Madre affetta da disturbo bipolare. che fare?
Salve,
mia madre ha già subito due ricoveri in regime di TSO, negli ultimi 3 anni,
poiché affetta, secondo diagnosi del personale del CSM e del SPDC,
da disturbo bipolare con una componente paranoidea.
Ogni volta, subito dopo le dimissioni, le sue condizioni erano sensibilmente migliorate.
Dopo l'ultimo ricovero aveva addirittura ricominciato a lavorare con "il pubblico",
riuscendo a trovare un buon equilibrio relazionale con la clientela e con i fornitori.
Da un anno a questa le sue condizioni hanno oscillato sensibilmente, mostrando purtroppo una
tendenza negativa. A causa di queste difficoltà da pochi giorni è stata licenziata.
Rifiutando la diagnosi effettuata dal servizio sanitario pubblico, mostrandosi reticente ad effettuare incontri con la psichiatra incaricata del CSM, e non accettando la somministrazione di psicofarmaci, ne risulta difficile se non impossibile la gestione, per me, ma soprattutto per mia sorella che vive nella stessa casa con mia madre.
In questo momento l'unica strategia comportamentale attuata è quella di aspettare che le condizioni di mia madre degradino in maniera così vistosa da renderne necessario il ricovero nel SPDC.
Esiste qualche maniera più efficace per rendere la vita di mia madre più accettabile, in quanto il ricovero in regime di TSO seppur efficace nell'immediato, temo che rischi di essere nel lungo termine controproducente.
Dopo aver accettato con estrema difficoltà la condizione di disagio di mia madre, la priorità è quella di cercare di garantirle una vita più "normale" nei limiti del possibile, senza distruggere definitivamente quelle che sono le sue capacità relazionali.
Grazie
Saluti
O.L.
mia madre ha già subito due ricoveri in regime di TSO, negli ultimi 3 anni,
poiché affetta, secondo diagnosi del personale del CSM e del SPDC,
da disturbo bipolare con una componente paranoidea.
Ogni volta, subito dopo le dimissioni, le sue condizioni erano sensibilmente migliorate.
Dopo l'ultimo ricovero aveva addirittura ricominciato a lavorare con "il pubblico",
riuscendo a trovare un buon equilibrio relazionale con la clientela e con i fornitori.
Da un anno a questa le sue condizioni hanno oscillato sensibilmente, mostrando purtroppo una
tendenza negativa. A causa di queste difficoltà da pochi giorni è stata licenziata.
Rifiutando la diagnosi effettuata dal servizio sanitario pubblico, mostrandosi reticente ad effettuare incontri con la psichiatra incaricata del CSM, e non accettando la somministrazione di psicofarmaci, ne risulta difficile se non impossibile la gestione, per me, ma soprattutto per mia sorella che vive nella stessa casa con mia madre.
In questo momento l'unica strategia comportamentale attuata è quella di aspettare che le condizioni di mia madre degradino in maniera così vistosa da renderne necessario il ricovero nel SPDC.
Esiste qualche maniera più efficace per rendere la vita di mia madre più accettabile, in quanto il ricovero in regime di TSO seppur efficace nell'immediato, temo che rischi di essere nel lungo termine controproducente.
Dopo aver accettato con estrema difficoltà la condizione di disagio di mia madre, la priorità è quella di cercare di garantirle una vita più "normale" nei limiti del possibile, senza distruggere definitivamente quelle che sono le sue capacità relazionali.
Grazie
Saluti
O.L.
[#1]
Gentile utente
la patologia di sua madre e' da considerarsi ad andamento cronico.
Se sua madre non assume il trattamento in modo regolare, il TSO resta l'unico modo per poterla curare.
Potrebbero essere utilizzatebaltre strategie di cura come ad esempio un long acting che può non funzionare o trovare accoglimento da parte di sua madre e riproporrebbe il problema.
la patologia di sua madre e' da considerarsi ad andamento cronico.
Se sua madre non assume il trattamento in modo regolare, il TSO resta l'unico modo per poterla curare.
Potrebbero essere utilizzatebaltre strategie di cura come ad esempio un long acting che può non funzionare o trovare accoglimento da parte di sua madre e riproporrebbe il problema.
https://wa.me/3908251881139
https://www.instagram.com/psychiatrist72/
[#2]
Gentile utente,
Il disturbo bipolare se non trattato tende ad assumere un andamento meno favorevole in termini di ripresa tra gli episodi, anche perché i sintomi tendono a non scomparire del tutto anche tra un ricovero e l'altro.
Una fase di agitazione (maniacale per esempio) non si risolve nell'arco di giorni, anche se può essere tamponata sul piano comportamentale, per cui la persona conserva una visione non obiettiva della situazione e non migliora la sua coscienza di malattia, rimanendo conflittuale e con atteggiamenti di negazione del problema.
E' pertanto essenziale che la persona sia seguita sul piano della cura ma anche nel farle comprendere l'importanza della prevenzione.
Alla dimissione quali cure sono state indicate ?
Il disturbo bipolare se non trattato tende ad assumere un andamento meno favorevole in termini di ripresa tra gli episodi, anche perché i sintomi tendono a non scomparire del tutto anche tra un ricovero e l'altro.
Una fase di agitazione (maniacale per esempio) non si risolve nell'arco di giorni, anche se può essere tamponata sul piano comportamentale, per cui la persona conserva una visione non obiettiva della situazione e non migliora la sua coscienza di malattia, rimanendo conflittuale e con atteggiamenti di negazione del problema.
E' pertanto essenziale che la persona sia seguita sul piano della cura ma anche nel farle comprendere l'importanza della prevenzione.
Alla dimissione quali cure sono state indicate ?
Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini
Questo consulto ha ricevuto 2 risposte e 4.7k visite dal 05/08/2010.
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