Terminate entrambe pian piano l'ansia è ritornata
Gentili dottori, sono una giovane donna di 27 anni.
Da 5 anni soffro di ansia in struttura con forti somatizzazioni; al momento della diagnosi mi venne prescritta una terapia con cipralex che feci per un anno insieme ad una psicoterapia con ottimi risultati. Terminate entrambe pian piano l'ansia è ritornata, non ho più preso farmaci ma ho fatto altri due percorsi di psicoterapia (sempre orientamenti diversi).
Ora, dopo 5 anni, l'ansia mi accompagna ogni qualvolta c'è un imprevisto che devia la mia giornata anche di poco ( un invito a pranzo, una riunione, una cerimonia) e ho grossi fastidi intestinali, ciò nonostante mi sforzo di condurre una vita abbastanza normale (facendo tanta fatica).
Ora, la mia domanda... 5 anni di psicoterapia mi hanno illuminata sui miei conflitti, sui perchè delle mie ansie e su come gestirle..ma non mi hanno guarita. Nella mia famiglia questo è un problema comune (mamma e 4 zie in cura con psicofarmaci per ansia e depressione), può questa familiarità rendermi vulnerabile a tal punto che la psicoterapia non basti e che io debba necessariamente riprendere ad utilizzare dei farmaci per avere una vita normale?
Il mio attuale psicoterapeuta (medico) mi dice sempre che posso farcela da sola, ma io non ce la faccio più, sono giovane e mi sto perdendo anni preziosi e irripetibili per colpa di queste paure che non vogliono passare.
Devo ritornare anche all'approccio farmacologico?
grazie a chi vorra rispondermi
Da 5 anni soffro di ansia in struttura con forti somatizzazioni; al momento della diagnosi mi venne prescritta una terapia con cipralex che feci per un anno insieme ad una psicoterapia con ottimi risultati. Terminate entrambe pian piano l'ansia è ritornata, non ho più preso farmaci ma ho fatto altri due percorsi di psicoterapia (sempre orientamenti diversi).
Ora, dopo 5 anni, l'ansia mi accompagna ogni qualvolta c'è un imprevisto che devia la mia giornata anche di poco ( un invito a pranzo, una riunione, una cerimonia) e ho grossi fastidi intestinali, ciò nonostante mi sforzo di condurre una vita abbastanza normale (facendo tanta fatica).
Ora, la mia domanda... 5 anni di psicoterapia mi hanno illuminata sui miei conflitti, sui perchè delle mie ansie e su come gestirle..ma non mi hanno guarita. Nella mia famiglia questo è un problema comune (mamma e 4 zie in cura con psicofarmaci per ansia e depressione), può questa familiarità rendermi vulnerabile a tal punto che la psicoterapia non basti e che io debba necessariamente riprendere ad utilizzare dei farmaci per avere una vita normale?
Il mio attuale psicoterapeuta (medico) mi dice sempre che posso farcela da sola, ma io non ce la faccio più, sono giovane e mi sto perdendo anni preziosi e irripetibili per colpa di queste paure che non vogliono passare.
Devo ritornare anche all'approccio farmacologico?
grazie a chi vorra rispondermi
[#1]
cara signora,
nel Suo caso la psicoterapia è sicuramente importante (e condivido la decisione di proseguirla a lungo, per meglio comprendere la natura dei fattori scatenanti l'ansia e le somatizzazioni). D'altra parte, la sua storia famigliare rimanda anche a una possibile origine genetica di vulnerabilità a fattori ambientali, ai quali reagisce con il sintomo ansioso. In questo caso i farmaci possono aiutare (come lei ha già potuto sperimentare).
Il Cipralex e/o altri farmaci analoghi sono efficaci e non presentano effetti collaterali importanti, anche quando assunti per tempi dilatati.
Restano il fastidio di doverli assumere e il disagio di "dipendere" da una molecola chimica, ma i vantaggi dovrebbero pesare di più. Inoltre, non è detto che proseguendo con il percorso psicoterapico Lei non possa, prima o poi, sospendere la farmacoterapia definitivamente.
nel Suo caso la psicoterapia è sicuramente importante (e condivido la decisione di proseguirla a lungo, per meglio comprendere la natura dei fattori scatenanti l'ansia e le somatizzazioni). D'altra parte, la sua storia famigliare rimanda anche a una possibile origine genetica di vulnerabilità a fattori ambientali, ai quali reagisce con il sintomo ansioso. In questo caso i farmaci possono aiutare (come lei ha già potuto sperimentare).
Il Cipralex e/o altri farmaci analoghi sono efficaci e non presentano effetti collaterali importanti, anche quando assunti per tempi dilatati.
Restano il fastidio di doverli assumere e il disagio di "dipendere" da una molecola chimica, ma i vantaggi dovrebbero pesare di più. Inoltre, non è detto che proseguendo con il percorso psicoterapico Lei non possa, prima o poi, sospendere la farmacoterapia definitivamente.
Dr. francesco somajni
[#2]
Gentile utente,
Farmacoterapia e psicoterapia non sono strumenti alternativi ma complementari. Per i disturbi d ansia la loro associazione rappresenta il migliore strumento terapeutico.
Cordiali saluti
Farmacoterapia e psicoterapia non sono strumenti alternativi ma complementari. Per i disturbi d ansia la loro associazione rappresenta il migliore strumento terapeutico.
