Riduzione dosaggio cipralex
Cari dottori, sono una ragazza di 27 anni. Ieri ho avuto la visita di controllo dal mio psichiatra. Come potete leggere dal consulto che ho postato in "psicologia", la diagnosi formulata dallo psichiatra è DAP e ipocondria (per intenderci, oltre ad avere ossessioni sulle malattie neurologiche e i tumori al cervello, avevo la paura costante di poter perdere il contatto con la realtà e non distinguere se cio' che vivevo era sogno o realtà; tutto quel rimuginare mi creava spesso attacchi di panico).
La cura è iniziata a Giugno 2010 con 10mg di cipralex, ma poi lo psichiatra ha deciso di farmi salire gradualmente fino a 20mg xche la situazione non era stabile e avevo ancora pensieri e paure. E' da settembre che assumo Cipralex a 20mg al giorno ma che sto davvero bene è da fine novembre. Per davvero bene intendo che non ho praticamente +pensieri e paure o, se mi vengono x un attimo, poi me ne dimentico immediatamente.
Oggi al controllo lo psichiatra mi ha detto che ora vuole che io dal 1°febbraio passi a 15mg e mantenga 15mg fino a metà maggio (quando avremo il prox controllo) e poi valuteremo la situazione: se starò bene, da maggio scaleremo a 10mg fino a ottobre-novembre e valuteremo nuovamente come starò. La sua idea è quella di portare a 5mg entro novembre-dicembre 2011 e mantenere al dosaggio di 5mg per un altro anno per evitare ricadute.
Io ho fiducia nel mio psichiatra che è a detta di tutti molto competente oltre che molto "umano"..però gli ho espresso la mia paura e gli ho chiesto come mai già scaliamo a 15mg se sto bene DAVVERO da un paio di mesi soltanto? Lui mi ha risposto che sa ciò che fa e che se continuiamo x mesi a dose piena poi se un domani (tra anni) eventualmente dovessi aver bisogno di nuovo del Cipralex non è detto che farebbe ancora effetto.
Dice che le terapie vanno protratte almeno un anno e mezzo ma non a dosaggio per forza pieno e che si va per "tentativi".
Voi siete d'accordo con questo discorso? Pensate che potrebbe esser presto per ridurre a 15mg? Ho paura di poter ancora provare quei pensieri fissi e quelle assurde paure.
Vorrei un consiglio anche da voi, grazie.
La cura è iniziata a Giugno 2010 con 10mg di cipralex, ma poi lo psichiatra ha deciso di farmi salire gradualmente fino a 20mg xche la situazione non era stabile e avevo ancora pensieri e paure. E' da settembre che assumo Cipralex a 20mg al giorno ma che sto davvero bene è da fine novembre. Per davvero bene intendo che non ho praticamente +pensieri e paure o, se mi vengono x un attimo, poi me ne dimentico immediatamente.
Oggi al controllo lo psichiatra mi ha detto che ora vuole che io dal 1°febbraio passi a 15mg e mantenga 15mg fino a metà maggio (quando avremo il prox controllo) e poi valuteremo la situazione: se starò bene, da maggio scaleremo a 10mg fino a ottobre-novembre e valuteremo nuovamente come starò. La sua idea è quella di portare a 5mg entro novembre-dicembre 2011 e mantenere al dosaggio di 5mg per un altro anno per evitare ricadute.
Io ho fiducia nel mio psichiatra che è a detta di tutti molto competente oltre che molto "umano"..però gli ho espresso la mia paura e gli ho chiesto come mai già scaliamo a 15mg se sto bene DAVVERO da un paio di mesi soltanto? Lui mi ha risposto che sa ciò che fa e che se continuiamo x mesi a dose piena poi se un domani (tra anni) eventualmente dovessi aver bisogno di nuovo del Cipralex non è detto che farebbe ancora effetto.
Dice che le terapie vanno protratte almeno un anno e mezzo ma non a dosaggio per forza pieno e che si va per "tentativi".
Voi siete d'accordo con questo discorso? Pensate che potrebbe esser presto per ridurre a 15mg? Ho paura di poter ancora provare quei pensieri fissi e quelle assurde paure.
Vorrei un consiglio anche da voi, grazie.
