Dismorfofobia
La depressione grazie a delle cure adeguate sta lentamente migliorando.
Il mio problema però è che non mi piaccio, odio il mio aspetto fisico e vorrei cambiarlo, la mia psichiatra sospetta che io sia anche dismorfofobico e continua a dirmi che non ho particolari difetti.
Recentemente, dopo aver ricevuto giudizi negativi sul mio aspetto da parte di alcune ragazze a cui ho chiesto un parare, ho provato un dolore morale intensissimo che mi ha spinto a farmi dei tagli sul braccio, a bere grosse quantità di alcol e a pensare al suicidio.
Non faccio altro che leggere testi scientifici e non sulla bellezza fisica, leggo spesso opere di Darwin in quanto ritengo fondamentali le sue scoperte per capire come mai la bellezza ha un ruolo così importante, tutto è dovuto alla selezione naturale: ci piacciono i belli e li trattiamo bene perché siamo programmati per migliorare la specie.
Questi argomenti mi ossessionano, penso continuamente a come sarebbe stata la mia vita se fossi nato bello, quando vedo delle ragazze sull'autobus per esempio, penso al fatto che mi avrebbero guardato se solo fossi stato bello. M'informo sulla chirurgia estetica e sulla possibilità di fare una rinoplastica.
Provo una profonda rabbia verso i belli e sono pieno di odio, sarei in grado di fare di tutto nei momenti di rabbia, mi ritengo persino pericoloso a volte.
Mi sono sentito dire mille volte che la bellezza è negli occhi di chi guarda, che a volte delle belle ragazze vanno con i brutti, che conta la bellezza interiore, ma tutte queste affermazioni, oltre ad essere decisamente contraddette dalle ultime ricerche scientifiche che hanno dimostrato che la bellezza non è soggettiva, non smuovono di una virgola le mie convinzioni e non attenuano il mio dolore.
Per ora cerco di sopravvivere e di non suicidarmi, nel frattempo metto da parte soldi per la chirurgia estetica e continuo con la cura per bipolarismo.
Non è assolutamente contemplata l'opzione di una psicoterapia in quanto per esperienza personale e per ricerche fatte, non sono convinto della validità scientifica di queste terapie.
Non so come si evolverà la mia storia; sono qui a chiedere pareri e suggerimenti!
Grazie mille.
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Gentile utente,
Le sue convinzioni personali sull'efficacia della psicoterapia non hanno peso. Ha le sue indicazioni così come la terapia farmacologica che Lei assume.
Assume un farmaco che si utilizza nella dismorfofobia, cioè la fluovoxamina, nonché un antipsicotico che può essere utile in questa sindrome.
I ragionamenti sulla bellezza però sono un fraintendimento, in realtà sta interpretando quel che legge dal punto di vista di chi crede che il "bello" sia una misura. Chi ha la preoccupazione del bello è spinto a giudicarsi non bello, escluso, e così via. Nell'evoluzionismo si afferma che alcuni caratteri sono favorevoli alla sopravvivenza fino alla riproduzione, e alla riproduzione stessa.
Tutto ciò non ha a che vedere con il concetto di bello che ha chi soffre di dismorfofobia, che è un negativo della paura di essere non-belli.
La correzione dei proprio connotati sulla base di una dismorfofobia può generare risultati problematici, e questi i chirurghi stessi lo sanno.
L'obiettivo della cura non di cambiare idea su cosa sia bello, o di ritenersi bello in base a dei ragionamenti, ma di decostruire questo pensiero angoscioso che ha come risultato quello di farla star male.
Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini
dopo alcuni tentativi fallimentari, ho deciso di non fare più nessuna psicoterapia, non credo che ciò sia indifferente perché non sarei in grado di partecipare "attivamente" al lavoro terapeutico.
Per non parlare del fatto che le terapeute che ho conosciuto fin'ora o non avevano il coraggio di ammettere che ho un aspetto mediocre definendomi azzardatamente con un <sei carino>, oppure mi facevano del male dicendomi che sono "normale/nella media".
