Nessuna risposta agli psicofarmaci

Gentili dottori,
sono in cura da circa un anno e mezzo principalmente per ossessioni e confusione mentale, associati ad ansia e depressione.
Ho provato nell'ordine Eutimil, Anafranil, Fevarin, Zoloft. Tutti a dosaggio massimo o quasi. Allo Zoloft sono approdato da circa 2 mesi (200mg per die, associato a litio 300mg). E anche questo tentativo a distanza di 60 giorni non ha dato i risultati sperati (credo che i tempi siano abbastanza maturi per sancire che anche la sertralina con me non funziona, no?).
Come potrete immaginare ormai le mie speranze sono drasticamente vicino allo zero. Ho una vita perfetta, un lavoro bellissimo, appena comprato casa, una persona che amo al mio fianco, tutto quello che un ragazzo di 27 anni possa desiderare, ma non riesco a godermi nulla di tutto ciò, che ho costruito con anni di studio e sacrifici (in cui stavo benissimo).
Dalla prossima settimana cambierò psichiatra, non perché non mi fidi di quello attuale, ma per una questione economica: passo da privato a pubblico e inoltre il nuovo dottore lavora nella stessa struttura della mia terapeuta psicodinamica (che mi segue da 7 mesi).
Sinceramente non so neanche cosa potervi chiedere, anche perché mi sono informato più volte e l'iter medico seguito sinora sembra essere quello usuale. Nelle vostre esperienze avete mai incontrato pazienti così refrattario ai farmaci? E' possibile che su di me non facciano effetto? Capisco la soggettività della risposta, ma potrei essere un no-responder?
Cosa prevede l'iter classico? che io provi tutte le altre molecole in commercio? E se non dovesse funzionare nessuna cos'altro prevede la psichiatria?

Vi ringrazio anticipatamente.
Cordiali Saluti.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.3k 1k
Gentile utente,

Nella diagnosi non è chiara una cosa, cioè il termine "confusione mentale", e il ruolo del litio, come dico più avanti.
Ha provato diversi farmaci antiossessivi, se il miglioramento ottenuto è scarso (diciamo < 50%) la forma potrebbe essere definita resistente. Esistono alcuni modi per migliorare la risposta antiossessiva che sono l'introduzione di medicine tipo litio, neurolettici a basse dosi, o altro.
La psicoterapia cognitivo-comportamentale si è dimostrata efficace in associazione alla farmacoterapia (risultati migliori della sola farmcoterapia o sola psicoterapia).
L'analisi è una teoria psicologica, chi le ha detto che sia indicata nella terapia del DOC ? L'interpretazione libera e non confermabile può produrre nua serie di contenuti e linee di riflessione che in un soggett ossessivo possono semplicemente alimentare la "confusione" sui perché, le cause, le direzioni dove guardare, le colpe da distribuire etc.
I tempi per valutare una cura sono più lunghi nelle forme di lunga durata, soprattutto se c'è comorbidità: se il litio è lì perché soffre anche di un disturbo bipolare o di una depressione ricorrente la questione è più complessa in partenza.
Oggi esistono anche tecniche di neurochirurgia funzionale, con una casistica limitata ma riservati ad alcune forme resistenti.

Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini

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Utente
Utente
Gentile dottore.
Con "confusione mentale" mi riferisco all'impossibilità di riuscire a restare concentrato. Sono bombardato da canzonette o pensieri totalmente privi di senso per l'intera giornata (io lo definisco come una tv accesa dove viene cambiato canale in conituazione) e questa cosa mi mantiene in uno stato d'ansia costante (che sperimento anche di notte nei sogni). E' stata pertanto diagnosticata come disturbo ossessivo privo di compulsioni, che oggettivamente non metto in atto. Ho avuto un altro breve episodi di leggera depressione a 14 anni, ma passò senza nessun aiuto medico.
Per i farmaci: con il Fevarin mi era stato prescritto anche il litio e l'orap, ma il mix mi dava troppi effetti collaterali spiacevoli e pochi risultati. Pertanto si è deciso di cambiare ancora una volta il farmaco e approdare allo Zoloft (dosaggio max) + litio. Non mi da grandi effetti collaterali, ma sicuramente non mi riduce del 50% i sintomi...forse del 10.
Per la piscologia: dopo tre incontri mi era stata proposta l'alternativa fra una terapia cognitivo-comportamentale (che a detta dei dottori avrebbe risolto il sintomo ma non il problema che lo causava) e una terpia analitica (che mi avrebbe aiutato a trovare la fonte del disturbo, + dura come strada ma in teoria con una efficacia più duratura quando portata a termine).
Io qualche minimo miglioramento lo sento, non posso dire che sia tutto vano, ma ora come ora non è sufficiente.
PS: ma nel caso in cui queste terapie farmacologiche non dovessero funzionare sarà il mio stesso psichiatra a consigliarmi, nel remotissimo caso, l'alternativa chirurgica?
Grazie ancora.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.3k 1k
Gentile utente,

