Controllo della mente e blocco delle attività

Gentili Dottori, confesso che sto perdendo fiducia nella categoria di coloro che si occupano dei problemi della mente.
Le risposte che ho ottenuto, nei vari consulti, non sembrano rappresentarmi e capire in fondo il mio problema.
Faccio un semplice esempio di quello che mi accade, sperando mi possiate illuminare!
Da moltissimi anni, la mattina, dopo un sonno in genere di sette otto ore ,iniziato senza problemi, mi sveglio stanca e senza forze, e mi sento subito una ansia fortissima che si connota come una perdita assoluta di emozioni, pensieri, motivazioni, volontà di fare, e desiderio, come se una PARTE DI ME CONTROLLASSE l'altra impedendole di formulare qualsiasi pensiero o di provare qualsiasi sentimento. Da qui un bloccototale e una sensazione di vuoto e depressione.
Allora prendo un ansiolitico e divento un'altra, subito "sento", sono capace di prendere una direzione, di mettermi in attività e di fare con molto piacere anche cose che in genere mi risultano impossibili, quali le attività che richiedono calma, concentrazione, pazienza, anche i lavori di casa, o mettere a posto un armadio. Riesco a relazionarmi, a telefonare. a scrivere (come sto facendo adesso) , ma poi....l'effetto della benzodiazepina, nel giro di un paio d'ore scompare e sono esattamente daccapo.
In più da qualche tempo soffro di vertigini, confusione mentale e dolori alle gambe. Ma quello che mi dà più fastidio è proprio la LIMITAZIONE DEL SENTIRE E DEL FORMULARE PENSIERI.
Qualche esperto mi ha dato antidepressivi, ma il loro effetto, anche a dosi minime, è per me insopportabile, e dunque smetto.
Io vi chiedo: il mio disturbo nasce dall'ansia o dalla depressione, oppure sconfina nella psicosi?
Avvertivo disagio già da bambina, e lo manifestavo con azioni rituali di tipo ossessivo, meno mentalizzate di ora.
Debbo vivere tutto il resto della vita con le stampelle del tavor o posso sperare di migliorare con una psicoterapia o con medicinali specifici? Attualmente sto prendendo 75mg di Lyrica al giorno, ma a parte i primi giorni, non ho grandi effetti, se non una remissione dei picchi ansiosi.
Mi direte di andare da un medico, ma a che pro? Per farmi prescrivere il solito antidepressivo? La verità è che nessuno si mette nei miei panni e cerca di capirmi e di dare un nome al mio problema.
Spero lo vogliate fare voi.
Grazie
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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 42.6k 1k
Gentile utente

potrebbe descrivere i sintomi di una depressione che andrebbe trattata adeguatamente e la prova ad introdurre antidepressivi andrebbe protratta nel tempo per poter ottenere beneficio.

Gli ansiolitici sono sconsigliati nel lungo termine e perdono di efficacia nel tempo.

https://wa.me/3908251881139
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Utente
Utente
Grazie per la veloce risposta, questo già mi dà fiducia....
Il tavor lo assumo da trenta anni e per fortuna su di me ha sempre un effetto miracoloso. Forse Lei si riferiva alla Lyrica?
Comunque se l'ansiolitico mi fa bene questo mi porta a pensare che si l'ansia a creare la depressione e non viceversa, la prego di chiarirmi questo aspetto.
Grazie
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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 42.6k 1k
Parlavo proprio del Tavor.

Il lyrica non e' propriamente un ansiolitico anche se si usa per l'ansia.

Il trattamento dell'ansia e' con antidepressivi ma lei non e' ansiosa.

Pare che lei sia più alla ricerca di una autodiagnosi che di un percorso di cura.
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Utente
Utente
Conosce qualche cura che si può fare senza diagnosi'
Se la chiedo a lEi la diagnosi non mi sembra che voglia un'auto-diagnosi
Se non sono ansiosa io....Scusi, ma anche quella che Lei definisce la ricerca dell'autodiagnosi (o secondo me semplicemente di una seria DIAGNOSI) non è una forma di ossessività e di ansia?
Siamo daccapo, la verità è che non importa a nessuno di farci stare veramente meglio, ma solo di fare visite!
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Utente
Utente
Io ho soltanto chiesto che mi si spieghi, per piacere, la causa per la quale il mio sistema si inceppa, e non sento emozioni.Ho trovato un altro utente con problemi analoghi e anche a lui non è stata data una risposta. Riporto qui uno stralcio, forse così chiarisco meglio:".......io sono sempre stato un individuo molto ansioso, tanto da dover assumere alcune volte control da 1mg . Bene, devo dire che ho sempre avuto ottimi risultati, che ora proverò a spiegare, sperando di riuscirci. Sotto l'effetto del control non solo l'ansia svaniva, ma avevo come la sensazione di poter abbracciare la realtà senza menate mentali inutili, con il giusto spirito e adattandomi alle varie situazioni quotidiane diverse senza eccessivi imbarazzi e difficoltà. Riuscivo ad essere padrone di me stesso, i problemi li prendevo di petto e la sensazione di questo mio atteggiamento mi piaceva un sacco, ci provavo gusto a provarci. Purtroppo era una sensazione temporanea, nel senso che svanito l'effetto del medicinale, tornavo ad essere meno intraprendente e più timido, talvolta imbarazzato, col risultato di non saper sempre "leggere" diciamo le varie situazioni e non provare magari a risolvere eventuali problemi che mi si ponevano davanti. Il tutto non mi ha certo impedito di avere una vita normale, però mi piacerebbe essere lo stesso che sono sotto effetto del medicinale......."
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.4k 1k
Gentile utente,

