Depressione antica
Salve,
sono un ragazzo di 24 anni, posso dire che da sempre ho avuto un temperamento depressivo. Non sono mancati momenti di spensieratezza e non ho avuto traumi di nessun genere. Venivo scambiato per un bambino pigro, ma io mi ricordo bene che ero sempre stanco, disinteressato verso ogni cosa.
L'asilo e tanto più la scuola l'ho sempre vissuti come un incubo allucinante, ero terrorizzato all'idea di andarci.. Anche alle medie ogni giorno avevo il mal di testa, avevo timore delle interrogazioni, probabilmente il dover parlare in pubblico.. Ho passato un inferno, uscivo poco e non avevo amici.. anche alle superiori non è andata meglio... tant'è che arrivato in 5° a gennaio sono caduto in una profonda depressione, sono stato dallo psichiatra che mi ha imbottito di farmaci.. ero in uno stato pietoso, la mattina mi ci volevano le bombe per svegliarmi.
Facendo un passo indietro posso dire che le esperienze sessuali non mi sono mai mancate, e in generale alternavo periodi di apparente serenità e bastava poco per cadere in disperazione. Mi sono comunque sempre sentito tremendamente solo, nonostante la mia famiglia mi abbia sempre amato in ogni caso.
Ho sempre pensato di essere una persona inutile, e nel mio domani ho sempre visto un vuoto incolmabile.
I vari psicologi e psichiatri che mi hanno visto hanno sempre detto che presentavo una fobia sociale, con predisposizione alla depressione.
Nel 2009 tramite un amico di famiglia ho trovato lavoro presso un negozio...
mi sono ritrovato addosso una responsabilità grandissima... ero da solo a dover gestire un'attività in tutto e per tutto, causa assenza del titolare.. non posso spiegare oltre, altrimenti sarei riconoscibile.
La mia vita è cambiata, dentro di me avevo capito di valere qualcosa.
A novembre sempre del 2009 ho conosciuto un uomo più grande di me, del quale mi sono innamorato... Nonostante questo ho sempre timore di non fare mai la cosa giusta, di rimanere da solo, di distruggere quello che tocco.
Ancora non mi sento a mio agio dove ci sono tante persone e tendo ad evitare quelle situazioni. Ho sempre la sensazione di dover espiare una pena che ho commesso e che neppure io so.
Mi scuso per il racconto confuso che ho fatto, ma ci sono talmente tante cose che non basterbbe un libro per scriverle.
Quest'anno mi sono rimesso a studiare per il diploma e nel frattempo continuo a lavorare, non so se ci riuscirò. La cosa che mi domando sempre è: e dopo cosa farò? che senso ha la mia vità? tante volte ho pensato di voler morire.
Tutta la mia storia è caratterizzata da un profondo senso di solitudine.
Eppure la gente mi descrive come un ragazzo sorridente, un po'chiuso ma non si vede all'esterno quello che passo. Anche con il mio ragazzo ho sempre paura di annoiarlo, di non essere interessante, di non essere amabile.
Ho sempre pensato che la mia storia fosse atipica in tutti i sensi che nessun altro provasse quello che provo io... forse è proprio così?
sono un ragazzo di 24 anni, posso dire che da sempre ho avuto un temperamento depressivo. Non sono mancati momenti di spensieratezza e non ho avuto traumi di nessun genere. Venivo scambiato per un bambino pigro, ma io mi ricordo bene che ero sempre stanco, disinteressato verso ogni cosa.
L'asilo e tanto più la scuola l'ho sempre vissuti come un incubo allucinante, ero terrorizzato all'idea di andarci.. Anche alle medie ogni giorno avevo il mal di testa, avevo timore delle interrogazioni, probabilmente il dover parlare in pubblico.. Ho passato un inferno, uscivo poco e non avevo amici.. anche alle superiori non è andata meglio... tant'è che arrivato in 5° a gennaio sono caduto in una profonda depressione, sono stato dallo psichiatra che mi ha imbottito di farmaci.. ero in uno stato pietoso, la mattina mi ci volevano le bombe per svegliarmi.
Facendo un passo indietro posso dire che le esperienze sessuali non mi sono mai mancate, e in generale alternavo periodi di apparente serenità e bastava poco per cadere in disperazione. Mi sono comunque sempre sentito tremendamente solo, nonostante la mia famiglia mi abbia sempre amato in ogni caso.
Ho sempre pensato di essere una persona inutile, e nel mio domani ho sempre visto un vuoto incolmabile.
I vari psicologi e psichiatri che mi hanno visto hanno sempre detto che presentavo una fobia sociale, con predisposizione alla depressione.
