Amnesie e problemi del linguaggio

Ho 33 anni e da circa 10 anni sono in cura per disturbi di ansia e depressione con clonazepam e sertralina.A causa di frequenti cambi di città non ho un medico che mi segue puntualmente, ma ho avuto una serie di specialisti che valutando il mio caso mi hanno lasciato una certa autonomia nella gestione dei farmaci.Da circa 4 anni a questa parte ho cominciato a soffrire di disturbi di memoria, mancanza di concentrazione e disturbi nel linguaggio.Pensando ad un sovradosaggio nell'ultimo anno sono riuscito ad abbassare le dosi di clonazepam da 20 goc a 7 e di sertralina da 1mg a 0,25. Cionostante i sintomi sopra descritti persistono e in alcuni momenti sembrano aumentare.Cosa mi consiglia?Sono effetti collaterali o altro?Si tratta di un'amnesia reversibile?Cordialità
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Maria Clotilde Pettinicchi Psichiatra, Psicoterapeuta 44 1
Gentile utente
sarebbe interessante sapere con precisione cosa intende per problemi di linguaggio.Questo termine è molto generico ed in questo modo non è possibile avere un'idea precisa.
E',tuttavia,sempre buona regola consultare il proprio medico di base che, sentendola parlare, si può fare un'idea precisa del problema.
Saluti ed auguri

Prof. Maria Clotilde Pettinicchi

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Attivo dal 2010 al 2018
Ex utente
Cara dott.ssa, la ringrazio per la celerità con cui mi risponde e per l'interesse dimostrato. Relativamente ai problemi di cui sopra, premetto che ho sempre posseduto una proprietà di linguaggio di molto superiore alla media sin dall'infanzia, dono che mi ha permesso di riuscire a raggiungere obiettivi lusinghieri in tutte le attività in cui mi sono cimentato (a titolo esemplificativo ho scritto anche due libri di aforismi). Ora, da un pensiero e un linguaggio ricco, complesso ed elaborato, mi ritrovo a fare una grossa fatica nel cercare il termine più adatto per completare una frase o non completo affatto un periodo perché perdo il filo del discorso spesso dimenticando anche di cosa stavo parlando. Ho paura ad argomentare un mio pensiero perché nella testa mi si confonde tutto per lasciare spazio ad un tremendo vuoto. Capirà il senso di frustrazione e di impotenza che genera tutto ciò. Ho anche strani ed inaspettati dubbi sull’uso della grammatica e della sintassi, che spesso mi inducono in errori grossolani ed imbarazzanti. Il pensiero astratto non mi accompagna e spesso sento l’esigenza di scrivere su un foglio per rielaborare un'idea o dei nessi logici. A livello scritto mi capitano invece errori ortografici del tipo invertire le desinenza in -o con la -a (qualcosa del genere l’avevo già esperito all’età di vent’anni e le anomalie linguistiche sparirono “magicamente” insieme al mal di testa e alla sensazione di “testa vuota” quando l'odontoiatra mi fece indossare un byte notturno). La capacità creativa che mi ha sempre reso una persona brillante è ridotta ai minimi termini e nonostante la gente non si accorga di nulla essendo apparentemente pienamente negli standard di normalità, io so di non essere più io, ma qualcun altro che non conosco e con il quale, se si trattasse di un processo non reversibile, dovrò cominciare a convivere adattando il mio stile di vita ed i miei obiettivi. Le rinnovo infine le mie domande:si può trattare degli effetti collaterali della mia terapia così prolungata o si tratta di quello che più temo, ovvero, del cosiddetto mild cognitive impairment - impedimento cognitivo leggero? A breve prenoterò una visita da un altro specialista nella speranza che non mi tratti con sufficienza tirando fuori il solito “è tutto normale”, perché per me non lo è. Ciononostante sono interessato alla sua diagnosi soprattutto considerato il fatto che scrivendo riesco ad esprimere meglio i miei scampoli d’idee. La saluto cordialmente.
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Maria Clotilde Pettinicchi Psichiatra, Psicoterapeuta 44 1
Gentile utente
da come descrive la sua perplessità nel vivere un cambiamento che lei afferma di sentire e che sembra sfuggire agli altri non credo che quello che descrive si possa attribuire solo agli effetti di una terapia prolungata.Lei non fa accenno a nessuna diagnosi se non ad una generica depressione,che nonostante la terapia sembra essere ancora in atto.
A quale specialista pensa di rivolgersi?Le è mai stato consigliato di rivolgersi ad un neuropsicologo?
La sintomatologia che descrive con tanta partecipazione e con un senso di estraneità a se stesso potrebbe fare anche pensare ad un consulto con uno psichiatra, però se questo specialista è tuttora presente cosa ne pensa delle argomentazioni che lei ha così accuratamente descritto?
Lei ha detto a lui le stesse cose che ha scritto?
Saluti cordiali
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.4k 1k
Gentile utente,