[#2]
Utente
Hehe una specie :) nel senso che avrei piacere di sapere come la pensate - col limite del consulto online ovviamente- su quanto vuole fare il mio psichiatra... e se c'è rischio che riducendo da adesso a 15mg potrei "accusare" il colpo con un ritorno di pensieri e paure.. ecco, capire se il rischio c'è. A quanto pare, secondo lei non c'è e concorda con lui.
Grazie dottore.
Se altri avranno voglia di fornirmi le loro opinioni gliene sarò grata.
Saluti
Grazie dottore.
Se altri avranno voglia di fornirmi le loro opinioni gliene sarò grata.
Saluti
[#3]
Gentile utente,
indire una votazione ed aderirvi e' scorretto da entrambe le parti.
Per cio' che attiene al suo trattamento, le linee guida internazionali indicano come utile un trattamento a dose piena per un tempo prolungato che deve essere protratto fino a 18-24 mesi.
Durante tale periodo va mantenuto il dosaggio pieno per evitare ricadute che invece possono manifestarsi gia' alla riduzione del farmaco.
indire una votazione ed aderirvi e' scorretto da entrambe le parti.
Per cio' che attiene al suo trattamento, le linee guida internazionali indicano come utile un trattamento a dose piena per un tempo prolungato che deve essere protratto fino a 18-24 mesi.
Durante tale periodo va mantenuto il dosaggio pieno per evitare ricadute che invece possono manifestarsi gia' alla riduzione del farmaco.
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[#4]
Utente
Non intendevo mancare di rispetto! E nemmeno il dottor Nicolazzo credo. Era solo un modo scherzoso di chiedere un parere a voi.
Il mio psichiatra dice che sa cio' che fa ma siccome ho letto che molti sono concordi col parere da lei espresso dott Ruggiero, mi chiedevo proprio in base a cosa alcuni dicono in un modo e altri in un altro.
Le linee guida se sono state scritte avranno un razionale, credo...allora xche non tutti le seguono (vedi il mio psichiatra, che xo' e' uno psichiatra di chiara fama e stimato da molti?).
E' difficile per il paziente orientarsi in questo modo e se da un lato vorrei solo affidarmi al 100% al mio medico, dall'altro non posso che essere dubbiosa leggendo questi pareri discordanti.
E' vero che se usassi Cipralex a dose piena (20mg) per un anno e mezzo poi non sarebbe + efficace come ora, in un eventuale futuro?
Grazie delle risposte
Il mio psichiatra dice che sa cio' che fa ma siccome ho letto che molti sono concordi col parere da lei espresso dott Ruggiero, mi chiedevo proprio in base a cosa alcuni dicono in un modo e altri in un altro.
Le linee guida se sono state scritte avranno un razionale, credo...allora xche non tutti le seguono (vedi il mio psichiatra, che xo' e' uno psichiatra di chiara fama e stimato da molti?).
E' difficile per il paziente orientarsi in questo modo e se da un lato vorrei solo affidarmi al 100% al mio medico, dall'altro non posso che essere dubbiosa leggendo questi pareri discordanti.
E' vero che se usassi Cipralex a dose piena (20mg) per un anno e mezzo poi non sarebbe + efficace come ora, in un eventuale futuro?
Grazie delle risposte
[#5]
Gentile utente,
se il cipralex un domani non dovesse essere più efficace non sarebbe certo perchè lo ha usato 24 mesi a dosaggio pieno. Se così fosse vorrebbe dire che le linee guida internazionali tendono a creare resistenza ai farmaci, e non mi pare che questo sia vero.
Se il suo specialista ritiene di voler seguire questo schema terapeutico è probabilmente perchè nella sua esperienza si è rivelato valido. Tuttavia resta la discordanza con le linee guida.
Cordiali saluti
se il cipralex un domani non dovesse essere più efficace non sarebbe certo perchè lo ha usato 24 mesi a dosaggio pieno. Se così fosse vorrebbe dire che le linee guida internazionali tendono a creare resistenza ai farmaci, e non mi pare che questo sia vero.
Se il suo specialista ritiene di voler seguire questo schema terapeutico è probabilmente perchè nella sua esperienza si è rivelato valido. Tuttavia resta la discordanza con le linee guida.
