata, sudore, difficoltà a respirare, paura per cose che fa normalmente, come ad esempio prendere un treno, giocare a calcio,andare al centro commerciale o pranzare con amici gli provoca difficoltà a respirare.
quando mi accorgo che è in preda a questi attacchi cerco di tranquillizzarlo (forse sbaglio modo) ma si adira e inevitabilmente si litiga, e accusa gli altri di essere il suo male perchè non facciamo altro che dirgli di stare tranquillo.
aiutatemi, non so che fare, come comportarmi, come dirgli che ho scoperto di queste compresse, e cosa consigliargli.
il mio ragazzo ha 28 anni, mi sembra troppo giovane per sottoporsi a questi ansiolitici. che devo fare?qual'è la strada giusta da seguire?
ho scoperto che il mio ragazzo prende ansiolitici, DELORAZEPAM EN 0,5 mg e non so se è il caso di allarmarmi.
soffre, spesso di attacchi di panico, specie in periodi di maggiore stress (es.:esami universitari). I sintomi sono forte agitazione immotivata, sudore, difficoltà a respirare, paura per cose che fa normalmente, come ad esempio prendere un treno, giocare a calcio,andare al centro commerciale o pranzare con amici gli provoca difficoltà a respirare.
quando mi accorgo che è in preda a questi attacchi cerco di tranquillizzarlo (forse sbaglio modo) ma si adira e inevitabilmente si litiga, e accusa gli altri di essere il suo male perchè non facciamo altro che dirgli di stare tranquillo.
aiutatemi, non so che fare, come comportarmi, come dirgli che ho scoperto di queste compresse, e cosa consigliargli.
il mio ragazzo ha 28 anni, mi sembra troppo giovane per sottoporsi a questi ansiolitici. che devo fare?qual'è la strada giusta da seguire?
[#1]
Se non ha voluto dirglielo non pensa di farsi fatti che non la riguardano?
https://wa.me/3908251881139
https://www.instagram.com/psychiatrist72/
[#2]
Gentile utente,
do la risposta a Lei, alle Sue perplessità ecc., ma, per motivi di privacy, non sulla questione della malattia e del farmaco del Suo ragazzo che per me nello specifico del Suo ragazzo non esistono (mi riferiro ad essi e a lui come ad un caso ipotetico, medio, come possono essere migliaia altri), perché il Suo ragazzo non ha chiesto questo consulto, dunque, possiamo parlare di come potrebbe Lei esserlo utile, ma non di lui.
Può consigliarlo di sottoporsi ad una visita psichiatrica. Può chiedere a lui di essere presente anche Lei appunto, per capire quale atteggiamento è meglio avere e capire mglio di che cosa soffre. Può spiegarlo che è importante anche per Lei, e, penso sia vero. Se non vorrà andarci lui, può andare la prima volta almeno Lei, per ricevere un consiglio.
E' possibile che i Suoi interventi di tranquillizzazione non hanno successo, perche' Lei stessa si preoccupa molto della malattia del Suo ragazzo che forse già di per sé La spaventa; La spaventa anche la presenza del farmaco e tutta la situazione in generale. Fosse accanto a lui una persona che non ha queste o altre paure, avrebbe potuto meglio tranquilizzarlo con .. una propria semplice presenza tranquilla e paziente. Un attacco di panico non dura all'infinito.
La scoperta che usi il farmaco non va vista automaticamente come qualcosa di negativo. E' probabile che il farmaco aiuti alla sua malattia molto più di quanto gli inviti a tranquilizzarsi. Il parlare con il Suo ragazzo della Sua scoperta può aver piuttosto valore della condivisione con lui, dell'evitare che ci siano dei segreti (ed il segreto per il momento è anche il fatto che Lei ha scoperto il farmaco e lui non lo sa ancora). Può aver valore anche di rassicurazione per Lei: se il farmaco è stato prescritto da un medico (e forse lui è anche seguito da uno specialista), il Suo ragazzo stesso potrà spiegarLe come si usa e a che cosa serve.
