Scalare psicofarmaci
Salve,ho 32 anni e sono in terapia farmacologica da 10 anni per una diagnosi di disturbo bipolare.
Ho sempre assunto una base di psicofarmaci quali stabilizzatori dell'umore ovvero il litio e l'acido valproico in combinazione con altri psicofarmaci,questi ultimi li ho eliminati nel corso degli anni perchè mai avevano dato riscontri positivi.Infatti il disturbo bipolare da cui sarei afflitto si è manifestato unicamente come mania - depressione la prima volta che è comparso,dopo in crisi maniacali che si sono succedute esattamente ogni due anni variando di pochi mesi,fra l'estate e l'autunno,la comparsa , ho avuto solo stati maniacali sempre mentre continuavo le terapie farmacologiche.
Oggi assumo una terapia unicamente a base di litio e acido valproico,ma a partire dalla prima occorrenza del disturbo assumevo anche altri farmaci quali risperdal,en,impromen,ziprexa,rivotril,semap e alcuni di cui non ricordo il nome, le sofferenze in queste terapie erano immani e risultati non ne ho visti mai.L'ultima crisi che ho avuto è stata nel 2004 nonostante le analisi ematiche degli psicofarmaci che allora assumevo fossero a dir del mio psichiatra ottime,quindi fui trattato durante la crisi esclusivamente con due iniezioni di Aldohol.Da allora per sei mesi sono rimasto senza assumere terapie farmacologiche,senza problemi rilevanti se non la faticosa e lenta ripresa dagli effetti postumi della crisi e relativi trattamenti,nel frattempo sono entrato in cura da un ipnologo.
Nel marzo 2007 tuttavia sono tornato in cura presso un nuovo, il quinto ,psichiatra che mi ha prescritto la terapia attuale a base di litio e acido valproico,non ho più avuto crisi dall'estate 2004,tuttavia ritengo sia dovuto al totale cambiamento del mio stile di vita,nella norma prima,ho deciso di sospendermi dal mondo lavorativo e quindi sono a casa da tre anni,in più mi sono sposato.Dico questo perchè durante le varie terapie con gli psichiatri che mi hanno avuto in cura,il meglio sulla piazza di Roma,non avuto benefici alcuni pur seguendo attentamente le terapie,ma stranamente mi trovo con una terapia minima funzionante dal punto di vista medico però in un mio stato comportamentale che definirei passivo,inattivo.
Pertanto sotto controllo del mio medico generico ho deciso di scalare il litio e l'acido valproico.
Prendo una compressa la mattina di litio PRIADEL più una compressa di DEPAKIN CRONO 500, le stesse quantità le assumo la sera.
A rigurdo volevo chiedere quale possono essere i giusti tempi dello scalare,gli intervalli attendibili conosciuti per eventuali ricadute,e qualsiasi altro consiglio possa avere al riguardo per evitare di sollecitare un viraggio indotto dallo scalaggio.Ho iniziato da poco riducendo di 1/4 alla volta le dosi assunte sia alla mattina che la sera e incrementando la scalatura ogni 10 15 giorni asseconda dei sintomi che si presenteranno o meno.Concludo,nel 2001 smisi la terapia incosciente delle possibilità di ricaduta indotte dalla stessa,ma la terza/4 crisi comparve solamente 5/6 mesi più tardi,non ebbi alcun sintomo di "astinenza" in quell'occasione,comunque oggi lungi da me dal riprovarci,allora assumevo gli psicofarmaci da tre anni in maniera continuata.
Ringrazio di cuore chiunque mi possa aiutare perchè ho capito dalla mia esperienza che un parere solo può essere insufficiente.
Ciao
Ho sempre assunto una base di psicofarmaci quali stabilizzatori dell'umore ovvero il litio e l'acido valproico in combinazione con altri psicofarmaci,questi ultimi li ho eliminati nel corso degli anni perchè mai avevano dato riscontri positivi.Infatti il disturbo bipolare da cui sarei afflitto si è manifestato unicamente come mania - depressione la prima volta che è comparso,dopo in crisi maniacali che si sono succedute esattamente ogni due anni variando di pochi mesi,fra l'estate e l'autunno,la comparsa , ho avuto solo stati maniacali sempre mentre continuavo le terapie farmacologiche.
