Disturbo maniaco depressivo

salve sono una ragazza di 27 anni
l'anno scorso sono stata ricoverata di mia spontanea volonta' per un'episodio di
mania,cosi l'hanno descritto, per una settimana nel reparto psichiatrico di un'ospedale.
da li' un'esperto mi ha assegnato una terapia di seroquel e depachin chrono che è andata a scalare fino ad arrivare alla dise minima di 300mg di seroquel e 300mg di depachin al giorno.
all'inizio,per i primi tre mesi, sono stata seguita dauno specialista molto bravo e rinomato chemi ha poi affidato al cim del mio paese con una lettera in cui diceva alla ''nuova'' psichiatra di scalarmi i farmaci e toglierli in un determinato periodo di tempo.
è passato un'anno e nonostante stia assumendo questa dose minima da almeno 6mesi non c'è stato nessun ulteriore scalo o fine della terapia.
scrivo qui per avere un piccolo consulto perche' sto pensando di rivolgermi ad un'altra persona perche' non sono sicura che questo sia il modo migliore di procedere... inoltre inizialmente ero seguita anche da uno psicologo che lavorava in team con la dottoressa e i miei incontri con loro erano di circa tre quarti d'ora in cui si parlava un po di tutto e questo mi sembbrava piu' professionale, ora lo psicologo non c'è piu' da circa 5 mesi.e la sua assenza mi è stata giustificata con il fatto che fosse impegnato in altro.
gli incontri si svolgono ora con un 'come stai?' 'sono contenta che hai ripreso tutta la tua vita in mano' e nel giro di 5 minuti mi vengono preparate le ricette.
alle mie domande sui farmaci e per quanto tempo ancora dovro' prenderli ricevo risposte del tipo 'è una terapia di mantenimento' 'è una dose minima'...
ora non essendo totalmente digiuna dell'argomento visto che sono una laureanda in psicologia mi chiedo molto umilmente:''ma devo continuare a prendere questi farmaci perche' non sono per cosi dire apposto..pero' sono abbastanza apposto da non avere piu' bisogno dello psicologo oppure se ne fregano???non sono persone abbastanza competenti?''
ma soprattutto a chi devo credere?al dottore che diceva di farmi smettere i farmaci nel giro di pochi mesi o alla dottoressa che è restia?
considerando che il primo è un luminare e la seconda è una semplice psichiatra di paese?(e che quindi il mio metro di giudizio non si basa solo sul fatto di voler smeettere la cura preferibilmente...)
specifico che vivo la mia vita tranquilla. mi sono ripresa gia' un mesetto dopo il ricovero dovuto soprattutto a molte situazioni spiacevoli accadute tutte insieme,e vivo da sola studio e faccio tutto nella piu grande serenita'
(non so se perche dopo quest'esperienza ho capito molte cose o se allla fine di tutto questi farmaci mi aiutano e non posso farne a meno...questo è il mio maggiore timore.)
vi ringrazio per la vostra attenzione.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.3k 1k
Gentile utente,

c'è qualcosa di non chiaro, perché la diagnosi di disturbo bipolare prevede una terapia di mantenimento, poi dipende dalla forma (tipo I, II, altro ?; psicotico, non psicotico ?). Anomalo sarebbe un programma che prevede la riduzione e la sospensione graduale della cura a breve termine dalla fine di un episodio maniacale.
Il depakin è un farmaco che si dosa nel sangue, il cui funzionamento dipende anche dalla quantità circolante del farmaco, la dose per bocca non è indicativa.
Quel che si fa se mai è tentare di semplificare la cura con il numero minore di farmaci possibile o lo schema meglio tollerato, ma comunque con uno schema che abbia la capacità di prevenire le ricadute. Piccole dosi non la hanno in generale.

Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini

[#2]
Utente
Utente
le scrivo con piu' precisione.
nel foglio di dimissione del 12 10 2009 risulta una diagnosi di s.affettiva bipolare, ultimo maniacale296,40
depakin crono 300mg 1+1+1
serenase 0'2% 0+0+20
ora prendo 300mg depakin crono
300mg seroquel
poi il dottoreil 25 11 scrive consegnandomi al cim
seroquel da sostituire con zeldox...etc (dosi..)
e infine:stabile dopo lo zeldox puo cominciare a ridurre il depakin ed eventualmente sospenderlo
ma la dottoressa ha fatto a modo suo continuando con seroquel e depakin e diminuendo man mano le dosi.
per a questione del mantenimento sono parole che la dottoressa ha detto a me,non so che dirle.
''Il depakin è un farmaco che si dosa nel sangue, il cui funzionamento dipende anche dalla quantità circolante del farmaco, la dose per bocca non è indicativa''non ho ben capito che vuol dire...
volevo capire se secondo lei,avendoli dato ulteriori informazioni è il caso di consultare qualcun'altro.
e poi questi farmaci dovro' prenderli a vita???...
vorrei che qualcuno me lo chiarisse.
[#3]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.3k 1k
Gentile utente,

c'è qualcosa di non chiaro, perché la diagnosi di disturbo bipolare prevede una terapia di mantenimento, poi dipende dalla forma (tipo I, II, altro ?; psicotico, non psicotico ?). Anomalo sarebbe un programma che prevede la riduzione e la sospensione graduale della cura a breve termine dalla fine di un episodio maniacale.
Il depakin è un farmaco che si dosa nel sangue, il cui funzionamento dipende anche dalla quantità circolante del farmaco, la dose per bocca non è indicativa.
Quel che si fa se mai è tentare di semplificare la cura con il numero minore di farmaci possibile o lo schema meglio tollerato, ma comunque con uno schema che abbia la capacità di prevenire le ricadute. Piccole dosi non la hanno in generale.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.3k 1k
Gentile utente,

c'è qualcosa di non chiaro, perché la diagnosi di disturbo bipolare prevede una terapia di mantenimento, poi dipende dalla forma (tipo I, II, altro ?; psicotico, non psicotico ?). Anomalo sarebbe un programma che prevede la riduzione e la sospensione graduale della cura a breve termine dalla fine di un episodio maniacale.
Il depakin è un farmaco che si dosa nel sangue, il cui funzionamento dipende anche dalla quantità circolante del farmaco, la dose per bocca non è indicativa.
Quel che si fa se mai è tentare di semplificare la cura con il numero minore di farmaci possibile o lo schema meglio tollerato, ma comunque con uno schema che abbia la capacità di prevenire le ricadute. Piccole dosi non la hanno in generale.
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