Malattie fisiche causa di disagio psichico
buonasera, sono un ragazzo di 26 anni di milano.
avevo 22 anni (3 anni e 7 mesi fa) quando, a causa della fine del rapporto con una mia fidanzata (lasciata da me),andai in crisi di identità.iniziai a fare molte attività per distrarmi se non proprio per ritrovarmi,più che altro. E iniziai a passare un brutto periodo che mi sono portato avanti sicuramente a lungo. andai da molti psicologi, non risollevandomi, fino a trovare l'attuale da cui sono.
Nonostante molta, moltisima consapevolezza, molto ridondante per un ragazzo di 26 anni e che tra l'altro mi infastidisce e mi pare proprio inutile, non sto meglio. ho la netta sensazione che le cose non miglioreranno per questa via, sono ormai da 2 anni in psicoterapia analitica (ho scelto sempre questo indirizzo perché è l'unico di cui mi fido). La mia domanda è però un'altra. 2 anni di analisi sono molti e io non vedo risultati. ripeto, ho una consapevolezza ridondante ma soluzioni zero. paradossalmente chi sa molto meno di me sta anche molto meglio, ho la netta sensazione che sapere, sapere, sapere non sia la soluzione. Ho il dubbio di stare male d'altro. è possibile che io abbia qualche altra patologia medica (quindi fisica) che influisca totalmente o quasi sul mio umore? la tesi reggerebbe, sto male in una maniera abbastanza indipendente dall'esterno.
A oggi ho questi sintomi:
-apatia (a dire il vero molto variabile)
-scoramento da vendere
-anedonia massima, veramente massima
-perdita di senso
-sicuramente depressione
-non riesco a recuperare i legami col mondo
senso di spegminento, cioè reagendo per stare meglio la reazione è senza referenti, il mondo nelle sue risposte in realtà non mi cambia la vita
-costante senso di nausea e di "non mordente" sulla realtà (isolamento)
il problema è che l'analisi avanza ipotesi ma certamente non mi fa proseguire. in questo enso sono molto consapevole delle emozioni umane, delle mie, della psicodinamica e in una maniera che sinceramente non mi interessa, è come studiare per 2 anni una materia che non interessa e che non porta a niente oltretutto con un terrore endogeno di malessere che uccide giorno per giorno rovinandoti rapporti, lavoro, vita a causa di questi sintomi che non reputo però dovuti a errori miei o non solo, ormai dopo 4 anni di puro inferno sono arrivato alla quasi matematica certezza
la mia tesi è che ci siano dei deficit di qualche tipo per cui il lato mentale sia una conseguenza e non la causa, che vorrei assolutamente escludere perché sarebbe ovviamente una condanna non risolvibile con la psicoterapia. ho sentito per esempio della tiroide che farebbe eventualmente di questi scherzi o addirittura di problemi legati al diabete (da una analisi di 2 anni fa ho la tiroide nella norma e non penso di avere il diabete però, era un esempio). vorrei sapere quale quadro clinico fisico potrebbe spiegare i miei sintomi, ovviamente gli psicologi in questo senso sono un muro di gomma e sono totalmente puntati verso la loro disciplina.
grazie 1000 e saluti
avevo 22 anni (3 anni e 7 mesi fa) quando, a causa della fine del rapporto con una mia fidanzata (lasciata da me),andai in crisi di identità.iniziai a fare molte attività per distrarmi se non proprio per ritrovarmi,più che altro. E iniziai a passare un brutto periodo che mi sono portato avanti sicuramente a lungo. andai da molti psicologi, non risollevandomi, fino a trovare l'attuale da cui sono.
Nonostante molta, moltisima consapevolezza, molto ridondante per un ragazzo di 26 anni e che tra l'altro mi infastidisce e mi pare proprio inutile, non sto meglio. ho la netta sensazione che le cose non miglioreranno per questa via, sono ormai da 2 anni in psicoterapia analitica (ho scelto sempre questo indirizzo perché è l'unico di cui mi fido). La mia domanda è però un'altra. 2 anni di analisi sono molti e io non vedo risultati. ripeto, ho una consapevolezza ridondante ma soluzioni zero. paradossalmente chi sa molto meno di me sta anche molto meglio, ho la netta sensazione che sapere, sapere, sapere non sia la soluzione. Ho il dubbio di stare male d'altro. è possibile che io abbia qualche altra patologia medica (quindi fisica) che influisca totalmente o quasi sul mio umore? la tesi reggerebbe, sto male in una maniera abbastanza indipendente dall'esterno.
