Paura di essere rifiutati

salve sono un ragazzo di 22 anni e soffro di fobia sociale diagnosticata da uno psichiatra qualche settimana fa. in particolare, ciò che ha maggior peso è la paure di essere rifiutati e soprattutto se questo è fatto da una ragazza a cui mi sono dichiarato, costituirebbe un disastro ed una disfatta colossale. io vorrei meglio capire qual'è il ruolo della paura del rifiuto nella fobia sociale e se esso può essere considerato la causa della fobia sociale. inoltre sempre su prescrizione dello psichiatra sto assumendo sereupin (50mg/die) da quasi un paio di mesi. proprio nell'ultima settimana ho iniziato a sentire gli effetti benefici di questo farmaco e riesco a relazionarmi meglio con persone sconosciute, ma il problema della paura del rifiuto prima citato non è scomparso. vorrei sapere se questo è perchè il farmaco ancora deve completare la sua azione, se questo aspetto della mia fobia è superabile con l'assunzione di questo farmaco o se devo necessariamente ricorrere ad un consulto psicologico? un ultima cosa, lo psichiatra mi ha aumentato la dose di sereupin da 40mg/die a 50mg/die circa una settimana fa, proprio in corrispondenza della comparsa dei primi effetti benefici, e mi ha detto che ci rivedremo fra circa 3 settimane per rivedere la dose da assumere, vorrei chiedere se è possibile che aumenti ulteriormente la dose, sul foglio illustrativo del farmaco è scritto che la dose massima per la fobia sociale è di 50mg/die? proprio ieri tra l'altro gli effetti benefici di cui parlavo si sono leggermente attenuati, se fra 3 settimane la componente della paura del rifiuto non fosse scomparsa potrebbe lo psichiatra prescrivermi una dose maggiore del farmaco? grazie per l'aiuto.
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Dr. Vassilis Martiadis Psichiatra, Psicoterapeuta 7.3k 161
In genere il massimo dell'effettop ositivo si ottiene dopo 2-3 mesi. Se dopo tale periodo restano sintomi residui può essere indicato associare anche un percorso di tipo psicoterapico (che a mio avviso potrebbe anche essere associato in partenza).
Cordiali saluti

Dott. Vassilis Martiadis
Psichiatra e Psicoterapeuta
www.psichiatranapoli.it

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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.3k 1k
Gentile utente,

la fobia sociale ha un trattamento in cui è fondamentale l'interazione con le situazioni, nel senso che le situazioni che prima si evitavano non saranno più evitate in assoluto. Questo farà sì che ad esempio Lei si dichiari ad una ragazza anziché rinunciarci in partenza, esponendola alla risposta. Ovviamente la semplice perdita dell'inibizione non fa sì che magicamente si ottengano dalla vita sempre dei sì, l'importante è che la cosa non sia di fatto vissuta come spaventosa, ma ci sia un ritorno "neutro" (è andata male, ci riprovo). Poi la questione del dispiacere nel caso specifico va oltre la fobia sociale, in base al sentimento che ha.
Diciamo che due mesi sono pochi per vedere ancora gli effetti pieni, e soprattutto se in questi due mesi non sono capitati eventi positivi o negativi, non ha ancora avuto modo di interagire con la realtà in maniera da far scattare meccanismi di rassicurazione efficaci.

Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini

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Utente
Utente
caspita addirittura 3 mesi? perchè è necessario un periodo cosi prolungato per sentire gli effetti benefici per questo tipo di patologia mentre per altre patologie serve meno tempo a parità di trattamento farmacologico? ho letto ad esempio su internet esperienze di persone che con il sereupin hanno avuto remissione dei sintomi nell'arco di un mese dall'inizio dell'assunzione. in effetti pure io ho sentito dei benefici a circa un mese di distanza dall'inizio della terapia ma da un paio di giorni sono scomparsi ed è tornata l'ansia. spero che la causa di questo fatto non sia dovuta all'inefficacia del suddetto farmaco ma al fatto che devo aspettare altri 2 mesi per notare gli effetti benefici a pieno regime. qualcuno conferma questa ipotesi o potrebbero esservi altre cause alla ricaduta che sto avendo in questi giorni? comunque vorrei ringraziare per l'elevata qualità e chiarezza delle risposte. davvero un servizio molto utile questo.
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Dr. Vassilis Martiadis Psichiatra, Psicoterapeuta 7.3k 161
Gentile utente,
3 mesi è il tempo che in genere serve per ottenere il massimo del miglioramento. Spesso l'inizio del miglioramento si ha già dopo un mese e aumenta progressivamente.
Cordiali saluti
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.3k 1k
Gentile utente,

perché l'umore è una funzione spontanea, le interazioni sociali richiedono il verificarsi di eventi su cui questa interazione deve svilupparsi grazie alla cura in un senso diverso da quello di prima. In altre parole, se ci si cura ma non si hanno poche occasioni sociali, la persona avrà meno timori ma non potrà mai verificare le proprie abilità sociali. La cura predispone il cervello in un certo modo, ma è l'esperienza positiva, o neutra, che innesca un processo di regressione del modello di paura e evitamento.
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Utente
Utente
beh quindi mi sembra di capire che non mi resta altro da fare che aspettare il periodo di tempo suddetto e sperare che il farmaco faccia l'effetto desiderato. in caso contrario sarebbe tutto da rifare e cominciare la cura con un farmaco diverso. premetto che ho gia cambiato farmaco una volta ovvero da zoloft , preso per un periodo di circa 3 mesi, a sereupin che sto prendendo da appunto un mese e mezzo. io fino ad ora purtroppo non ho notato nessun cambiamento in termini di predisposizione all'zione nonstante dei periodi di alti e bassi e nonostante le dosi per entrambi i farmaci fossero massicce (200mg/die per zoloft e 50mg/die per sereupin).visto l'esito negativo del primo farmaco inizio a temere che pure questa terapia sia fallimentare. io continuo a sperare intanto chiedo a voi gentilissimi medici se avete dei consigli o delle propste per poter vivere il meglio possibile questo periodo di latenza. ringrazio davvero gentilissimi.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.3k 1k
Gentile utente,

Nelle fobie sociali in cui si è strutturato un evitamento importante, cioè la maggioranza delle situazioni sociali sono state escluse, il farmaco non può agire rapidamente in assenza di occasioni. Se le occasioni sono "vicine" e capitano spesso è automatico che calando l'ansia prestazionale la persona si esponga come gli sarebbe congeniale, mentre se la persona è isolata di fatto, la riesposizione va guidata per accorciare i tempi.
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