Più che per la mera presenza del farmaco (la quale potrebbe essere intrpretata anche in modo positivo, come qualcosa che lo aiuta), mi preoccuperei se l'uso del farmaco è "autonomo": a discrezione di lui solo, senza prescrizione, senza seguire la prescrizione data o senza monitoraggio daparte di uno specialista. In questi casi c'è il rischio di non curare bene la malattia e il rischio di sviluppare la dipendenza.
In ogni modo, tornando a quello che ho detto prima, vi consiglierei una visita specialistica, anche per definire meglio la diagnosi (il carattere e l'origine della malattia), ottimizzare eventualmente la cura (perche' eisitono farmaci più specifici e più efficaci per il Suo disturbo, con meno rischio di sviluppare la dipendenza e potrebbe essere utile, in aggiunta, anche la psicoterapia, eventualmente anche per voi entrambi o di copia).
do la risposta a Lei, alle Sue perplessità ecc., ma, per motivi di privacy, non sulla questione della malattia e del farmaco del Suo ragazzo che per me nello specifico del Suo ragazzo non esistono (mi riferiro ad essi e a lui come ad un caso ipotetico, medio, come possono essere migliaia altri), perché il Suo ragazzo non ha chiesto questo consulto, dunque, possiamo parlare di come potrebbe Lei esserlo utile, ma non di lui.
Può consigliarlo di sottoporsi ad una visita psichiatrica. Può chiedere a lui di essere presente anche Lei appunto, per capire quale atteggiamento è meglio avere e capire mglio di che cosa soffre. Può spiegarlo che è importante anche per Lei, e, penso sia vero. Se non vorrà andarci lui, può andare la prima volta almeno Lei, per ricevere un consiglio.
E' possibile che i Suoi interventi di tranquillizzazione non hanno successo, perche' Lei stessa si preoccupa molto della malattia del Suo ragazzo che forse già di per sé La spaventa; La spaventa anche la presenza del farmaco e tutta la situazione in generale. Fosse accanto a lui una persona che non ha queste o altre paure, avrebbe potuto meglio tranquilizzarlo con .. una propria semplice presenza tranquilla e paziente. Un attacco di panico non dura all'infinito.
La scoperta che usi il farmaco non va vista automaticamente come qualcosa di negativo. E' probabile che il farmaco aiuti alla sua malattia molto più di quanto gli inviti a tranquilizzarsi. Il parlare con il Suo ragazzo della Sua scoperta può aver piuttosto valore della condivisione con lui, dell'evitare che ci siano dei segreti (ed il segreto per il momento è anche il fatto che Lei ha scoperto il farmaco e lui non lo sa ancora). Può aver valore anche di rassicurazione per Lei: se il farmaco è stato prescritto da un medico (e forse lui è anche seguito da uno specialista), il Suo ragazzo stesso potrà spiegarLe come si usa e a che cosa serve.
Più che per la mera presenza del farmaco (la quale potrebbe essere intrpretata anche in modo positivo, come qualcosa che lo aiuta), mi preoccuperei se l'uso del farmaco è "autonomo": a discrezione di lui solo, senza prescrizione, senza seguire la prescrizione data o senza monitoraggio daparte di uno specialista. In questi casi c'è il rischio di non curare bene la malattia e il rischio di sviluppare la dipendenza.
In ogni modo, tornando a quello che ho detto prima, vi consiglierei una visita specialistica, anche per definire meglio la diagnosi (il carattere e l'origine della malattia), ottimizzare eventualmente la cura (perche' eisitono farmaci più specifici e più efficaci per il Suo disturbo, con meno rischio di sviluppare la dipendenza e potrebbe essere utile, in aggiunta, anche la psicoterapia, eventualmente anche per voi entrambi o di copia).
Dr. Alex Aleksey Gukov
Questo consulto ha ricevuto 2 risposte e 1.6k visite dal 21/02/2011.
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