quel che lei riferisce, dalla sua descrizione, è un dubbio e un incertezza che ingolfano l'elaborazione dell'informazione correttamente "ritenuta", il che può essere in linea ad esempio con un disturbo ossessivo del pensiero. Gli "errori" capitano a chiunque, in numero discreto, e li correggiamo. Il fatto che uno presti attenzione incrementa semplicemente il peso che dà agli errori commessi, di cui sistematicamente si accorge.

Le persone con questo problema di solito cominciano a preoccuparsi di avere un problema di memoria o di tipo neurologico. Pertanto le consiglierei di far definire meglio la sua diagnosi psichiatrica e di specificare quali dosi sta assumendo.

Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini

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Attivo dal 2010 al 2018
Ex utente
Gentile Dott.ssa Pettinicchi,
immagino che questa piacevole conversazione non possa proseguire oltremodo per motivi sia tecnici che pratici, quindi, mi appresto a salutarla e a ringraziarla per la cortesia dimostratami. Per quanto riguarda il malessere diagnosticatomi a suo tempo si tratta di una cura avviata in seguito ad un violento attacco di panico esperito circa 10 anni fa all’estero che ha messo in luce diverse ansie ed un carattere alquanto melanconico o, in termini medici, tendente alla depressione. Questa situazione clinica era accompagnata da una lieve forma di fobia sociale che non mi permetteva di eseguire delle performance davanti ad un pubblico o più semplicemente ero afflitto da orticaria e gastrite in situazioni in cui ero costretto a restare troppo vicino ad altre persone. Con l’assunzione di questi farmaci non ho più avuto attacchi di panico e contestualmente sono spariti anche i sintomi della fobia. All’epoca non avevo nessun problema di concentrazione, né di memoria, né di linguaggio. Questi ultimi si sono affacciati negli ultimi 5 anni e peggiorano con l’avanzare del tempo. Gli specialisti a cui mi sono rivolto nel tempo includono in ordine cronologico: una psichiatra (Bari), una psichiatra (Bari), una psichiatra (Firenze), uno psichiatra (Firenze), uno psichiatra (Salerno), una psiconalalista (Salerno), uno psicologo (Salerno). Come vede non sono rimasto con le mani in mano senza contare i soldi che ho investito a fronte di un risultato mediocre. Come potrà intuire la mia fiducia in questo ramo della medicina è scemata considerevolmente, ciononostante sono ancora qui. Come da lei consigliato ho contattato un neuropsicologico introducendogli il mio caso e aspetto una sua risposta per valutare se è il caso di intraprendere questa strada. Infine. Certo ho raccontato la mia storia con dovizia di particolari, ma pare che il mio vissuto e il disagio di cui racconto non sia molto interessante o che la risposta non c’è.
La saluto con affetto
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Attivo dal 2010 al 2018
Ex utente
Gentile Dottore,
innanzitutto devo ringraziarla per il suo intervento che mette in luce un altro aspetto del problema. Come lei ben dice dei dubbi linguistici possono capitare, ma la invito a riconsiderare il mio giudizio in virtù della mia professione. La mattina, infatti, indosso le vesti di docente e in virtù di questa specializzazione non posso facilmente accettare delle defaillance grammaticali di natura elementare. Peraltro i dubbi sono più spesso delle assenze: non c’è l’idea (o se c’è sparisce in fretta), il pensiero, una sinapsi a cui aggrapparmi per risalire la china. Questo esclude la possibilità di avviare un qualsiasi processo metaforico e quindi la possibilità di essere in qualche modo creativi. Non escludo, anzi probabilmente questo pensiero sta diventando ossessivo, ma credo sia più verosimilmente la conseguenza e non la causa del disagio, considerato anche il fatto che il mio modus vivendi si poggia proprio sulla corretta gestione del pensiero e delle parole e veder cadere un simile pilastro non può lasciare indifferenti, anzi nel mio caso è decisamente inquietante. Ad ogni modo porterò anche la sua interpretazione dal mio prossimo specialista,
La saluto Cordialmente.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.4k 1k
Se vuole può consultare anche gli articoli su "ipocondria" e su "depotenziare le ossessioni" che ho inserito nella sezione MinForma.