Dipendenza da cibo
salve
sono un ragazzo di 23 anni che negli ultimi due anni grazie a tanti sacrifici è passato da 120 kg a 80
tutto questo però ha portato in me una dipendenza da cibo che mi ha fatto perdere completamente il senso di sazietà.
ogni giorno penso a quello che devo mangiare e la mia vita è tutta incentrata sul cibo. devo dire che riesco a controllarmi abbastanza bene ma questo autocontrollo porta a grande nervosismo e non riesco a liberarmi dal pensiero del cibo che diventa quasi un'ossessione.provo invidia per le persone che possono mangiare liberamente quello che vogliono e poi soprattutto nei periodi di festa (natale pasqua) non riesco a frenarmi a tavola e mangio di tutto.
volevo a questo punto chiedere cosa dovrei fare per risolvere questo mio problema che tipo di soluzione dovrei adottare soprattutto per farmi tornare il senso di sazietà che ormai non so più nemmeno cosa significhi.
grazie mille
sono un ragazzo di 23 anni che negli ultimi due anni grazie a tanti sacrifici è passato da 120 kg a 80
tutto questo però ha portato in me una dipendenza da cibo che mi ha fatto perdere completamente il senso di sazietà.
ogni giorno penso a quello che devo mangiare e la mia vita è tutta incentrata sul cibo. devo dire che riesco a controllarmi abbastanza bene ma questo autocontrollo porta a grande nervosismo e non riesco a liberarmi dal pensiero del cibo che diventa quasi un'ossessione.provo invidia per le persone che possono mangiare liberamente quello che vogliono e poi soprattutto nei periodi di festa (natale pasqua) non riesco a frenarmi a tavola e mangio di tutto.
volevo a questo punto chiedere cosa dovrei fare per risolvere questo mio problema che tipo di soluzione dovrei adottare soprattutto per farmi tornare il senso di sazietà che ormai non so più nemmeno cosa significhi.
grazie mille
[#1]
Gentile utente,
Potrebbe essere utile rivolgersi ad uno specialista in psichiatria con particolari competenze nel trattamento dei disturbi alimentari, oppure fare riferimento ad un centro specializzato nel trattamento di questi disturbi.
Cordiali saluti
Potrebbe essere utile rivolgersi ad uno specialista in psichiatria con particolari competenze nel trattamento dei disturbi alimentari, oppure fare riferimento ad un centro specializzato nel trattamento di questi disturbi.
Cordiali saluti
Dott. Vassilis Martiadis
Psichiatra e Psicoterapeuta
www.psichiatranapoli.it
[#2]
Gentile utente,
Il freno ad un istinto come l'appetito è dimostratamente in grado di aumentare l'istinto stesso.
La resistenza, generalmente considerato segno positivo, è una condizione che non tende a durare, poiché il cervello non riesce a trovare un equilibrio se l'appetito non si abbassa, e il modo migliore per tenerlo basso non risulta al privazione.
L'ottenimento di un dimagrimento in chi ha problemi di appetito eccessivo è da considerarsi risultato parziale e instabile. Nelle persone che hanno un disturbo alimentare conclamato questo tipo di misure restrittive possono esacerbare il disturbo stesso.
Il pensiero ricorrente sul cibo, che è un pensiero oscillante tra soddisfazione per il trattenersi e desiderio (rimandato) per la consumazione, finisce per alimentare un oggetto (il cibo) a cui il cervello risponde alla fine con l'appetito.
Per questo è consigliabile che la situazione sia inquadrata per capire se è presente un cosiddetto disturbo alimentare, o che cosa comunque fare per ricercare un equilibrio che possa essere stabile.
Il freno ad un istinto come l'appetito è dimostratamente in grado di aumentare l'istinto stesso.
La resistenza, generalmente considerato segno positivo, è una condizione che non tende a durare, poiché il cervello non riesce a trovare un equilibrio se l'appetito non si abbassa, e il modo migliore per tenerlo basso non risulta al privazione.
L'ottenimento di un dimagrimento in chi ha problemi di appetito eccessivo è da considerarsi risultato parziale e instabile. Nelle persone che hanno un disturbo alimentare conclamato questo tipo di misure restrittive possono esacerbare il disturbo stesso.
Il pensiero ricorrente sul cibo, che è un pensiero oscillante tra soddisfazione per il trattenersi e desiderio (rimandato) per la consumazione, finisce per alimentare un oggetto (il cibo) a cui il cervello risponde alla fine con l'appetito.
Per questo è consigliabile che la situazione sia inquadrata per capire se è presente un cosiddetto disturbo alimentare, o che cosa comunque fare per ricercare un equilibrio che possa essere stabile.
Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini
[#4]
Gentile utente,
Beh sì è chiaro che il passo successivo può essere questo.
L'approccio "dimagrante" al sovrappeso deve tener conto della stabilità dell'effetto e della diagnosi di partenza, poiché ciò che è sostenibile per poco non è detto che lo sia per molto, e il rischio è quello di un peggioramento nel tempo del rapporto con il cibo con la perdita dei risultati ottenuti (effetto yo-yo).
Beh sì è chiaro che il passo successivo può essere questo.
L'approccio "dimagrante" al sovrappeso deve tener conto della stabilità dell'effetto e della diagnosi di partenza, poiché ciò che è sostenibile per poco non è detto che lo sia per molto, e il rischio è quello di un peggioramento nel tempo del rapporto con il cibo con la perdita dei risultati ottenuti (effetto yo-yo).
Questo consulto ha ricevuto 6 risposte e 2.4k visite dal 07/02/2011.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.