La diagnosi richiede una valutazione, così come in ogni altra malattia, al di là di quello che sembra e magari con l'esperienza di può intuire. Terapia senza diagnosi precisa in medicina è possibile a volte, ma non virtualmente almeno.

Le cure che ha provato quanto sono state provate prima di decretarne l'inefficacia, oppure l'inefficacia non è mai stata stabilita perché le interrompeva dopo i primi giorni (prima di un mese-due mesi diciamo) ?

Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini

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Utente
Utente
Grazie per la risposta.
Ha perfettamente ragione per ciò che riguarda le cure: in effetti stavo talmente male che ho sempre deciso di smettre. Strano che un dosaggio bassissimo mi abbia provocato uno stato di depressione e confusione tanto grave, come se io fossi intollerante a quel tipo di farmaco, e parlo di vari preparati quali seropram, cipralex, ed altri di cui non ricordo il nome.
Io comprendo che non possiate fare diagnosi on line e lo trovo molto serio e professionale, ma se questo sito esiste qualche indicazione uno se la aspetta.
nel mio caso chiedevo come viene definita IN LETTERATURA, questa sindrome per cui con l'ansiolitico è come se si cambiasse personalità, si diventa attivi, pieni di idee e di energie, in grado di sentire il cuore e di far funzionare il cervello, mentre senza la pillola si rimane come bloccati. Sono incuriosita dal fatto che un ansiolitico per me funga da antidepressivo e mi domando se ho veramente bisogno di antidepressivi. D'altra parte l'ansiolitico rappresenta una schiavitù perchè finito l'effetto ti lascia a piedi.
Grazie se potrà spiegarmi meglio, SENZA FARMI UNA DIAGNOSI!
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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 42.6k 1k
Gentile utente,

l'ansiolitico sta facendo solo il suo lavoro e lei gli attribuisce una valenza antidepressiva perche' lo usa da molti anni, od anche una valenza terapeutica che in realta' non ha e che e' da considerarsi un effetto spiacevole, che lei interpreta come "terapeutico"

Non ha comunque esplicitato i suoi trattamenti pregressi, ed in ogni caso il trattamento previsto e' quello con antidepressivi.
L'utilizzo degli antidepressivi puo' non essere scelto in virtu' della condizione diagnostica alla quale lei potrebbe appartenere, nel senso che si possono utilizzare anche altre classi farmacologiche.

Le diagnosi possibili, direttamente, sono svariate ma fino ad ora non ne ha ricevuta una o ne ha ricevuta qualcuna che non le e' piaciuta.

"mi domando se ho veramente bisogno di antidepressivi"

e' la domanda di chi ha gia' un risposta, potrebbe non averne bisogno in funzione della sua diagnosi.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.4k 1k
In letteratura, in generale, quando una sostanza ad azione rapida come ad esempio un tavor (ma anche fosse un eccitante) produce un cambiamento repentino di umore (così come lo intendiamo noi), che non consiste soltanto nel mandar via il malumore o l'ansia e nello stare "pari" ma nel divenire esattamente il contrario (da timorosi estroversi, da timidi disinibiti, da dubbiosi e paurosi a impulsivi e arrischiati etc), questa sindrome di solito rientra nel cosiddetto spettro bipolare. Tenicamente è stata descritta come disturbo bipolare di tipo III (non contemplato come diagnosi nel manuale più diffuso) ma descritta come sottotipo dei disturbi bipolari quando le fasi non sono solo spontanee ma provocate dall'assunzione di farmaci.
La risposta agli antidepressivi è spesso analoga, e quindi agitante anziché stabilizzante.
Tenga però presente che la risposta ansiogena degli antidepressivi è comunque comune prima del compimento delle 2-4 settiamne di assunzione, per cui potrebbe essere molto più banale la cosa, ovvero che la cura è interrotta per effetti anche attesi che andrebbero via col tempo lasciando posto a quelli terapeutici.

Non potendo valutare direttamente e realmente il caso non saprei se lei si avvicina a una di queste due condizioni, ma rispetto alla domanda generica che lei faceva su euforia e farmaci ansiolitici, esiste questa conoscenza.