Cordiali saluti
Dott. Vassilis Martiadis
Psichiatra e Psicoterapeuta
www.psichiatranapoli.it
[#6]
Gentile Utente,
le "linee guida internazionali" servono, molto poco, al medico e mai al paziente che resta un "soggetto unico e irripetibile", segua senza problemi il parere del suo psichiatra del quale da quanto afferma ha totale fiducia; molto probabilmente il collega ha valutato che per lei sia sufficiente quel dosaggio e la spiegazione che le ha dato è servita soltanto a garantire una adeguata adesione alla terapia da parte sua,
Saluti
PS
stia tranquilla che non ha "mancato di rispetto" a nessuno!
le "linee guida internazionali" servono, molto poco, al medico e mai al paziente che resta un "soggetto unico e irripetibile", segua senza problemi il parere del suo psichiatra del quale da quanto afferma ha totale fiducia; molto probabilmente il collega ha valutato che per lei sia sufficiente quel dosaggio e la spiegazione che le ha dato è servita soltanto a garantire una adeguata adesione alla terapia da parte sua,
Saluti
PS
stia tranquilla che non ha "mancato di rispetto" a nessuno!
[#8]
Gentile utente,
E' corretto che il dosaggio sia incrementato per ottenere una risposta piena, quindi fino ai 20 mg nel suo caso.
Per quanto concerne la durata della cura, probabilisticamente la riduzione della dose che si è dimostrata efficace nei primi due anni significa un certo rischio di ricadute. Poiché la percentuale di ricadute non riguarda un po' tutti nelle statistiche, ma chi sì, e chi no, non ci sono ulteriori previsioni da fare.
Tuttavia esistono altri indicatori per "pesare" questo rischio, come la familiarità, la pregressa durata del disturbo, la gravità dei sintomi al momento dell'inizio della cura, il tempo richiesto per ottenere la risoluzione completa e così via.
Ci si regola su base clinica, se si verificano peggioramenti presumo che questo schema non sia più valido, ma non capisco perché determinarlo in partenza come fosse una "meta" da perseguire come primo obiettivo.
Il primo obiettivo se mai è un periodo sufficientemente lungo di cura a garantire una bassa probabilità di recidiva.
Soli due mesi dalla risposta completa è un tempo breve. Inoltre non comprendo perché nell'intento vi sia già un punto d'arrivo su un decorso ancora da determinare (cioè arrivare alla fine della riduzione entro il mese x del 2011). In questo modo si rischia di dare l'impressione che il medico abbia motivi o orientamenti testi a smettere la medicina "il prima possibile".
Il discorso della non-risposta dopo periodi prolungati di cura non mi sembra sussista.
E' corretto che il dosaggio sia incrementato per ottenere una risposta piena, quindi fino ai 20 mg nel suo caso.
Per quanto concerne la durata della cura, probabilisticamente la riduzione della dose che si è dimostrata efficace nei primi due anni significa un certo rischio di ricadute. Poiché la percentuale di ricadute non riguarda un po' tutti nelle statistiche, ma chi sì, e chi no, non ci sono ulteriori previsioni da fare.
Tuttavia esistono altri indicatori per "pesare" questo rischio, come la familiarità, la pregressa durata del disturbo, la gravità dei sintomi al momento dell'inizio della cura, il tempo richiesto per ottenere la risoluzione completa e così via.
Ci si regola su base clinica, se si verificano peggioramenti presumo che questo schema non sia più valido, ma non capisco perché determinarlo in partenza come fosse una "meta" da perseguire come primo obiettivo.
Il primo obiettivo se mai è un periodo sufficientemente lungo di cura a garantire una bassa probabilità di recidiva.
Soli due mesi dalla risposta completa è un tempo breve. Inoltre non comprendo perché nell'intento vi sia già un punto d'arrivo su un decorso ancora da determinare (cioè arrivare alla fine della riduzione entro il mese x del 2011). In questo modo si rischia di dare l'impressione che il medico abbia motivi o orientamenti testi a smettere la medicina "il prima possibile".
Il discorso della non-risposta dopo periodi prolungati di cura non mi sembra sussista.
Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini
[#9]
Utente
Caro dottor Pacini, è stato molto chiaro ed esauriente.