risolvere il sintomo può benissimo significare risolvere il problema, perché le cure non agiscono sul sintomo, ma sul cervello che si sta sotto, a volte semplicemente con un "braccio di ferro" che poi non regge a lungo, a volte con un effetto stabile, a volte proprio portando in un'altra direzione il meccanismo nervoso che produce poi sintomi e segni. "La radice" del disturbo è il cervello in ogni caso.
Le terapie non provate non possono che teorizzare la risoluzione "radicale" dei problemi, salvo poi non dare né tempi né parametri misurabili per prevedere questo tipo di effetto.
Nel DOC è indicata la cognitivo-comportamentale, che produce biologicamente un depotenziamento della funzione di quella parte di cervello che produce le ossessioni.
Lo strumento è psicoterapico, l'effetto è organico, così come per le farmacoterapie e il resto.
Pertanto, la fonte "psichica" del disturbo è un qualcosa che non ha senso concettuale. Se ha miglioramenti minimi adesso la cosa più logica da pensare è che siano i 2 mesi di cura con lo zoloft, che è uno strumento prevedibile, sia per dire che è efficace, sia per dire se e quando non lo è.
L'alternativa chirurgica non è detto che tutti la conoscano, comunque esiste uno psichiatra che prima la inquadra per valutare l'idoneità, oltre al suo che può inviarla o parlargliene.
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Dr. Armando De Vincentiis Psicologo, Psicoterapeuta 7.2k 220
Gentile utente le ossessioni non sempre hanno cause profonde che, una volta emerse, fanno risolvere il sintomo (o meglio il disturbo). Inoltre anche se si trovasse davvero il perchè del sintomo non vi è alcuna garanzia che questo possa risolverlo.
Il più delle volte le ossessioni nascono da una serie di processi cognitivi automatici che una volta impiantati si protraggono e si rinforzano mediante tentativi scorretti di tenerle distanti. Le terapie comportametali e/o di tipo strategico vanno ad interrompere tale circolo vizioso che è di per sè la malattia o il problema.
i processi di elaborazione cognitiva distorti sono le cause del problema e le tecnice comportamentali vanno a modificare tali distorsioni.
saluti

Dr. Armando De Vincentiis
Psicologo-Psicoterapeuta
www.psicoterapiataranto.it
https://www.facebook.com/groups/316311005059257/?ref=bookmarks

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Utente
Utente
Vi ringrazio delle risposte ricevute.
La mia terapeuta se non ricordo male è specializzata anche nel metodo cognitivo-comportamentale, oltre che in quello analitico.
Lunedì prossimo la incontrerò dopo le vacanze.
Dopo 7 mesi di psicodinamica diciamo che ho capito alcune cose di me che prima non conoscevo bene, su questo non vi è dubbio. E' vero che ho acquisito una consapevolezza maggiore. Tuttavia a livello ossessivo/ansiogeno non sento di aver tratto particolari benefici.
A questo punto ne parlerò direttamente con lei, che è una persona molto preparata e decideremo assieme il da farsi.

Grazie ancora.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.3k 1k
"Dopo 7 mesi di psicodinamica diciamo che ho capito alcune cose di me che prima non conoscevo bene, su questo non vi è dubbio."

Si tratta di interpretazioni, il capire o il convincersi che sono due cose diverse. Le teorie forniscono spiegazioni, questo qualsiasi teoria, quindi in qualsiasi teoria si capisce sempre molto o tutto, il problema è se ci sono conti da far tornare. Infatti non si capisce a cosa serva una consapevolezza maggiore di un disturbo che resta fermo. A volte le persone possono ritenere di esser divenute consapevoli di interpretazioni che sono semplici ipotesi, e accontentarsi di "aver capito" come se questo li facesse avanzare. Di fatto invece non vi è previsione del fatto che assorbire i contenuti di una teoria analitica faccia regredire i sintomi di un disturbo.

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