Oggi assumo una terapia unicamente a base di litio e acido valproico,ma a partire dalla prima occorrenza del disturbo assumevo anche altri farmaci quali risperdal,en,impromen,ziprexa,rivotril,semap e alcuni di cui non ricordo il nome, le sofferenze in queste terapie erano immani e risultati non ne ho visti mai.L'ultima crisi che ho avuto è stata nel 2004 nonostante le analisi ematiche degli psicofarmaci che allora assumevo fossero a dir del mio psichiatra ottime,quindi fui trattato durante la crisi esclusivamente con due iniezioni di Aldohol.Da allora per sei mesi sono rimasto senza assumere terapie farmacologiche,senza problemi rilevanti se non la faticosa e lenta ripresa dagli effetti postumi della crisi e relativi trattamenti,nel frattempo sono entrato in cura da un ipnologo.
Nel marzo 2007 tuttavia sono tornato in cura presso un nuovo, il quinto ,psichiatra che mi ha prescritto la terapia attuale a base di litio e acido valproico,non ho più avuto crisi dall'estate 2004,tuttavia ritengo sia dovuto al totale cambiamento del mio stile di vita,nella norma prima,ho deciso di sospendermi dal mondo lavorativo e quindi sono a casa da tre anni,in più mi sono sposato.Dico questo perchè durante le varie terapie con gli psichiatri che mi hanno avuto in cura,il meglio sulla piazza di Roma,non avuto benefici alcuni pur seguendo attentamente le terapie,ma stranamente mi trovo con una terapia minima funzionante dal punto di vista medico però in un mio stato comportamentale che definirei passivo,inattivo.
Pertanto sotto controllo del mio medico generico ho deciso di scalare il litio e l'acido valproico.
Prendo una compressa la mattina di litio PRIADEL più una compressa di DEPAKIN CRONO 500, le stesse quantità le assumo la sera.
A rigurdo volevo chiedere quale possono essere i giusti tempi dello scalare,gli intervalli attendibili conosciuti per eventuali ricadute,e qualsiasi altro consiglio possa avere al riguardo per evitare di sollecitare un viraggio indotto dallo scalaggio.Ho iniziato da poco riducendo di 1/4 alla volta le dosi assunte sia alla mattina che la sera e incrementando la scalatura ogni 10 15 giorni asseconda dei sintomi che si presenteranno o meno.Concludo,nel 2001 smisi la terapia incosciente delle possibilità di ricaduta indotte dalla stessa,ma la terza/4 crisi comparve solamente 5/6 mesi più tardi,non ebbi alcun sintomo di "astinenza" in quell'occasione,comunque oggi lungi da me dal riprovarci,allora assumevo gli psicofarmaci da tre anni in maniera continuata.
Ringrazio di cuore chiunque mi possa aiutare perchè ho capito dalla mia esperienza che un parere solo può essere insufficiente.
Ciao
[#1]
Gentile utente,
il disturbo bipolare è una patolgia complessa e delicata.
Nel suo caso è necessario un attento monitoraggio clinico al fine di ottimizzare la terapia e risulta pertanto troppo difficle poterle dare un consiglio on line senza avere una valutazione clinica diretta.
D'altra parte le terapie da lei assunte appaiono congrue con quanto manifestato a livello sintomatolgico.
Il consiglio è di affidarsi ad un unico psichiatra curante di fiducia senza "spezzettare" sia le terapie in modo autonomo sia cambiando in modo frequente gli psichiatri.
Cordialmente
il disturbo bipolare è una patolgia complessa e delicata.
Nel suo caso è necessario un attento monitoraggio clinico al fine di ottimizzare la terapia e risulta pertanto troppo difficle poterle dare un consiglio on line senza avere una valutazione clinica diretta.
D'altra parte le terapie da lei assunte appaiono congrue con quanto manifestato a livello sintomatolgico.
Il consiglio è di affidarsi ad un unico psichiatra curante di fiducia senza "spezzettare" sia le terapie in modo autonomo sia cambiando in modo frequente gli psichiatri.