Non ho idea del perchè il medico abbia in mente questo schema e ora mi trovo "in difficoltà" perchè da un lato lo stimo e, come ho detto prima, è rinomato qui nella mia zona per essere uno psichiatra scrupoloso e competente; dall'altro però io stessa ho paura a scalare cosi presto. Non ho alcun effetto collaterale al farmaco, nè aumento di peso nè particolari problemi a livello sessuale (o, comunque, non "invalidanti"); io stessa ho esposto al medico i miei timori e le mie perplessità e gli ho chiesto se non fosse possibile aspettare ancora 1po' a scalare. Lui mi ha detto che sono inverno e fine estate i momenti + idonei agli scalaggi e che se non lo facciamo ora, lo faremmo a settembre e a lui 1 anno a 20mg sembra troppo.
Per cui, lui vorrebbe scalare ora portando il farmaco a 15mg (ha detto che è un dosaggio medio alto 15, comunque) e vedere come va.
Se tutto andasse bene, vorrebbe fare un ulteriore scalaggio a 10 verso fine estate e vedere poi come procedere.
Ho una tremenda paura delle ricadute perchè so che sono possibili e tremende anche perchè ora sto bene e non voglio tornare a star come prima.
Sto seguendo una psicoterapia psico-corporea da un paio d'anni e ho fatto notevoli progressi, anche questo mi aiuta nella gestione dell'ansia ma so che l'aiuto farmacologico era x me indispensabile!
Per quanto riguarda la familiarità, entrambe le mie nonne (materna e paterna) si sono suicidate, una in giovane età ... dicevano fosse depressa (anche se non le fu fatta mai una diagnosi in questo senso xche non era mai andata da uno psichiatra credo), io non l'ho mai conosciuta; l'altra si è suicidata in ospedale, gettandosi dalla finestra. Era malata (malattia autoimmune) e rifiutava di curare la depressione che era sopraggiunta a seguito della malattia.
Mia zia anche soffriva di depressione. Quindi direi che si, una familiarità c'è e lo psichiatra ne è a conoscenza.
Lo psichiatra mi ha detto che io soffro di ipocondria e DAP e una lieve distimia dell'umore (anche se questo penso sia + un sintomo che una diagnosi).
Alla luce di tutto questo, come dovrei comportarmi?
Non ho idea del perchè il medico abbia in mente questo schema e ora mi trovo "in difficoltà" perchè da un lato lo stimo e, come ho detto prima, è rinomato qui nella mia zona per essere uno psichiatra scrupoloso e competente; dall'altro però io stessa ho paura a scalare cosi presto. Non ho alcun effetto collaterale al farmaco, nè aumento di peso nè particolari problemi a livello sessuale (o, comunque, non "invalidanti"); io stessa ho esposto al medico i miei timori e le mie perplessità e gli ho chiesto se non fosse possibile aspettare ancora 1po' a scalare. Lui mi ha detto che sono inverno e fine estate i momenti + idonei agli scalaggi e che se non lo facciamo ora, lo faremmo a settembre e a lui 1 anno a 20mg sembra troppo.
Per cui, lui vorrebbe scalare ora portando il farmaco a 15mg (ha detto che è un dosaggio medio alto 15, comunque) e vedere come va.
Se tutto andasse bene, vorrebbe fare un ulteriore scalaggio a 10 verso fine estate e vedere poi come procedere.
Ho una tremenda paura delle ricadute perchè so che sono possibili e tremende anche perchè ora sto bene e non voglio tornare a star come prima.
Sto seguendo una psicoterapia psico-corporea da un paio d'anni e ho fatto notevoli progressi, anche questo mi aiuta nella gestione dell'ansia ma so che l'aiuto farmacologico era x me indispensabile!
Per quanto riguarda la familiarità, entrambe le mie nonne (materna e paterna) si sono suicidate, una in giovane età ... dicevano fosse depressa (anche se non le fu fatta mai una diagnosi in questo senso xche non era mai andata da uno psichiatra credo), io non l'ho mai conosciuta; l'altra si è suicidata in ospedale, gettandosi dalla finestra. Era malata (malattia autoimmune) e rifiutava di curare la depressione che era sopraggiunta a seguito della malattia.
Mia zia anche soffriva di depressione. Quindi direi che si, una familiarità c'è e lo psichiatra ne è a conoscenza.
Lo psichiatra mi ha detto che io soffro di ipocondria e DAP e una lieve distimia dell'umore (anche se questo penso sia + un sintomo che una diagnosi).
Alla luce di tutto questo, come dovrei comportarmi?