E io nella media non accetto assolutamente di esserci.
Credo, e mi corregga se sbaglio, che essendo la terapia non in grado di trasformarmi in bello, io abbia la possibilità di trasformare l'angoscia, la voglia di morte e le ossessioni in un una "sana e fisiologica" tristezza che rischia di durare fino alla mia morte.
Ho paura però che non ci sia una grande differenza tra la tristezza patologica dovuta alla malattia e la tristezza fisiologica dovuto alla consapevolezza di essere non belli.
Per non parlare del fatto che sarà difficile nel corso della mia vita capire se sto soffrendo perché sono brutto o perché ho ancora il disturbo. Non so se mi sono spiegato.
Per questo penso di lavorare attivamente alla miglioramento del mio aspetto usando tutti i mezzi possibili.
Non voglio accettare una vita mediocre o accettare che sono brutto grazie alla terapia, voglio cambiare o morire.
Essere un prodotto genetico scadente è davvero doloroso, poco dignitoso e umiliante, non capisco come facciano le persone non belle a non capire ciò.
Per concludere una chicca: oltre ad ascoltare e suonare musica metal, il mio più grande idolo è Michael Jackson, una persona che pur non avendo un disturbo psichiatrico ha cambiato, oltre ai connotati, persino il colore!
Saluti
la preoccupazione circa la bellezza/bruttezza non deve essere discussa cercando di convincerla che sia più o meno bello, nella media, anche perché questi sono parametri della sua preoccupazione. In altre parole, non può risolvere una preoccupazione utilizzando gli elementi di pensiero della preoccupazione, così non ne esce, è come premere su una porta che ha scritto "tirare".
L'idea deve essere "sciolta" in partenza. Lei purtroppo si sta orientando nello stesso senso: dice che non ha senso quando gli altri la convincevano che era "carino" o comunque normale, ma Lei stesso programma di fare tutto il possibile per corrispondere a queste categorie.
Non capisco perché escluda che persone, anche famose, non possano avere o aver avuto una dismorfofobia, malattia che non comporta una menomazione sociale, ma assorbe energie e tempo nel perseguimento di un essere non-brutti, cosa fondamentalmente diversa dal sentirsi belli.
La maggior parte delle persone non si sente, quando è in equilibrio, né bello né brutto.
Migliorare se stessi è più che lecito, la chiave in cui lo pensa è angosciosa. Altrimenti non sarebbe qui a scriverne.
Parlare quindi di dismorfofobia (ammesso che in questi termnii si definisca la sua condizione) e parlare di quanto si è belli o non-belli sono due cose diverse, chi soffre di dismorfofobia perde la capacità di non pensare a questo tema, consequentemente può solo pensarci in maniera negativa.
Se è sua intenzione trattarla, è possibile anche se non breve, ma deve seguire le indicazioni senza escludere metodi di efficacia possibile, a meno che non li abbia già provati senza costrutto. La psicoterapia però non prevede che lei sia attivo nel senso che cerchi di limitare i suoi sintomi, non vorrei che ci fosse un equivoco su questo. Attivo nell'eseguire istruzioni che può eseguire, non necessariamente corrispondono ai sintomi che ha.
Se lei e' alla ricerca del "bello" in assoluto, non fara' altro che provare la delusione di non riuscire mai a raggiungere il livello di "bello" che ha nella testa, che sara' sempre ad uno step successivo a quello raggiunto.
Il suo e' un sintomo psichiatrico puro che la porta ad essere completamente distaccato dalla possibilita' reale di essere una persona normale.
Il fatto stesso che lei abbia chiesto alle sue "terapeute" (tutte donne ovviamente scelte non a caso) di esprimere un giudizio sulla sua bellezza e' una operazione anomala.
