Ragazzo disgraziato
Salve, chiedo gentilmente se qualche dottore psichiatra può rispondere alla mia domanda.
Sono in cura con l’ xeristar da quasi tre mesi.
Sono molto motivato ad apprendere un tipo di meditazione che si basa sulle sensazioni fisiche del corpo (non so cosa ne pensa il dottore che mi segue perché non ne abbiamo parlato, in ogni caso, ripeto, sono attratto e motivatissimo ad apprendere questa meditazione che consiste fra le altre cose nel prestare attenzione a qualsiasi sensazione fisica viene a galla durante la concentrazione)
Il problema è che l’ insegnante mi ha detto che devo chiedere allo psichiatra se il farmaco che sto assumendo può farmi percepire le sensazioni fisiche nel corpo in maniera più lieve rispetto al caso in cui io non stessi prendendo il farmaco e se influisce negativamente sulla concentrazione, in questo caso ha detto che non potrò farla.
E’ da 4 anni che per una disgrazia o un’altra non posso apprendere questa forma di meditazione ed ora per non interrompere la serie è arrivato l’antidepressivo, poi arriverà un’altra malattia e poi un’altra ancora.
Anche se a voi dottori potrà sembrare un mio capriccio per me rappresenta tantissimo, lo sento dentro.
Cortesemente chiedo a Voi una risposta e spero tantissimo che l’xeristar non mi impedisca l’apprendimento di questa meditazione perché se così fosse significherebbe che sono enormemente iellato (troppo lungo da spiegare il perché – vi dico solo che sono una calamita umana per le malattie e le disgrazie) e penso che non riuscirei a sopportare l’ennesima delusione e presa per il c___ del destino e quindi tanto varrebbe che …………...............
Saluto con cordialità e osservanza.
Sono in cura con l’ xeristar da quasi tre mesi.
Sono molto motivato ad apprendere un tipo di meditazione che si basa sulle sensazioni fisiche del corpo (non so cosa ne pensa il dottore che mi segue perché non ne abbiamo parlato, in ogni caso, ripeto, sono attratto e motivatissimo ad apprendere questa meditazione che consiste fra le altre cose nel prestare attenzione a qualsiasi sensazione fisica viene a galla durante la concentrazione)
Il problema è che l’ insegnante mi ha detto che devo chiedere allo psichiatra se il farmaco che sto assumendo può farmi percepire le sensazioni fisiche nel corpo in maniera più lieve rispetto al caso in cui io non stessi prendendo il farmaco e se influisce negativamente sulla concentrazione, in questo caso ha detto che non potrò farla.
E’ da 4 anni che per una disgrazia o un’altra non posso apprendere questa forma di meditazione ed ora per non interrompere la serie è arrivato l’antidepressivo, poi arriverà un’altra malattia e poi un’altra ancora.
Anche se a voi dottori potrà sembrare un mio capriccio per me rappresenta tantissimo, lo sento dentro.
Cortesemente chiedo a Voi una risposta e spero tantissimo che l’xeristar non mi impedisca l’apprendimento di questa meditazione perché se così fosse significherebbe che sono enormemente iellato (troppo lungo da spiegare il perché – vi dico solo che sono una calamita umana per le malattie e le disgrazie) e penso che non riuscirei a sopportare l’ennesima delusione e presa per il c___ del destino e quindi tanto varrebbe che …………...............
Saluto con cordialità e osservanza.
[#1]
Gentile utente,
credo sia opportuno che lei rifletta su quanto sotto.
Al di là delle motivazioni che possano spingerla ad apprendere le tecniche di questo tipo di meditazione, credo che l'assunzione di una cura farmacologica sia motivata da ragioni che neanche ha menzionato. E' su questo che dovrebbe concentrarsi, sul motivo di richiesta d'aiuto ad un medico psichiatra e sui risultati ottenuti con la cura farmacologica. Una volta chiarito questo, nessuno le impedisce di intraprendere percorsi psicoterapici, di meditazione o di altra natura. Non credo sia fondamentale intraprendere questo tipo di percorso meditativo se il suo equilibrio psico-affettivo è ancora precario.
Comunque può star tranquillo: il farmaco non agisce modificando la percezione di se e altre fantasie che magari il suo guru le ha inculcato. La funzione del farmaco è essenzialmente quella di farla ritornare al suo normale funzionamento primitivo.
Cordiali saluti
dott. Vincenzo Menniti
credo sia opportuno che lei rifletta su quanto sotto.
Al di là delle motivazioni che possano spingerla ad apprendere le tecniche di questo tipo di meditazione, credo che l'assunzione di una cura farmacologica sia motivata da ragioni che neanche ha menzionato. E' su questo che dovrebbe concentrarsi, sul motivo di richiesta d'aiuto ad un medico psichiatra e sui risultati ottenuti con la cura farmacologica. Una volta chiarito questo, nessuno le impedisce di intraprendere percorsi psicoterapici, di meditazione o di altra natura. Non credo sia fondamentale intraprendere questo tipo di percorso meditativo se il suo equilibrio psico-affettivo è ancora precario.
Comunque può star tranquillo: il farmaco non agisce modificando la percezione di se e altre fantasie che magari il suo guru le ha inculcato. La funzione del farmaco è essenzialmente quella di farla ritornare al suo normale funzionamento primitivo.
Cordiali saluti
dott. Vincenzo Menniti
[#3]
Gentile utente,
sono in accordo con i colleghi a proposito del fatto che il farmaco non impedisce percorsi aggiuntivi al benessere psicofisico ma al contrario in alcuni casi può essere di aiuto.
Cordialmente.
Stefano Garbolino
sono in accordo con i colleghi a proposito del fatto che il farmaco non impedisce percorsi aggiuntivi al benessere psicofisico ma al contrario in alcuni casi può essere di aiuto.
Cordialmente.
Stefano Garbolino
Cordialmente
www.psichiatriasessuologia.com
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 3k visite dal 03/08/2007.
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