Bipolarismo - litio

Buongiorno Dottori,

ho cercato nei precedenti consulti ma non ho trovato una risposta al mio caso.
Proverò ad esser sintetico.

Ho 38 anni. E sono stato definito un "bipolare" solo da tre anni a questa parte. Tutto è cominciato con vari disturbi dell'umore, della personalità, del mio modo di pensare, di percepire il mio corpo e l'ambiente circostante...
Ho lasciato il lavoro. La cosa si è sempre più aggravata sino alle crisi maniacali, all'eccesso di energia che portava ad una serie di eccessi nel comportamento (vedi correre nudo per strada, distruggere casa, credersi reincarnato, rifiutare le cure, ecc. ecc.).

Sono cominciati i ricoveri in vari reparti psichiatrici di diversi ospedali.
La prima diagnosi è stata "episodio maniacale con spunti mistici".
Sono iniziate le cure, a molte delle quali risultavo "intollerante", ma si sono avute una serie di ricadute, anche per colpa mia: ogni tanto rifiutavo di curarmi sentendo gli effetti indesiderati dei farmaci.
Per farla breve, nell'arco di un anno ho avuto sette-otto ricoveri. L'ultimo in TSO perché mi rifiutavo di assumere il litio, e ne sono uscito (nonostante avessi ripreso ad assumere il litio) con delle "belle" iniezioni di "neurolettico", che hanno sì eliminato il problema della mania, ma che mi hanno fatto sentire un "cane bastonato". Avevo paura persino di guardare negli occhi lo psichiatra, per non parlare di tanti altri effetti fisici...

Esprimendo il mio malessere come meglio potevo, sono riuscito a far modificare la terapia: il neurolettico è stato sostituito da altri farmaci, antipsicotici atipici vari...ma la situazione, sia pur migliorata, non è cambiata.
Finalmente da qualche mese sono rimasto con il solo litio e dopo due anni ritorno a sorridere, ad essere attivo, ottimista. Persino la mia testa riesce a percepire una fluidità di pensiero che pensavo sparita per sempre durante questi mesi o anni di depressione (farmacologica, dico io...).

Arrivo al problema.
Di litio ero arrivato ad assumerne 5 cps da 300 mg al giorno. Da un annetto ne prendo 4 al giorno, sempre da 300 mg, e nell'ultimo mese lo psichiatra mi ha abbassato la dose a 3 cps al giorno. Il valore del litio nel sangue, che prima, con 4, oscillava tra 0,70 e 0,80, ora, con 3, risulta di 0,49.

Debbo vedere il mio psichiatra tra una decina di giorni. Mi potete dire come è meglio procedere in tali circostanze? Debbo assumere il litio a vita, anche se mi sento meglio, pur di raggiungere il valore di riferimento ottimale, o dopo un po' di tempo (non ho ricadute da due anni esatti) si rischia un po' con valori più bassi?

Prendo poi 25 mcg di un farmaco per la tiroide, mi è stato spiegato dallo psichiatra che lo assumo come prevenzione, visto il troppo litio che ingerisco.
Il mio medico di base è contrario. Mi dice che sarebbe sufficiente controllare più spesso la tiroide prendendo meno farmaci. Cosa mi consigliate?

Scusate se sono stato lungo, Vi ringrazio in anticipo
Cordiali Saluti
[#1]
Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 42.3k 1k 63
Gentile utente,

fermo restando che il parere dello specialista e' quello piu' adatto al suo problema, sarebbe il caso anche di far valutare periodicamente la tiroide anche attraverso uno specialista endocrinologo.

Considerando il suo disturbo come cronico e, quasi all'esordio, il trattamento deve essere mantenuto nel range di efficacia per tempi piuttosto lunghi.

La riduzione ha senso secondo le valutazioni del suo psichiatra e, comunque, con un monitoraggio attento e continuo, per evitare che possa nuovamente incorrere in sintomi di tipo maniacale.

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[#2]
Attivo dal 2008 al 2011
Ex utente
Grazie mille dottore per la sua rapida risposta, anche se mi aspettavo qualche "consiglio" in più.

Di certo mi affiderò con fiducia al mio psichiatra. Spero infatti di rimanere abbastanza lucido da non ripetere gli errori del passato. Mi permetto però di farle delle domande più specifiche.

Da quello che può desumere dalla mia descrizione, pensa che il mio disturbo debba essere curato a vita? Dovrò assumere il litio per tutta la vita? Secondo la medicina ufficiale in alcuni casi il disturbo bipolare, sia pure grave, può "rientrare"?