Cordiali saluti
Dott. Vassilis Martiadis
Psichiatra e Psicoterapeuta
www.psichiatranapoli.it
[#4]
![Attivo dal 2010 al 2012 Attivo dal 2010 al 2012](https://static.medicitalia.it/public/avatars-ready/donna.webp)
Ex utente
Gentili dottori, ho iniziato ad essumere cipralex 10 mg con 1/4 di pastiglia per 6 giorni, da due giorni ne ho assunta mezza, stasera ho avuto improvviso mal di pancia con diarrea, associato a sensazione di svenimento e sudorazione fredda. Mi è accaduto 3 volte in un'ora..adesso sembra passato. Ho letto sul foglietto illstrativo che la diarrea è normale..posso quindi mantenere la dose o devo diminuire per poi riaumentare più gradualmente?
[#5]
cara signora,
non credo che la sintomatologia da lei percepita sia direttamente riconducibile al farmaco.
e' più probabile che sia una manifestazione ansiosa legata al suo noto disturbo, non ancora coperta dal farmaco (per altro sottodosato).
ovviamente è sempre meglio sentire il curante, in ogni caso direi di proseguire con la cura, eventualmente associata ad ansiolitici benzodiazepinici (Xanax, En, Tavor...).
non credo che la sintomatologia da lei percepita sia direttamente riconducibile al farmaco.
e' più probabile che sia una manifestazione ansiosa legata al suo noto disturbo, non ancora coperta dal farmaco (per altro sottodosato).
ovviamente è sempre meglio sentire il curante, in ogni caso direi di proseguire con la cura, eventualmente associata ad ansiolitici benzodiazepinici (Xanax, En, Tavor...).
[#7]
Gentile utente,
La sua prima cura in effetti è durata poco, non si capisce esattamente perché. Inoltre, le terapie protratte senza un piano preciso sono utili quando si suppone (come magari nel suo caso) che almeno per un po' di tempo il disturbo ritornerebbe dopo la sua sospensione.
Invece, andrebbe sempre rivista l'opportunità di proseguire cure che non controllino i sintomi e l'andamento della malattia, poiché la terapia dei disturbi neuropsichiatrici in generale non si fonda sulla "comprensione" di motivi né sul farcela da soli, se mai sulla comprensione dei meccanismi della malattia come aiuto a gestire le ricadute e le terapie.
La sua prima cura in effetti è durata poco, non si capisce esattamente perché. Inoltre, le terapie protratte senza un piano preciso sono utili quando si suppone (come magari nel suo caso) che almeno per un po' di tempo il disturbo ritornerebbe dopo la sua sospensione.
Invece, andrebbe sempre rivista l'opportunità di proseguire cure che non controllino i sintomi e l'andamento della malattia, poiché la terapia dei disturbi neuropsichiatrici in generale non si fonda sulla "comprensione" di motivi né sul farcela da soli, se mai sulla comprensione dei meccanismi della malattia come aiuto a gestire le ricadute e le terapie.
Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini
[#10]
Gentile utente,
In generale sì, per tutti quei disturbi per cui si prevedono durate medio-lunghe o recidive. Per questo è importante definire la diagnosi, poiché ansia e somatizzazioni sono due tipi di sintomi ma non definiscono esattamente il disturbo.
Fosse ad esempio un disturbo di panico, oppure un disturbo somatoforme, solitamente i periodi di cura sono maggiori per porevedere (percentualmente) una bassa probabilità di recidiva.
In generale sì, per tutti quei disturbi per cui si prevedono durate medio-lunghe o recidive. Per questo è importante definire la diagnosi, poiché ansia e somatizzazioni sono due tipi di sintomi ma non definiscono esattamente il disturbo.
Fosse ad esempio un disturbo di panico, oppure un disturbo somatoforme, solitamente i periodi di cura sono maggiori per porevedere (percentualmente) una bassa probabilità di recidiva.
[#11]
![Attivo dal 2010 al 2012 Attivo dal 2010 al 2012](https://static.medicitalia.it/public/avatars-ready/donna.webp)
Ex utente
l'esatta diagnosi è disturbo d'ansia generalizzato, non ho mai avuto attacchi di panico negli ultimi 5 anni, principalmente ansia anticipatoria prima di affrontare situazioni particolari e stati di sottile ansia e preoccupazioni sempre e comunque. Da un punto di vista sintomatologico tachicardia vertigini brividi e negli ultimi due anni ho sviluppato la sindrome dell'intestino irritabile con diarrea postprandiale e in occasione di stati di particolare agitazione.
[#13]
![Attivo dal 2010 al 2012 Attivo dal 2010 al 2012](https://static.medicitalia.it/public/avatars-ready/donna.webp)
Ex utente
Gentile dottore la ringrazio ed approfitto per chiederLe l'ultima cosa. Sto aumentando gradualmente la dose del cipralex per arrivare ai 10 mg, mi sta dando un forte aumento dell'ansia (adesso sono a circa 5 mg da circa 5 o 6 giorni). Il mio curante mi ha consigliato di provare a passare a dose piena (10 mg) aumentando l'ansiolitico. Vorrei conferma di ciò..è meglio arrivare subito alla dose piena o aumentare molto più gradualmente?Cioè, quanti giorni devo aumentare gradualmente prima di arrivare a dose piena?
Cordiali saluti
Cordiali saluti
Questo consulto ha ricevuto 14 risposte e 2.3k visite dal 25/01/2011.
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