Che mi garantiva sonno ininterrotto e tranquillo per circa 8 ore

Scrivo a causa di un persistente problema di risvegli notturni, del quale soffro fin da bambina (già quando avevo 6-7 anni, mia mamma, alzatasi nella notte per andare in bagno, mi trovava sveglia a giocare o leggere). Crescendo il disturbo si è radicalizzato e non sono mai riuscita a dormire una notte in maniera continuativa, ho un'autonomia di circa 4 ore e poi mi sveglio, ovviamente assonnata, ma incapace di riaddormentarmi; questo finché non ho cominciato a tamponare il problema con il Nopron (niaprazina), che mi garantiva sonno ininterrotto e tranquillo per circa 8 ore. Attualmente il Nopron è fuori commercio per ragioni non chiare e da allora, pur disponendo di una piccola scorta, nel vano tentativo di disintossicarmi, dato che poi non ne troverò più, l'ho ridotto a livelli molto bassi (una goccia di sciroppo diluito in parti uguali con acqua). Da allora ho ripreso a svegliarmi nel cuore della notte, spesso con tachicardia, angoscia e senso di oppressione al torace, talvolta il risveglio è più pacifico, ma, in ogni caso, proprio come prima della terapia con il Nopron, non riesco più a riaddormentarmi, se non dopo diverse ore. Ogni volta che riesco ad assopirmi, basta un minimo rumore o un movimento del mio compagno per svegliarmi con un tuffo al cuore. A breve mi innervosisco e posso rimanere sveglia anche fin quasi al mattino. Spesso mi assale la rabbia e comincio a piangere o a disperarmi. Ho provato di tutto: psicoterapia, erbe, fiori di Bach, omeopatia, respirazione controllata, meditazione, talvolta prendo un Tavor, ma anche quello non è risolutivo, perché già la sera successiva, se ne assumo una seconda compressa, non mi fa più effetto. Per questo e per paura di un effetto rebound al momento della sospensione ho molta paura di rivolgermi, come mi ha consigliato il medico curante, a uno psichiatra, che, magari, mi prescriverebbe dei farmaci ai quali finirei per "affezionarmi", soffrendo al momento di interromperli, come sta accadendo con il Nopron. Quello che vorrei chiarire è che finché riuscivo a dormire serenamente ero una persona molto felice e vitale, affettivamente e sentimentalmente appagata, attivissima e con tanti interessi e moltissimi progetti per il futuro. Questo per dire che, dato che attualmente, a causa di questi problemi, sono molto abbattuta, temo molto la mia insonnia venga attribuita alla depressione, scambiando la causa con l'effetto, com'è già successo in passato, quando mi è stato somministrato del Citalopram, senza il minimo risultato, dato che depressa non ero e anche con quello continuavo a non dormire.
Confido in un vostro sincero e disinteressato parere su quale strada potrei cercare di percorrere per risolvere questo problema, che ormai mi sta condizionando moltissimo.
Cordialmente
[#1]
Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 42.6k 1k
Gentile utente,

il sonno puo' essere necessario nella misura in cui lei attribuisce importanza ad esso.

Nel senso che se gia' da piccola giocava o leggeva in quanto non aveva piu' sonno, potrebbe anche essere che al suo organismo bastino le poche ore di sonno che riesce a fare durante la notte.

Poi insorge la rabbia per non riuscire a dormire come fanno tutti gli altri, ed attribuisce ad esso una importanza maggiore di quella che sarebbe il suo bisogno fisiologico.

L'insonnia e' spesso un sintomo di un fenomeno depressivo ma non sembra essere il suo caso.
Infatti, lei ha sempre dormito poco.

Se ha provato tutto con scarsi risultati, difficilmente e' possibile consigliare altro.

Un unico scrupolo lo manterrei sulla possibilita' di contattare un centro per il sonno per far inquadrare il problema in modo chiaro e definitivo.

https://wa.me/3908251881139
https://www.instagram.com/psychiatrist72/

[#2]
Attivo dal 2010 al 2010
Ex utente
Gentile Dottor Ruggiero
La ringrazio per la celerità della Sua risposta.
In parte devo darLe ragione: ho sempre avuto molto meno bisogno di dormire rispetto a tutti coloro che mi circondano. Indubbiamente non ho necessità di dormire fino a mezzogiorno nel fine settimana, ma nemmeno fino alle 8.00: quando, andando a letto alle 23.00, mi sveglio intorno alle 5.30 - 6.00, quelle 6-7 ore mi sono sufficienti. Ed effettivamente il fatto di essere così "strana" rispetto al resto del mondo e dover spiegare ogni volta, quasi giustificandolo, il perché mi alzo presto, certo non mi aiuta a considerare la mia situazione "normale". Un risveglio alle 3.00 di notte mi sembra, in ogni caso, un po' prematuro, anche perché io sentirei ancora il bisogno di dormire almeno un paio d'ore. E infatti al mattino dopo, ammesso e non concesso che sia riuscita a recuperare un po' di sonno, riaddormentandomi al mattino presto, sono molto spossata e, durante il giorno, in ufficio, estremamente distratta. L'idea di contattare un centro del sonno mi sembra molto valida e La ringrazio per avermela suggerita: posso chiederLe qualche informazione in più su come si accede a queste strutture, se ne esistono di convenzionate o interne agli ospedali e come funzionano le visite? So che si effettua una sorta di "monitoraggio del sonno", come avviene? Tramite elettroencefalogramma? Sinceramente sono un po' intimorita all'idea, però se questo tipo di esame potesse chiarirmi una volta per tutte l'origine del problema e trovare una cura... o stabilire che non ho niente, che sono fatta così e devo accettarlo (a volte anche questo è utile), ben venga.
La ringrazio ancora e La saluto cordialmente
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