Ho avuto una ricaduta con sintomi fortemente ansiosi e ossessioni filosofico esistenziali e anche

Gentili medici,
vi scrivo ancora(ci sono precedenti consulti) perchè oggi ho fatto la visita di controllo dallo psichiatra e sono rimasta un po' senza parole.
Sono in cua con efexor 150 da un mese e quasi ua settimana, prima da anni prendevo efexor 75 mg. Ho avuto una ricaduta con sintomi fortemente ansiosi e ossessioni filosofico esistenziali e anche ipocondria per le malattie mentali.
Ora al farmaco a quel dosaggio ho risposto solo parzialmente(meno ansia fisica, umore altalenante) e perciò il mio psichiatra mi ha proposto un cambio di cura con vari opzioni. La prima è di associare la paroxetina all'efexor, la seconda è cambiare antidepressivo o fare un triciclico, la terza è associare l'haldol all'efexor. Quello che mi sono detta è se sono al punto di dover prendere l'haldol? Cioè questa proposta di cura non ha fatto altro che aumentare la mia paura che ci sia veramente qualcosa in me che non va. Il mio psichiatra dice che a bassi dosaggi si usa per le ossessioni.Alla fine a scelto di cambiare l'efexor con il fevarin, ma ha detto che chi è resistente agli antidepressivi si usa altre cose. Il mio medico mi ha detto di sentire il parere di un altro psichiatra, voi che dite?
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.4k 1k
Gentile utente,

"A che punto è" dovrebbe stabilirlo il medico. Infatti ha scelto lui alla fine, non capisco se le proposte fossero rivolte a Lei o semplicemente era per metterla al corrente delle varie opzioni, ma non vedo cosa potesse decidere in merito.

Perché parlare di resistenza agli antidepressivi se una delle proposte è cambiare antidepressivo ?

In linea generale, se c'è resistenza agli antidepressivi è corretto che si associno altri prodotti, tra cui anche gli antipsicotici, in genere però a dosi ridotte rispetto all'uso antipsicotico.

Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini

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Attivo dal 2009 al 2018
Ex utente
La resistenza l'ho avuta all'efexor non ho mai provato altri farmaci.
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Dr. Vassilis Martiadis Psichiatra, Psicoterapeuta 7.3k 161
Aver usato un solo antidperessivo mi sembra poco per dirigersi già su strategie alternative (antipsicotici o associazioni di antidepressivi) di trattamento del disturbo ossessivo. Ne parli con il suo specialista.
Cordiali saluti

Dott. Vassilis Martiadis
Psichiatra e Psicoterapeuta
www.psichiatranapoli.it

[#4]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.4k 1k
Gentile utente,

Quando non si trae beneficio da un farmaco non si utilizza il termine "resistenza", ma semplicemente "non risposta" ad un singolo farmaco, per motivi che possono dipendere banalmente dalla dose (150 non è una dose massima).

Pertanto per una diagnosi di disturbo ossessivo ha senso provare le terapie di riferimento, prima di utilizzare schemi complessi.
[#5]
Attivo dal 2009 al 2018
Ex utente
Il termine resistenza non l'ho usato io, ma lo psichiatra.
Si sono d'accordo con voi, non sono un'esperta ma sono laureata in psicologia(paradossalmente), e certe cose sembrano ovvie anche a me.
In più vorrei dire oltretutto che proporre questa terapia in questo momento ad una persona che sa cosa sono i neurolettici e che per di più ha l'ipocondria della psicosi è un po' come gettare benzina sul fuoco.
GRAZIE comunque del vostro parere.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.4k 1k
Gentile utente,

L'ipocondria non va usata come guida. Se fosse una situazione in cui ha bisogno di determinate medicine, la paura relativa a quelle medicine non riguarda la loro funzione. Non è "benzina" quindi, se mai è "fuoco" che sulla benzina dell'ipocondria purtroppo produce un po' di reazione.
Lascerei perdere questi termini che evocano appunto angosce, "neurolettico" è un termine per indicare una classe di medicine, che hanno vari usi, anche non psichiatrici.

Le sequenze di cure possono procedono dal semplice al complesso. I farmaci antipsicotici sono utili nel migliorare risposte che stentano a "decollare", mentre inserirli da subito nella terapia antiossessiva può essere giustificato se la diagnosi non è esclusivamente disturbo ossessivo.

[#7]
Attivo dal 2009 al 2018
Ex utente
A me è stato detto che il mio è un franco disturbo ossessivo,sono persino stata rassicurata che non è qualcosa di più grave e perciò penso che la proposta del neurolettico sia stata un po' affrettata, tutto qui.
Credo he se la diagnosi non fosse stata propriamente quella mi sarebbe stata comunicata, o no?
L'ipocondria non deve essere una guida, concordo, ma è necessario tener conto anche delle persone, e se una cosa non è strettamente necessaria meglio prendersi un po' di tempo e riflettere, al contrario se un farmaco è necessario si trova il modo di comunicarlo nel migliore dei modi.

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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.4k 1k
Gentile utente,

La diagnosi è importante. La rassicurazione nel disturbo ossessivo purtroppo coincide con il rituale (cercare rassicurazione). Se si tiene conto dell'ipocondria non si tiene conto della persona, la persona con il suo benessere è il risultato verso cui muovere, cercando di "scansare" l'ipocondria, anche se è la persona a porre domande ipocondriache. Non è vero che c'è il migliore dei modi per comunicare quando una persona è dominata da una paura, anzi spesso per "troncare" la spirale delle ossessioni è bene non prendere a braccetto l'ossessione con l'idea di portarla indietro, perché così facendo finisce che è l'ossessione che prende a braccetto ogni riflessione, da soli o in due con il terapeuta.
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