[#10]
Gentile utente,
se ha fiducia nel suo medico puo' seguirne le indicazioni sapendo che eventuali ricadute possibili non sono dovute ad un fallimento della terapia ma ad un evento prevedibile e trattabile facilmente.
La riduzione del farmaco e' una operazione che puo' comportare delle ricadute, ma cio' non toglie che chi la visita fa delle considerazioni che da qui non e' possibile fare.
Sinceramente, personalmente non farei la riduzione così presto ma in questo momento e' lei che si trova a dover affrontare e scegliere il percorso da seguire.
Pur restando della convinzione che la possibilita' di ricaduta puo' essere elevata, provi a seguire il parere del suo psichiatra ed a regolarsi conseguentemente qualora si presentasse qualche sintomo di ricaduta.
se ha fiducia nel suo medico puo' seguirne le indicazioni sapendo che eventuali ricadute possibili non sono dovute ad un fallimento della terapia ma ad un evento prevedibile e trattabile facilmente.
La riduzione del farmaco e' una operazione che puo' comportare delle ricadute, ma cio' non toglie che chi la visita fa delle considerazioni che da qui non e' possibile fare.
Sinceramente, personalmente non farei la riduzione così presto ma in questo momento e' lei che si trova a dover affrontare e scegliere il percorso da seguire.
Pur restando della convinzione che la possibilita' di ricaduta puo' essere elevata, provi a seguire il parere del suo psichiatra ed a regolarsi conseguentemente qualora si presentasse qualche sintomo di ricaduta.
[#12]
Utente
Salve dottori, in accordo con il mio psichiatra ho scalato da 20mg a 15mg il cipralex in data 8 febbraio (non ho potuto farlo prima perchè non avevo la ricetta del medico di base, che era in ferie). Per ora tutto bene, lo psichiatra mi aveva detto che nei primi 5 o 6 gg si sarebbero potuti verificare lievi effetti collaterali da scalaggio quali lieve ansia o giramenti di testa. Non ho avuto nulla per ora.
Ho letto su un articolo che parlava di disturbi d'ansia che il DOC può dover richiedere una terapia farmacologica continuativa nel tempo; mi chiedevo se fosse diverso il caso dell'ipocondria. Formulo meglio la mia domanda: ipocondria (ossesiva) e DOC sono disturbi simili come trattamento nel tempo e probabilità di recidive?
p.s. di solito la "ricaduta" dopo quanto potrebbe verificarsi, avendo scalato a 15 mg da una settimana?
Ho letto su un articolo che parlava di disturbi d'ansia che il DOC può dover richiedere una terapia farmacologica continuativa nel tempo; mi chiedevo se fosse diverso il caso dell'ipocondria. Formulo meglio la mia domanda: ipocondria (ossesiva) e DOC sono disturbi simili come trattamento nel tempo e probabilità di recidive?
p.s. di solito la "ricaduta" dopo quanto potrebbe verificarsi, avendo scalato a 15 mg da una settimana?
[#13]
Gentile utente,
continui a seguire le indicazioni dello psichiatra che la sta curando, la "ricaduta" è un evento possibile ma per nulla obbligatorio quindi: "non si fasci la testa prima che si rompa".
Il DOC e l'ipocondria sono due condizioni diverse che hanno alcuni aspetti in comune,
Saluti
continui a seguire le indicazioni dello psichiatra che la sta curando, la "ricaduta" è un evento possibile ma per nulla obbligatorio quindi: "non si fasci la testa prima che si rompa".
Il DOC e l'ipocondria sono due condizioni diverse che hanno alcuni aspetti in comune,
Saluti
[#15]
Gentile utente,
L'ipocondria può in parte dei casi corrispondere semplicemente ad un DOC con tema legato alle funzioni corporee (ipocondria ossessiva). In questo caso le terapie sono analoghe.
Mi sembra che la preoccupazione sia concentrata sui primi giorni, ma non è chiaro perché, oltretutto è una riduzione parziale, da 20 a 15.
Le ricadute possono verificarsi anche a distanza di mesi, è questo il tipo di ragionamento meno facile da fare.
L'ipocondria può in parte dei casi corrispondere semplicemente ad un DOC con tema legato alle funzioni corporee (ipocondria ossessiva). In questo caso le terapie sono analoghe.
Mi sembra che la preoccupazione sia concentrata sui primi giorni, ma non è chiaro perché, oltretutto è una riduzione parziale, da 20 a 15.
