Un anno fa gli è stato diagnosticato un disturbo bipolare

Salve, Vi vorrei chiedere una semplice informazione sul da fare per un problema di mia sorella che un anno fa gli è stato diagnosticato un disturbo bipolare in esito a dei comportamenti molto strani. Ha fatto un trattamento dopo un ricovero in un ospedale per malattie mentali in Romani dove lei vive…stava molto meglio nonostante il trattamento non lo fosse continuato in quanto secondo lei non avesse più bisogno. tre settimane fa ha deciso di fare una vacanza di una settimana ad Amsterdam, li dove sappiamo bene che la vendita di “droghe” è libera e lei ne fa purtroppo uso…dopo una settimana che non ha fatto altro che fare uso di sostanze stupefacenti senza dormire e mangiare, ha avuto di nuovo un “crollo” ed è stata chiusa in un ospedale, in esito a dei comportamenti inadatti di fronte alla polizia olandese. Noi la vogliamo portare qui in italia a curarla e soprattutto averla “sotto controllo” non più come l’anno scorso visto che questa volta la situazione è molto peggiorata e in romania non ha più nessuno…mi sono informata qui a roma nelle strutture pubbliche, in quanto lo stato olandese, la fanno uscire soltanto nel caso io trovassi un ospedale adatto per lei e che dichiarasse per scritto che la prendono in cura senza però che lei fossse ancora qui e anche mai stata visitata da un medico italiano, e perciò in italia mi hanno detto che non possono fare nulla in quanto lei non è residente qui e neanche di nazionalità italiana, sono disperata per favore non so più dove chiedere aiuto e non so come procedere visto anche che non ho possibilità economiche per farla curare in una struttura privata….mi dispaice lasciarla li da sola e lei ne sofre tanto, e non ho nenache la possibilità di andare a visitarla in quanto troppo costoso il viaggio...Vi prego di aiutarmi...
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.3k 1k
Gentile utente,

in fase acuta, quando la persona cioè è psicotica, aggressiva o fortemente instabile, è consigliabile un controllo stretto, specie dopo l'uso di sostanze. Il trasporto porrebbe non pochi problemi.
Una volta risolta la fase acuta, la cosa è diversa. Il disturbo bipolare richiede terapie preventive, altrimenti succedono cose di questo tipo. L'uso di sostanze fa "esplodere" queste fasi, ma comunque già in sé è un comportamento che può denotare euforia/eccitamento e scarsa valutazione dei rischi, cioè essere già un segno di una fase iniziale. L'ospedale è la soluzione quando la persona ha dei comportamenti che i poliziotti sospettano essere di natura psichiatrica, quindi non è una decisione "di polizia" quella di andare in ospedale, è "sanitaria", chiaramente se era in uno stato alterato i poliziotti avranno preferito portarla in ospedale piuttosto che in carcere.

In Italia esistono sia ospedali che cliniche utili quando il trattamento è volontario, che sono convenzionate e quindi non costano.
Perché è così preoccupata della situazione attuale visto che è seguita dai medici olandesi ? Non le sembra ragionevole che la situazione "rientri" e poi la persona sia lasciata libera di tornare in Italia ?

Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini

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Attivo dal 2010 al 2010
Ex utente
Dott. Pacini, La ringrazio per la Sua celere risposta, la mia preoccupazione è per il fatto che nello stato in cui si trova, anche se decisamente meglio, lei non vorrei che si sentisse, come dice lei stessa, abbandonata da noi tutti, sono sodisfatta delle cure e dei risultati degli ospedali olandesi, solo che non vorrei che per lei fosse una preoccupazione, visto che ogni volta che la chiamo mi agredisce verbalmente dicendomi che a me non interessa di lei...non riesce purtroppo a capire che la situazione è molto più complicata e che io vorrei tanto portarla qui...poi anche di la ci chiamano spesso chiedendo cosa abbiamo risolto, come se pensassero che a noi va bene che lei sta li. Sono tranquilla che lei sta in una struttura dove si prendono cura dei suoi problemi però sarei molto più tranquilla saperla qui vicino a me e potergli dare anche il mio sostegno fisicamente...lei, ramenta sempre il fatto che ha bisogno di noi anche per una carezza e mi si starppa il cuore saperla li da solo nella situazione in cui si trova, spesso penso che almeno cosi riesce a capire che le droghe non gli fanno bene, però mi rendo conto che lei questo almeno adesso non riesce a raggionare se non salvo per pochi istanti...Dott. Pacini, le posso chiedere cortesemente il nome o un nome di una buona clinica convenzionata a roma, o pure un nome di un specialista ? La ringrazio, e la saluto cordialmente.
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Attivo dal 2010 al 2010
Ex utente
Dott. Pacini, chiedo scusa, le volevo chiedere inoltre, sempre al riguardo, una mia preoccupazione...che però non so cosa pensare, mia sorella dalla prima "crisi" dell'anno scorso ci riferiva il fatto che lei in esito ad una "conversazione con Dio" gli abbia detto che ns. padre lo abbia stuprata a lei ed altra sorella e il tutto mentre io e mia mamma guardavamo...ed in esito a questo episodio che l'unica spiegazione per me consocendo mio padre e i fatti, è solo frutto della sua immaginazione ed è moltissimo arrabbiata con me e mia mamma senza ovviamente che noi li abbiamo fatto nulla anzi lo abbiamo aiutata in tutti modi. Dott. Pacini secondo lei qual'è la spiegazione più logica a questo suo pensiero al riguardo di mio papà?? come mai lei è arrivata a pensare una cosa del genere? e come posso fare io a frgli capire che non è mai successo una cosa del genere e che io gli sono sempre stata e gli starò sempre vicino?..ogni volta che mi agredisce, anche se so che non sta bene in questo momento, rimango ferita delle sue parole che spesso sono veramente pesanti...vorrei poterla aiutare, ma non so come fare...
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