Bipolarismo e depressione
Gentilissimi Dottori,
vi scrivo perchè non so più che cosa fare.
Ho un fratello di 39 anni, io ho due anni meno di lui e da che ho ricordi lui si è sempre "professato" depresso. Dico professato perchè io credo che un depresso generalmente non si renda conto di esserlo invece lui lo sa, lo dice e soprattutto pensa di essere il miglior medico per se stesso. Nei periodi in cui pensavamo stesse bene (pensavamo fino a quando una neurologa non ci ha detto che era solo una fase del bipolarismo) lui ha una personalità molto forte, allegra e molto molto affascinante. Tanto che tutta la mia famiglia e anche io siamo sempre dietro alle sue pressanti richieste di aiuto. Nei perdiodi bui come questo è molto difficile relazionarcisi. Ha cambiato mille medici, mille specialisti e tantissime medicine tanto che non so dirvi ad oggi che cosa prenda precisamente..sicuramente un ansiolitico e un antidepressivo più il tavor per dormire. Ha smesso la cura per il bipolarismo perchè dice che lui non rientra in quella categoria. Si professa un malato di qualcosa che nessun medico ha ancora scoperto e dice continuamente a tutti che ha paura di impazzire e di arrivare a togliersi la vita. Vi lascio immaginare che impatto abbia ciò sui miei genitori che hanno smesso di vivere per cercare di aiutarlo. Io ho provato a spiegare a tutti che se lui per primo non vuole guarire difficilmente ciò potrà accadere..a me sembra quasi che lui abbia paura di uscire veramente da questo tunnel. Avendo queste opinioni io sono stata tagliata fuori dalla mia famiglia fino a che oggi in lacrime mia madre mi ha chiamata dicendomi che devo aiutarli a trovare una clinica per ricoverare mio fratello. Non mantiene nessuna cura farmacologica, nessun psichiatra, nessun psicologo e se provi a dargli contro alterna momenti di pianto a momenti molto violenti. E' sposato e ha una bambina splendida di tre anni, ma non va a lavorare (ha un'attività insieme a mio padre che ormai ha 70 anni ed è stanco di lavorare per lui). Naturalmente mia cognata gli ha chiesto di andarsene di casa perchè non vuole che sua figlia cresca vedendo un padre così.
E' un ragazzo bellissimo e molto intelligente, non ha subito traumi..almeno che io possa sapere...per cui dovesse cadere in depressione. Mia madre è sempre stata una donna depressa e loro sono cresciuti in completa sintonia. Sembra quasi che a volte pensino che questa tremenda malattia li renda speciali.
Vorrei sapere se una clinica gli sarebbe veramente d'aiuto o se pensate che fino a che lui non vorrà guarire non ci sarà niente che noi possiamo fare..nel frattempo oltre il dispiacere e il dolore ci rende la vita un inferno.
Vi ringrazio per l'attenzione
vi scrivo perchè non so più che cosa fare.
Ho un fratello di 39 anni, io ho due anni meno di lui e da che ho ricordi lui si è sempre "professato" depresso. Dico professato perchè io credo che un depresso generalmente non si renda conto di esserlo invece lui lo sa, lo dice e soprattutto pensa di essere il miglior medico per se stesso. Nei periodi in cui pensavamo stesse bene (pensavamo fino a quando una neurologa non ci ha detto che era solo una fase del bipolarismo) lui ha una personalità molto forte, allegra e molto molto affascinante. Tanto che tutta la mia famiglia e anche io siamo sempre dietro alle sue pressanti richieste di aiuto. Nei perdiodi bui come questo è molto difficile relazionarcisi. Ha cambiato mille medici, mille specialisti e tantissime medicine tanto che non so dirvi ad oggi che cosa prenda precisamente..sicuramente un ansiolitico e un antidepressivo più il tavor per dormire. Ha smesso la cura per il bipolarismo perchè dice che lui non rientra in quella categoria. Si professa un malato di qualcosa che nessun medico ha ancora scoperto e dice continuamente a tutti che ha paura di impazzire e di arrivare a togliersi la vita. Vi lascio immaginare che impatto abbia ciò sui miei genitori che hanno smesso di vivere per cercare di aiutarlo. Io ho provato a spiegare a tutti che se lui per primo non vuole guarire difficilmente ciò potrà accadere..a me sembra quasi che lui abbia paura di uscire veramente da questo tunnel. Avendo queste opinioni io sono stata tagliata fuori dalla mia famiglia fino a che oggi in lacrime mia madre mi ha chiamata dicendomi che devo aiutarli a trovare una clinica per ricoverare mio fratello. Non mantiene nessuna cura farmacologica, nessun psichiatra, nessun psicologo e se provi a dargli contro alterna momenti di pianto a momenti molto violenti. E' sposato e ha una bambina splendida di tre anni, ma non va a lavorare (ha un'attività insieme a mio padre che ormai ha 70 anni ed è stanco di lavorare per lui). Naturalmente mia cognata gli ha chiesto di andarsene di casa perchè non vuole che sua figlia cresca vedendo un padre così.