Le ricadute possono verificarsi anche a distanza di mesi, è questo il tipo di ragionamento meno facile da fare.
[#16]
Utente
Ah ecco, ok..non mi era chiaro questo! Si, è una riduzione parziale perchè il mio psichiatra vuole passare da 20 a 15 e rimanere a 15 fino al prossimo controllo (metà maggio 2011) e poi valutare se scalare fino a 10 o no.
Credevo che avrei potuto risentire del "calo" a distanza di pochi giorni ma mi sbagliavo.
In passato lo stesso psichiatra mi aveva prescritto Cipralex a 6mg al giorno (6gocce) e l'avevo preso per un anno e mezzo a quel dosaggio, che lui stesso diceva che era bassissimo "quasi il minimo" mi disse. Dopo 6 mesi dallo scalaggio e dalla sospensione della dose ebbi la ricaduta che mi portò a ricontattare lo stesso psichiatra e che mi reintrodusse, a maggio 2010, il cipralex a 10mg.
La dose non era sufficiente a farmi stare bene del tutto (alternavo ancora giorni con senso di irrealtà e paure, ossessioni a giorni perfettamente liberi da sintomi) allora il dottore, ad agosto disse di alzare a 20mg e cosi feci: dal 1°settembre 2010 alzai a 20 e andai avanti cosi fino appunto all'8 febbraio 2011.
Ed eccoci qua...
capisce perchè ho tanta paura di una ricaduta... e capisce le mie perplessità...
Ora io sto perfettamente bene, studio psicologia e ho già una laurea, faccio sport, ho una vita soddisfacente a livello sentimentale, amicale e in famiglia... e ho paura di perdere tutta la mia serenità se dovessi ricadere ancora nel circolo dell'ansia e dei pensieri :(
Anche vero è che seguo una psicoterapia da 2 anni che mi ha portato innumerevoli miglioramenti.
Per tutte queste ragioni, lo psichiatra vuole provare a scalare da 20 a 15 e poi a 10... guardi, lui testuali parole mi ha detto "non possiamo continuare a 20 come vorresti tu, perchè altrimenti se in un futuro potessi averne nuovamnete bisogno magari non farebbe + effetto".
Io non so se ci sono altre ragioni che ritiene di non dovermi dire o cos'altro..ma le sue parole sono state queste e io nn capisco!
Credevo che avrei potuto risentire del "calo" a distanza di pochi giorni ma mi sbagliavo.
In passato lo stesso psichiatra mi aveva prescritto Cipralex a 6mg al giorno (6gocce) e l'avevo preso per un anno e mezzo a quel dosaggio, che lui stesso diceva che era bassissimo "quasi il minimo" mi disse. Dopo 6 mesi dallo scalaggio e dalla sospensione della dose ebbi la ricaduta che mi portò a ricontattare lo stesso psichiatra e che mi reintrodusse, a maggio 2010, il cipralex a 10mg.
La dose non era sufficiente a farmi stare bene del tutto (alternavo ancora giorni con senso di irrealtà e paure, ossessioni a giorni perfettamente liberi da sintomi) allora il dottore, ad agosto disse di alzare a 20mg e cosi feci: dal 1°settembre 2010 alzai a 20 e andai avanti cosi fino appunto all'8 febbraio 2011.
Ed eccoci qua...
capisce perchè ho tanta paura di una ricaduta... e capisce le mie perplessità...
Ora io sto perfettamente bene, studio psicologia e ho già una laurea, faccio sport, ho una vita soddisfacente a livello sentimentale, amicale e in famiglia... e ho paura di perdere tutta la mia serenità se dovessi ricadere ancora nel circolo dell'ansia e dei pensieri :(
Anche vero è che seguo una psicoterapia da 2 anni che mi ha portato innumerevoli miglioramenti.
Per tutte queste ragioni, lo psichiatra vuole provare a scalare da 20 a 15 e poi a 10... guardi, lui testuali parole mi ha detto "non possiamo continuare a 20 come vorresti tu, perchè altrimenti se in un futuro potessi averne nuovamnete bisogno magari non farebbe + effetto".
Io non so se ci sono altre ragioni che ritiene di non dovermi dire o cos'altro..ma le sue parole sono state queste e io nn capisco!