[#10]
Utente
Utente
La ringrazio, mi ha chiarito che l'ansiolitico può in effetti far "virare" in uno stato opposto. Per fortuna questo stato non è per me qualcosa di sopra le righe, ma è esattamente quello in cui sta una persona che sta bene, cioè non faccio pazzie, ma le cose "normali" che altrimenti non riuscirei a fare.
L'antidepressivo non mi porta agitazione ma depressione così forte da farmi pensare al suicido: perciò sono terrorizzata dall'assumerlo.
Comunque spero di incontrare sul mio cammino un Medico che mi prenda a cuore perchè le assicuro che non ce la faccio a continare a vivere prigioniera di me stessa!
Grazie di nuovo
[#11]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.4k 1k
In questo caso non vale il discorso di prima, è fino a prova contraria un effetto ansiolitico.

Se la risposta all'antidepressivo è agitante questo solitamente ha un valore diagnostico.

Non è detto ceh tutte le sindromi che includono sintomi depressivi debbano essere curate con solo o in assoluto con molecole di tipo antidepressivo.
[#12]
Utente
Utente
Non la voglio mica tenere sempre a colloquiare con me! Però lei è tanto gentile ed io mi sento meglio come sempre di sera e perciò oso l'ultima (giuro) domanda: se l'antidepressivo nei primi giorni mi deprime e mi confonde in misura non sopportabile anche a dosi molto basse, questo a quale diagnosi "in generale" si riferisce?
L'alternativa resterà sempre il vecchio buon tavor, e magari farmaci tipo lyrica o esisterà un antidepressivo adatto a me (ma posso mica provarli tutti!)
Beh, me ne vado davvero.....
(ma spero in suo ultimo guizzo di generosità....)
[#13]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.4k 1k
Nessuna in particolare. Può accadere e infatti è segnalato anche nei foglietti.

L'alternativa seria sarà farsi fare una diagnosi e farsi dare una cura seguendone la somministrazione così come le indicherà il medico.

Il tavor non è una soluzione ed è un farmaco che ha un discreto potenziale d'abuso in chi lo usa abitualmente..

Inoltre come lei sa non esiste alcuna scelta obbligata tra ansiolitici e antidepressivi, esistendo come già lei sa farmaci tipo il lyrica, che non è il solo esponente della sua categoria.

Le terapie non vanno autogestite, né decise da soli, né sulla base di spunti o consulti raccolti in rete.
La diagnosi va fatta.
[#14]
Maria Clotilde Pettinicchi Psichiatra, Psicoterapeuta 44 1
Gentile utente
Ha mai consultato uno psichiatra a cui sottoporre il suo caso ed attendere una diagnosi con terapia?
Non è mal disposizione ma è per la sua salute che deve fare riferimento ad un collega che prescriva e gestisca gli psicofarmaci,che lei assume autonomamente e probabilmnte "consigliati" in rete.
Auguri

Prof. Maria Clotilde Pettinicchi

[#15]
Utente
Utente
Gentile Dottoressa, grazie della risposta. Come ho scritto mi sono stati prescritti, negli anni , antidepressivi diversi, dai triciclici a quelli di nuova generazione, e sempre da parte di suoi colleghi. Il punto è che la mia reazione è fortemente negativa anche a bassissimo dosaggio. Sto tanto male che devo smettere.

La mia richiesta a medicitalia era rivolta a meglio comprendere il tipo di sindrome che mi affligge, dal momento che non mi sembra di riscontrare in altri pazienti, a parte un ragazzo che si è rivolto a voi e di cui ho riportato le parole, una inibizione delle emozioni, del desiderio e del pensiero, nonchè del comportamento che si "sciogliesse" con le benzodiazepine, permettendo di tornare "normali". Credo che questo elemento possa essere significativo per far capire allo psichiatra che cosa si trova davanti: ansia? depressione? altro? E, d conseguenaza dare una cura ad personam.
Sono d'accordo con Lei sulla necessità di andare da un suo collega, ma le assicuro che troppo spesso le risposte sono stereotipate e il medico prescrive un antidepressivo che magari trova più valido di altri secondo la sua esperienza, ma mai nessuno ha cercato di capire e spiegarmi il mio problema.
Saluti
[#16]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.4k 1k
"E, d conseguenaza dare una cura ad personam."

No! Qui purtroppo fa un'associazione di idee molto sbagliata. Innanzitutto il medico sa da solo cercare e giudicare gli elementi diagnostici che gli interessano, quindi a parte ovviamente raccontargli le cose che si ritengono importanti, guiderà lui la conversazione in modo da renderla una visita e da ricavarci una diagnosi.

Le diagnosi e le terapie esistono proprio perché per fortuna siamo suddivisibili in categoria rispetto alle nostre malattie, altrimenti saremmo persone uniche e irripetibili con malattie uniche e irripetibili che quindi non potrebbero avere nessuna cura scientificamente provata e affidabile. Con ogni persona nuova si andrebbe a caso.

Questo è un errore comprensibile. Ognuno di noi vorrebbe essere unico e particolare, anche nella malattia, pensando inoltre che così la cura viene meglio, perché è studiata sulla persona e non sulle categorie generali. Invece il procedimento corretto è contrario, se mai alla personalizzazione si arriva in un secondo tempo.
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