Cordialmente
Cordialmente
www.psichiatriasessuologia.com
[#2]
Utente
Gentile Dr. Garbolino la ringrazio per il tempestivo intervento circa la mia domanda,tuttavia comprendendo i contenuti e i suggerimenti del suo messaggio capisco di essere stato frainteso o meglio di essermi spiegato male.
Mi spiego meglio,è noto che il disturbo bipolare non è di facile inquadramento terapeutico e per questo lunga e difficile risulta la strada per la persona che ne soffre prima di giungere alla terapia più consona e al medico psichiatra più alei indicato,dico questo perchè non ho mai "spezzaettato" il rapporto con il mio medico psichiatra se non per escòusivi fallimenti terapeutici,tanto è che oggi mi ritengo soddisfatto della terapia farmacologica che seguo e che per la mia storia personale al riguardo si è rivelata come la terapia al più basso dosaggio prescrittami,adesso sono tre anni che non mostro sintomi alcuni del disturbo bipolare.
Purtroppo la mia ritrovata tranquillità mi costringe da tre anni ad esser fuori dalla vita sociale lavorativa a causa dell'indebolimento fisiologico dovuto all'utilizzo decennale di psicofarmaci in unione ad altri fattori consequenziali,seguo perciò un percorso psicoanalitico con un esperto e noto psichiatra e psicoanalista.
Per quanto riguarda lo scalare gli psicofarmaci devo contestarle il semplice consulto con un medico psichiatra in quanto già non ho ottenuto ascolto alcuno al riguardo , ma non per il mio caso clinicco altresì per ideologie consolidate dai medici da me interpellate.
Per concludere,fermo restando indiscutibile il riferminto con uno o più medici durante e dopo una fase di dissuefazione,la mia domanda è di carattere generico sulle modalità e le sintomatologie prevedibili rigurdo lo scalare del litio,in particolare e senza entrare nei meriti del disturbo bipolare,quale il problema fosse per una persona "sana" necessitante di dissuefazione quali sono i riferimenti di carattere pratico e quali le linee guida da osservare?
Cordiali saluti
Mi spiego meglio,è noto che il disturbo bipolare non è di facile inquadramento terapeutico e per questo lunga e difficile risulta la strada per la persona che ne soffre prima di giungere alla terapia più consona e al medico psichiatra più alei indicato,dico questo perchè non ho mai "spezzaettato" il rapporto con il mio medico psichiatra se non per escòusivi fallimenti terapeutici,tanto è che oggi mi ritengo soddisfatto della terapia farmacologica che seguo e che per la mia storia personale al riguardo si è rivelata come la terapia al più basso dosaggio prescrittami,adesso sono tre anni che non mostro sintomi alcuni del disturbo bipolare.
Purtroppo la mia ritrovata tranquillità mi costringe da tre anni ad esser fuori dalla vita sociale lavorativa a causa dell'indebolimento fisiologico dovuto all'utilizzo decennale di psicofarmaci in unione ad altri fattori consequenziali,seguo perciò un percorso psicoanalitico con un esperto e noto psichiatra e psicoanalista.
Per quanto riguarda lo scalare gli psicofarmaci devo contestarle il semplice consulto con un medico psichiatra in quanto già non ho ottenuto ascolto alcuno al riguardo , ma non per il mio caso clinicco altresì per ideologie consolidate dai medici da me interpellate.
Per concludere,fermo restando indiscutibile il riferminto con uno o più medici durante e dopo una fase di dissuefazione,la mia domanda è di carattere generico sulle modalità e le sintomatologie prevedibili rigurdo lo scalare del litio,in particolare e senza entrare nei meriti del disturbo bipolare,quale il problema fosse per una persona "sana" necessitante di dissuefazione quali sono i riferimenti di carattere pratico e quali le linee guida da osservare?
Cordiali saluti
[#3]
Gentiel utente.
lo scalare del litio è possibile e non presenta particolari problemi quando effettuato sotto controllo medico.
D'altra parte è in generale opportuno effetuare una disassuefazione dal farmaco in modo graduale.
Cordialmente
lo scalare del litio è possibile e non presenta particolari problemi quando effettuato sotto controllo medico.
D'altra parte è in generale opportuno effetuare una disassuefazione dal farmaco in modo graduale.
Cordialmente
Questo consulto ha ricevuto 4 risposte e 9.2k visite dal 05/09/2007.
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