E' un ragazzo bellissimo e molto intelligente, non ha subito traumi..almeno che io possa sapere...per cui dovesse cadere in depressione. Mia madre è sempre stata una donna depressa e loro sono cresciuti in completa sintonia. Sembra quasi che a volte pensino che questa tremenda malattia li renda speciali.
Vorrei sapere se una clinica gli sarebbe veramente d'aiuto o se pensate che fino a che lui non vorrà guarire non ci sarà niente che noi possiamo fare..nel frattempo oltre il dispiacere e il dolore ci rende la vita un inferno.
Vi ringrazio per l'attenzione
[#1]
Gentile utente,
il disturbo bipolare e' da considerarsi un disturbo cronico che deve essere curato in maniera continuativa con farmaci specifici.
L'utilizzo di antidepressivi deve essere limitato e valutato attentamente secondo il disturbo di suo fratello.
La clinica, uno psichiatra, o qualcuno che possano fargli capire questo possono essere di aiuto affinche' continui i trattamenti senza sospensione e senza autogestione.
E' possibile utilizzare trattamenti di diverso tipo, per poter far raggiungere un compenso sintomatologico che gli puo' consentire una normale vita di relazione.
il disturbo bipolare e' da considerarsi un disturbo cronico che deve essere curato in maniera continuativa con farmaci specifici.
L'utilizzo di antidepressivi deve essere limitato e valutato attentamente secondo il disturbo di suo fratello.
La clinica, uno psichiatra, o qualcuno che possano fargli capire questo possono essere di aiuto affinche' continui i trattamenti senza sospensione e senza autogestione.
E' possibile utilizzare trattamenti di diverso tipo, per poter far raggiungere un compenso sintomatologico che gli puo' consentire una normale vita di relazione.
https://wa.me/3908251881139
https://www.instagram.com/psychiatrist72/
[#2]
Gentile utente,
Se la diagnosi è questa le persone non la "amano" molto, a differenza di altre diagnosi compresa quella di "depressione" con cui spesso si presentano.
Questo tipo di auto-collocazione è presente nelle forme lievi e ancor più in quelle gravi.
La terapia antidepressiva può non incidere o destabilizzare, nel senso di aumentare la tendenza agli sbalzi, la persona può ritenere che vada bene quando è "su" e non vada bene per ragioni diverse ogni volta che è "giù", e che la terapia debba sostanzialmente controllare la depressione, cosa che invece non è.
E' opportuno che la cura sia rivista e siano considerate le varie alternative disponibili per la cura del disturbo bipolare, da sole o in associazione ad antidepressivi.
Se la diagnosi è questa le persone non la "amano" molto, a differenza di altre diagnosi compresa quella di "depressione" con cui spesso si presentano.
Questo tipo di auto-collocazione è presente nelle forme lievi e ancor più in quelle gravi.
La terapia antidepressiva può non incidere o destabilizzare, nel senso di aumentare la tendenza agli sbalzi, la persona può ritenere che vada bene quando è "su" e non vada bene per ragioni diverse ogni volta che è "giù", e che la terapia debba sostanzialmente controllare la depressione, cosa che invece non è.
E' opportuno che la cura sia rivista e siano considerate le varie alternative disponibili per la cura del disturbo bipolare, da sole o in associazione ad antidepressivi.
Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini
[#3]
Gentile Utente,
il quadro che lei descrive non è intrequente in caso di Disturbo Bipolare, anche l'autoterapia purtroppo.
E' vero che fino a che non sarà lui ad accettare di avere un problema probabilmente sarà difficile convincerlo ad assumere costantemente una terapia; è implicito che questo sarebbe sia il punto di partenza che quello di arrivo.
A questo punto voi famigliari potreste rivolgervi ad uno Psico-terapeuta della vostra zona che possa darvi qualche indicazione relativa alla modalità attraverso la quale agire per raggiungere il PRIMO obiettivo, rappresentato dalla farmacoterapia.
Le faccio tanti auguri
il quadro che lei descrive non è intrequente in caso di Disturbo Bipolare, anche l'autoterapia purtroppo.
E' vero che fino a che non sarà lui ad accettare di avere un problema probabilmente sarà difficile convincerlo ad assumere costantemente una terapia; è implicito che questo sarebbe sia il punto di partenza che quello di arrivo.
A questo punto voi famigliari potreste rivolgervi ad uno Psico-terapeuta della vostra zona che possa darvi qualche indicazione relativa alla modalità attraverso la quale agire per raggiungere il PRIMO obiettivo, rappresentato dalla farmacoterapia.
Le faccio tanti auguri
Dr.ssa Ilenia Sussarellu, i.sussarellu@libero.it
Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale, Psicologo Cilinico-Forense
[#4]
Ex utente
Vi ringrazio infinitamente per le risposte. Ho nel frattempo letto in questo sito tutto quello che potevo sul bipolarismo e ammetto forse di aver sottovalutato la malattia..ho letto infatti che ha un'alto tasso di suicidi. Proverò intanto a cercare uno psicoterapeuta per me e la mia famiglia che ci aiuti a capire ed affrontare tutto ciò come suggeritomi dalla dot.ssa Sussarellu.
Vi ringrazio ancora
Vi ringrazio ancora
Questo consulto ha ricevuto 4 risposte e 3.7k visite dal 17/05/2010.
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Approfondimento su Disturbo bipolare
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