[#17]
Gentile utente,
infatti cercavo di riprendere il discorso già fatto in precedenza, perché mi sembra che si tenti di trarre dalla reazione immediata una previsione su ciò che accadrà, che non è possibile in questi termini.
Il fatto che se continua a prenderne 20 a lungo poi in futuro potrebbe non più fare effetto mi risulta incomprensibile. Quindi siccome in futuro non funzionerà, si abolisce subito ? Non vedo il senso, anche se mi risultasse questo meccanismo dell'esaurimento dell'effetto con il tempo.
In questo modo si ricreano le condizioni per cui ne abbia nuovamente bisogno in modo che ogni volta funzioni di nuovo ? (a parte che non vedo perché non dovrebbe funzionare a lungo termine, ma quindi la prospettiva è di alternare periodi di malessere a periodi di ripresa della cura altrimenti non funzionerebbe più una volta e per sempre ?).
Sinceramente la strategia della cura non è chiara.
infatti cercavo di riprendere il discorso già fatto in precedenza, perché mi sembra che si tenti di trarre dalla reazione immediata una previsione su ciò che accadrà, che non è possibile in questi termini.
Il fatto che se continua a prenderne 20 a lungo poi in futuro potrebbe non più fare effetto mi risulta incomprensibile. Quindi siccome in futuro non funzionerà, si abolisce subito ? Non vedo il senso, anche se mi risultasse questo meccanismo dell'esaurimento dell'effetto con il tempo.
In questo modo si ricreano le condizioni per cui ne abbia nuovamente bisogno in modo che ogni volta funzioni di nuovo ? (a parte che non vedo perché non dovrebbe funzionare a lungo termine, ma quindi la prospettiva è di alternare periodi di malessere a periodi di ripresa della cura altrimenti non funzionerebbe più una volta e per sempre ?).
Sinceramente la strategia della cura non è chiara.
[#18]
Utente
Ho capito cosa intende. Capisco e condivido da profana!!
Lo psichiatra dice che secondo lui con questa cura starò bene e in futurno non dovrei + averne bisogno.
Il fatto di star male eventualmente in futuro lui la ventilava come remota ipotesi!!
P..s secondo la casistica, di solito una guarigione dopo una cura a dose piena per 5 o 6 mesi e di mantenimento pe run totale di un anno è rara?
Lo psichiatra dice che secondo lui con questa cura starò bene e in futurno non dovrei + averne bisogno.
Il fatto di star male eventualmente in futuro lui la ventilava come remota ipotesi!!
P..s secondo la casistica, di solito una guarigione dopo una cura a dose piena per 5 o 6 mesi e di mantenimento pe run totale di un anno è rara?
[#19]
Gentile utente,
Facendo una cura con 20 mg a lungo viene ventilata la probabilità che poi non funzionerà se dovesse averne ancora bisogno (quindi questa possibilità c'è anche facendola a dose piena); dopo di che invece con questa cura ridotta gradualmente non si prevede che ci siano ricadute, o comunue con una probabilità minore rispetto all'ipotesi dei 20 mg ? Mi sembra un controsenso.
6 mesi sono un tempo breve per la cura di un disturbo ossessivo, un disturbo di panico e tutti gli altri principali disturbi d'ansia.
Facendo una cura con 20 mg a lungo viene ventilata la probabilità che poi non funzionerà se dovesse averne ancora bisogno (quindi questa possibilità c'è anche facendola a dose piena); dopo di che invece con questa cura ridotta gradualmente non si prevede che ci siano ricadute, o comunue con una probabilità minore rispetto all'ipotesi dei 20 mg ? Mi sembra un controsenso.
6 mesi sono un tempo breve per la cura di un disturbo ossessivo, un disturbo di panico e tutti gli altri principali disturbi d'ansia.
[#22]
Utente
Mi scusi. le chiedo un ulteriore chiarimento. Quando lei dice "6 mesi sono un tempo breve per la cura di un disturbo ossessivo, un disturbo di panico e tutti gli altri principali disturbi d'ansia." intende 6 mesi a dose piena o 6 mesi in tutto? Perchè sarebbero 6 mesi a dose piena (20mg) altri 6mesi a 15mg e poi provare a scalare a 10 per altri 6 mesi e vedere come va. Quindi in tutto sarebbero 18 o 24 mesi di cura...
Questo consulto ha ricevuto 24 risposte e 42.7k visite dal 18/01/2011.
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