Sarebbe il caso di relazionarsi con i propri curanti senza chiedere giudizi, in quanto il giudizio in se' dovrebbe essere inesistente in una relazione terapeutica.
sono d'accordo sul fatto che non si possa risolvere una preoccupazione utilizzando ragionamenti che hanno come tema gli elementi della preoccupazione stessa.
Ma arrivato a questo punto non credo che nessuna terapia, nemmeno la TEC, possa cambiare il mio punto di vista.
Forse si potrebbe eliminare la modalità angosciosa di pensarci, ma ci penserò finché vivrò, anche perché la questione è diventata tragicamente per di principio: non solo non accetto di vedere allo specchio una persona non bella, ma non accetto nemmeno il comportamento degli altri verso di me e non posso certo obbligare le ragazze a guardarmi o a corteggiarmi. Per questo non guarirò mai e proverò per sempre odio.
Faccio un esempio:
Se una ragazza sull'autobus non mi lancia un'occhiata, la odio per non avermi lanciato un'occhiata, che è conseguenza del fatto che non l'ho attratta col mio aspetto, mi ritrovo così ad odiare persone che non mi conoscono e che nemmeno conosco!
Per il dott.Ruggiero,
la bellezza è oggettiva dottore s'informi meglio, anzi le dirò di più, le ultime ricerche hanno dimostrato che persino i neonati "amano" i volti belli, a dimostrare che il senso dell'armonia di un volto è innato.
Volendo fare un ragionamento filosofico, anche se fosse vero ciò che dice lei, cioè che "non e' bello cio' che e' bello ma e' bello cio' che piace", la situazione non cambierebbe di una virgola in quanto non piacendomi non mi trovo bello. In più son stato rifiutato più volte, quindi non piaccio, quindi seguendo sempre la logica del proverbio popolare che ha citato io non sono bello!
Cordiali saluti.
fa affermazioni al di là di ciò che conosce. Non è così.
"non credo che nessuna terapia, nemmeno la TEC, possa cambiare il mio punto di vista."
Non c'entra nulla la TEC, ho capito che voleva dire neanche con una terapia "potente", ma TEC, farmaci, psicoterapia fanno più o meno le stesse cose per vie diverse e in tempi diversi.
Se si elimina la modalità di pensiero, si elimina il problema. Pensare ad esempio alla morte, crea angoscia, e nessuno le potrà razionalmente spiegare che non si muore, che si è immortali, o che la morte non deve far paura.
Il problema è che quando il pensiero ritorna ad un suo equilibrio naturale, il cervello permette di ragionarci senza pensarci "affettivamente".
Pensare al bello fa sentire brutti. Non il contrario, cioè che sentendosi brutti si aspira (e si odia perché lo si ritiene irraggiungibile) il bello. Al momento Lei sembra scambiare il secondo ragionamento per quello di partenza, invece è quello generato, che viene dopo. Il "generante" è il primo.
Per uscire da questo circolo esistono appunto alcune possibilità, alcune farmacologiche, altre psicoterapiche.
Prendiamo il proverbio citato dal Dr. Ruggiero. Il significato è che il bello equivale al piacersi, per cui non esiste. Se non si piace è un dato di fatto, ma non significa che non sia bello, perché bello significa solo che non si piace. Il problema è che Lei cerca qualcosa che le dica che è bello, oppure visto che niente sembra convincerla di questo, che può diventare bello o almeno meglio di come si vede. Questa non è una via d'uscita da un pensiero dismorfofobico, è il vicolo cieco della dismorfofobia.
Essere rifiutati è comune esperienza di vita. Il problema è che le sue esperienze le legge obbligatoriamente a conferma della sua idea, questo perché facendo così e rafforzando il pensiero che abbia "ragione", si convince anche che pensare così le può essere utile per spingerla a cambiarsi. Nella dismorfofobia il pensiero appunto cortocircuita in questo modo, fa sembrare "giusta" quella che è semplicemente il sintomo della malattia.
Lei continuera' a fare questo tipo di riflessioni perche' viene mosso dalla patologia che, se trattata, puo' portare ad una riduzione del disturbo.