A oggi ho questi sintomi:
-apatia (a dire il vero molto variabile)
-scoramento da vendere
-anedonia massima, veramente massima
-perdita di senso
-sicuramente depressione
-non riesco a recuperare i legami col mondo
senso di spegminento, cioè reagendo per stare meglio la reazione è senza referenti, il mondo nelle sue risposte in realtà non mi cambia la vita
-costante senso di nausea e di "non mordente" sulla realtà (isolamento)
il problema è che l'analisi avanza ipotesi ma certamente non mi fa proseguire. in questo enso sono molto consapevole delle emozioni umane, delle mie, della psicodinamica e in una maniera che sinceramente non mi interessa, è come studiare per 2 anni una materia che non interessa e che non porta a niente oltretutto con un terrore endogeno di malessere che uccide giorno per giorno rovinandoti rapporti, lavoro, vita a causa di questi sintomi che non reputo però dovuti a errori miei o non solo, ormai dopo 4 anni di puro inferno sono arrivato alla quasi matematica certezza
la mia tesi è che ci siano dei deficit di qualche tipo per cui il lato mentale sia una conseguenza e non la causa, che vorrei assolutamente escludere perché sarebbe ovviamente una condanna non risolvibile con la psicoterapia. ho sentito per esempio della tiroide che farebbe eventualmente di questi scherzi o addirittura di problemi legati al diabete (da una analisi di 2 anni fa ho la tiroide nella norma e non penso di avere il diabete però, era un esempio). vorrei sapere quale quadro clinico fisico potrebbe spiegare i miei sintomi, ovviamente gli psicologi in questo senso sono un muro di gomma e sono totalmente puntati verso la loro disciplina.
grazie 1000 e saluti
[#1]
Gentile utente,
Se le persone scegliessero le terapie che li "convincono" di più, farebbero scelte viziate dalle caratteristiche del loro disagio di partenza.
Al contrario di quel che si pensa, la via migliore per scegliere è delegare la scelta ad un medico, perché altrimenti ciascuno farebbe la scelta che porta l'etichetta della sua malattia, con le sue paure, le sue preclusioni etc.
L'analisi, che è un trattamento non scientificamente confermato corrispondente ad una teoria. Ciò significa che non si regola in base ad una efficacia sintomatica né è prevedibile in termini di efficacia o inefficacia rispetto a diagnosi mediche condivise.
Per tale motivo, quando lei dice che non vede risultati questo è invalutabile, perché non è previsto che vi siano criteri oggettivi di misurazione degli stessi, né vi sono concetti guida che corrispondono a correlati biologici che si possano verificare.
Da come scrive e dal tipo di disagio che esprime all'origine sembra che vi sia un meccanismo di tipo ossessivo, che poi potrà aver assunto tinte esistenziali, ma tecnicamente è una ricerca di consapevolezza o di comprensione che fa sentire sempre di non aver capito abbastanza e invece spinge a riempire il cervello di domande a fondo perduto. Crisi di identità può corrispondere ad una reazione depressiva in continutià con una delusione, ma poi se si innesca un meccanismo di stagnazione, di "palude", la persona può scambiare questo con una situazione di riflessione e di approfondimento in attesa di una svolta che non si verifica mai.
Il consiglio è quello di rivolgersi ad uno psicoterapeuta, se fosse un problema di ossessività la tecnica indicata sarebbe di tipo cognitivo-comportamentale, o semplicemente ad un medico psichiatra che le faccia una diagnosi e poi la orienti sulle possibili soluzioni.
Se le persone scegliessero le terapie che li "convincono" di più, farebbero scelte viziate dalle caratteristiche del loro disagio di partenza.
Al contrario di quel che si pensa, la via migliore per scegliere è delegare la scelta ad un medico, perché altrimenti ciascuno farebbe la scelta che porta l'etichetta della sua malattia, con le sue paure, le sue preclusioni etc.
L'analisi, che è un trattamento non scientificamente confermato corrispondente ad una teoria. Ciò significa che non si regola in base ad una efficacia sintomatica né è prevedibile in termini di efficacia o inefficacia rispetto a diagnosi mediche condivise.
