Depressione per astinenza alcool

Salve,
vi scrivo perchè preoccupato circa mio fratello : ha 60 anni ma fin dalla giovinezza ha fatto uso e spesso abuso di alcool. Non è il caso classico di dipendenza perchè lavora con successo da trent'anni, con crescenti responsabilità, ha un moglie e due figli. La sua costante è stata però l'uso di superalcolici per compensare un carattere molto ansioso. Credo di non averlo visto mai ubriaco, ma quasi sempre brillo, di umore esaltato, impacciato nell'eloquio ma mai insensato nei ragionamenti. Nel bere ha trovato la misura che ci impedisce di mettergli sotto al naso delle prove inoppugnabili; solo in pochi casi (per intenderci, 2 in sei anni) è tornato a casa in chiaro stato di ebbrezza, straparlava e non ragionava, e dopo questi rari episodi ha dismesso la bottiglia per poi, via via, tornare al consumo abituale. Da un mese però nel momento in cui vi scrivo (28/12/10) mia cognata gli ha imposto con successo di non bere : essendo ragionevole, mai violento per via di questo vizio, ha per ora accettato con serietà l'aut-aut della moglie. Vedendolo giornalmente però noto in lui scoaramento, pessimismo e il ritorno di quell'ansia che invece l'alcool sedava; mi pare ovvio - chiedo lumi anche su questo però - ascrivere la depressione all'impossibilità di bere. Data l'astinenza di soli 30 giorni che spero si prolungi per molto, vorrei sapere in quanto tempo si riduce l'effetto della dipendenza psico-fisica dall'uso di superalcolici. Non vorrei che la sua depressione degeneri. Consapevole che un consulto telematico non sostituisce quello vero, vi ho scritto perchè mio fratello si rifiuta categoricamente di rivolgersi a qualunque tipo di medico.

Grazie.
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Dr. Vassilis Martiadis Psichiatra, Psicoterapeuta 7.3k 161
Gentile utente,
il suo familiare dovrebbe avere un' assistenza specialistica poichè affrancarsi dalla dipendenza da alcool comporta notevoli difficoltà psicologiche e mediche ed è gravata da un alto tasso di ricaduta.
Cordiali saluti

Dott. Vassilis Martiadis
Psichiatra e Psicoterapeuta
www.psichiatranapoli.it

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Attivo dal 2008 al 2010
Ex utente
Dottore, purtroppo sono ricorso a internet proprio perchè il soggetto in questione reputa irricevibile l'eventualità dell'aiuto di uno psichiatra/psicologo. Minimizza il problema (non si è mai definito un dipendente dall'alcool) in ragione della sua capacità di rimanere lucido (a parte rari casi) anche a fronte dell'uso di superalcolici. Inoltre il riuscire a lavorare con successo, l'assenza totale di maltrattamenti fisici ai danni dei suoi familiari (è un soggetto non violento), non evidenziano il problema e corroborano l'idea che questo sia più un vizio che una dipendenza vera e propria. Quindi, che fare?

La ringrazio di cuore per la celere risposta.
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
Gentile utente, non deve sopravvalutare le possibilità offerte da un servizio come questo. Da qui possiamo solo fornire un orientamento generale, non fare interventi diretti.

Se ritiene di aver bisogno d'indicazioni si rivolga lei stesso a uno specialista. Spiegandogli il caso nei dettagli potrà ricevere un aiuto di sicuro più appropriato che a distanza.

Cordiali saluti
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Attivo dal 2008 al 2010
Ex utente
A pelle dubito che una terapia non condotta con il confronto diretto tra medico e paziente, ma tramite i suoi familiari, possa portare a qualche risultato. Voi avete avuto invece riscontri positivi nella vostra carriera in casi simili?

p.s. ho esteso la mia ricerca a internet per avere le più svariate testimonianze sulla questione, più di quelle che si possono raccogliere de visu anche perchè problematiche del genere, come saprete, richiedono più tempo di quanto la vita di tutti i giorni possa soddisfare.
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
>>> A pelle dubito che una terapia non condotta con il confronto diretto tra medico e paziente, ma tramite i suoi familiari, possa portare a qualche risultato. Voi avete avuto invece riscontri positivi nella vostra carriera in casi simili?
>>>

Non si tratta di farvi fare una terapia indiretta, così come del resto sarebbe improponibile tentare d'intervenire da qua. Anche perché qualsiasi terapia, a meno che non si tratti di un trattamento obbligatorio, non può prescindere dall'assenso e dalla disponibilità dell'interessato a volerla fare.

Si tratta soprattutto di ricevere delle indicazioni per gestire nel modo migliore possibile la situazione.

Cordiali saluti
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Attivo dal 2008 al 2010
Ex utente
Temo non vi sia uscita. L'unica soluzione è che l'interessato si sottoponga ad una terapia sua sponte, ma questi, nonostante accorati e continui consigli, si mostra irriducibilmente avverso. Ahimè i suoi familiari diretti non possono fare altro che indicargli affettuosamente la via che sta a lui percorrere. Per completezza dico di non aver menzionato in questa sede l'appoggio di alcuni specialisti cui ci siamo rivolti che si sono rivelati del tutto inadeguati al problema, anche perchè, come dicevo, non hanno potuto operare direttamente. Visto che i parenti che lo circondano sono tutti autonomi e adulti (i figli in primis) il problema mi pare soprattutto riguardare la salute di mio fratello. Se è stata legittimametne adombrata qui la proposta di far ricorrere i suoi cari ad un sostegno medico, per quanto sia necessaria per la vicenda psicologica di ognuno di loro, lascia intata la questione che riguarda l'interessato e, quindi, non indice sul problema che mi ha spinto a rivolgermi, in ultima istanta, al mezzo telematico.

La ringrazio vivamente.