Lei dopo aver fatto i complimenti a questo ragazzo, si allontana pochi metri con lui e poi si baciano.
Ho provato rabbia e dolore per essere stato superato da un ragazzo bello, l'odio non l'ho potuto scaricare sulla ragazza, quindi l'ho scaricato sul ragazzo colpendolo con un pugno e spingendolo ripetutamente, la ragazza invece è quasi svenuta nel assistere alla scena.
Ho picchiato un ragazzo perché bello, ho odiato e odio un ragazza (che picchierei volentieri) perché ha notato la bellezza di questo ragazzo e l'ha baciato subito preferendolo a me.
Non me ne pento, soffro, ho ancora l'ansia nelle gambe, sono ore che non faccio altro che immaginare l'attimo in cui l'ha baciato. Mi sento una persona orribile e piena di odio, ma è così che dovrebbero essere i brutti: amorali.
I buttafuori nel cacciarmi via dal locale mi hanno chiesto se sono pazzo, ho risposto sì, lo sono. E lo penso veramente, con tanto dolore e tanta amarezza.
Vorrei sapere se questa aggressività e questa tendenza a odiare e perdere il controllo faccia parte o meno di uno dei miei disturbi o della dismorfofobia stessa! Io quando vengo superato dai belli divento fuori controllo come un crminale eppure solitamente sono il classico bravo ragazzo nella media!
riguardo al discorso sul bello, Lei ancora non ha un punto di vista che le consenta di gestirlo. "Io quando vengo superato dal bello" è una frase che riflette solo un suo vissuto, poiché è un suo ragionamento, rispetto a cui Lei reagisce. Il mondo fuori non ne è partecipe, tranne che ovviamente in fondo.
Il comportamento aggressivo è caratteristica della sua diagnosi, cioè disturbo bipolare (non depressione bipolare, che non esiste) con le caratteristiche di impulsività e sensitività ai contatti interpersonali che corrispondono alla dizione "borderline".
Dopo di che l'idea dell'inferiorità estetica c'è, ma di per sé potrebbe anche essere vissuta in termini di isolamento e evitamento.
Questo episodio deve essere riferito al suo psichiatra, perché indica che l'equilibrio non è completo. Per quanto riguarda il pensiero, ripeto, ragiona sempre come se le conclusioni del suo pensiero fossero dei presupposti, identifica un punto di riferimento con cui "controllare" il problema, se non altro per darsi spiegazioni convincenti del perché le va male. Questo non aiuta, anzi rafforza un punto di vista non utile. Le giustificazioni che lei utilizza le producono solo delle conseguenze negative di fatto.
essere superati da un bello che bacia di fronte a te la ragazza con cui cercavi un approccio non è un ragionamento, ma un dato.
Queta situazione mi ha dato un dolore feroce che andava sfogato: stavo scoppiando.
Sono dsmorfofobico non scemo.So che quella ragazza ha baciato quel ragazzo perché bello. So che non ha baciato me perché brutto.
Non ci vuole Einstein per capire che una situazione del genere, per quanto possa sembrare normale, sia insopportabile per uno con i miei disturbi e con il mio vissuto. Per questo sono diventato aggressivo e non m'importa niente, anche se dovessi scoprire che gli ho rotto il setto nasale. Non mi imprta perché il dolore mi ha reso amorale.
Io di ragionamenti ne faccio veramenti pochi dottore!Per il resto funziono grazie ad una serie di "automatismi" che mi guidano da una vita.
Non riesco a controllare i miei pensieri, né le premesse né le conclusioni, e soprattutto, non riesco a non provare dolore, ansia e angoscia. Ancora oggi penso a quella ragazza e penso che la ucciderei o le farei del male, la farei soffrire come lei ha fatto soffrire me.
Sarei in grado di fare del male a mia madre se si permetesse di dirmi che sono brutto o di farmi sentire tale mettendo in atto una certa situazione, figuriamoci una tizia qualunque.