Per tale motivo, quando lei dice che non vede risultati questo è invalutabile, perché non è previsto che vi siano criteri oggettivi di misurazione degli stessi, né vi sono concetti guida che corrispondono a correlati biologici che si possano verificare.
Da come scrive e dal tipo di disagio che esprime all'origine sembra che vi sia un meccanismo di tipo ossessivo, che poi potrà aver assunto tinte esistenziali, ma tecnicamente è una ricerca di consapevolezza o di comprensione che fa sentire sempre di non aver capito abbastanza e invece spinge a riempire il cervello di domande a fondo perduto. Crisi di identità può corrispondere ad una reazione depressiva in continutià con una delusione, ma poi se si innesca un meccanismo di stagnazione, di "palude", la persona può scambiare questo con una situazione di riflessione e di approfondimento in attesa di una svolta che non si verifica mai.
Il consiglio è quello di rivolgersi ad uno psicoterapeuta, se fosse un problema di ossessività la tecnica indicata sarebbe di tipo cognitivo-comportamentale, o semplicemente ad un medico psichiatra che le faccia una diagnosi e poi la orienti sulle possibili soluzioni.
Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini
[#2]
Utente
beh, il criterio oggettivo che adotto è di sentirmi meglio, più equilibrato, di essere contento guardando indietro o avere progetti per il futuro se il passato non mi piace etc etc...insomma quello che fanno le persone quando vivono.
Ad ogni modo una domanda: come fa a essere sicuro, leggendo la mia mail, che per esempio non ho un problema alla tiroide?
Ad ogni modo una domanda: come fa a essere sicuro, leggendo la mia mail, che per esempio non ho un problema alla tiroide?
[#3]
Gentile utente,
Lei scrive: "2 anni di analisi sono molti e io non vedo risultati. ripeto, ho una consapevolezza ridondante ma soluzioni zero."
Per criterio oggettivo intendo appunto quel che dice Lei, tutta la medicina psichiatrica più o meno intende questo, ma i metodi non scientifici non possono essere misurabili e prevedibili rispetto a questo tipo di risultati.
Tutto qui.
Lei scrive: "2 anni di analisi sono molti e io non vedo risultati. ripeto, ho una consapevolezza ridondante ma soluzioni zero."
Per criterio oggettivo intendo appunto quel che dice Lei, tutta la medicina psichiatrica più o meno intende questo, ma i metodi non scientifici non possono essere misurabili e prevedibili rispetto a questo tipo di risultati.
Tutto qui.
[#5]
Gentile utente,
Lei non ha il compito di fare ipotesi diagnostiche, che non si risolvono certo per questa via. La sua attenzione è attirata da malattie di cui lei avrà letto i sintomi e che NON sa diagnosticare o distinguere da altre.
In questa sede non si fa diagnosi. I sintomi che Lei elenca non richiamano ad una piuttosto che ad un'altra ipotesi diagnostica. Peraltro la tiroide è una delle poche situazioni che aveva già esplorato due anni fa, quindi non vedo perché come ipotesi debba ripetere proprio quella.
Infine: il consiglio che ha ricevuto esplicitamente era di rivolgersi ad un medico psichiatra per farsi diagnosticare. Evidentemente in quella sede si potranno raccogliere elementi atti a fare ipotesi diagnostiche.
Ma Lei ad oggi non ha seguito il consiglio e qui ripropone una domanda direi inutile a questo punto.
Lei non ha il compito di fare ipotesi diagnostiche, che non si risolvono certo per questa via. La sua attenzione è attirata da malattie di cui lei avrà letto i sintomi e che NON sa diagnosticare o distinguere da altre.
In questa sede non si fa diagnosi. I sintomi che Lei elenca non richiamano ad una piuttosto che ad un'altra ipotesi diagnostica. Peraltro la tiroide è una delle poche situazioni che aveva già esplorato due anni fa, quindi non vedo perché come ipotesi debba ripetere proprio quella.
Infine: il consiglio che ha ricevuto esplicitamente era di rivolgersi ad un medico psichiatra per farsi diagnosticare. Evidentemente in quella sede si potranno raccogliere elementi atti a fare ipotesi diagnostiche.
Ma Lei ad oggi non ha seguito il consiglio e qui ripropone una domanda direi inutile a questo punto.
Questo consulto ha ricevuto 5 risposte e 1.8k visite dal 22/04/2010.
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