Nel 2009 tramite un amico di famiglia ho trovato lavoro presso un negozio...
mi sono ritrovato addosso una responsabilità grandissima... ero da solo a dover gestire un'attività in tutto e per tutto, causa assenza del titolare.. non posso spiegare oltre, altrimenti sarei riconoscibile.
La mia vita è cambiata, dentro di me avevo capito di valere qualcosa.
A novembre sempre del 2009 ho conosciuto un uomo più grande di me, del quale mi sono innamorato... Nonostante questo ho sempre timore di non fare mai la cosa giusta, di rimanere da solo, di distruggere quello che tocco.
Ancora non mi sento a mio agio dove ci sono tante persone e tendo ad evitare quelle situazioni. Ho sempre la sensazione di dover espiare una pena che ho commesso e che neppure io so.
Mi scuso per il racconto confuso che ho fatto, ma ci sono talmente tante cose che non basterbbe un libro per scriverle.
Quest'anno mi sono rimesso a studiare per il diploma e nel frattempo continuo a lavorare, non so se ci riuscirò. La cosa che mi domando sempre è: e dopo cosa farò? che senso ha la mia vità? tante volte ho pensato di voler morire.
Tutta la mia storia è caratterizzata da un profondo senso di solitudine.
Eppure la gente mi descrive come un ragazzo sorridente, un po'chiuso ma non si vede all'esterno quello che passo. Anche con il mio ragazzo ho sempre paura di annoiarlo, di non essere interessante, di non essere amabile.
Ho sempre pensato che la mia storia fosse atipica in tutti i sensi che nessun altro provasse quello che provo io... forse è proprio così?
[#1]
Quale e' la sua domanda per gli psichiatri?
https://wa.me/3908251881139
https://www.instagram.com/psychiatrist72/
[#2]
Gentile utente, la storia di ognuno di noi è unica, nessuno prova esattamente le stesse cose che prova un altro. Ma dalla descrizione che dà, mi sembra che la domanda sia secondaria rispetto alla sofferenza che prova. È questa, che andrebbe afforntata per prima. Il quesito esistenziale possiamo porcelo anche in un secondo momento.
Le sue aree di disagio sembrano essere principalmente nel rapporto che ha con gli altri, e verso se stesso, per questo ritengo che sarebbe indicata una valutazione psicologica, per vedere se può essere indicato ricevere aiuto anche in questo senso.
Cordiali saluti
Le sue aree di disagio sembrano essere principalmente nel rapporto che ha con gli altri, e verso se stesso, per questo ritengo che sarebbe indicata una valutazione psicologica, per vedere se può essere indicato ricevere aiuto anche in questo senso.
Cordiali saluti
Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com
[#3]
Utente
La ringrazio per la sua risposta...
Sono già stato da alcuni psicologi.. ma non è servito quasi a niente.. probabilmente bisognerà indagare nel mio passato e vedere se è stato tralasciato qualcosa...
attualmente seguo una cura farmacologica.. gradualmente è stata diminuita perchè stavo meglio, ma l'equilibrio raggiunto è molto fragile, basta poco che il malessere è alle porte..
non so come fare, ne ho passate talmente tante che vorrei solo non pensare a niente
Sono già stato da alcuni psicologi.. ma non è servito quasi a niente.. probabilmente bisognerà indagare nel mio passato e vedere se è stato tralasciato qualcosa...
attualmente seguo una cura farmacologica.. gradualmente è stata diminuita perchè stavo meglio, ma l'equilibrio raggiunto è molto fragile, basta poco che il malessere è alle porte..
non so come fare, ne ho passate talmente tante che vorrei solo non pensare a niente
[#4]
>>> probabilmente bisognerà indagare nel mio passato e vedere se è stato tralasciato qualcosa...
>>>
Non è detto. Quella della necessità di ricercare le "cause" è una convinzione molto comune, eppure esistono indirizzi psicoterapeutici che guardano molto poco al passato, molto al presente e riescono a ottenere buoni risultati.
Se ha trovato la forza di scriverci, forse non è proprio vero che non vorrebbe pensare a niente. Forse vorrebbe solo non essere costretto a pensare e a sentire le cose che la disturbano. Ritengo debba trovare un professionista che faccia al caso suo.
Cordiali saluti
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Non è detto. Quella della necessità di ricercare le "cause" è una convinzione molto comune, eppure esistono indirizzi psicoterapeutici che guardano molto poco al passato, molto al presente e riescono a ottenere buoni risultati.
Se ha trovato la forza di scriverci, forse non è proprio vero che non vorrebbe pensare a niente. Forse vorrebbe solo non essere costretto a pensare e a sentire le cose che la disturbano. Ritengo debba trovare un professionista che faccia al caso suo.
Cordiali saluti
Questo consulto ha ricevuto 4 risposte e 1.7k visite dal 31/10/2010.
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