Saluti.
E' fuori strada. Continua a parlare di bello, e naturalmente "è un dato di fatto". Ha deciso che non è bello, come se ogni uomo dovesse di sé decidere se è bello o non è bello, in realtà la maggior parte delle persone non ha questa preoccupazione alla base. Anche perché tutti, compresi quelli che lei definisce belli, giungerebbero alla sua stessa conclusione.
Inoltre, quando lei vede le conseguenze di questa preoccupazione, anziché vederle come tali le vede come razionale "sistemazione" e "soluzione" al problema reale.
Di ragionamenti ne fa molti sempre sullo stesso tema. Non hanno una loro coerenza interna: pensa di essere non-bello, e poi prova ostilità in chi le confermerebbe secondo Lei questo "fatto", come se fosse quindi in cerca di conferme opposte, non soltanto di un suo "spazio" per avere le sue soddisfazioni.
"Non riesco a controllare i miei pensieri, né le premesse né le conclusioni"
Questo infatti nei disturbi psichiatrici è la norma. Le terapie servono per questo. Non le rifiuti, e non pensi che i commenti degli altri siano un affronto alla sua intelligenza. Non ingaggi bracci di ferro con i medici del tipo "voi tentate di convincermi di una cosa, tanto lo fate apposta perché non è vero". Se Lei chiede consulto e cure è perché evidentemente vuole risolvere il problema, psichiatricamente.
Nella sua cura l'unico commento è che a volte gli antiossessivi tipo la fluvoxamina o la clormipramina, effettivamente utilizzata nella dismorfofobia, possono però peggiorare umore, aggressività e impulsività, quando vi è comorbidità con un disturbo bipolare. La sua appunto è una terapia da disturbo bipolare.
Ogni essere umano è consapevole più o meno coscientemente del proprio livello di avvenenza, non a caso si tende ad approcciare un partner di un livello di bellezza ritenuto simile!
Se lei fosse vissuto durante il perido della schiavitù ed avesse incontrato un paziente nero che vuole cambiare colore perché non sopporta le discriminazioni che subisce e non sopporta di essere ridotto a schiavo per il colore, cosa farebbe?
Gli direbbe che la maggior parte dei suoi compagni schiavi non vogliono cambire colore e che quindi lui è dismorfofobico?!
Lei sottovaluta il dolore che si prova dall'essere disrciminati per la mancanza di bellezza ( dismorfofobia a parte ovviamente, quella c'è indubbiamente).
<<pensa di essere non-bello, e poi prova ostilità in chi le confermerebbe secondo Lei questo "fatto", come se fosse quindi in cerca di conferme opposte>>
Sì sì dottore, ciò è molto strano non crede?
Mi sento brutto ma muoio dentro ogni volta che me lo si dice, faccio così perché ho ancora una speranza di trovare qualcuno che mi dica che sono bello o fa parte del disturbo? Non riesco nemmeno ad essere uno dei tanti "brutti che si sono messi l'anima in pace" che popolano la terra.
<<Le terapie servono per questo. Non le rifiuti..>>
Non ho mai rifiutato una terapia biologica, rifiuto di fare psicoteapia per convinzioni personali. Come i testimoni di Geova che non si fanno fare prelievi di sangue.
<<Non ingaggi bracci di ferro con i medici...>>
A volte, lo psichiatra, oltre al prescrivere la terapia, lascia al paziente una serie di opinioni e consigli che possono essere discutibili.
La mia psichiatra pisana ( di cui mi fido ed è bravissima), mi ha detto una volta << non hai particolari difetti, se solo tu fossi nato con un altro temperamento al posto del temperamento depressivo che hai avresti potuto fare il modello>>, quando ho sentito questa (falsa) affermazione mi sono sentito prendere un po' giro.
Cordialmente, grazie mille per le risposte e i consigli!
al momento lei sembra avere come scopo convincere gli altri che "ha ragione lei" sul merito della bellezza/non bellezza.