Ancora Grazie e Buon Lavoro
[#3]
Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 42.3k 1k 63
Le ho gia' risposto
[#4]
Attivo dal 2008 al 2011
Ex utente
ops...scusi il disturbo allora...e ancora grazie
[#5]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.2k 1k 248
Gentile utente,

Partiamo da questo:

"Finalmente da qualche mese sono rimasto con il solo litio e dopo due anni ritorno a sorridere, ad essere attivo, ottimista. "

Provi a invertire le due parti della frase: finalmente è tornato a sorridere, e da qualche mese come dettaglio per la cronaca assume solo litio.
Se mette in fila: riduzione della cura-benessere si ritroverà a commettere errori analoghi, ovvero cura poco incisiva sulle ricadute, quindi ricadute, rifiuto di assumere le cure standard, ricorso a metodi più "pesanti" con conseguente peggiore adattamento alla cura dopo la fase acuta. Questo avviene spesso perché il paziente in qualche modo fa sentire, non dico il fiato sul collo, ma il suo gradimento per una riduzione della cura, specialmente dei farmaci che identifica di meno, perché sono quelli preventivi e non sintomatici. Ora, facendo così ottiene un iniziale miglioramento e più tardi però rimane scoperto. Il disturbo bipolare maggiore (di tipo I) è una malattia recidivante, quindi o la si cura in maniera preventiva, o ad ogni ricaduta in maniera aggressiva. Ad ogni ricaduta però la probabilità di buona risposta è minore, e quindi è bene curarla a livello preventivo.
Se avesse un'epilessia, un diabete, una malattia di cuore non farebbe questi ragionamenti tesi possibilmente a smettere le cure, anche se sognerebbe di poterlo fare come è umano che sia. Questo disturbo, se non lo si considera per quel che è, non lo si vede, e si rischia di fare (o di indurre gli altri a fare) scelte di maggior rischio (ovvero teniamo una terapia ridotta o minima e vediamo cosa succede, sapendo che il rischio è comunque maggiore di prima, e le conseguenze sono potenzialmente gravi, sia durante che dopo la ricaduta).

Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini

[#6]
Attivo dal 2008 al 2011
Ex utente
Grazie ancora Dottore,

pur considerando un fatto provato sulla mia pelle (esperienza da ritenersi prettamente personale) quello di sentirmi molto meglio con il venir meno dell'antipsicotico e degli effetti collaterali che l'assunzione dello stesso mi procurava, non voglio certo affermare che una riduzione del litio (e dei farmaci in generale) mi farà sentire sempre più in forma.

Anzi, la lieve eccitazione di quest'ultimo periodo è per me una preoccupazione (nonostante non mi sentissi così, più "me stesso" diciamo, da anni). E siccome in questi giorni mi è stato anche ridotto il litio, sono due volte preoccupato.
Preferisco di gran lunga prevenire, perché ho già capito cosa significa curare, o far stabilizzare l'umore.

A volte mi faccio influenzare da ciò che anche indirettamente e in buona fede mi rimanda chi mi conosce: "ma prendi ancora farmaci..?" (e a me arriva, allora non sei guarito, non ce la fai da solo...ma sono mie errate interpretazioni, debbo ricordare che la malattia è mia, che forse ne so più di loro, CHE NON E' UNA QUESTIONE DI FORZA DI VOLONTA'...).

Non voglio rubarvi altro tempo.
Contatterò con anticipo il mio psichiatra e cercherò di non influenzarlo con le mie aspettative, le mie paure, i miei condizionamenti.

Trovo molto utile il Vostro servizio.
Il parere di un professionista più "lontano" può aiutare a migliorare la relazione con lo specialista di fiducia.

Cordiali Saluti a tutti Voi
[#7]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.2k 1k 248
Certamente il "neurolettico" o antipsicotico è un farmaco più impegnativo sul piano della collateralità, e certamente il prezzo da pagare per la risoluzione di una fase maniacale spesso è una depressione successiva che in parte dipende dal decorso del disturbo, e purtroppo non è aiutata dai neurolettici, anche perché il medico non può sapere quando toglierli o ridurli in base a segnali che non siano sintomatici.
L'unico scrupolo nel lungo termine è non restare inutilmente (cioè anche se non fa differenza sul piano della collaterlità e dell'umore) sottodosati, solo per la soddisfazione di vedere un percorso che porta alla progressiva riduzione della cura.
Va visto invece il percorso che porta al benessere e ai progressi nella propria vita, che sono consentiti dal controllo della malattia ma sono l'espressione della propria individualità quando si sta bene.

Ha ragione, ne sa più di chi dice "prendi ancora farmaci ?" e purtroppo ognuno esprime opinioni su cose che non conosce anziché ascoltare, guardare e poi farsi un'opinione.
[#8]
Attivo dal 2008 al 2011
Ex utente
Grazie ancora,

sono certo che la disinformazione sia stata la causa prima, certo non l'unica, delle mie numerose ricadute, o perlomeno dei miei tanti ricoveri.

A volte pregiudizi e paure fanno credere che assumendo un farmaco (specie quelli per la mente) non si è più se stessi.
Posso invece dire, ora, che io non ero più me stesso quando ha cominciato a manifestarsi la malattia, e i farmaci mi hanno ricondotto in una situazione di "normalità".

Certo, ancora leggo pareri (autorevoli) discordanti sulla modalità di utilizzo del litio, ma spero che da parte mia non ci sia più la voglia di dimostrare al mondo e a me stesso di essere sano con la riduzione o l'eliminazione dei farmaci dalla mia dieta quotidiana.
L'obiettivo sarà la salute e il mezzo un dialogo aperto con gli specialisti.

Buona giornata e Buon Lavoro
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