Eutimil
salve, volevo semplicemnted dei pareri, dei punti di vista. Ho 30 anni. 4 anni fa decisi di affrontare dei miei problemi con una psicoterapia. Un viaggio ancora in corso, non privo di difficoltà e momenti critici. Ho scoperchiato un vaso di pandora, scomprendendo che il problema per cui mi presentai anni fa era solo l'aspetto con cui somatizzavo una serie di dinamiche irrisolte. Sto lavorando molto su me stessa. Nel corso degli anni ho avuto difficoltà a pinagere in terapia. Era uno degli aspetti più tipici della mia modalità di relazionarmi alla terapia. Tipico anche della mia vita: non liberare le emozioni, stare a galla, in supeficie, trattenere, nascondere, mascherare. Molto del mio malessere l'ho sempre mascherato con degli escamotage: continue storie e storielle con uomini che mi davano una falsa illusione di gioia, di euforia,per esempio. Ad un certo punto è giunta"la verità" (nata dalla consapevolezza del perchè di certe cose), ho compreso il modo illusorio con cui son vissuta, il perchè di relazioni sbagliate, la cosa mi ha fatto crollare. Ho provato un dolore enorme, ma meno confuso, più consapevole. Ho aperto una specie di rubinetto, una diga. E mi son presentata a due sedute in lacrime, che avevo difficoltà a trattenere. Dolore: che riconoscevo come tale ma volevo anche vederlo come un momento di verità, una fase di passaggio, di transito obbligatoria.
Ed invece il macigno mi è piovuto addosso: la mia terapeuta mi consiglia di prendere un antidepressivo. Eutimil per la precisione. dandomi anche la facoltà di decidere se prenderlo o meno.
e sono in quella fase in cui sto appunto decidendo. Però ho molti dubbi dentro. Mi ha un pò lasciato basita la facilità con cui si prescrive un anti-depressivo. Dopo 4 anni di psicoterapia mi aspettavo di essere spinta a provare fiducia per le mie risorse (da qualche parte sento di averle, anche se non ho capito ancora dove andarle ad acchiappare ora).
Poi la mia riflessione è stata un'altra: io per anni ho evitato questo dolore, prendendomi in giro, fingendo, passando da un letto ad un altro, prendendo delle boccate d'aria illusorie. Ho usato gli uomini come anti-depressivo. Nel momento in cui ho capito che mi facevo male così cosa mi vien consigliato: di sostituire il mio falso-antidepressivo con uno Vero?
sono domade che porrò anche, al prossimo incontro, alla mia terapeuta (per la quale adesso provo anche un pò di delusione), ma vorrei dei pareri al riguardo.
Non voglio ora avere il permesso di gettare l'ancora e di dire a me stessa che non riesco a farcela sola, perchè non nego che il giorno in cui mi è stato parlato di eutimil si è attivato questo dilemma.
Vorrei solo punti di vista, vorrei solo avere degli spunti di riflessioni per poter decidere con sensatezza.
Ed invece il macigno mi è piovuto addosso: la mia terapeuta mi consiglia di prendere un antidepressivo. Eutimil per la precisione. dandomi anche la facoltà di decidere se prenderlo o meno.
e sono in quella fase in cui sto appunto decidendo. Però ho molti dubbi dentro. Mi ha un pò lasciato basita la facilità con cui si prescrive un anti-depressivo. Dopo 4 anni di psicoterapia mi aspettavo di essere spinta a provare fiducia per le mie risorse (da qualche parte sento di averle, anche se non ho capito ancora dove andarle ad acchiappare ora).
Poi la mia riflessione è stata un'altra: io per anni ho evitato questo dolore, prendendomi in giro, fingendo, passando da un letto ad un altro, prendendo delle boccate d'aria illusorie. Ho usato gli uomini come anti-depressivo. Nel momento in cui ho capito che mi facevo male così cosa mi vien consigliato: di sostituire il mio falso-antidepressivo con uno Vero?
sono domade che porrò anche, al prossimo incontro, alla mia terapeuta (per la quale adesso provo anche un pò di delusione), ma vorrei dei pareri al riguardo.
Non voglio ora avere il permesso di gettare l'ancora e di dire a me stessa che non riesco a farcela sola, perchè non nego che il giorno in cui mi è stato parlato di eutimil si è attivato questo dilemma.
Vorrei solo punti di vista, vorrei solo avere degli spunti di riflessioni per poter decidere con sensatezza.
[#1]
Gentile Utente,
da quanto è possibile comprendere sembra che nel suo caso la prescizione del farmaco rientri nello stretta dinamica del rapporto terapeuta - paziente ( spero che la sua terapeuta sia un medico e non uno psicologo, se le ha consigliato un farmaco ), con una modalità alquanto particolare: <<dandomi anche la facoltà di decidere se prenderlo o meno>>.
Ora, normalmente si prescrive un farmaco perchè il medico ha ravvisato la necessità inderogabile di tale terapia, succede poi chiaramente che il paziente non lo assuma o lo assuma in modo non completo, ma questo attiene al paziente non al medico come in questo caso,
Cordiali Saluti
da quanto è possibile comprendere sembra che nel suo caso la prescizione del farmaco rientri nello stretta dinamica del rapporto terapeuta - paziente ( spero che la sua terapeuta sia un medico e non uno psicologo, se le ha consigliato un farmaco ), con una modalità alquanto particolare: <<dandomi anche la facoltà di decidere se prenderlo o meno>>.
Ora, normalmente si prescrive un farmaco perchè il medico ha ravvisato la necessità inderogabile di tale terapia, succede poi chiaramente che il paziente non lo assuma o lo assuma in modo non completo, ma questo attiene al paziente non al medico come in questo caso,
Cordiali Saluti
Dr G. Nicolazzo
Specialista in Psichiatria
Psicoterapeuta
[#2]
Ex utente
In primis la ringrazio per l'attenzione.
Si si tratta di una psicoterapeuta-psichiatra.
E ri-sottolineo la facoltà che ho di decidere se assumerlo o meno. E la cosa mi manda in tilt. Una parte di me "sente" di potersi rialzare da sola, pure con enorme fatica. Però questa proposta mi tenta: la vedo come una strada più comoda. Lei mi parla di un "distacco dal dolore" grazie al farmaco che mi farà da salvagente nel mese di agosto.
Mi ha parlato di una "curetta" di 3 o max 4 settimane, ovviamente monitorata a distanza, telefonicamente.
Si si tratta di una psicoterapeuta-psichiatra.
E ri-sottolineo la facoltà che ho di decidere se assumerlo o meno. E la cosa mi manda in tilt. Una parte di me "sente" di potersi rialzare da sola, pure con enorme fatica. Però questa proposta mi tenta: la vedo come una strada più comoda. Lei mi parla di un "distacco dal dolore" grazie al farmaco che mi farà da salvagente nel mese di agosto.
Mi ha parlato di una "curetta" di 3 o max 4 settimane, ovviamente monitorata a distanza, telefonicamente.
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 2.6k visite dal 20/07/2010.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.