Episodio psicotico
Caro dottore,
sono preoccupata in quanto mio figlio che oggi ha 21 anni, ha deciso di interrompere la cura che stava facendo da 30 mesi per un problema di psicosi.
I primi sintomi si sono verificati nell'estate del 2006 dopo aver scoperto che per un certo periodo lui ha assunto tanti tipi di droghe comprese le pastiglie di exstasi, probabilmente la cosa è stata sottovalutata in quanto si è pensato che tutto ciò fosse dovuto all'uso di queste sostanze e quindi smettendo, tutto sarebbe tornato alla normalità e come supporto ha assunto 10gg di haldol al dì per un periodo di 5 mesi.
Nell'ottobre del 2007 si è presentato un episodio psicotico acuto ed è stato ricoverato verso fine novembre in tso fino a metà gennaio del 2008.
E' stato dimesso con zyprexa 20mg al dì.
La ripresa è stata ottima, ha ripreso gradualmente la vita normale, non ha più manifestato altri episodi. Nel 2009 ha continuato la terapia con 10mg di zyprexa e 15 di abilify, verso metà anno si è continuato con solo 15 di abilify abbandonando zyprexa.
Nel gennaio del 2010 si è proseguito con 10mg di abilify fino ai primi di luglio.
Quindi è da circa un mese che non assume più nulla, dice che se ne dimenticava e che quindi adesso basta.
Tutto ciò per chiederle alla fine può essere sufficiente questo periodo di cura affinchè non si presenti più la psicosi?
E' un periodo ragionevole di cura o forse era meglio continuare ancora per un pò?
La ringrazio......
sono preoccupata in quanto mio figlio che oggi ha 21 anni, ha deciso di interrompere la cura che stava facendo da 30 mesi per un problema di psicosi.
I primi sintomi si sono verificati nell'estate del 2006 dopo aver scoperto che per un certo periodo lui ha assunto tanti tipi di droghe comprese le pastiglie di exstasi, probabilmente la cosa è stata sottovalutata in quanto si è pensato che tutto ciò fosse dovuto all'uso di queste sostanze e quindi smettendo, tutto sarebbe tornato alla normalità e come supporto ha assunto 10gg di haldol al dì per un periodo di 5 mesi.
Nell'ottobre del 2007 si è presentato un episodio psicotico acuto ed è stato ricoverato verso fine novembre in tso fino a metà gennaio del 2008.
E' stato dimesso con zyprexa 20mg al dì.
La ripresa è stata ottima, ha ripreso gradualmente la vita normale, non ha più manifestato altri episodi. Nel 2009 ha continuato la terapia con 10mg di zyprexa e 15 di abilify, verso metà anno si è continuato con solo 15 di abilify abbandonando zyprexa.
Nel gennaio del 2010 si è proseguito con 10mg di abilify fino ai primi di luglio.
Quindi è da circa un mese che non assume più nulla, dice che se ne dimenticava e che quindi adesso basta.
Tutto ciò per chiederle alla fine può essere sufficiente questo periodo di cura affinchè non si presenti più la psicosi?
E' un periodo ragionevole di cura o forse era meglio continuare ancora per un pò?
La ringrazio......
[#1]
Gentile utente
non e' possibile fare previsioni in merito all'assenza di sintomi ma andrebbe valutata una eventuale ricomparsa e dovrebbe avvisare lo psichiatra curante
non e' possibile fare previsioni in merito all'assenza di sintomi ma andrebbe valutata una eventuale ricomparsa e dovrebbe avvisare lo psichiatra curante
https://wa.me/3908251881139
https://www.instagram.com/psychiatrist72/
[#2]
Gentile utente,
dopo due episodi, la maggior parte dei clinici concorda nel portare avanti la terapia per almeno 5 anni prima di verificare la possiilità di una sospensione. Non è prevedibile quello che succederà a suo figlio; potrebbe non avere più problemi oppure avere una ricaduta in tempi non precisabili. E' importante prestare molta attenzione a eventuali mutamenti di comportamento che possano far presagire una riesacerbazione del problema.
Cordiali saluti
dopo due episodi, la maggior parte dei clinici concorda nel portare avanti la terapia per almeno 5 anni prima di verificare la possiilità di una sospensione. Non è prevedibile quello che succederà a suo figlio; potrebbe non avere più problemi oppure avere una ricaduta in tempi non precisabili. E' importante prestare molta attenzione a eventuali mutamenti di comportamento che possano far presagire una riesacerbazione del problema.
Cordiali saluti
Dott. Vassilis Martiadis
Psichiatra e Psicoterapeuta
www.psichiatranapoli.it
[#3]
Gentile utente,
"dice che se ne dimenticava e che quindi adesso basta."
Direi che a logica il ragionamento dovrebbe esser rovesciato, se uno se ne dimenticava è bene che invece in futuro faccia le cose con regolarità. Anche perché uno dei primi sintomi della perdita di efficacia di una cura è che si comincia a scordare l'importanza della prevenzione, ovvero si perde la coscienza di malattia, si crede che non sia successo niente di che in passato, e che comunque sia tutto confinato al passato, che sia stato causato da fattori esterni che adesso non ci sono più, e si esclude che si possa riverificare. Quando il pensiero è questo ci si predispone per la ricaduta sospendendo le cure.
Nelle forme indotte o scatenante dall'assunzione di sostanze oltretutto il giudizio che si basasse sul ragionamento: "me le sono scordate, non mi è successo niente, quindi vuol dire che non ne ho bisogno" è ancora meno vero, perché queste forme sono tipicamente intermittenti, quindi il fatto che sospendendno non vengano fuori subito sintomi maggiori non significa niente.
La situazione è meglio affrontarla subito anche perché questo atteggiamento di negazione del problema e di non collaborazione, se assecondato, tenderà a ripetersi come fattore indipendente in futuro. Inoltre, la gestione delle ricadute non è sempre scontata, a parte il rischio che pongono, non è detto che si recuperi altrettanto bene al secondo, terzo episodio e così via.
La diagnosi va definita meglio, il primo episodio di psicosi non identifica una malattia precisa.
"dice che se ne dimenticava e che quindi adesso basta."
Direi che a logica il ragionamento dovrebbe esser rovesciato, se uno se ne dimenticava è bene che invece in futuro faccia le cose con regolarità. Anche perché uno dei primi sintomi della perdita di efficacia di una cura è che si comincia a scordare l'importanza della prevenzione, ovvero si perde la coscienza di malattia, si crede che non sia successo niente di che in passato, e che comunque sia tutto confinato al passato, che sia stato causato da fattori esterni che adesso non ci sono più, e si esclude che si possa riverificare. Quando il pensiero è questo ci si predispone per la ricaduta sospendendo le cure.
Nelle forme indotte o scatenante dall'assunzione di sostanze oltretutto il giudizio che si basasse sul ragionamento: "me le sono scordate, non mi è successo niente, quindi vuol dire che non ne ho bisogno" è ancora meno vero, perché queste forme sono tipicamente intermittenti, quindi il fatto che sospendendno non vengano fuori subito sintomi maggiori non significa niente.
La situazione è meglio affrontarla subito anche perché questo atteggiamento di negazione del problema e di non collaborazione, se assecondato, tenderà a ripetersi come fattore indipendente in futuro. Inoltre, la gestione delle ricadute non è sempre scontata, a parte il rischio che pongono, non è detto che si recuperi altrettanto bene al secondo, terzo episodio e così via.
La diagnosi va definita meglio, il primo episodio di psicosi non identifica una malattia precisa.
Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 3.6k visite dal 09/08/2010.
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