Decida se le interessa risolvere il suo problema con mezzi possibili, oppure continuare a ragionarci in termini di "fondato/non fondato". Le ossessioni, tranne quelle assurde per contenuto, sono per il resto tutte fondate su elementi reali, ma impongono una visione a senso unico. Soprattutto, costringono a porsi un problema, che esiste nel momento in cui uno se lo pone. Non perché non possa esistere, ma non era un problema, o non così condizionante. I "brutti" non sono dismorfofobici, e molti "belli" invece lo sono.
Non c'entrano le discriminazioni etc, il movente di chi si cambia i connotati non è la discriminazione, altrimenti si dovrebbe concludere che tra i ricchi e potenti del mondo la bellezza non è un requisito fondamentale, e non porsi il problema. Il colore della pelle non è assolutamente un connotato di bellezza, anche in chi per questo è discriminato: non lo è rispetto alla sua identità, al suo equilibrio. Tranne che per i neri dismorfofobici.
La sua psichiatra ha fatto un discorso ineccepibile, infatti il "difetto" è se mai il pensiero sul bello.
Capisco il suo punto di vista ma non riesco a farlo mio, anche perché se potessi non sarei malato e non avrei bisogno di terapie.
Solo che in certe situazioni, il dolore acuto che provo, mi sembra conseguenza naturale non della patologia ma di una situazione oggettivamente troppo, ma troppo dolorosa e frustrante.
Al punto che arrivo a chiedermi non come mai io provi quel dolore, ma come mai <gli altri brutti> non lo provino!
Quando la ragazza ha baciato quel ragazzo ho pensato a tutto tranne che alla malattia. Mi sembrava tutto naturale, a volte mi viene da gridare a chi è nella mia stessa situazione < svegliatevi, reagite!>.
<I "brutti" non sono dismorfofobici, e molti "belli" invece lo sono.>
Mah, io sono brutto e dismorfico...
Per quanto ruguarda gli Stati misti del disturbo bipolare ho accettato subito la diagnosi, anche se mi son chiesto come mai non provi euforia.
Per la dismorfofobia invece dottore sono ancora indeciso. Il dolore, per quanto patologicamente acuto, mi sembra conseguenza di dati, fatti e situazioni che lo giustificano...altrimenti come mai in più di anno di adeguata terapia non sono guarito?
Viceversa, chi è dismorfofobico non è mai "bello", non può sentirsi tale per effetto di questo disturbo.
L'euforia intesa come umore esaltato e positivo è uno dei possibili stati, ma non il più frequente. "Mania" secondo il significato del termine originario vuol dire "furia".
La terapia tenta, ma i disturbi possono essere resistenti, il non funzionamento di una cura su un sintomo mica è prova della diagnosi.
Certo che non può "far suo" un punto di vista di chi è fuori, altrimenti non avrebbe questo problema, come giustamente dice. Infatti lei dice "sono brutto e dismorfico", intendendo che si classifica tra i brutti e poi ha anche questo disagio, che altri brutti non hanno.
A parità di grado di "brutto", indipendentemente da come lo si voglia misurare, è il disagio che conta. Altrimenti qualsiasi nostra caratteristica, dalla ricchezza alla fortuna, all'intelligenza, alle capacità specifiche potrebbero diventare oggetto di cruccio e angoscia.
Inoltre, il "brutto" generico è come fosse un'idea di inadeguatezza, che poi si concentra sull'aspetto fisico, alla ricerca di un "perché", e fissandosi su questo amplifica l'idea che c'è un problema che ostacola la riuscita in società, mentre invece il problema è proprio il pensiero.
Se Lei ha fiducia nella sua psichiatra, peraltro della mia stessa scuola (Pisa), ne segua le indicazioni, non importa esserne convinti o condividerle (sarebbe un assurdo), verifichi con Lei i riscontri delle prescrizioni nei tempi che le dà. Psicoterapia inclusa.
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